Medioevo. Roba stile Nome della Rosa. Frate Raimondo è appartiene ad un misterioso ordine di monaci del deserto, specializzato nella caccia ai demoni. Le creature delle tenebre spesso si annidano nei luoghi più impensabili, spesso all'ombra degli edifici eretti in nome del Signore, e il nostro eroe, seguito dal suo personale giovane assistente, è specializzato nello scovarli tra le pagine dei libri. La sua nuova meta è l'abazia di Hildesheim, nella bassa Sassonia, luogo dove si trova una florida, immensa biblioteca. Il suo arrivo crea subitaneo trambusto e sinistre figure iniziano ad aggirarsi tra gli scaffali e i tavoli da lavoro degli amanuensi. E il male sembra diventare sempre più forte mentre il frate disperatamente cerca di eliminarlo con i suoi pochi mezzi. Sarà sconfitto il demonio che si annida ad Hildeshein ?
Monaci barbuti, tavoli polverosi, complessi edifici stra-carichi di colonne ed affreschi, un terrore maledetto per tutto quello che è malefico o può essere peccaminoso. Un calderone dove ragione e paura si confondono, dove la religione accusa tutto quanto le è differente di eresia. Il modello, le pagine del capolavoro di Eco, è puntualmente omaggiato, riverito e riletto in un modo più orrorifico, pratico all'apparenza ma centrato in pieno nella suggestione, dalla penna di Di Gregorio. Non ci sono le dispute filosofiche, l'aflato malsano dei borghi degradati da malattia e ignoranza (soprattutto della versione cinematografica del Nome della Rosa, il libro è invece qualcosa di fuori da ogni schema, assolutamente da leggere se non lo avete ancora fatto), manca la lussuria e la pazzia dell'inquisizione ma l'atmosfera dei monasteri ugualmente è presente, severa, oscura ed insidiosa, propria dei luoghi che dovrebbero essere la culla del sapere.E non c'è solo atmosfera, Di Gregorio fa qualcosa di davvero spericolato, controcorrente e forse autolesionista. Quante guerre sono state ispirate da libri? Quanti regimi hanno provveduto alla distruzione di libri scomodi ? Si può cambiare la storia strappando delle pagine, ammorbidendo dei termini o tale atto è comunque inqualificabile, orrendo?
Un argomento serissimo e che sarà sempre attuale, fin quando si scriverà la storia, che fa tremare i polsi e sul quale chiunque si esprima, in un modo o nell'altro, spesso potrebbe sbagliare. Di Gregorio sceglie magistralmente una via narrativa duplice, con un intreccio che può essere a piacimento letto tanto dal punto di vista mistico che realistico. E pertanto vi invito alla doppia lettura, perchè il secondo giro ha sorpreso (parecchio) anche me in fondo, mi ha permesso di girare tutto il senso del racconto, tifare e comprendere le ragioni di un altro personaggio della vicenda, facendomi apprezzare sfumature nuove. Gli interpreti della vicenda sono tutti doppi, tutti in un certo verso cattivi, egocentrici quanto folli. Una costruzione narrativa interessante.
Possenti, già alle matite di San Michele, miniserie delle Star Comics, è un esperto disegnatore di atmosfere medioevali, quasi magiche. Mi è piaciuto molto il suo Nicolas, l'assistente di Frate Raimondo, con l'aria furbina e la fisionomia similare ad un giovane Dylan Dog. Il disegnatore sembra davvero a suo agio nella descrizione di intricate geometrie gotiche, sorprendenti dedali visivi ( nella mia top, la prima vignetta pag.27, prima pag.30, pag.43, pag.47, terza pagina 68), e ama giocare sui tratti grotteschi per caratterizzare i suoi personaggi. Sono quasi tutti barbuti, ma tutti con diversa rappresentazione e dettagli anatomici accentuati(c'ho trovato anche un omaggio a Magnus (pag.39). Belli sono anche i demoni, possenti e selvagge creature che sembrano uscite da un fantasy. Tuttavia il suo tratto, così interessante, a volte, e (mannaggia)soprattutto nelle scene d'azione con protagonisti i demoni, diviene poco intelleggibile. Principale imputato per me il bianco e nero e la stampa classica bonelliana, che giocoforza va ad appiattire, attenuare o far del tutto scomparire molti dettagli che a matita sono invece evidenti. L'immagine è, pur in pochi frangenti, di così complicata lettura che occorre strabuzzare gli occhi per riuscire, in una selva di dati visivi, a distinguere i fondali dagli oggetti e dai personaggi ( vedi terza vignetta pag.7, ultima pag.10, prima e terza vignetta pag.12, quarta pag.51, ). Niente di davvero grave, comunque, laddove una lettura sequenziale veloce dei disegni permette nel 98% dei casi si riesce a capire alla perfezione ciò che succede. Ma, lo ripeto, imputo questo probelma soprattutto alla stampa. Perchè le tavole di questo Ex tenebris scannerizzate on-line mi hanno dato una sensazione decisamente migliore in questi frangenti critici. Ce lo vedrei benissimo Possenti su dei volumoni di BD ( le pagine da 110 a 114 sono fenomenali, magnifiche), magari a colori ( e dove il tratto della matita risalta di più che nella stampa economica), dove potrebbe davvero far esplodere il suo talento certosino in tavole che possano strabordare di dettagli.
Un numero interessante, strano per molti aspetti tanto narrativi e visivi. la dimostrazione delle molte anime di questa sempre curiosa ma sempre attesa collana antologica Bonelli.
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