mercoledì 8 maggio 2013

Hunger games – la ragazza di fuoco – catching fire




Gli Hunger Games sono finiti e ha vinto SPOILER, Se non sapete cosa sono gli Hunger Games e state ancora leggendo qui senza aver recuperato il libro o la prima pellicola, vi consigliamo di smettere di leggere e di andare a recuperare il libro o la prima pellicola.
Non abbiamo mai trattato di Hunger Games, questo primo micro trailer ci dà l'occasione di dire quattro parole, incuriosire e magari motivare qualcuno alla lettura del libro, che è, ve lo diciamo subito, un bel leggere.
Tagliando la testa al toro non faremo comunque accenno alla trama pregressa, fornendo una megastringata sinossi. Anzi no, vi parlerò di due storielle che hanno pesantemente influenzato l'originale opera della Collins (in quanto scrivere spesso è reinterpretare).
Parlare di Hunger Games senza parlare di Hunger Games. Re Minosse, sovrano di Creta, aveva un figlio di nome Androgeo. Dopo che gli ateniesi glielo uccisero, per ricordare a tutti chi era il re egemone del quartierino, pretese da Atene che gli venissero offerti dei tributi, delle vittime sacrificali; ogni nove anni, infatti, sette fanciulli e sette fanciulle, venivano inviati per fare da pasto alla creatura che viveva nel labirinto di Cnosso, opera del massimo ingegno di Dedalo (il padre di Icaro, costruttore anche di una delle classiche attrazioni di Gardaland, ma questa è un'altra storia). La creatura era il Minotauro, all'anagrafe Asterione, parte uomo parte toro, ovviamente ghiotto di fanciullini. Come sia arrivato su Creta il Minotauro è presto spiegato: Minosse chiede a Poseidone. re dei mari e zio di Pollon, di inviargli un mega-toro come segno di gratitudine per tutte le offerte che faceva agli dei. Poseidone, perché è bastardo pure lui, gli manda un mega-toro, ma gli chiede di sacrificarlo in suo onore. Minosse si tiene il mega toro e ne sacrifica un altro di minore valore a Poseidone, padre di Persy Jackson, che ovviamente ne ha a male, al punto da sortire un incantesimo per il quale la moglie di Minosse si innamora del toro e con questo ha un rapporto carnale dal quale nascerà appunto Asterione il Minotauro (che per etimologia suona come il “toro di Minosse”). Teseo, figlio del re Egeo di Atene si offre volontario per sconfiggere il mostro e grazie a qualche aiuto esterno di Arianna, figlia di Minosse, riesce a uscire dal labirinto. Non vi dico quanti migliaia di anni ha questa storia. Il mito ha molte letture, tra cui l'affermazione della nuova società Ateniese, nuova e giovane, sulle ceneri dei regimi egemoni del passato. I monarchi cercano sempre di spezzare le possibilità di ribellione dei sudditi, ma l'interpretazione più accreditata è appunto quella di tipo generazionale: i giovani devono imparare a farsi largo nelle prove della vita e diventare adulti con un rito di passaggio, come affrontare il Minotauro, ostacolo che gli viene posto dagli adulti.
Koushun Takami nel 1999 scrive Battle Royale. Si narra di come nella “Repubblica della Grande Asia” sia in vigore il BR act, una legge in virtù della quale, con un mega sorteggione, ogni anno venga scelta una classe scolastica di terza media per partecipare ad un macabro gioco-rito. La classe sarà spedita su di un'isola, ad ogni studente verrà dato uno zaino con dentro un'arma e delle provviste. Gli studenti dovranno uccidersi tra di loro. Per evitare che scappino o si ribellino e scappino gli studenti sono muniti di un collare che esplode nel caso si esca da determinate aree (questa l'ho già sentita mille volte...non vi dice niente Richard Backman - Stephen King più Arnold Schwarzenegger?). Per fare in modo che siano sempre in movimento e visibili agli avversari, gli studenti dovranno spostarsi sulla mappa a determinate ore del giorno in posizioni diverse. L'opera è una metafora dei tempi moderni, piuttosto cruda, che viene utilizzata per dimostrare come la vita si faccia sempre più competitiva fin dalla giovane età e come inevitabilmente, per trovare un lavoro e un'affermazione nella società, sia necessario battersi costantemente contro i propri coetanei per emergere in una competizione così spinta da aver perso ogni tipo di connotazione positiva, dove il singolo invece di lavorare in gruppo è spinto a distruggerlo e disfarsene in un continuo processo cannibalico che sta letteralmente svuotando ogni valore su cui si dovrebbe basare una società moderna. Qui non c'è un Minotauro da distruggere, il problema della sovrappopolazione è figlio della concorrenza e competitività sempre più spinta dell'era moderna: non basta che il ragazzo con una prova arrivi all'età adulta, occorre che schiacci ragazzi come lui se vuole vincere un posto nella società. Anche Battle Royale è una variante del mito di Minosse e il Minotauro, una variante aggiornata ai giorni nostri e con uno straordinario seguito a livello di Film e opere di narrativa.
Leggere Hunger Games e poi vederlo o viceversa. La Collins mischia le due visioni, mutua molto dal fantasy, crea un'opera forte, di sicuro impatto, ma dotata di una “rete di sicurezza” che non fa crollare tutto nel più cupo pessimismo: la società è fatta di persone, non è un “dato” invariabile e le regole possono essere modificate. Una goccia di ottimismo che non può che fare del bene in un periodo storico come il nostro. Perché allora parlare di Minosse e Battle Royale? Perché sentivo la necessità di contestualizzare la pellicola-libro, nel timore che leggendo anche solo due righe di trama qualche madre apprensiva rimanesse sconvolta e non andasse oltre al quadro narrativo più superficiale. Sebbene ci sia abbondante violenza in queste opere, essa non è che un espediente narrativo per parlare di “altro”, nella specie di autodeterminazione, di impegno e di coraggio. Spesso si cade nell'errore-orrore opposto, cioè quello di considerare le opere che trattano di temi violenti come contenitori masturbatori per persone di indole violenta. Se non si può negare l'esistenza di opere che fanno del raccapriccio e dell'eccesso la loro bandiera, davanti a Hunger Games tali tipi di accuse sono del tutto mal poste. É un'opera difficile ad ogni modo, che necessita di essere supportata dalla presenza di un adulto. Cosa che direi anche per Twilight, comunque.
Dopo lo straordinario successo di The Hunger Games è stata subito messa in cantiere la pellicola e siccome è abitudine ormai smezzare in due gli ultimi libri di una saga nella trasposizione cinematografica ci attendono a breve altre due pellicole legate a questo brand. Ammetto di aver trovato più che piacevole la lettura del libro della Collins, merito di una narrativa spigliata, frequenti colpi di scena e indubbia dose di gore-splatter. Trasporre con esattezza le scene più cruente su pellicola non sarebbe stato certo facile, perciò la produzione opera molte sottrazioni, crea dei cut-emozionali che senza far vedere troppo riescono comunque a trasmettere tutta l'angoscia e disperazione della trama. Certo nel libro ci sono cose molto pesanti, soprattutto sul finale, di cui nel film non si fa minimamente menzione. Il mio consiglio è di vedere la pellicola e leggere anche il libro, anche perché ci sono dei particolari che potrebbero farvi apprezzare in modo differente dei personaggi. Lettore avvisato. Dal libro al primo film vi è comunque in mezzo la straordinaria Jennifer Lawrence nel ruolo di Katniss, una sceneggiatura che rilegge, ma senza ammorbidire troppo, e applica alla lettera la direzione del romanzo, un'ottima direzione di Gary Ross, cineasta apprezzato in Plesentville e Seabiscuit, ottimo nel far risplendere di luce propria gli attori e esperto nel creare splendide scene d'azione facendo uso di una fotografia tagliente e di una macchina sempre presente. Il film ha giustamente avuto un grosso successo ed è quindi con gioia che siamo qui a vedere le primissime immagini di questo seguito. Team che vince non si cambia, ma abbiamo un nuovo regista, Francis Lawrence, noto per aver diretto la recente ottima serie Touch con Suterland e la bella pellicola Io sono leggenda (ha fatto anche Constantine...che qualche difetto lo aveva). Per di più Lawrence è accreditato come regista anche dei prossimi due film. Al ricco cast composto da Jennifer Larwrence, Johsn Hutcherson, Liam Hemsworth, Woody Harrelson, Elizabeth Banks e Donald Sutherland viene ad aggiungersi Philip Seymour Hoffman. Il secondo libro non ha forse la potenza narrativa del primo, ma è decisamente un buon libro. Motivo per cui con impazienza attendiamo questa nuova pellicola. 
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