mercoledì 31 agosto 2016

Morgan Lost - parte quarta



4) Volume 5: L'orologio del tempo 
Per le strade di New Heliopolis si aggira "Il caimano", un serial killer spietato che si muove nella zona del quartiere a luci rosse. Uccide chiunque senza fare distinzione di sesso o età. Per i familiari delle vittime non è certo possibile far tornare indietro l'orologio del tempo, si può solo sperare che la giustizia faccia il suo dovere e che un giorno, in un altro mondo, sia possibile ricongiungersi con i propri cari. Tuttavia anche Old Sparky non è esente dalle leve del potere. 
Abbiamo parlato di vittime e di assassini, questa volta invece Chiaverotti ci parla di "chi resta". I familiari con gli affetti distrutti per mano dei serial killer e i familiari dei serial killer stessi. Il rimpianto per le parole non dette, l'impossibilità di accettare la realtà, la vita insieme che non potrà più esserci, la separazione avvenuta in un momento difficile e troppo repentino. E non essendo cacciatori di taglie indistruttibili che possono incrociare i revolver con i cattivi, i familiari devono cercare l'aiuto degli altri, sperare nella giustizia, riuscire a convivere con il dolore. 

Ogni numero di Morgan Lost è stato di "genere diverso". Abbiamo visto un horror, abbiamo visto un action, poi un poliziesco. Il film che Chiaverotti ci proietta con questo numero è quasi un legal-dramma. Impacchettato non senza qualche inseguimento e zuffa il cattivo, si passa quindi ai tribunali. E si riflette anche sul fatto che sia veramente possibile accettare come unica forma di giustizia la sfrigolante Old Sparky. La giustizia deve davvero essere sempre ridotta a vendetta dello stato, anche quando si parla di "mostri" che sono davvero l'espressione massima della banalità e stupidità del male? E' un tema provocatorio ma che fa riflettere, scomodo, accettare che anche un caimano possegga lacrime di coccodrillo. Chiaverotti gioca con il tempo, cercando di ricostruire insieme alla protagonista della vicenda, una madre disperata, il disordinato svolgersi degli ultimi giorni. Morgan fa da supporto alla vicenda, ma dimostra che nemmeno lui può niente contro la macchina della giustizia dei tribunali, perché sono questioni morali che non si possono affrontare con i pugni. Non tutto si può risolvere come nel far west. 
Le tavole di Giuseppe Liotti svolgono egregiamente il compito di mettere al primo posto l'espressività dei personaggi, la capacità "recitativa dei disegni" è davvero buona e ci dà l'opportunità di immedesimarci in ogni personaggio. Non manca l'azione e gli stupefacenti scorci di New Heliopolis cui ci hanno abituato finora i disegnatori della testata, ma il top Liotti lo raggiunge proprio con quei volti. La dimostrazione di una grande sensibilità artistica. Un altro bel numero.




5) Volume 6 : I conigli rabbit 

Sono sexy, sono folli, sono la coppia di serial killer dell'anno!! Lui brandisce l'accetta, lei preferisce una specie di balestra. E si amano. Dopo un omicidio fanno sesso sfrenato nella stanza da letto, rimanendo coperti solo delle loro maschere da conigli. E sono in fondo dei cosplayer, adoratori di un fumetto underground ormai quotatissimo. Una miniserie, seguita da molti fan, che parla di un mondo popolato da persone zoomorfe dove i più deboli vengono schiacciati dai più forti e dove i due protagonisti conigli alla fine si suicidano. Ma i killer hanno deciso di dare un finale diverso alla storia, saranno loro a uccidere tutti.  L'autore del fumetto fiuta l'affare grazie ai due pazzi cosplayer  che seminano il caos a New Heliopolis e decide di cambiare il finale, creare una nuova mini serie. E commette sacrilegio. Fa imbestialire i fan e forse incazzare pure i due killer. Riuscirà Morgan Lost a fermare la coppia assassina prima che ammazzino tutti per poi fare sesso in tutte le case del mondo?
Entriamo in un ambito molto "meta", un fumetto che parla di un fumetto per parlare di quegli strani esseri che poi li leggono i fumetti. Gente strana i "fan" che non può che contenere qualche assassino tra le sue file (a leggere certi forum alcuni fanno davvero paura!!). Come storia stiamo un po' dalle parti di Misery non deve morire, un po' la summa di tutto l'affetto che i fan hanno verso le loro passioni, ma declinato ovviamente al mondo dei comics, con le giuste influenze rabbittesche dello sclaviano omaggio a Chi ha incastrato Roger Rabbit?, il fondamentale I conigli rosa uccidono.  I fan che sono pronti a venerare la loro opera preferita, mettendola alla base del loro sistema di valori (tipo i Trekkers). I fan che sono pronti alla lotta se qualcuno dileggia il loro mito (tipo molti fan dei film DC comics... Soprattutto quel gioviale senso dell'umorismo). Fan "kinghiani" assassini (ma pure R.R. Martin se la passa male, nel mondo reale...), dicevamo, ma soprattutto, e qui il bello, una coppia. I conigli Rabbit è una storia, contortissima ma geniale, sulla "famiglia", sui valori dello stare insieme. Ed è per questo che un po' ho visto sotto le orecchie dei Rabbit gli inquietanti assassini del film The Strangers di Bryan Bertino. Chiaverotti confeziona un bel thriller e tira fuori un finale davvero interessante, se vogliamo "poetico" SPOILER 
e che George Lucas approverebbe FINE SPOILER. I conigli sono cattivi, sexy, dannatamente iconici (e infatti "torneranno"... e sono già oggi in edicola nello special a colori di Brendon) e ci piacciono tanto anche grazie ai disegni di Cristiano Spadavecchia. Davvero favolosi e perfetti nell'integrare l'animo cartoon e un po' fiabesco all'horror. C'è una sequenza che è una gustosa citazione a Scream 2 e mi piace un sacco. C'è un ottimo senso dell'azione, i fondali sono sempre dettagliati, alcune tavole sono davvero sognanti. Ma soprattutto è ritratto un intero mondo di garruli e gentili fan di fumetti, che Spadavecchia descrive alla perfezione in tutte le smorfie e tic nervosi: Spadavecchia osserva, ha studiato e ha riprodotto i fan dei fumetti meglio di duecento puntate di Big Bang Theory. Davvero un bel numero!

sabato 27 agosto 2016

Morgan Lost - parte terza


2) Volume 3: Mister Sandman
Un nuovo serial killer appare in città. Si fa chiamare Mister Sandman, porta una maschera strana, è armato di coltelli e sembra tormentare una ragazza che lavora all'osservatorio che da poco ha incontrato Morgan. Lui forse la ama, del perverso amore con cui amano i pazzi, e non vuole che nessun altro la tocchi. La lotta sarà durissima. Mister Sandman è imprendibile, onnipotente e fa paura, riesce quasi a distorcere i piani della realtà. Il buon cacciatore si mette subito dietro le tracce del mostro e riesce forse a trovare un filo logico, ma è qualcosa di davvero strano, ultraterreno. Qualcosa che rimanda alle strofe della celebre canzone che dà titolo a questo albo. 
Mi è piaciuto il numero 3? Tantissimo, una vera bomba. Quando nel bollettino dei serial killer del primo numero compariva un'assassina che sembrava la Sadako/Samara di The Ring, sembrava una citazione e invece no. Il mondo di Morgan Lost dimostra qui di saper cambiare pelle e dai territori dell'hard boiled supereroistico riuscire ad arrivare a districarsi in territori impensabili. Siamo qui dalle parti dell'horror e la storia, con un paio di modifiche, sarebbe potuta essere un numero bello di Dylan Dog. Tanta malinconia, tanta disperazione, tanto rimpianto. Mister Sandman punta dritto al cuore in modo spietato, è un incubo da cui si esce solo nel modo più doloroso possibile, col rimpianto. Chiaverotti centra il bersaglio e ci regala una storia bellissima . Un incubo ad occhi aperti, un tunnel degli orrori visivamente impreziosito dal grande Giovanni  Freghieri, anche lui proveniente da alcune delle storie più belle di Dylan Dog, di sicuro quelle con le donne più affascinanti e sensuali. C'è molto erotismo, affetto, rimpianto. C'è una violenza insensata che fa sgorgare fiumi di sangue dai maxi schermi cittadini . C'è un intero mondo onirico che collega il fondo della baia di Heliopolis con la superficie di Marte per poi farci tornare alla grande città attraverso la strada tangenziale. E c'è Old Sparky. La mortale sedia elettrica che entra anche lei tra i protagonisti ricorrenti di questo fumetto. Un numero malinconicamente spietato. Mi è piaciuto parecchio.

3)  Volume 4: La rosa nera.
Si fa chiamare Wallendream ed è il numero uno tra i serial killer, quello su cui pende la taglia più alta. Il più forte, il più imprendibile, il più spietato. Sembra un uomo alto e di bell'aspetto. Come segno distintivo porta degli occhiali con attaccato una specie di naso a carota come quello del classico pupazzo di neve. Uccide spesso donne e come firma ripone una rosa nera senza spine tra le loro labbra. Ovviamente e pieno di groupies, ma tutto il suo perverso amore è rivolto a Pandora, la profiler che lo ha umiliato in pubblico, definendolo una creatura amorfa. Dopo aver fallito nell'ucciderla, Wallendream continua a inviarle rose nere recise accompagnate a piccoli bigliettini. Ogni giorno le è sempre più vicino, fino a che, grazie a dei farmaci, riesce pure a violentarla mentre lei si trova in stato di incoscienza. Arriva per Morgan il momento di chiudere la partita con l'aguzzino della sua amica, ma non sarà un confronto facile. 
Lasciati per un attimo da parte gli incubi onirici del numero 3, ci immergiamo il quella che per me era la perfetta storia di inizio per questa serie. Un viaggio nel labirinto mentale di un serial killer che si trasforma repentinamente in una spietata caccia all'uomo in cui preda e predatore di cambiano continuamente di ruolo. 
Chiaverotti crea per il suo eroe un antagonista davvero spaventoso, intelligente quanto letale, in grado di assumere mille maschere e di essere almeno due passi in avanti rispetto al suo avversario. Ce lo fa conoscere nei suoi traumi passati, ci fa per un attimo empatizzare con lui fino a che risulta evidente che è un'impresa impossibile. Wallendream vorrebbe sapere amara, ma gli sfugge cosa sia davvero l'amore. Ci prova comunque "a suo modo", in un modo contorto e oscuro. La storia al contempo sottolinea anche la forte personalità di Pandora, l'unica persona in grado di comprenderlo e determinata a usare Morgan come una sua estensione, una pistola carica. Pandora ha un carattere forte, razionale, autoritario. Ma presenta delle fragilità e dolcezze che ce la rendono vicina, amica. Ne esce un bello scontro psicologico, un duello mentale ricco di colpi di scena. Un bel thriller, carico di inseguimenti e azione. Val Romeo svolge un ottimo lavoro sul piano grafico. E' a suo agio tanto nella grande scena d'azione che apre il numero quanto nei delicati flashback sul passato di Wallendream, impreziositi da una mezza tinta. Gestisce al meglio la tensione che si svolge tra le mura della villa di Pandora, ci fa immaginare assassini in agguato anche dove non ci sono. I suoi personaggi sono sempre precisi e l'azione chiara, dinamica. Nella tavola di pagina 44 riesce a trovare anche una interessante tridimensionalità. Davvero un bello spettacolo.

giovedì 25 agosto 2016

Morgan Lost - parte seconda


1) Volumi 1 e 2: L'uomo dell'ultima notte e Non Lasciarmi. Questa storia la potete trovare anche sul volume cartonato da fumetteria, edito da Bao Publishing, pieno di extra e interviste. 
Un tempo il proprietario di un piccolo cinema è stato rapito insieme alla sua ragazza. Lui quel giorno si era inginocchiato e le aveva dato un anello. Presto si sarebbero sposati ma quel giorno fu l'ultimo in cui si videro. Dei pazzi con maschere egizie gli tatuarono sul volto delle maschere votive a Seth e poi iniziarono a ucciderli a turno con dei pugnali da cerimonia. La donna non sopravvisse, ma l'intervento della polizia riuscì a salvare l'uomo, Morgan, o almeno quello che ne restava. Da allora Morgan ha "spento" la sua vita passata ed è diventato uno dei più conosciuti cacciatori di taglie, colui che essendo "vuoto nell'anima" riesce meglio a immedesimarsi negli assassini seriali per dargli la caccia. Un giorno però qualcuno torna a uccidere persone dopo aver loro tatuato il volto di Set. Qualcuno che potrebbe assomigliare incredibilmente al suo perduto amore.
Questa la "origin story" di Morgan Lost e il racconto che racchiude "tutto" il canovaccio futuro della serie, il suo "lore", come si usa dire oggi. Accompagniamo Morgan nella caccia a un'assassina che gli ricorda in tutto e per tutto la sua defunta ragazza muovendoci tra flashback del suo passato e una trama complessa che ci porta fino ai vertici del potere di New Heliopolis. E' un vero overture che spiazza e distrae con troppa roba strana e nuova per riuscire già a farci empatizzare con i personaggi. Ma si comprende il potenziale, la disperazione e solitudine del personaggio e del suo mondo. Un mondo in cui spesso i cattivi vincono e la pazzia allunga le distanze tra le persone. E' un numero densissimo e molto sfaccettato. Chiaverotti vi infonde un numero spropositato di dati, ma riesce comunque a focalizzarsi sul cuore del suo personaggio. Una lettura tosta ma intensa. Vi consiglio di rileggerlo dopo un po' di numeri, diventa tutto un altro leggere e appare molto interessante. I bellissimi disegni di Michele Rubini sul numero 1 e di Giovanni Talami sul 2 danno il 300% nel descrivere un mondo visivo ricchissimo e dall'azione sempre incalzante. E' grazie ai loro disegni che abbiamo il primo "setting" del fumetto, gli ambienti che li definiscono, ed è davvero un lavoro egregio. Ogni edificio ha uno stile architettonico gotico ricolmo di gargoyle e scritte al neon. Tra i vapori di condensa delle fogne e la neve che cade dal cielo si muovono sulle strade squali olografici che ti invitano in locali per appuntamenti. La città è brulicante di vita come fosse il capodanno di Strange Days, ma lungo le strade in riva alla baia tutto tace, il molo si trasforma addirittura in un luogo di spettri. Colpisce la villa di Pandora con le sue statue d'esterno color cremisi (per quello che può vedere Morgan e noi con lui almeno), raffiguranti creature fatate. In netta antitesi con il carattere razionale di Pandora o forse il riflesso di una sua sfumatura che ancora non cogliamo. Così come non cogliamo per ora la "maschera egizia" che indossa tutta New Heliopolis, fin dal suo nome stesso, che ci viene spiegato fin da subito essere "un falso". E' come se tutto fosse nascosto, dissimulato, i serial killer per primi danno sfoggio delle maschere più strane. Tutto ha più "dimensioni" tranne Morgan. Che una maschera la porta ma solo in apparenza, perché quella che è tatuata è la sua pelle e senza di lei, come ci svela in una bellissima tavola "c'è solo il vuoto". Il tatuaggio-maschera si può rimuovere solo nei sogni e nei ricordi del passato, come dimostrano le scene più oniriche. Morgan è invece, o vuole sembrarlo con tutto se stesso, un "guscio vuoto". Parimenti la sua abitazione è ordinaria e razionale alla ennesima potenza, è a tutti gli effetti un orologio, anche se all'esterno affascinante come il Big Ben. Finito questo breve tour visivo non si può che elogiare un'azione sempre frenetica e avvolgente, che riesce a sottolineare la forza quanto la fragilità e i limiti dell'eroe. Il confronto finale al termine del numero due è davvero di impatto, ma ho apprezzato molto anche la prima "caccia", quella che si svolge in una stanza di manichini inquietanti. Visivamente Morgan Lost è eccelso e la qualità non cala nemmeno nei numeri successivi. 

lunedì 22 agosto 2016

Morgan Lost "in translation" - parliamone un po'!



- Premessa: Claudio Chiaverotti ha messo dentro così tanta "roba" in questo fumetto, che faccio fatica a sintetizzare tutto. Per questo io e il mio socio Gianluca abbiamo ideato questo maxi-special a puntate su tutto quello che è uscito finora. Se volete "tagliare corto" immaginate questo eroe Bonelli come una sorta di Nightwing, molto hard boiled, romantico e disperato come il Corvo di O'Barr, che vive in una metropoli steampunk e ama i film di George Melies. Nello specifico ci vado subito, ma temo di averci scritto un numero folle di parole, e voglio essere per una volta "secco". Se vi piace l'idea di un """supereroe""" in casa Bonelli, pur con le 6 virgolette del caso, dovete provarlo! 
- Scenario: Siamo negli anni '50 a New Heliopolis, una New York di un universo alternativo/distopico che sembra la versione steampunk con influenze egizie della più stralunata Gotham City del Batman di Tim Burton. Al posto di gargoyle anche nei bagni pubblici, statue di Anubi anche nei bagni pubblici. In questo mondo non c'è stata la seconda guerra mondiale e le ricerche sul nucleare hanno portato a una tecnologia quasi, se non oltre, al livello della nostra epoca. Qui è sempre inverno, forse il risultato di un pasticcio climatico dovuto magari al nucleare stesso, ma tutti sono felici perché una nevicata leggera avvolge dolcemente ogni vignetta in cui l'azione si svolge all'aperto e i bambini possono fare pupazzi di neve tutto l'anno! Il cielo, nonostante il maltempo perenne che bloccherebbe Malpensa per molto meno, è percorso da ogni sorta di macchina volante. Dalle piccole astronavi della polizia ai giganteschi dirigibili di prima classe per ricchi c'è spazio pure per il servizio cosplayer ufologico, dei tizi vestiti come gli alieni di X-Files ti possono portare sul loro UFO per un giro sulla città (a richiesta si può avere anche una sonda anale, se maggiorenni). Anche il trasporto pubblico si svolge ad alta quota, con monorotaie appese a centinaia di metri da terra, ancorate con le unghie e con i denti alla skyline dei palazzi. Il potere è gestito da una tentacolare rete di burocrati, ma di fatto nelle mani di un oscuro e potente individuo stile Kingpin, massiccio e letale quanto vulnerabile, condannato da una rara malattia a vivere rinchiuso in una "casa iperbarica", con gli ospiti in visita tenuti a indossare uno scafandro simile ad una tuta spaziale per preservare la sterilità. In questo mondo tutti sono impazziti, sarà per ritmi di lavoro disumanizzanti, sarà per la neve continua che a spalarla tutti i giorni della tua vita indispone, sarà per il nucleare e sicuramente c'entreranno le frequenze di radio vaticana. E come conseguenza di questo "stress" ovunque spunta, ogni giorno, tra i buoni cittadini di New Heliopolis, un nuovo pazzo assassino che se ne va in giro vestito da gelataio e con la maschera di Dumbo e armato di motosega, a macellare innocenti. Essere un serial killer diventa uno status, quasi incoraggiato dai media. Oltre alla "gioia della carneficina", i più letali, quelli che in genere vanno in giro pure vestiti peggio, sono ammirati come rockstar. Il programma più seguito sui maxi schermi delle piazze dopo le "naked news" (vorrei proprio viverci in questo mondo, questo è il futuro!!) è il bollettino che aggiorna sulle efferatezze e sulla tendenza al rialzo o al ribasso delle taglie degli assassini seriali più pericolosi. Anche questo è un modo per farsi delle "groupies", nonostante attiri le attenzioni di una schiera agguerrita di avidi bounty hunter. Perché con tanta "richiesta nel settore sicurezza", fare il cacciatore registrato è diventato un mestiere vero e proprio. Ti tocca pure fare l'esame di stato, aprire partita IVA, pagare la previdenza, fare la formazione continua, votare il rappresentante sindacale. Finita la parte burocratica si potrebbe pure finire male durante il lavoro, cosa che la 626 non copre visto che siamo nella libera professione, ma alla fine il lavoro è molto redditizio. Anche qui c'è la gioia di "tritare della gente con armamenti pesanti", nonostante la dichiarazione dei redditi da compilare ecc.ecc. Non darà la gioia delle groupies ma offre in fondo  la giustificazione morale di "essere dalla parte dei buoni", 
- L'eroe: Morgan Lost è un di questi cacciatori di serial killer, uno così noto che compare qualche volta pure sulle pagine dei giornali. Un tipo misterioso e forse pazzo quanto loro, ma preso in molta considerazione dal capo della polizia, Regina (quasi una cazzuta Pam Grier, la versione femminile e 70'exploitation di Bloch), che lo tratta come un figlio e spesso collabora con lui. Regina un po' ha avuto a che fare con la sua "origin story" da quasi-superoe, ma ci arriviamo dopo. Morgan è schivo, scontroso, ama il buio e in modo viscerale il cinema, soprattutto gustato nella saletta del suo amico Fitz, dove passa ogni minuto che può del suo tempo libero a ingurgitare ogni tipo di pellicola, in specie gli horror. Come l'inquilino di Craven Road, oltre che amante della settima arte Morgan è un tipo affascinante, un grande trombatore seriale di gnocca, ma per lo meno non ci rompe le palle con la cucina vegana, i diritti degli animali, l'alcol test, l'idea fighetta di andare contro la tecnologia, il clarinetto. Soffre di insonnia e vaga tutta la notte rombando per le strade con quella che è davvero una macchina da uomo. E qualsiasi confronto con un celebre maggiolino Volkswagen in tema di "virilità del conducente" è comunque argomento cattivo e tendenzioso che non vogliamo qui trattare.  Morgan possiede un bolide stile Mercury 1950/Tucker 1948 Torpedo concept-custumizzato nero-batman con cui assalta le strade della città, ascoltando la musica vintage offerta per radio Landscape dalla sensuale dj Mary Goodnight. Sempre e dovunque. Immaginiamo a tutto volume considerando il casino con cui potrebbe ruggire quel motore. Un vero casinaro. Sul lato "affidabilità del professionista", Morgan ha mira da 10 decimi e fisico da Bruce Lee, ma si trova spesso a sognare a occhi aperti e nei momenti di più scarsa lucidità fatica a distinguere il vero dalla finzione e ovviamente questo capita anche al lettore, nonostante non abbia ecceduto con l'alcol. Quindi è efficiente "se in giornata". Ma la sua insonnia è motivata. Un giorno e'stato catturato da un killer-cosplayer e ridotto in fin di vita insieme alla sua ragazza. Il suo volto è stato tatuato in quella strana circostanza, marchiato come sacrificio al dio egizio Seth. Morgan sarebbe morto subito dopo  la marchiatura, come avvenuto alla sua ragazza, se non fosse intervenuta Regina a salvarlo, cosa che vi devo aver anticipato prima. E' da allora che da preda è diventato cacciatore, anche se qualcosa nel suo animo si è perso (forse è per questo che Chiaverotti lo ha chiamato "Lost", in ricordo della dell'aumento della frustrazione umana seguita dall'ultima orribile puntata di Lost). Di sicuro persa è la capacità di dormire tranquillo. Quel disegno pseudo egizio, nonostante potesse cancellarlo, Morgan lo ha tenuto, il simbolo della colpa di non aver protetto chi le stava più caro, ma forse anche perché quella macchia nera agli occhi di quelli che lo "vedono e non sanno" appare come la maschera di un supereroe. E questa nuova indentità, da supereroe pulp, lui l'ha accettata. Ha messo su un fisico tutto muscoli da zero massa grassa alla Jason Statham. Ha pure comprato una serie di vestiti aderenti in pelle tutti uguali, guanti in pelle nera, stivali neri e uno spolverino, perché dal suo look sia possibile trarre una action figure fighissima. Da allora vive "a caccia di cattivi" e si è trovato per base un appartamento equo canone ricavato dentro la torre di un orologio guasto, una Watchtower da dove guarda dall'alto la città per proteggerla. Non riesco nemmeno a immaginare quanti scalini si faccia ogni giorno per andare a prendere la posta, ma so che Batman approverebbe la location. Catturare serial killer è la sua ossessione, l'unico scopo di vita per trovare un proprio equilibrio interiore e sfogarsi in modo sano. Quando li ha davanti, dopo due parole di rito degne del migliore Detective, Morgan mena e mena duro, da combattente nato, con sempre un cannone a portata di mano per chiudere presto la partita, stenderli o impacchettarli per la prigione o il manicomio di New Heliopolis (una specie di Arkham Asylum locale). Anche i matti di New Heliopolis collaborano al gioco e stanno nella parte: creativi nel look e allenati allo scontro. Cosi iniziano zuffe colossali, impreziosite da giocattoli come coltelli, martelli giganti, balestre e motoseghe, e partono vertiginosi inseguimenti in equilibrio sui tetti dei palazzi o corse in auto a sportellate lungo le strade in riva alla baia. L'eroe vince, in genere, non sempre ma spesso vince. Poi però un po' si pente se ha giocato troppo duro e ci è scappato il morto. Ogni volta che uccide una delle sue prede, Morgan la rivede, permanentemente, seduta su una sedia a pelo d'acqua in una zona della baia di New Heliopolis. Il suo cimitero personale, un luogo sempre più popoloso che lo tormenta ma dove torna sempre. Morgan non dimentica una sola faccia di chi ha steso e tutto l'alcol che butta giù non distrugge abbastanza neuroni da cambiare lo stato delle cose. Morgan non si ama, è autodistruttivo e contorto. Ma non è solo, anche se spesso non se ne rende conto. A seguito degli studi da profiler, iniziati con la sua "nuova vita di cacciatore", immaginiamo per passare il famoso esame di stato, ha incontrato Pandora. Pandora che vive in una villa circondata da statue di fate. Pandora che è stata sua mentore, ora amica e, parimenti a Regina, quasi madre. Una milf davvero sexy. Pandora che è rimasta invalida a seguito dell'incontro con Wallendream, il più pericoloso dei serial killer ancora a piede libero. Lei lo ha definito davanti al mondo un essere "amorfo", lui l'ha buttata due ore dopo sotto una macchina in corsa e cerca da allora di completare il lavoro. Nonostante gli infiniti traumi che questa condizione comporta, Pandora è ancora la migliore criminologa sulla piazza. Se fissa negli occhi un serial killer e parte ad analizzarlo è in grado in due minuti di smontarlo nell'ego al punto da farlo piangere come un bambino di quattro anni. Una vera "cattiva". Spesso è incazzata e irascibile, tanto con la sua infermiera di stampo tedesco, Inge, quanto con il resto del mondo. Ma è anche l'unica che sappia capire e contenere Morgan, che beve troppo, agisce in modo avventato e si sposta come una scheggia impazzita (a tutto volume, ricordiamo...) da un serial killer all'altro, con l'animo del predatore. Un predatore che per via del suo daltonismo vede il mondo solo in sfumature di rosso e nero. Attraverso i suoi occhi e i suoi pensieri la baia di New Heliopolis non può che brillare come un mare di sangue.
 

- il nuovo "figlio" di Chiaverotti: Claudio Chiaverotti, autore di alcune delle più belle storie di Dylan Dog e papà del dark-fantasy Brendon, ci presenta il suo nuovo "figlio" (termine affettuoso con cui l'autore parla dei suoi personaggi). Anche Morgan Lost "racconta il suo autore", ma in modo diverso dal suo cavaliere post apocalittico. Ci parla e trasmette la passione di Chiaverotti per il noir, per le grandi e brulicanti città metropolitane, per il cinema, per i fumetti, per la musica vintage. E' una serie molto sperimentale, "se fosse un anime" sarebbe una specie di Batman diretto da Shinichiro Watanabe. Ne esce un action-thriller-psycho-noir-horror-nostalgico-supereroistico o,semplicemente: "Morgan Lost". In quanto comunque ogni tentativo di classificare questo fumetto non rende davvero la giusta idea del personaggio. Anche il contesto grafico scelto è multiforme e citazionista. New Heliopolis pare un sogno strano costruito tanto sulle suggestioni architettoniche verticali dei palazzi di Enki Bilal, quanto sugli orizzontali vicoli luridi di James O'Barr. In caduta verticale sulle strade e giù nelle fogne di Frank Miller, fino a salire sui dirigibili di Alan Moore a vedere la città piccola piccola. Lì dentro, in un mondo alla rovescia, Morgan Lost si muove come un "dead man" mascherato e scombinato, puro e maledetto ma pieno di amici, che ci fa ricordare lo Spirito della Città di Will Eisner (e per proprietà transitiva in chiave vintage pure l'eroe "coi razzi" di Dave Steven o, perché no, l'Incognito criminale pentito di Brubaker). Un eroe che affronta orribili e spesso tragici uomini mascherati come lui, spesso pazzerelli come quelli usciti dal celebre manicomio di Bob Kane (e,per fare un parallelo con il presente, i cattivi in maschera dell'ultimo lavoro per Image Comics di Joshua Williamson e  Mike Henderson, ma pure i cinematografici pazzerelli del Giorno del Giudizio di Del Monaco). E c'è naturalmente nel sangue di Morgan un po' di Sclavi, omaggiato amorevolmente nelle atmosfere tra sogno e incubo del suo inquilino di Craven Road. In molte storie di Morgan Lost ho ritrovato le atmosfere del Dylan Dog di una volta (sempre di Chiaverotti si parla) ed è stata una sorpresa graditissima. 
- oggi è il momento ideale per leggerlo: Ormai siamo arrivati al numero 10, ma da poco è uscita nelle librerie la raccolta cartonata con i primi numeri e nelle edicole il primo speciale, un cross - over a "colori e con bicromia" tra Morgan Lost e Brendon... un numero davvero da avere tra le mani, anche solo "per vederlo"! 
E' una specie di compleanno anticipato per la serie quindi, Il momento giusto per provarla e, se piace, garantire all'editore Bonelli che possa continuare ancora a lungo. Se siete orfani di Brendon ma eravate prima titubanti, se vi siete persi i primi numeri e non sapevate come riparare, se il primo numero non vi aveva convinti in pieno, se volete solo leggere un bel fumetto noir dal taglio quasi supereroistico, questo è quindi il momento giusto per salire sulla barca. Perché averne a disposizione una decina di numeri è il modo perfetto per apprezzarlo. 
- il difficile inizio della lettura: Io, colpevolmente, ho ammassato per mesi i numeri e solo un paio di giorni fa ho iniziato la lettura. E l'ho divorato, con gusto, non riuscendo quasi a staccarmi. 
Certo c'è un motivo per cui ho aspettato tanto, ed è la prima "doppia" storia: sia come struttura narrativa, sia come colorazione. 
A) Troppa, troppa carne al fuoco in quel numero uno. 
Personalmente e umilmente (non sarei mai in grado di fare l'editor, questa è un'opinione da uomo della strada) avrei proposto (con gli adattamenti del caso) di partire con un numero più "semplice", tipo la storia del numero quattro, per collegare questi numeri 1+2 intorno al capitolo nove o dieci. A leggerli sembra di partire dalla season finale di un telefilm quando ancora non conosciamo i personaggi. Ed in effetti, riletti dopo un po' di numeri, i primi episodi sono più intriganti. Faccio un esempio su tutti: i morti che appaiono sulle sedie a pelo d'acqua. Non era necessario che Morgan spiegasse chi fossero al lettore nel numero 1, anche perché un po' già si poteva intuire. Non serviva questo sovraccarico di informazioni perché il fumetto-tipo di Morgan Lost, pur nelle sue bizzarrie, è strutturato in modo molto chiaro. I "topoi" che seguono posso essere invertiti ma ci sono quasi sempre tutti. a) c'è un nuovo killer in città che fa danno, viene pubblicizzato dal bollettino, si dice che è tanto cattivo e probabilmente finirà su "Old Sparky", cioè  la sedia elettrica; b) Morgan interviene direttamente o si fa aiutare nelle indagini da Pandora o da Regina o da un cliente o da vecchi criminali richiusi ad "Arkham"; c) c'è sempre qualche elemento malinconico o "sognante", in puro stile Dylan Dog, grazie anche alla musica, alla poesia (belle le citazioni di De André) o al cinema, che qui assumono un valore narrativo-chiave; d) ci sono uno o più confronti con il cattivo di turno. La struttura è questa, diventa subito "amichevole" e dopo un po' di numeri diventa il "porto sicuro" che permette ai lettori di ritrovarsi e all'autore di affrontare i voli pindarici più acrobatici. E' fantastico e geniale come questa stessa struttura-base venga ribaltata e messa in gioco già nel numero 3 e poi nello speciale Brendon e Morgan Lost. 
B) la bicromia.
Una novità difficoltosa la "bicromia" rosso + nero come artificio per replicare sulle tavole il daltonismo del nostro eroe. Questa peculiare colorazione, a opera di Arancia Studio, sa il cielo il motivo, almeno all'inizio mi distraeva tanto dalle immagini che dalla storia, facendomi sembrare "tutto uguale". Caricava troppo le immagini e sentivo l'esigenza di un suo utilizzo più parco e localizzato, stile Sin City. Come se nel bianco e nero, dopo quarant'anni di letture Bonelli, fossi ormai abituato a scorgere tutti i colori rimanenti, ma non mi riuscisse per niente con il bianco, il nero e il rosso. Sentendo alcuni miei amici ho avuto la conferma che la voglia di continuare la lettura di albi successivi veniva minata per lo stesso motivo, la paura di trovare un ambiente sempre "appiattito" dal colore. Ci tengo comunque a ribadire che adesso sono "guarito" dalla bicromia, adattandomi perfettamente al daltonismo di Morgan, al punto che ora mi sembra più accattivante di un comics americano multicolore. Devo però ancora fare l'esperimento di vedere le tavole con gli occhialini 3D modello vintage... Aspettate che vado e torno... No, l'effetto non funziona... ci ho privato. Comunque, l'ingresso in questo mondo narrativo è stato per me un po' tortuoso, ma una volta che mi ci sono trovato "dentro" è iniziato davvero lo spettacolo. 
Per questo voglio provare  in questo giorni a fare un piccolo vademecum dei primi numeri, nella speranza di incuriosirvi e stuzzicarvi, ma soprattutto con la volontà di farvi ammirare tutte le spettacolari copertine dei numeri usciti finora, ad opera di Fabrizio De Tommaso, una dietro l'altra...
FINE PRIMA PARTE 

venerdì 19 agosto 2016

Da Batman v Superman a Suicide Squad ... La storia si ripete...




Esattamente come canta Shirley Bassey...


- ieri, Batman v Superman: Arrivavano le recensioni dei critici in anteprima e il film veniva giudicato male.
I fan, che non avevano ancora visto il film nelle sale, si scagliavano contro la stampa tutta: sicuramente corrotta, insensibile e non composta da professionisti del settore ma da raccomandati imbucati. 
Qualcuno ventila che ci sarà una edizione estesa del film che sistemerà le cose, della durata di mezz'ora. 
Il film esce nelle sale, fa un bell'incasso ma divide un po' il pubblico. I fan dicono che chi non apprezza il film è corrotto, insensibile e non uno spettatore professionista del settore ma un raccomandato imbucato.
Esce la versione estesa di Batman v Superman, che in effetti migliora la resa generale della pellicola ma la rende se mai possibile ancora più noiosa. Warner Bros, in un eccesso di altruismo, allega questa versione, unicamente in blu ray e non prevista in dvd, al box o con il blu ray 3D o con il disco per il nuovo formato 4 K. Ovviamente e democraticamente questa versione estesa si può vedere con un lettore blu ray base che non abbia né il 3D né il 4k. Per i fan la versione estesa di Batman v Superman piscia in testa a Quarto Potere di Orson Wells.


- oggi, Suicide Squad: 
Arrivavano le recensioni dei critici in anteprima e il film veniva giudicato male.
I fan, che non avevano ancora visto il film nelle sale, si scagliavano contro la stampa tutta: sicuramente corrotta, insensibile e non composta da professionisti del settore ma da raccomandati imbucati. Questa volta, per fare qualcosa di originale, chiedono la chiusura di Rotten Tomatoes, uno dei più grandi aggregatori al mondo di critica cinematografica e non, di esperti e non, che si trova in rete. Tipo chiedere la chiusura di tutti i quotidiani italiani che hanno dato due pallini all'ultimo film di De Sica.
Qualcuno ventila che ci sarà una edizione estesa del film che sistemerà le cose, piena di scene con il Joker, il personaggio più noto e amato dal pubblico...
(mettete voi il resto)
Talk0

lunedì 15 agosto 2016

Star Wars: Rogue One - il primo bad-assico nuovo trailer non leaked



Finalmente vediamo "bene" qualcosa di nuovo su Star Wars: Rogue One!! Che poi questa menata di vedere i "bootleg trailer" presi dal comicon, girati di nascosto in bassa definizione e mano tremanti da quello che probabilmente è un addetto marketing e non "un fan in fibrillazione"... un po' ci ha rotto. Dietro a "roba sgranata" perdiamo diottrie, immaginiamo di vedere robe assurde, non dormiamo la notte nel dubbio di una scena che su due piedi "non ci è piaciuta". Insomma, ora Darth Vader lo vediamo bene!!! Anche se solo di spalle. Beh, si sa che è uno che se la mena un po'. E poi c'è l'immenso Donnie Yen!! Che dice cose da Jedi, si muove come un Jedi ma ha solo una spada normale. Ce lo metterei io l'effetto bluastro in post produzione, per stima. Possiamo ammirare pure la prima battutona del robottone di Tudek, ed in effetti pare la versione più tamarra ma sempre nerd di quella specie di applewatch con le gambe che "interpretava" in Io Robot. Bazinga zeta. Poi ci sono i Walker, i Death Trooper , gli X-wings contro i Tir, One-Eye di Valhalla Rising con un bazooka e il mega ammiraglio con quel mantello lungo bianco chiaramente rubato da un Final Fantasy. E oggi voglio trovare un pianoforte per suonare il tema dell'Impero al pianoforte. A quando i pupazzetti?


Poco dopo il rilascio del trailer una notizia ha sconvolto tutti i fan della saga. la scomparsa di Kenny Baker, ovvero colui che ha vissuto per mesi all'interno di R2-D2, animandolo durante le riprese di quasi tutti gli episodi di Star Wars. Ne ha mancato solo uno, per motivi di salute e proprio una lunga e terribile malattia ci ha tolto il nostro piccolo grande giocoliere. Addio Kenny.

Talk0

venerdì 12 agosto 2016

Dylan Dog n.359 - Sul Fondo - la nostra recensione



Mini sinossi: Dylan ha un nuovo strano cliente, Holden, un tizio che lo porta in luoghi pericolosi a disseppellire cadaveri rischiando delle denunce. Holden sostiene di essere malato di una sindrome molto grave chiamata ipertimesia. Questa da circa quattro anni lo costringe a ricordare tutti gli eventi della sua vita, dettaglio per dettaglio, minuto per minuto, dai più seri a quelli insignificanti. Spesso per la massa dei ricordi che lo colpisce Holden perde contatto con quello che sta facendo nel presente e la sua vita sta diventando un inferno. In più il male sta peggiorando in un modo misterioso, perché di recente la sua mente lo spinge a ricordare anche eventi che lui non ricorda di aver vissuto. E tra questi nuovi ricordi ci sono pure omicidi compiuti e cadaveri seppelliti da persone ancora ignote alle forze di polizia. Sembra che sia particolarmente abile a fiutare "i brutti ricordi". Holden non sa come riesca a rubare tali vissuti e Dylan da principio non gli crede, fino a che non segue il suo cliente in un edificio fatiscente di periferie dove trovano, su indicazione di un ricordo di Holden, nascosto dietro a un finto muro, il primo cadavere. E non sarà che la prima di molte riesumazioni tanto in zone isolate dell'Inghilterra quanto nei meandri della psiche umana. Perché Holden è in grado anche di raggiungere gli assassini, scovandoli grazie alla google maps soprannaturale della sua mente. Vuole confrontarsi con loro e ha chiesto a Dylan di accompagnarlo  nelle loro case, nella speranza che quei frammenti di memoria non lo tormentino più. Sarà la nascita di un nuovo supereroe?


Quasi un episodio di Medium, ma senza tette: Esordisce su Dylan Dog l'autore Matteo Casali, accompagnato dagli ottimi disegni di Nizzoli. Casali è attivo da diversi anni nel campo fumettistico, ha lavorato per la Vertigo e anche per l'uomo pipistrello della DC comics. Di suo ho letto l'adattamento a fumetti di La neve se ne frega, tratto dal romanzo di Luciano Ligabue e pubblicato da Panini Comics qualche anno fa. E mi è piaciuto. Casali struttura questo numero 359 come una puntata pilota  Medium/Ghost Whisperer. Presente quei telefilm dove una protagonista "bona" con la quarta di seno "sente le voci dei fantasmi" e va in giro a risolvere casi irrisolti? Qui accade più o meno lo stesso, ma ad avere i poteri è un personaggio tormentato,  che se non guidato sulla retta via potrebbe quasi diventare un potenziale Villain. In pratica si è passati dalla "bona al cattivo". E non c'ha manco le tette!! Battute a parte l'Holden di Casali è interessante e inconsueto come eroe. Sgradevole e manipolatore. Spesso trattato male perché accusato dei crimini che "vede" e soprattutto rancoroso, anche per via della sua difficile condizione di vita. Fantasticando sul suo "potere mutante" potrebbe davvero, se lo volesse, rubare l'identità o ingannare chiunque. Certo può lavorare solo su frammenti di ricordi, ma potrebbe bastargli. In più è anche  un "guscio vuoto", una spugna che assorbe ricordi altrui senza filtri e ha già chiare, e deviate, intenzioni da giustiziere. Se iniziasse a fare confusione e iniziasse a giudicare le persone solo dai frammenti che vede dalle sue visioni sarebbe un bel guaio. Dylan deve quindi aiutarlo non solo a combattere il male, ma anche cercare di fare in modo che il suo cliente non passi nel lato oscuro. E'quindi l'ennesimo numero di "Dylan Dog assistente sociale", la collana parallela segreta che conta ogni mese sempre più lettori entusiasti? lo so che ci siete!! Fatevi sentire!!!! Questo numero è tutto per voi 6!!! Yeeeh!! 
Scusate avevo appena detto "niente fesserie"... Sono un ipocrita. Torniamo a noi. Come anticipato, Holden non è proprio un tipo malleabile, anche se ha un certo fascino misterioso. Cadavere dopo cadavere, assassino dopo assassino Dylan cerca di far emergere qualcosa dal pozzo nero della memoria di Holden, qualcosa che si è annidato sul fondo, schiacciato da questa ipertimesia soprannaturale (e forse causa del superpotere stesso).  E qui ci sarà un colpo di scena interessante... 

SPOILER 

Holden ricorda male le cose, e quindi è pericolosissimo 

FINE SPOILER

...seguito da un altro che invece lo è per me di meno. Perché Casali riesce a conduce in un affascinante labirinto psicologico, dimostra di conoscere e gestire bene i personaggi storici della serie (molto buoni Groucho e Bloch), ha talento nell'impostare le scene oniriche che da sempre caratterizzano questo fumetto capitalizzandone la fama, sa creare la giusta tensione e riesce a trovare la vena malinconica giusta a dare cuore al racconto, ma manca di qualcosa. Questo numero poteva essere un "episodio pilota", ci sarebbe stato da dire e sviluppare molto di più e invece si arriva a pagina novanta e poi "il buio". Come debutto non è davvero niente male e tutto regge per "sole" 90 pagine comunque su 98. Purtroppo. 

Il finale non va:  Poi arriva il finale con annesso "spiegone" di 11 pagine e, mamma mia, cadono le braccia. Non so a voi, ma a me è parso un vero pasticcio che arriva a minare l'ossatura di tutto il racconto. 

SPOILER 

parlo della contorta storia dell'"abbandono del bruchino", che farebbe arrossire anche il più integerrimo degli animalisti nel suo parallelo e sovrapposizione onirica con "la fine dell'amore di una vita"...

FINE SPOILER 

Ad aggravare la cosa sembra si volesse arrivare a quel punto fin dalla copertina di Stano, che fosse quella l'idea forte,  e ci sono almeno una decina di tavole che mirano a confermare la tesi.  Ma non voglio dare la colpa della "debacle" finale solo all'autore, per me nelle ultime dieci pagine è mancato davvero "il team". Io posso capire che un'idea inconsueta appaia buona e interessante nella testa dell'autore (può capitare a tutti) e che in tutta buona fede questo cerchi di trasmettere con tale spunto al lettore delle buone vibrazioni. Però una volta che si mette su carta una bizzarria ci deve essere un redattore che la legge, un disegnatore che ne fa i primi schizzi, un supervisore che la controlla, quello del lettering che la scrive, magari anche il copertinista che ne trae spunto. In generale mi chiedo, tra tutto questo mucchio di gente (che l'ha vista questa idea per poi gradualmente concretizzarla sulle pagine) è possibile che una trovata del genere, la trovata da cui deriva la copertina per intenderci (quella che Stano ha realizzato regalandoci anche un Dylan strabico) sia piaciuta a tutti? Nessuno ha pensato che si dovesse tirare il freno a mano prima di far deragliare quelle 10 pagine finali? A me questo finale ha depresso più della caduta di Nibali alle olimpiadi, avvenuta anche lei negli ultimi 10 km/ pagine. Ma forse sono io a essere poco sensibile a certe tematiche. Si vede che il team Bonelli ha scorto in queste pagine una bellezza e limpidezza di intenti tale che "così e solo così va bene" e sono forse solo io sbagliarmi. Magari c'è stata una tale convinzione, dispendio di mezzi e determinazione sull'effetto finale voluto e raggiunto che alla fine questo finale piacerà a tutto il mondo. E magari solo io, stronzo, non sono stato in grado di capirlo. Ma il resto del viaggio, 90 pagine, "dai a Cesare...",  me lo sono goduto. 

I disegni: Nizzoli regala ottime tavole a questo numero. Ha uno stile ordinato e chiaro, i suoi personaggi sono espressivi e realistici ed è davvero bravo con i paesaggi, soprattutto quelli agresti e quelli urbani degradati delle prime pagine, davvero immersivi. Molto bella la sequenza di pagg.  6-11, soprattutto la prima vignetta di pagina 11 è davvero "potente" (a me ha ricordato, per posizione e "scocciatura", una splash page del primo numero di The Tenth di Tony Daniel, della Imagine Comics, roba figa dei tardi anni 90).  Belle anche le sequenze di pagg. 44-47, 58-59, 82-99. 

Conclusione: Casali è interessante come autore, ma a mio parere deve essere guidato meglio. Riesce a gestire bene i personaggi sulla scena, conosce il modo giusto per costruire la tensione e si fa leggere "avidamente". Questo suo thriller sovrannaturale potrebbe per me avere anche un bel seguito (e potrebbe essere imprevedibile)
Nizzoli è perfetto per le atmosfere gotiche, mi piace moltissimo. 
Le ultime dieci pagine invece per me (qui si parla sempre a nome proprio, noi non rappresentiamo nessuna "categoria") sono piuttosto problematiche e lasciano un po' l'amaro in bocca, nonostante il resto fosse stato niente male. 
Talk0

N.B. Sul finale SPOILER sembrerà strano ma anche a me, un po' come a Dylan, quando sono arrivato alle ultime pagine è venuto in mente un ricordo di infanzia in cui ho schiacciato un grillo per poi rimanerci malissimo (di fatto io se posso non schiaccio mai niente...). Sono rimasto sorpreso. Forse è la dimostrazione più tangibile che l'idea non era così male, che tutti "ancestralmente" abbiamo avuto questo tipo di colpa e seguente rimorso, che almeno una volta siamo stati carnefici. Mi ha ricordato anche un passaggio del manga dei Cavalieri dello Zodiaco dove Lune giudicava Seiya per aver torturato durante l'infanzia dei piccoli animali. La cattiveria, anche se "inconsapevole" nei bambini esiste. Tuttavia non ce la faccio davvero, pur con tutto il simbolismo del mondo, a mettere sullo stesso piano un bruco e una persona. Si vede che sono una brutta persona FINE SPOILER.

lunedì 8 agosto 2016

One-punch man - la prima uscita dell'anime in Italia by Dynit!


Iper-sinossi a opera della opening firmata dal supergruppo dei JAM Project: certo non devo essere io a dirvi chi sono i JAM Project e quanto sono immensi, ma Wikipedia può farlo:


Sappiate che anche per One-Punch hanno sfoderato un dannato capolavoro che per truzzeria e potenza esprime al 1000% lo spirito di questo anime. Pertanto vi invito subito alla visione, correlata ai sottotitoli italiani. Il succo di tutta l'opera è nel testo di questo brano... ed Hironobu Kageyama è figo quanto Brian Johnson...


Sinossi fatta male: Saitama è un deprimente disoccupato con la faccia da "uovo" di venticinque anni che vive nella deprimente città Z, in un deprimente micro appartamento con la sola compagnia di una deprimente pianta grassa (in questo ricorda un po' il Leon di Luc Besson). I fondi per il suo sostentamento (lo finanzieranno i genitori?) devono essere pochissimi o in ogni caso deve essere un deprimente super tirchio, sta di fatto che il nostro eroe ha una vera e propria deprimente ossessione per ogni tipo di promozione  e "sconti tre per due" sui prodotti alimentari pubblicizzati dai volantini dei deprimenti supermercati locali. Saltare una sola offerta comporta in lui assurdi stati di rabbia, depressione, persino fasi catatoniche. Nei pochi deprimenti metri quadrati in cui è racchiuso l'universo quotidiano del nostro eroe c'è sempre accesa la tv. Ma è sempre collegata al canale dei notiziari, "l'occhio" con cui Saitama guarda il mondo. Perché Saitama, il deprimente Saitama, ha un hobby per il quale è fondamentale informarsi in modo fulmineo per subito entrare in azione. Nel suo tempo libero (libero "da cosa" è il vero mistero, almeno per il momento), in un mondo distopico in cui attacchi alieni, meteoriti, scienziati pazzi, organizzazioni segrete e anarchici palestrati ogni giorno cercano di distruggere tutto, Saitama  è il simbolo più forte del bene, il supereroe più forte in assoluto. Colui che indossato un costume giallo e un mantello bianco, abbinati da un daltonico con stivali e guanti rossi, incarna al meglio lo spirito della giustizia e dell'altruismo. Colui che ha preferito a una vita da impiegato quella del supereroe e per farlo si è sottoposto a un super allenamento segreto che lo ha reso calvo. Colui che è diventato tanto forte da essere in grado, con un solo singolo pugno, di porre fine a qualsiasi minaccia. Nonostante  la potenza e tutto il bene che fa per il pianeta,  nessuno riconosce mai il deprimente Saitama per strada, nonostante combatta senza alcuna maschera. Vuoi forse per il deprimente vestito da supereroe, un po' economico e dai colori male assortiti. Vuoi perché steso l'ultimo alieno cattivo arrivato in città lui se ne va diretto, ancora con indosso il costume, nel mini-market più vicino a collezionare i punti fragola. Vuoi perché a lui non importano la pubblicità e le medaglie, è un lupo solitario fiero di esserlo e agisce spesso per pura ebbrezza della lotta. Quello che maggiormente deprime Saitama della sua carriera di supereroe è il fatto che essendo così assurdamente forte non trova alcun godimento nell'affrontare anche le sfide apparentemente più estreme, con gli avversari più forti e apocalittici. Un pugno e tutto finisce, deprimendolo. E dopo aver salvato il mondo, per l'ennesima volta, la sera torna nel suo micro-appartamento, a dare l'acqua alla sua pianta grassa con l'annaffiatoio a forma di elefantino, prima di mettersi a studiare ossessivamente gli sconti del mini market per pianificare le offerte del giorno dopo. La solitudine dei numeri primi alla ennesima potenza. 
Ma qualcosa sta per cambiare! Il cyborg  Genos, un eroe solitario in cerca di vendetta contro cyborg malvagi, dal carattere invero piuttosto deprimente incontra Saitama nella "caccia alla zanzara" più assurda di sempre. Riconosciuto il suo valore, è pronto a diventare suo discepolo e forse unico amico. Ma soprattutto lo informa di qualcosa che potrebbe cambiare la sua vita. Gli eroi registrati, e Saitama non lo è perché non ci ha mai pensato, vengono pagati. 



Di colpo il supereroe pelato decide di andare a farsi conoscere nel vasto e variegato mondo dei tizi in calzamaglia. Diviso equamente tra gente potentissima e pazzi mitomani. 
Ma quindi è un manga/anime deprimente? Assolutamente no, è da spisciarsi dal ridere, crea una certa dipendenza e contiene alcuni dei combattimenti più Fighi che abbia mai visto!

io sarei una immagine cristologica? ma fatela finita!!

Da One a Mad House passando per Murata, perché i tizi in calzamaglia oggi spaccano pure in oriente: Arriva finalmente in home video uno dei più recenti e meritati successi internazionali del fumetto e animazione giapponese. O almeno arriva per quelli che lo hanno prenotato On-line o presso i negozi autorizzati, tutti gli altri sono liberi di deprimersi aspettando una eventuale versione "non deluxe" (che prima o poi arriverà, forse). One-punch Man nasce più o meno nel 2009 come fumetto digitale a opera dello scrittore e disegnatore esordiente One, diventa nel 2012 fumetto cartaceo stra-bello grazie alle matite e allo stile ultra - cinematografico di Murata (già arrivato al quinto volume nella buona edizione italiana by Planet Manga, con la jappo che è arrivata a quota 11 e continua ancora a registrare un successo pazzesco di critica e pubblico) e infine, con la supervisione di One stesso, diventa nel 2015 un anime a opera del prestigioso studio Mad House, diviso in 12 episodi (che coprono più o meno i primi 7 volumi) che vanno a formare una virtuale "stagione 1" (si pensa a una seconda intorno al 2017) che ora Dynit porta in Italia in home video, in tre uscite, dopo la ormai consueta e seguitissima programmazione simulcast sul canale VVVVID. One-Punch Man guida la recente nuova ondata di "manga supereroistici" che sta sbancando un po' ovunque, filone che annovera anche  My Hero Academia, da poco diventato anime per lo studio Bones, e quel bellissimo e purtroppo da noi ancora inedito Tiger & Bunny (Dynit , se ci sei batti un colpo. So che in passato hai rifiutato Tiger & Bunny perché dicevi essere "troppo giapponese"... E lì ci hai visto bene quanto Ray Charles... Ma sei sicura che non venderebbe un botto assurdo ora che al cinema e nei manga siamo nella "Era dei Supereroi"? Pensa che ci sta per girare un adattamento cinematografico Ron Howard, tanto è "giapponese"!!!). 


E' in effetti strano vedere opere giapponesi che riprendono il genere americano per antonomasia e di sicuro questo è il risultato dell'attacco mediatico che ha oggi posto gli eroi in costume ai vertici della popolarità. Ma è interessante vedere come si fondino in modo originale manga e comics. In My hero Academia c'è una scuola di eroi che richiama l'istituto degli X-Men (mi ricorda un bel ciclo di "Wolverine e gli X-Men" con Logan preside) intesa  però come il classico istituto politecnico dove si ambienta il classico manga scolastico di formazione (ovviamente molto action), ma soprattutto dove "i più grandi poteri (qui chiamati "quirk") da cui derivano grandi responsabilità" devono essere passati alla nuove generazioni, perché anche gli eroi invecchiano e forse muoiono (un concetto di Legacy caro anche in DC comics). Tiger & Bunny paragona gli eroi agli sportivi professionisti, facendone costante oggetto di gossip e ricoprendoli di spot sul costume (accadeva anche a Booster Gold della DC...),  ma focalizza l'attenzione su un eroe vecchio e malconcio, quasi alla Rocky Joe, che fa squadra con un giovane fighetto, insegnandogli il senso di sacrificio e i valori di una famiglia. In Tiger & Bunny si legge tra le righe che non c'è troppa differenza tra gli eroi mascherati alla Kamen e i supereroi americani, se non il fatto che i lettori moderni si sono dimenticati di questa connessione. One punch-Man invece prende virtualmente i supergruppi stile la Justice Leage o gli Avengers e ci legge all'interno la società moderna sempre più individualista e raccomandata, quella che bada solo al suo "orticello", cioè l'esatto contrario della logica del "super gruppo" (l'affrontare insieme le minacce più grandi) quanto dell'essere altruisti. Ma da questa premessa ribalta le carte, muovendosi su un solco già tracciato alla grande da Akira Toriyama (Dragonball) e che non dispiacerebbe a Garth Ennis (The Boys). Perché le eccezioni a questa società distorta ci sono, anche se apparentemente agiscono per i motivi sbagliati. 
Di One-punch man sto leggendo ora il fumetto pubblicato da Planet Manga (e leggo in parallelo My Hero Academia della Star Comics. Consiglio anche a voi questa "combo") come sto vedendo ora il relativo anime distribuito by Dynit. Sono partito quindi in stra-ritardo rispetto ai fan duri e puri delle scan e dei sub, ma sono in palla. Saitama è grandioso come un po' tutti gli eroi strampalati di questo mondo. Menzione di stima al "ciclista della giustizia", di cui parleremo più avanti. Mi sto divertendo un casino, come non mi succedeva da un sacco di tempo, ho davvero una voglia maledetta di vedere/leggere nuovi episodi anche se so, mannaggia, che non ce ne sono ancora tantissimi e che One minaccia di essere parecchio lento nel proseguire la storia, se è dal 2009 che scrive e ancora non ne esce una seconda stagione animata da dodici episodi. 


Un anime ultra-dinamico, ultra satirico e con i fighetti che fanno la figura dei fessi.  La prima cosa che mi ha colpito sono i disegni spacca - mascella di Murata, autentici "story board semi-animati" che vengono pedissequamente ripresi in animazione da Mad House scena per scena. Questa è un'opera almeno al 75% "visiva" e infatti il problema ulteriore a una serializzazione lunga è che l'autore ci mette magari tre mesi a disegnare cinematograficamente una storia che poi l'anime si "mangia" in mezz'ora. Visivamente convincono tanto nelle scene action che quelle umoristiche. Le scene action rappresentano orgiasticamente il sogno bagnato di ogni fan dei fumetti action tanto dei manga quanto dei comics americani, dai main-stream agli indipendenti (c'è pure una componente splatter che mi ha fatto pensare a Luther Strode della Imagine comics). Mostri giganteschi che mutano in continuazione diventando più grossi e aggressivi, città rase al suolo con palazzi che cadono ogni tre vignette, roba che esplode, fuoco, fulmini, un caos visivo degno della mezz'ora finale di Man of Steel. E poi c'è la parte grafica "comica" che irrompe in scena sempre dove non ce la sia aspetta, con Saitama che si esibisce in facce da imbecille da antologia e con i peggiori mostri spaziali che da una scena all'altra appaiono come dei pagliacci. La "caccia alla zanzara" del secondo episodio è solo uno dei mille esempi di come action e commedia si amalgamino alla perfezione.  La seconda cosa che mi è arrivata dopo un tale big bang visivo è ovviamente, per esclusione, la trama. Dissacrante a dir poco. Narrativamente One prende l'epica moderna (cosa sono in fondo i comics supereroistici oggi?) e la fa dialogare col mondo reale. Il male di vivere, la politica dei raccomandati, la disoccupazione giovanile e il consumismo. Prende tutti questi problemi e con la forza della satira ci piscia sopra in un modo così godurioso, allegro e ribelle (molto alla Garth Ennis) che è da applauso. Un altro aspetto  che apprezzo è One parla al mondo degli adulti. Si lo so, i perfettini direbbero: "Ovvio, il fumetto è classificato Seinen e non shonen... Ovvio che sia per adulti", ma quante sono di fatto le opere giapponesi che arrivano da noi con un personaggio principale effettivamente adulto, evitando le solite cacchio di trame pseudo-liceali col protagonista ragazzetto pseudo-sfigato piagnone? Per me sempre troppo poche. Per altri invece il personaggio timido- sfigato è così radicato, sclerotizzato nei gusti, che Saitama è stato invece subito sulle palle. Nonostante i grandi numeri delle vendite, perché è un'opera che si prende un po' "a prescindere", Saitama ha quindi diviso il fandom (il resto del cast no, ma lo vedremo in seguito). Saitama è esilarante, liberatorio, autentico. Non è il classico emo, in genere orfanello, bulleggiato, stressante nel solito percorso di crescita tra gioie e dolori, non ha la classica amica gnocca "al di là della sua portata, ma che lui non caga" a fargli da crocerossina, con un grande potenziale inespresso e un'intera vita di gioia futura davanti. Saitama "non c'ha più i brufoli in faccia",  è adulto, incompreso perché vive in un mondo spietato, con la faccia prevalentemente da scemo, senza una donna, abita in un monolocale brutto e c'ha pure il costume da eroe brutto. Si è impegnato, è arrivato al top del top del potenziale ma già non ce la fa più, si annoia, è ucciso dalla routine che ogni lavoro vero comporta, anche quello del supereroe. E per questo è diecimila volte più interessante, almeno per un "vecchio" come me, dei ragazzetti belli e dannati dei manga. Mi ci ritrovo in qualche modo. Ovviamente  alle ragazzine mangofile (almeno che io conosco) non piace quanto un Ken Kenichi o un Eren Jeager, ma per accontentare anche loro il manga gioca la "carta Genos", rendendole comunque contente.  


Saitama in fondo è come il Banana Joe del compianto Bud Spencer. Burbero e un po' infantile ma sempre positivo e invincibile. Uno che con i pugni (uno solo nello specifico può bastare) riesce a mettere a posto non solo il più tracotante dei cattivi, ma anche la più stupida e machiavellica società burocratizzata,  per poi tornare placido al suo nido, come niente fosse, a dedicarsi a mangiare una pentola di fagioli. Completamente al di sopra del sistema (e per questo adattissimo a criticarlo), cosparso di quella ingenuità un po' fessacchiotta che ha fatto la fortuna (e i detrattori) anche di Goku. E ugualmente a come accade in Dragonball il protagonista, uno che è un eroe vero, deve convivere con un mondo nelle mani di eroi "cazzari" stile Mr. Satan. Una intera legione di Mr.Satan malati di notorietà (laddove fare l'eroe diventa un lavoro retribuito e qualcuno è eroe solo a parole) che per alcuni lettori/spettatori sembrano molto più fastidiosi del mostro spaziale più tenace, ma che per Saitama sono semplici "figurine" inconsistenti da abbattere e ridicolizzare a turno. C'è poi tutta una sottotrama che riguarda i danni collaterali dell'azione degli eroi e dei loro doveri con la popolazione che arriva alle menate da panico stile Zambot 3. Un filone che trova un passaggio interessante nell'episodio dell'asteroide. Ma ne parleremo in concomitanza con la seconda uscita home video. 
One-Punch Man diverte. Un casino. Erano secoli che non guardavo-leggevo qualcosa di così leggero, appagante. Demenziale nei dialoghi quanto esagerato dal punto di vista grafico. Malinconico (stranamente e sorprendentemente) soprattutto nella descrizione dello stile di vita dell'eroe. Ludicamente liberatorio, nella capacità narrativa di One, simile in questo al Ryuhei Tamura del divertente Beelzebub, di abbattere tutti gli schemi convenzionali del manga action.

 
Il primo arco narrativo: Questi primi quattro episodi (più due oav speciali, compresi nell'home video, solo sottotitolati in italiano questi ultimi) ci presentano Saitama e il suo "side-Kick" Genos . Ci fanno interrogare, attraverso il capitolo sulla Casa dell'Evoluzione, sulla vera natura dei poteri del nostro eroe. Ci fanno conoscere il ninja fesso (ma fesso solo perché incontra Saitama, si potrebbe dire) Sonic il Supersonico.


Genos è ancora adolescente, disegnato come devono essere disegnati i ragazzi carini e taciturni (stile Rukawa di Slam Dunk), bello e tormentato. Effettivamente appena può cerca di rubare la scena e qualche volta ci riesce. Rappresenta il classico cyborg ultra-tragico alla Kyashan, sguardo triste e continuo senso di inadeguatezza. E se le ragazzine storcono il naso davanti a Saitama, con Genos si rifanno gli occhi. Genos è in effetti il personaggio un po' emo e disperato che "piace di default" e in altre circostanze potrebbe essere lui il protagonista di un manga seguitissimo, magari stile Tokyo Ghoul (e lo dico da fan anche di Tokyo Ghoul!). Ma purtroppo per lui si trova in un'opera dissacrante ed è costretto a fare spesso, proprio per la connotazione drammatica che lo identifica e che qui è veramente fuori posto, la parte del fesso. Un fiume in piena di parole, sempre in toni apocalittici. Seghe mentali infinite su quanto sia debole, su quanto deve essere riconoscente agli altri per essere arrivato dove è arrivato, su quanto deve impegnarsi per vendicarsi di qualcuno che ne ha decretato un tragico passato. E' cosi piagnone e dalla faccia "spenta" che sia nel fumetto che nell'anime c'è un momento in cui pure Saitama non gli sta più dietro. Gli si spegne il cervello stanco di ascoltarlo e lo implora di "sintetizzare" in dieci parole tutta la lacrimevole storia della sua esistenza. Nei combattimenti, pur essendo molto forte e determinato, Genos finisce sempre in pezzi e si trova costantemente a un passo dal premere il pulsante per la sua autodistruzione pur di salvare il mondo. In scene stile Sirio il Dragone dei Cavalieri dello Zodiaco. Di contro Saitama interviene a sabotare ogni spunto drammatico delle disavventure di Genos. Davanti a lui sventa in un minuto una invasione aliena per poi rammaricarsi di aver perso la promozione sul pesce al Lidl. Genos non capisce l'origine della super forza di Saitama e non capisce Saitama "in sé" (c'è a un certo punto una rivelazione sulla forza dell'eroe, ma ha quasi il tono di una truffa!) e annota febbrilmente su un taccuino tutto quello che sente e vede del suo maestro. Dal cibo che mangia alle sue letture dei volantini promozionali dei supermercati, dalla forma dell'innaffiatoio che usa per la sua pianta grassa alla disposizione dei mobili nel mini appartamento. Annota, compie calcoli matematici e fa grafici comparativi nella speranza di scorgere un senso logico che in Saitama non esiste. C'è tutto un oav in cui Genos si perde dietro all'analisi bio-chimica di una patata fritta che il suo maestro stava per consumare in un certo posto a una certa ora. Saitama vede questo girare a vuoto di Genos e cerca di tirare su come può il "cyborg che si sente un eroe inadeguato". Del resto è più grande di lui, è sopravvissuto all'adolescenza e vorrebbe fargli almeno da buon fratello maggiore. Così in tutta buona fede, con poca fantasia ma sentendo di fare qualcosa per aiutarlo, appena può se ne esce con qualche massima profonda, che suona però come una pillola di saggezza da accatto. Gli vomita addosso una tonnellata di ovvietà stile biscotti della fortuna che però sembrano sortire l'effetto giusto, visto che il ragazzo con aria concentrata subito le riporta nel suo taccuino degli appunti.  Genos e Saitama sono quindi una coppia pessimamente assortita, ma che proprio per la loro voglia di avvicinarsi, pur essendo agli antipodi, funziona alla grande. Di sicuro qualche lettrice ci vedrà pure del bromance, io solo tanto spasso.  


Anche Sonic potrebbe essere un personaggio di spicco in qualsiasi altro manga/anime, ma non qui. Ci viene presentato come un super cattivo capace di muoversi a velocità sonica che non si fa problemi a decapitare decine di persone. Belloccio e androgino al punto che all'inizio non è molto chiaro il sesso (se Genos pare Sirio, questo è decisamente Andromeda), quando uccide sfodera un sorriso da pazzo da antologia. 
Se Genos prova a capire Saitama, Sonic invece è ottusamente convinto di poterlo battere, anche davanti alla sua manifesta inferiorità. Per questo inscena uno scontro infinito su chi è più forte, destinato a protrarsi su più numeri e che ovviamente, data la tipologia di questa opera, non può che avere effetti comici. Il tema ricorrente che aleggia su Sonic è la sua virilità, che sarà messa alla berlina incidentalmente da Saitama stesso per poi essere fortemente minacciata dalle attenzioni del mitico supereroe "sesso-dipendente" Pri Pri Prisoner  (nel volume 4 del manga, episodio non presente in questo primo dvd) e poi dal signore degli abissi, che letteralmente lo spoglierà a unghiate. E' un personaggio che potrebbe crescere come antieroe magari. E poi è troppo fesso pure lui, non vedo l'ora che ricompaia. 


Creature frutto dell'inquinamento umano, superuomini sotto steroidi, ibridi umano-animali, criminali con corazze alla Iron Man. Tutti cattivissimi e tutti con qualcosa da dire di importante contro il "sistema". Nel mondo di One-Punch Man sono così frequenti e devastanti  mostri e super criminali vari che per salvare la popolazione ci sono dei veri e propri maxi rifugi antiatomici sempre attivi in ogni città e alcuni supereroi sono impegnati a tempo pieno per combattere nelle zone più calde. E' un mondo pieno zeppo di cattivi.
Ma appena incontrano Saitama tutto cambia e poverini non fanno in tempo a presentarsi ed esporre i loro importanti motivi per la distruzione del mondo che già sono ridotti in poltiglia. Certo a ben vedere sono tutti dei bastardi stragisti, ma fa specie constatare come appena attacchino con il classico "monologo altisonante" vengano letteralmente spiaccicati sul muro, ridotti a macchie di sangue, come zanzare schiacciate. Letteralmente a volte. Nell'anime per lo meno, come "contentino", il mostro appena spiaccicato legge la trama dell'episodio successivo nella preview post titoli di coda, ma il suo ruolo narrativo finisce lì. Se i dialoghi quindi "stanno a zero" in presenza di Saitama, quando l'eroe non è sul teatro dello scontro la situazione si capovolge completamente e i cattivi, anche se dall'aspetto buffo, sono in grado di spingere la trama quasi dalle parti del survival horror. Accennavamo sopra al corpo cibernetico di Genos che spesso si riduce in pezzi e questa condizione esistenziale non è dissimile agli altri eroi che provano a confrontarsi con i cattivissimi mostri di questo anime. Alla fine Saitama arriva, ma nel mentre infuriano zuffe colossali e incerte nell'esito. Mi sento anche in questo tornare ai tempi di Dragonball. Quando Crilin, Gohan e Bulma erano a raccogliere sfere sul pianeta Namecc circondati dall'esercito di Freezer. Ma questo è un tipo di situazione che si vedrà di più nel secondo "blocco di episodi", previsto in uscita all'inizio di settembre, quando entreranno in scena come comprimari di lusso i supereroi schizzatissimi che andranno a costituire un pantheon variegato di incoerente umanità. Da quel punto si andranno ad esplorare nuovi interessanti aspetti dell'essere "eroi". Ne riparleremo.
Questi primi quattro capitoli ci stanno bene insieme, descrivono un unico arco narrativo finito e fanno venire voglia di vederne altri ancora. Le animazioni sono uno spettacolo, la opening è uno spettacolo, i personaggi e la storia pure, ma mi sto ripetendo. Non mi sono dispiaciuti i doppiatori italiani scelti da Dynit e trovo in generale il lavoro della casa bolognese soddisfacente come sempre. 

Commento finale da puro fanboy: non ho la più pallida idea di come andrà avanti questa storia e temo fortemente che deragli dalla sua innata pazzia verso i pallosi binari della normalità degli action più "procedurali" , fatti quasi a tavolino. Per ora il viaggio è magnifico, l'umorismo quello giusto, l'azione esaltante come non mi capitava da parecchio tempo e forse solo di questo dovrebbe importarmi, di quello che provo oggi. Ho sempre amato i comics, soprattutto nei momenti di vita personale più difficili hanno costituito una valvola di sfogo sorprendente. Sono in debito di momenti bellissimi insieme all'Hulk di Peter David, al Daredevil e all'Ultimate Spiderman di Brian Bandis, agli Ultimates di Mark Millar. Confesso che ultimamente mi sono decisamente distaccato dai comics americani più main-stream a causa dell'ossessione attuale di costruire crossover infiniti e inutili, rimescolare i gruppi di supereroi e testate relative fino allo sfinimento e cambiare  continuamente i personaggi di razza e sesso alla disperata e insensata ricerca di un "politicamente corretto". Thor-versione-donna che limona duro con Falcon come in una copertina che gira adesso nelle edicole è decisamente troppo per me. One Punch Man e My Hero Academia mi stanno regalando la "normalità" di seguire dei gruppi di supereroi, senza dover saltare come un pazzo da una testata all'altra tra le mille incoerenze editoriali varie, con delle trame divertenti e disegni spaziali. Ho di nuovo la mia razione di supereroi e tanto mi basta, ma in più i giapponesi sono riusciti a metterci del loro in queste storie e soprattutto One, con One-Punch Man, riesce a illudermi (e spero che questo "abbaglio" duri parecchio) di riavere tra le mani un numero di Dragonball. Aprendo un nuovo albo mi sembra di tornare al 1996, quando ancora pischello di 19 anni, ero già un "pischello attempato", leggevo la saga di Freezer sul numero nuovo appena sfornato, alle 7.05 di un mercoledì mattina. Non vi nascondo che per un nostalgico come me questo è già il massimo e se poi aggiungete che la storia è splendidamente disegnata e divertente, come vi ho già scritto in una milionata di caratteri qui sopra, capite quanto mi stia piacendo. L'anime è in sostanza "il manga in movimento", quasi paro paro, ed è realizzato in un modo estremamente dinamico e appagante, con una animazione che supera di diverse asticelle il piattume sempre più dilagante tra gli anime moderni. Devono averci investito un casino e si vede. Continui campi e controcampi, inquadrature impossibili, disegni definiti, ottimi effetti speciali in computer grafica, fondali molto ricchi. Ottime scene action e ottimi siparietti "scemi". Il regista, Shingo Natsume, non a caso ha diretto anche lo stralunato Space Dandy (che purtroppo e colpevolmente è per ora uscito solo in simulcast), un uguale concentrato di umorismo e pazzia visiva dal ritmo travolgente. Non potevano trovare un uomo migliore per tradurre la "poetica" di One. La ciliegina è poi la opening dei JAM Project, una vera bomba atomica che fa gasare di brutto fin dal primo ascolto.


L'home video: Dynit fa il classico lavoro egregio cui ci ha sempre abituati. Buono l'adattamento e azzeccate le voci. La prima uscita regala un bel box dove contenere anche le altre due, ogni split-case incorpora una copertina da sfilare dall'alto sullo stile de L'attacco dei giganti e ha dentro oltre al dvd anche il blu ray, una cartolina e un bel libretto illustrato con anche delle interviste. La qualità audio e video è elevatissima, considerando anche che il master è recente e "bello pompato". Gli extra comprendono due oav, di una decina di minuti l'uno, dello stesso livello visivo degli episodi, presenti solo in lingua originale con i sottotitoli. Sono molto carini, hanno pure dei "mostri inediti propri" e vanno idealmente a espandere la trama degli episodi. Il prodotto è davvero valido. 

Il patetico pistolotto finale sulla crisi delle vendite, utenti insensibili e bla bla bla, ad uso e consumo di vecchi lettori nostalgici alla quinta birra dopo le due del mattino: Giusto una nota a margine sul sistema di pubblicare l'anime in sostanza solo "su prenotazione". E' un sistema interessante perché permette di recuperare subito i soldi per la lavorazione ma forse castra un po' il mercato, è difficile che si venda per il passaparola e in sostanza questo articolo l'ho fatto nella speranza che su Amazon o nelle fumetterie siano disponibili delle copie in più, per coloro che non sono così informati del mercato. Mi auguro davvero poi che molti "informati" non abbiano preso in considerazione l'acquisto solo in vista di una futura versione home video più economica. Perché quando leggo dalla mia copia numerata che di questa versione di One-Punch Man sono state stampate solo 1.500 copie mi sale davvero una tristezza infinita. Magari sbaglio io, sono un dinosauro che colleziona ancora cartoni animati quando ormai la regola è almeno da 15 anni quella di scaricarli subbati e la "moda del momento" è pagarli su Netfix. Però è un peccato che questo mercato, fatto di tanto impegno e passione, sia così ristretto, senza essere minimamente sostenuto da quelli che dovrebbero essere i fan dell'animazione giapponese in Italia. Anche perché il futuro potrebbe essere triste anche per coloro che sono abituali fruitori di fansub nostrani. Se realtà gigantesche come Crunchyroll iniziano a comprare tutto per tutto il mondo, continueranno a tradurre male come traducono ora se vedranno che il "pubblico non c'è" e la spesa sulla qualità non vale la candela. Forse i più mi risponderanno "tanto ci sono i sub  in inglese!" e avranno pure ragione, ma io ci terrei davvero che realtà come Yamato Video, Lucky Red e Dynit, che negli anni hanno alzato sempre più in alto l'asticella della qualità, pure riuscendo a portare gli anime al cinema, continuassero a esistere. Se la pensate come me e se, soprattutto, il prodotto vi piace, vi invito quindi sempre a sostenere gli editori nostrani.

E che dire della cover della opening a cura del grande  Jonathan Young?




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