martedì 27 febbraio 2018

Vita da vampiro - What we do in the shadows


La recensione della Horror - comedy di Jamaine Clement e Taika Waititi - una bella idea per una "doppia visione" insieme all'imminente home video di Thor Ragnarok



- Sinossi fatta male: Com'è la vita di un vampiro? Un perenne e struggente dramma greco sul tormento del sangue, la seduzione decadente, la lotta contro la luce e contro altre similari creature tragiche, licantropi in primis? Forse. Certo qualcosa di vero c'è, di sicuro i film a qualcosa si ispireranno, ma quella non è davvero la routine di tutti i giorni. Per la maggior parte  i vampiri potranno poi essere di fatto dei solitari e decadenti nobili che vivono in castelli diroccati, ma c'è tra loro gente che ha cercato di modernizzarsi e, per esempio, ha scelto di andare a vivere insieme in un appartamento in Nuova Zelanda. Non sempre le cose sono facili, soprattutto quando i vampiri sono nati in epoche diverse. Ti ritrovi in casa un vampiro di ottocento anni che parla poco, dorme in cantina e non pulisce mai la sua stanza dal sangue e viscere delle sue prede. Se c'è un uomo del Medioevo, quello potrebbe amare vestirsi con terribili pellicciotti alla Vin Diesel, esibirsi in terribili balletti folcloristici e non avere nessun rispetto per i turni di pulizia in cucina. Se hai in giro un vampiro "ribelle e dannato", questo potrebbe considerare eccitante raccontarti di come ami trasformarsi di notte in un cane per fare sesso nel parchetto. Se poi c'è un vampiro dandy vittoriano amante del pulito, preparati perché potrebbe facilmente deprimersi se quando morde al collo una vittima, pur essendosi premurato di coprire i mobili per non sporcarli, gli capita di beccare una arteria che schizzerà  irrimediabilmente di sangue tutta l'abitazione. 

In effetti i vampiri moderni hanno anche più problemi che i "classici". Se non vengono invitati, i vampiri non possono entrare nei locali notturni e, se vestono e si comportano come dei matusa, nei locali più fighi non li fanno proprio entrare. Dei servitori poco attenti possono fare casini con la spedizione della bara e il vampiro può girovagare per anni come un bagaglio abbandonato. E poi le donne che chiedono sempre di essere trasformate in immortali, le trasformazioni che con l'età non funzionano più bene, i problemi a rimorchiare le vittime con internet, i nuovi vampiri che fanno i fighetti come in Twilight, quei Rompipalle fanatici dei cacciatori di vampiri... Insomma, ci sono un sacco di casini per i vampiri moderni. Certo i licantropi se la passano pure peggio, con i loro corsi per il controllo della rabbia, i pantaloni della tuta che si rompono nella trasformazione; l'uso delle parolacce che scalda troppo gli animi quindi è vietato. Ma stiamo sui vampiri. Per capire come se la passano davvero una piccola troupe ha deciso di realizzare un documentario per svelare una volta per tutte cosa fanno questi figuri mentre stanno all'ombra del mondo.


- La miglior commedia horror da un casino di tempo e manco me la fate uscire al cinema? "Chi diavolo è Taika Waititi? Portatemi la sua testa!! Thor non può essere buffo!! Thor un dio metal!" Questo è un po' il commento più pacato dello spettatore fan-indignato-medio dopo la visione del cinecomic Thor Ragnarok, diretto proprio da Taika Waititi. Il fan-indignato-medio probabilmente è uno che ha magari saltato le storie di Peter Milligan, Walter Simonson, Garth Ennis, Mark Millar (omissis)... e quindi, impreparato, ci è rimasto male al fatto che Thor potesse "anche" essere un eroe divertente. Chi non è uscito di sala da fan-indignato-medio invece si è divertito parecchio con l'approccio action/comedy dell'ultimo Thor (alcune scene sono per me davvero spassose), andando a ricercare magari qualche altra opera di Waititi in home video, senza trovarla. Ci viene incontro Midnight Factory, che va a recuperare questo What we do in the shadows, tradotto in modo scarsamente fantasioso e opaco in Vita da vampiro. Ed è una bomba, ve lo anticipo già da ora, uno dei film più divertenti che ho visto negli ultimi anni. Waititi e Clement prendono almeno quattro degli archetipi vampireschi più noti (diciamo anche cinque, ma non voglio fare spoiler). Il vampiro Viago (Waititi stesso) e il vampiro Deacon (Jonathan Brugh) sono i dandy decadenti alla Ann Rice, il vampiro Vladislav (Clement stesso) è il succhiasangue per antonomasia di Bram Stoker, il vampiro Petyr (Ben Fransham) è un pelatone sinistro dalle parti di Murnau, il vampiro Nick (Cori Gonzales-Macuer) con la sua voglia di volare per aria e vestirsi da ragazzino sembra uscito dall'opera migliore di Joel Shumacher e ama "giocare con il cibo" come i "ragazzetti" di Stephanie Meyer. Insomma, qui stiamo facendo la summa e la sintesi della storia della letteratura e del cinema "vampirico", con un'ironia e genio non inferiori a quelli di Wright e Pegg in Shaun of The dead e quasi in zona Mel Brooks. Perché non si scappa, tra momenti di finta epicità, vita comune e satira pungente, i nostri vampiri sono tutti degli amabili cretini, perennemente fuori dal loro tempo, goffi, pure teneri, molto autoironici e con i piedi così piantati per terra che te li potresti trovare in coda alle poste. Si ride e a fine visione si vuole ricominciare, in loop, segnandosi le battute più divertenti e i momenti più scemi. 
C'è un'assurda musica gitana di sottofondo, stile Bregovic, che unita a una scenografia e a costumi amabilmente dimessi fanno sembrare di trovarsi in un film di Kusturica. C'è poi la tecnica di ripresa e lo stile narrativo da mokumentary, che continua a inseguire una assurda logica realistica (anche con una tecnica di ripresa artigianale ma rocambolesca, per quanto "buffa") che non fa che accrescere la ilare follia del tutto. C'è una scena, quando i vampiri per picchiarsi tra di loro si trasformano in piccoli e incazzati pipistrellini grandi quanto palline da tennis (e che si comportano quasi di conseguenza), che è da mettere di diritto nell'antologia del cinema. Ma il film di cose così ne è pieno. Se non siete degli eterni "musoni", questo è un film da non perdere per nessun motivo. C'è ironia, tenerezza, molta "umanità", attori davvero bravi è una regia serrata, complice e divertita. In fondo anche in Thor Ragnarok Waititi fa lo stesso. Prende degli dei spaziali fuori dal tempo e li caccia nel nostro mondo moderno, mettendoli davanti al fatto che ora "vivono lì ". E se sono conosciuti e amati come delle rockstar (sulla Terra e non) è naturale che inizino a sentirsi tali, rinnovino il loro lessico e inizino a ragionare sul fatto che ora sono quasi dei wrestler, destinati a combattere prima o poi con un tizio verde. Vederli passare "da divinità a wrestler" per alcuni spettatori è stato un passo troppo grosso, ma per me ha favorito a mettere in luce l'umanità dei personaggi. Esattamente come accade a questo manipolo di sfigati e dolcissimi vampiri che vivono sotto lo stesso tetto in Nuova Zelanda. 
Midnight Factory confeziona un bell'home video, con all'interno l'ormai consueto libricino pieno di curiosità sulla produzione della pellicola. L'immagine è molto buona, peccato che oltre il trailer non ci siano altri extra sul disco. Ma il fatto che sia arrivato in Italia (al di fuori del circuito dei festival), seppur in stra-ritardo, è una vera manna. 
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domenica 25 febbraio 2018

Black Panther - la nostra recensione del nuovo film del Marvel Cinematic Universe



- La "festa della Pantera Nera" (Forrest Gump. Cit.) Nel continente africano, nascosto da un muro invisibile come quello dell'isola di Wonder Woman, c'è il Regno di Wakanda, ma è più hi-tech (infatti è fatto non dalla magia, ma da pannelli solari ecosostenibili, con cui nel Wakanda ci corazzano pure i rinoceronti da guerra). È un regno così figo che le gerarchie militari sono interamente composte da donne fighe come le amazzoni che ci sono in Wonder Woman, ma più hi-tech (infatti usano armi moderne e così facendo non si fanno ammazzare dal nemico numero uno delle amazzoni armate da secoli solo con arco, il nazista di metà novecento con il mitra), con a capo la figura femminile più figa dell'immaginario collettivo degli ultimi 35 anni,  Michonne di Walking Dead (Danai Gurira, che con la testa rasata a zero ho riconosciuto sei ore dopo lo spettacolo, a casa, cercando in rete video porno). Il suo sovrano, che incarna la cosiddetta "Pantera Nera" (Chadwick Boseman, un attore che ha interpretato alla grande James Brown in Get on up), è benedetto da un potere mistico di origini mitiche (che fa un appena velato riferimento a tutto quello che si è visto di psichedelico nel Re Leone della Disney), ha per mamma una gnocca come Angela Bassett (sempre regale e magnifica, oggi come vent'anni fa in Strange Days) e per sorella una genietta nerd (la simpatica Letitia Wright) che gli crea apposta roba hi-tech e gli permette di andare in giro con un aereo invisibile, come quello di Wonder Woman (almeno la serie TV, al cinema lo vedremo nel secondo episodio sempre diretto da Patty Jenkins), ma probabilmente più hi-tech (di sicuro Pantera c'ha sull'aereo uno stereo con subwoofer da paura, oltre che uno strano sistema di navigazione virtuale compatibile con il kinect della sua X-box). C'è gente probabilmente malvagia, potente e di origine greca (al secolo  Ulisses Claw, Il personaggio del sempre più simpatico e gigione Andy Serkis, ha un nome che è infatti di origine greca... stiracchiato ma ci sta) che per "lavoro" si occupa di armi e guerra e che cerca da sempre di entrare nel Wakanda esattamente come Ares in Wonder Woman, ma è gente più hi-tech (infatti c'ha il braccio bionico come il mitico Albert Heinrich, il Cyborg 004 di Hishinomori). Wonder Woman voleva aprirsi al mondo, seguendo l'adagio: "Ma a cosa acciderbolina servono le amazzoni come paladine della Terra, se poi stanno tutto il giorno su un'isola invisibile?" La Pantera Nera, da generazioni, non vuole aprirsi al mondo, seguendo l'adagio, più hi-tech: "Siamo più avanzati della Apple nella telefonia per via del nostro vibranio, cosa ci andiamo a fare nel resto del mondo, tra i bifolchi che non hanno manco la banda a 4G?". Perché è questo il senso profondo della Pantera Nera e del Wakanda: uno stato super tecnologico segreto creato grazie alla tecnologia del vibranio e con lo scopo di proteggere dal resto del mondo il vibranio. Il vibranio (per cui al momento non trovo altri sinonimi che "vibranio") è uno dei massimi mumbo-jumbo dell'immaginario Marvel, un po' come il lazzo della verità di Wonder Woman, ma più hi-tech. Sappiamo, anche da questo film, che il vibranio è il materiale più raro e duttile dell'universo, arrivato sulla Terra milioni di anni fa con un meteorite che ha colpito il Wakanda. Sappiamo che il vibranio si riesce a lavorarlo in qualche modo misterioso e non inquinante, probabilmente con la stessa logica Marvel di Iron Man sfoggiata in Age of Ultron. Roba tipo: "Ehi, Bruce, uomo più intelligente del mondo dopo di me, ascolta un po'. Ho appena analizzato il bastone di Loki e ci ho ricavato, da dei dati trovati e misurati chissà come, un disegnino tridimensionale colorato di verde, del tutto senza senso e privo di scopo. Potremmo sovrapporlo col disegnino tridimensionale rosso senza senso che rappresenta i dati di Jervis e... creare l'intelligenza artificiale suprema!!!! Cioè in fondo il bastone di Loki funziona come un hard-disk esterno per immagazzinare tutti i Tb della memoria di Jarvis, permettendogli di avere gambe e braccia!!!!" 
Ad ogni modo il vibranio lavorato diviene duttile tanto per farci armi impenetrabili come lo scudo di Captain America, quanto come componente di sofisticati aggeggi tecnologici per le sue doti di conduttore di "energie varie" (tipo il corpo artificiale creato da Ultron per lui, ma poi trasformatosi nel corpo di Visione, perché in fondo il vibranio fungerebbe da hard disk esterno con le gambe... ok, seppelliamo del tutto questo argomento). Insomma, un parente anabolizzato e Wakandiano del metallo conosciuto come "rame", ma comunque più hi-tech di ogni roba di rame presente sull'isola di Wonder Woman. Con uno sfruttamento bassissimo del vibranio, i Wakandiani sono diventati la nazione più tecnologicamente avanzata del mondo e se fossero altruisti con una parte ancora bassissima di vibranio potrebbero permettere al resto del mondo di fare il passo evolutivo che Bill Gates avrebbe sognato, ma non lo fanno. La tecnologia "wakandiana" non si divide, secondo le pantere nere. La cosa fa un po' arrabbiare anche delle "vere pantere nere" (su modello del movimento Black Panther Party for Self-defence, fondato nel 1966 e discioltosi nel 1982, tra cui hanno militato Malcom X e Martin Luther King), persone che lottano da sempre per una serie di diritti purtroppo ancora oggi preclusi alle persone di colore nel resto del mondo. Una di queste "pantere" è  Erik Killmonger (Michael B.Jordan, che è un attore pazzesco ed è stato Adonis in Creed, sempre diretto dal regista di Black Panther, il bravo Ryan Coogler), e se fosse per lui con il vibranio dovrebbero farci delle armi per fare una rivoluzione su scala planetaria. Killmonger vuole quindi entrare in Wakanda, magari usufruendo dei traffici strani di vibranio allestiti da Claw. Vorrebbe magari confrontarsi con una pantera nera isolazionista, vecchia, molle e inadatta al comando, rovesciare tutto e diventare la nuova pantera nera, facendo affidamento su una particolare circostanza che non vi dico per non fare spoiler. T'Challa, che è la pantera nera designata dopo la morte del padre, T'Chaka, vista in Captain America: Civil War  (il grande John Kani, interpretato "da giovane" da Atandwa Kani, che è stato un ottimo Nelson Mandela in Mandela: Long Walk to Freedom) potrebbe però dimostrarsi una pantera nera diversa da quelle passate. È innamorato della vita, un po' fesso, troppo rigido, troppo altruista anche per influenza della sua ex ragazza mai dimenticata Nakia (una splendida Lupita Nyong'o). Potrà essere un monarca ancora inesperto e confuso, ma con lui il Wakanda potrebbe forse uscire dal suo isolazionismo. Quale delle due "pantere" vincerà?



- Il peso della Storia in un cinecomic: Si parte con un campo da basket in quel di Oakland nel 1992, si cita la rivolta di Los Angeles, il movimento delle Pantere Nere, si allude in modo neanche troppo velato a figure come Mandela, Martin Luther King e Malcom X, si parla tanto di politica e si fa una intelligente satira, in ottica critica e "ribaltata in all black", sullo sfruttamento coloniale dell'Africa e sul modo in cui vengono trattate le minoranze etniche. C'è anche lo spazio per parlare di figure femminili forti e del modo in cui dietro a un grande uomo c'è sempre una grande donna. Black Panther è un film intelligente come era intelligente il fumetto di Lee e Kirby, creato proprio nel momento storico in cui c'era maggiore bisogno di un eroe di questo tipo, per venire incontro a un pubblico nuovo e in cerca di sogni di carta. Anche se la Pantera Nera è "impegnata politicamente" nel dare a un paese africano come il Wakanda il superpotere di esistere e avere la sua parte nel mondo, il film non è pesante quanto ce lo aspetteremmo. E meno male. Ha più la forma di una love story e quando il personaggio di Jordan inizia a catalizzare su di sé la storia arrivano davvero le cose interessanti, puro action da dramma greco, come le Amazzoni di Wonder Woman ma più hi-tech. Il film assume allora un significato più profondo, mettendo insieme i piccoli indizi che ha sapientemente seminato fin dalle prime scene e portandoci a un finale appagante quanto tragico, sofferto quanto importante come messaggio. Il cast messo insieme è ricco, tra gli attori che non ho citato sopra ci sono il simpatico Daniel Kaluuya che abbiamo già apprezzato nell'ottimo Get Out-Scappa! di Blumhouse, c'è Martin Freeman (che non capirò mai perché riesca a lavorare, tanto è "pacco" come attore. Mi sembra Gigi Sammarchi del duo Gigi e Andrea, ma senza la cadenza romagnola che lo rende simpatico), l'immenso Forrest Whitaker, il gigantesco ma simpatico Winston Duke. Coogler ci ha convinto quanto ci ha convinto in Creed e mi fa specie che gli attori di Creed assenti in Black Panther siano tutti stati di fatto assunti in altri cinecomic Marvel (Sylvester Stallone in Guardiani della Galassia, Tessa Thompson in Thor:Ragnarok). In Black Panther c'è una particina anche per la da noi noi amatissima Pylicia Ayers-Allen, la Claire Robinson della Famiglia Robinson televisiva, che in Creed è stata la vedova di Apollo, Mary Anne (dopo la scomparsa di Sylvia Meals). 


Gli effetti speciali e le scenografie hanno creato un Wakanda colorato, futuribile, pieno di influenze visive tratte dalle città asiatiche, ma anche con molti tratti distintivi della cultura africana. Gli effetti usati sulla Pantera Nera sono molto patinati ma gradevoli. È quindi un film perfetto? Ma assolutamente no! Il fatto che il film si prenda molto sul serio fa si che ogni tanto si prenda troppo sul serio e di contro alcune scelte di regia ci fanno qualche volta straniare in uno strano trip dove il film si confonde sovente con Il Re Leone Disney e Il principe cerca moglie con Eddie Murphy, che ha davvero tanto in comune con questo cinecomic, pure troppo, anche se meno hi-tech. Pur senza le solite battutine, questo film Marvel riesce quindi comunque, più o meno involontariamente, a far sorridere. Ma alla fine ci sta, il film è comunque godibilissimo e riesce a espandere ulteriormente il Marvel Cinematic Universe. A quando le Terre Selvagge? A quando l'inferno di Ghost Rider? A quando una versione non DC di Atlantide? Probabilmente presto avremo tutto, se avremo ancora la forza e la voglia di vedere cinecomic nei prossimi anni. Io confesso di essere già abbastanza stremato. Ma la Pantera Nera è stata l'ennesima conferma di una serie di film che pur tra alti e bassi mi hanno fatto passare delle belle serate al cinema in compagnia della mia famiglia e dei miei amici. Ed è stato bello trovare anche nel mio solito multisala molti bambini di colore (era letteralmente piena la sala)  con gli occhioni enormi e lucidi a fare il tifo per un supereroe che gli assomiglia e che per una volta non è la spalla comica di un altro personaggio. Forse anche Luke Cage dovrebbe farsi un giro fuori da Netfix, una volta o due. 
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martedì 20 febbraio 2018

I primitivi

 La nostra recensione del film animato sull'importanza del gioco del calcio nell'evoluzione della storia umana. Aspetto che, siccome siamo in Italia, nessuno ha provato per lo meno a pubblicizzare...



- Sinossi fatta male: Un tempo c'erano i dinosauri sulla Terra, l'uomo non se la passava benissimo ma già viveva, sovraffollato e incazzato, su quello che sarebbe stato conosciuto come il suolo inglese. Poi arrivò dal cielo, all'incirca verso l'ora di pranzo, un gigantesco meteorite. L'enorme palla di roccia e fuoco portava morte e distruzione, apriva crepacci lavici ovunque, incendiava tutto ma, in fondo, oltre a un po' di rogne climatiche di lungo corso, avrebbe portato con se il più incredibile degli sconvolgimenti sociali di sempre. Cosi, uno dei frammenti del meteorite si fece piccolo piccolo, divenne leggero se non quasi elastico, smussò gli angoli, si levigò, assunse una forma sferica quasi perfetta, accattivante... I primitivi si avvicinarono e iniziarono a toccarlo e subito dopo erano lì a palleggiarci. Si formarono spontaneamente due squadre, si definì un campo e la Storia umana ebbe inizio: il calcio fu. Le prime pitture rupestri sono di fatto schemi calcistici. Ora lo sappiamo. Anni dopo, parecchi anni dopo, in quello stesso luogo Dag fu. Dag (con la voce in originale di Eddie Redmayne e in italiano di Riccardo Scamarcio) è ancora evolutivamente un primitivo, con i piedoni, i dentoni, la faccia un po' da pirla e con il vestito in pelo con sotto le mutande in pelo. È tutto sommato un "giovanotto", ha come amico un piccolo e amabile cinghiale da compagnia, Grugno (il cui "verso" è dello stesso regista-capo della Aardman, Peter Lord), ed è rimasto fedele al motto di tutti i veri primitivi: "Arrivare prima!". Nel suo piccolo villaggio di primitivi è il primo a svegliarsi alla mattina, è il più entusiasta nel trascinare le attività di caccia del gruppo (che è effettivamente un gruppo di disorganizzati primitivi), il più carico all'idea di fare il grande passo evolutivo lancia in pugno e tattica in testa, ossia cercare di cacciare animali più grandi dei conigli. Perché magari, con il giusto impegno, con la volontà di tutti, insieme, si potrebbero cacciare pure dei mammut!! Il capovillaggio, Barbo (doppiato da Corrado Guzzanti), non è entusiasta neanche la metà di Dag. I mammut sono pericolosi e in fondo come fai ad affrontarli se già i conigli sono delle creature in grado di sbaragliare tutti i cacciatori del villaggio? In effetti di lì a poco la cosa sarà confermata, in quanto saranno tutti sbaragliati da un temibilissimo, astutissimo e quasi diabolico  coniglietto puccioso, ma la disfatta avrà delle conseguenze se possibile ancora più drammatiche. I nostri primitivi hanno scoperto di non essere soli in quella che in futuro sarà l'Inghilterra. C'è una tribù sconosciuta, potente, numerosa e tecnologicamente evoluta a solo due passi da loro, una civiltà che ha già raggiunto l'età del bronzo. Non c'hanno i piedoni, non c'hanno i dentoni e la faccia un po' da pirla, non vivono con cinghiali da compagnia e non si vestono con mutande intime di pelo. C'hanno le case, le armature, le monete, gli uccellini parlanti-mimi per le video-chiamate (una cosa spassosissima), ma soprattutto hanno uno stadio da calcio. Uno stadio e una squadra di campioni venerati, con tanto di figurine, gadget, poster e marchandising collegato. Lord Nooth (doppiato da Salvatore Esposito) è un sovrano avido e arraffone, i primitivi sono destinati a dover lasciare il loro villaggio a lui ma Dag ha un moto di rivalsa, sfiderà i campioni di Nooth insieme ai suoi compaesani a calcio, aiutato anche da una amica insperata, Gianna (Paola Cortellesi). Ma potranno dei primitivi affrontare dei campioni? Forse sì, perché le prime pitture rupestri con gli schemi calcistici si trovano proprio vicino al villaggio di Dag. I primitivi sembra che il calcio ce lo abbiamo proprio nel sangue... e nei piedoni..,



-W la plastilina!! Torna nelle sale la Aardman di Peter Lord, lo studio very very british di Wallace e Gromit, Shaun la pecora, Galline in fuga, Giù per il tubo, Pirati! Briganti da strapazzo. Sono un manipolo di sopraffini artigiani della plastilina, umoristi sagaci, cantastorie e in genere tra le persone che amiamo di più nel mondo dell'animazione mondiale. Negli anni recenti si sono sentiti poco, ma d'altronde il tempo richiesto per realizzare con il "passo a uno" i loro capolavori in stop motion è immane. Noi amanti della plastilina ci siamo un po' consolati con la Laika ed è bello che nel mondo dell'animazione moderna, fatto sempre più dal digitale, ci sia posto ancora per gli artigiani della plastilina. Ed eccoci finalmente arrivare al nuovo lavoro Aardman, come sempre accolto dai fan con gioia infinita e dal resto del mondo, pubblicitari compresi, bellamente ignorato e relegato agli orari più scomodi e alle salette più anguste dei multisala. Io ho visto I Primitivi in una sala così piccola che se lo avessero proiettato nella attigua stanza dei bagni avrei potuto almeno allungare le gambe. Ma la Aardman rimane una garanzia di cura per le storie, tradizione, amore sconfinato per il proprio lavoro. La storia è semplice, ricorda un po' pure Shaolin Soccer ma si innesta bene in quel filone di commedie inglesi in cui gli appartenenti alle classi più umili o gli abitanti della provincia inglese più remota e "chiusa" cercano con sforzi e inventive di fare gruppo per superare la spocchia delle caste più ricche e agiate. Penso a Billy Elliot, Svegliati Ned, Full Monthy, Calendar GirlsI primitivi è abbastanza canonico in questo, ma presenta un mare così vasto di trovate visive e tocchi di classe in cui è bello tuffarsi dentro, iniziare a ridere come cretini, spalancare gli occhi e a volte quasi commuoversi. Il film è veloce (forse pure troppo, mannaggia) e quando arrivano i titoli di coda vorremmo restare ancora un po' in questo mondo colorato e buffo, pieno di pupazzetti amabilissimi. Andatelo a scovare nei più scomodi pertugi in cui è stato relegato nei multisala d'Italia. Per i fan del pallone è quasi un obbligo morale vederlo, perché il calcio ne esce davvero bene e la passione che gli inglesi rivestono per questo gioco non è per nulla inferiore alla nostra. E poi c'è pure un personaggio, il giocatore Dribblo, doppiato dal mitico Alessandro Florenzi. Come si fa, davvero, a non andare a guardare, da italiani, un cartone animato sul calcio? Come si fa da amanti dell'animazione a mancare l'appuntamento con un cartone animato Aardman? 
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domenica 18 febbraio 2018

Il videogioco del secolo: Bud Spencer & Terrence Hill - Slaps and Beans




Immaginate il picchiaduro a scorrimento che negli anni '80 avreste volto vedere in sala giochi, accanto a Golden Axe e Afterburner
Immaginate un Double Dragon che incontra Altrimenti ci Arrabbiamo e alterna fasi picchiaduro a corse su di una dune buggy. Immaginate una storia, originale, che è il seguito di Non c'è due senza quattro. Livelli dal sapore western ispirati tanto alla saga di Trinità quanto a Sunset Riders. Spiagge di un'isola sconosciuta prese da Chi trova un amico trova un tesoro. Le strade soleggiate di Miami per dei Supercops molto speciali. Immaginate il gioco in cui, insieme ad un amico, potreste vestire i panni di Bud Spencer e Terrence Hill. Tutto questo qualcuno lo sta realizzando. Ci stanno lavorando i Trinity Studios dopo che il gioco ha raccolto in una campagna su Kickstarter la somma di 200.000 euro. Ha un tono graziosamente vintage, sembra divertente e ogni sganascione rilasciato dai nostri eroi ha i suoi inconfondibili effetti sonori e provoca sui sventurati avversari che gli parano innanzi gli stessi effetti comici che abbiamo amato nei film della premiata ditta Pedersoli e Girotti.
Il titolo è in early access e gli utenti PC dovrebbero già trovarlo su steam. In futuro chissà... magari arriva anche su console... incrociamo le dita. Alla lavorazione ha contribuito anche la famiglia di Carlo Pedersoli e questo non può che commuoverci. Non vediamo l'ora di metterci sopra le mani. Vi lasciamo in calce il sito ufficiale ricordandovi che chi trova un amico trova un tesoro. 
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venerdì 16 febbraio 2018

Westworld - la seconda puntata



Non so quanti resoconti riuscirò a scrivere, ma la serie di Jonathan Nolan e Lisa Joy mi sta prendendo davvero bene. Prima di iniziare, un quasi-errata corrige sul personaggio del pistolero in nero interpretato da Ed Harris. Nel post sulla prima puntata l'ho considerato uno dei "residenti", un robot cowboy, anche perché il suo character strizza l'occhio al personaggio di Yul  Brynner. Ora non è che ne sia così sicuro, anche perché vengono fatte delle rivelazioni che lo dipingono in un modo ancora più ambiguo e sibillino. Lui potrebbe semplicemente essere un player, un ospite umano molto metodico e molto ossessionato che frequenta da così tanto tempo il parco da conoscerne tutte le trame e gli schemi. Un uomo così preso dal gioco da essere arrivato al punto di ricercare in quel mondo un fantomatico segreto impossibile nascosto tra le mille "quest" disponibili che lui chiama "il labirinto". Tuttavia lo staff del parco gli concede libertà di azione (e strage) davvero inusitate e inspiegabili. Il mistero si infittisce! 
Nella seconda puntata andiamo a conoscere un po' di più gli ospiti del parco, seguendo da vicino l'arrivo nella fittissima Still Water di William (Jimmi Simpson) e Logan (Ben Barnes). Il viaggio comincia con una elaborata e lussuosa (a tratti pure lussuriosa) fase di vestizione. Ogni ospite è accolto da una hostess gnocca e disponibile a spogliarsi dei suoi abiti moderni e scegliere pezzo per pezzo tra abiti già cuciti su misura per lui, pistole e cappelli. Questo rito si svolge nello stesso ambiente asettico, moderno e spartano che abbiamo già incontrato nelle sale - controllo del parco. Una volta vestiti e armati gli ospiti tramite una porta di legno che sembra un monolite accedono al treno n. 5, che li porterà alla stazione insieme, mischiati ai robot. Logan è un irruento veterano del posto, annoiato dei figuranti più banali e triti, cerca avventure estreme, stragi e sesso multiplo, si comporta come non si comporterebbe mai nel mondo reale. Willliam è di animo più sognante e discreto, ama stupirsi, si perde nei paesaggi da sogno del parco e negli occhi dolci di Dolores (Evan Rachel Wood) e non vuole fuggire dalla sua normalità. Ford (Hopkins) a fine puntata racconterà di cosa rende speciale il parco per gli ospiti e per forza di cose non possiamo che ripensare al percorso di Logan e di William. Da quando le modifiche di Ford hanno permesso ai residenti di accedere al loro bagaglio emozionale la situazione si sta sempre più riscaldando. Gli esseri umani si divertono ma i robot ora ricordano. Giorni e giorni di stragi e soprusi in funzione di una trama fittizia e ricordi fittizi. Tutto per loro sembra però autentico e alcuni sembra siano in grado di sognare e avere incubi. Il confine tra umano e artificiale inizia ad assottigliarsi sempre più quando Maeve (Thandie Newton), una delle prostitute robot più richieste del saloon, inizia a ricordare di quando aveva una figlia e la sua famiglia venne decimata da un gruppo di indiani. 
C'è molto di più nella puntata, compresi un paio di colpi di scena niente male. È un vero piacere vedere Thandie Newton così in forma, bellissima e struggente. Questo episodio è lei a dominare la scena, con la sua fisicità e sensibilità. Nel saloon sentiamo una versione country di un celebre pezzo dei Radiohead e in genere tutte le scelte musicali ascoltate finora sono uno sballo. Il mondo del parco di sta espandendo ed è esaltante. Teddy, il personaggio di James Marsden si candida ufficialmente ad essere il Kenny di South Park della situazione. Questa versione HBO di Jurassic Park continua a essere interessante. 
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martedì 13 febbraio 2018

Idee su come passare San Valentino



San Valentino è per molti una festa un po' "problematica". Se hai la ciccina devi regalare qualcosa alla ciccina, anche solo dei fiori o un pensiero. E chi in genere dice: "Non mi schiero davanti a questo mercimonio capitalistico, fanculo San Valentino!! Se me la sento regalo alla ciccina delle cose durante tutto l'anno!!!", alla fine di fatto non regala niente mai, ci fa doppia figura di merda e prima o poi viene mollato. Inoltre bisognerà magari organizzare una uscita per cena con una meta più romantica del McDonalds dietro al benzinaio, bisogna curare il look, presentarsi felici e disponibili alle pratiche più turpi come lo shopping nel posto dove c'hanno i cappotti più cari... è un'esperienza provante... Ma non lo è da meno per chi non ha la ciccina, anche se gli è rimasta ancora dentro per sadici motivi legati agli organi preposto alla memoria, quello cerebrale, quello che pompa sangue e quello più "periferico". 'Sti poveracci sono nel periodo tartassati da orribili ricordi legati a qualche brutta canzone di Max Pezzali, vedono coppiette felici ovunque e pure dal McDonalds dietro al benzinaio, c'hanno un male interiore che fa spavento, vogliono cercare di pensare ad altro ma il mondo non glielo permette. Chi sta meglio è il popolo di "Esticazzi". A Esticazzi si ha una vaghissima memoria delle foghe amorose passate e in alcuni casi non la si è proprio mai avuta, la pace dei sensi e dei sessi è raggiunta, a Overwatch sulla play o sul pc è iniziato pure l'anno del cane (... non chiedete, ne riparleremo, è una figata Overwatch). Ogni anno San Valentino cerca di più di essere una festa tanto per chi c'ha la ciccina, tanto per chi non ce l'ha e tanto per gli abitanti di Esticazzi. Quali solo le proposte di quest'anno?


Per i maschietti più pantofolai amanti del "bello cinematografico e televisivo" per definizione, torna il leggendario Ash di Bruce Campbell, la sua motosega e i suoi "Deaditi" in home video. Ash vs Evil Dead, che segue cronologicamente gli eventi dei primi due film della saga Evil Dead di Sam Raimi,  conosciuti in Italia come La casa e La casa 2, è una gemma da non farsi scappare, una commedia splatter / horror come ce ne sono poche. Il nostro eroe ultracinquantenne con pancetta, dentiera e capelli decolorati, completamente sbronzo, per sedurre una ragazzina goth/darkettona si mette a recitare a casaccio il Necronomicon, evocando così tutto il male sulla Terra. Dopo aver cercato a modo suo di riparare al danno ed aver acconsentito alla fine della prima serie ad una situazione allucinante, continua ad essere l'epicentro dei più grossi casini spazio-dimensionali, perennemente perseguitato da zombie, demoni, streghe e assurdità varie. Se non avete visto/comprato già la stagione 1, a questo giro vi divertirete il doppio. È una serie scemissima, assurdissima, splatterosissima e sexissima. C'è pure una Lucy "Xena" Lawless milfona in Stra-forma... e per i più nostalgici fa anche vedere le tette!! Francamente imperdibile.


Cosa c'è di più romantico di un film che proprio a San Valentino esce in home video e che sta a metà tra Stand by Me, i Goonies e il romanzo di It? Se avete una ragazza potete calcolare la frequenza con cui vi abbraccerà per difendersi dai jump-scare (ogni 4,5 minuti), se siete soli vi godete uno dei film migliori del periodo. Per una recensione più completa vi rimando indietro nel blog. Sappiate però che ci sono svariate scene extra e che la seconda parte, che sarà abbastanza autonoma da questo "capitolo 1", è già in produzione.


E San Valentino è anche il secondo giorno di programmazione del nuovo film dei Marvel Studios, la versione supereroistica de Il principe cerca moglie con Eddie Murphy con larghi riferimenti al Re leone. La stampa internazionale si è già espressa in modo molto positivo e se siete fan dell'universo cinematografico Marvel/Disney "ve tocca", essendo legato a quadruplo filo con il prossimo film degli Avengers in uscita a maggio. Dopo di Ac/Dc in Ironman, i Led Zeppelin in Thor Ragnarok e in genere meglio della musica anni '70 e '80 ne I guardiani della galassia, passando da Michael Jackson per arrivare a Cat Stevens, ecco che finalmente trova voce in una colonna sonora supereroistica pure la musica rap. Pantera Nera vive come sovrano nello stato africano del Wakanda, un paesino (inventato da uno Stan Lee in un momento storico che lo ha spinto ad essere decisamente in vena sulle tematiche sociali) che, essendo sfuggito alla colonizzazione anglo/francese, non è caduto nel terzo mondo ma, a contrario, è ora la vetta tecnologica e culturale della Terra. Si dice che sia il luogo un tempo conosciuto come Eldorado. Da sempre le altre nazioni cercano di penetrare nel Wakanda, ma nulla può contro Pantera Nera e la sua crew!! Pantera Nera è al contempo il re, il protettore, il capo culturale e spirituale, l'uomo che non deve chiedere mai e la leggenda locale. Tutto questo, stranamente, rispetto a un Batman qualsiasi, ce lo fa stare in automatico sulle palle insieme al fatto che la pellicola pare pervasa da gente bellissima e cool. Però sembra che il film sia bello e siamo pronti a ricrederci. Il regista è lo stesso di Creed, che era un film fenomenale, l'ambientazione techno-fantasy è pazzesca e si parla di un tono generale a metà tra la favola e il racconto di formazione. Ovviamente andremo a vederlo.


Sempre a San Valentino esce Gotham 3, la serie di Batman con protagonista un Batman minchietto aiutato dal tizio di OC nel percorso di crescita. Contro ogni aspettativa, è una serie piuttosto interessate, anche perché al Batman minchietto si contrappongono un sacco di villain interessanti, che a un certo punto diventano i veri protagonisti dell'intreccio. Non male, pur negli alti e bassi.
Ok, se volete andare al cinema c'è questo... che è più o meno il Muccino Standard pre periodo hollywood. Mega-storia corale in cui tutti sorridono e cantano felici le canzoni di Baglioni al pianoforte, con nonna che suona, per poi una scena dopo iniziare a sbranarsi con la classica "recitazione di pancia" che ama Muccino. In pratica tutti iniziano a muoversi e urlare come Linda Blair ne l'Esorcista. Se siete cultori dell'horror non potete mancare la filmografia di Muccino, fa più paura di Pazuzu.

E visto che esce a San Valentino pure lui, potevamo non parlare di questo film? "Certo che potevi non parlarne, c***o!", sento che mi stanno rispondendo in coro i miei piccoli lettori. E nvece no, perché come sostenuto secoli fa, appoggio in modo incondizionato questo soft - porn per le platee femminili.

E' una fantasia che gioca su ruoli di potere e non pretende di essere niente di diverso, prendersela con questa saga per motivi di trama, contesto visivo e recitazione  è un'operazione dello stesso livello intellettuale di criticare la trama - tipo di un film porno. E io non ho mai sentito lamentele del tipo: "Certo che Rocco Siffredi per interpretare l'idraulico non si è sbattuto per niente!!! A cosa servono gli Actor Studios??" Il fatto che poi a denigrare questi film siano persone con in media una navigazione giornaliera su pornhub di tre ore mi fa riderissimo. Abbassate i forconi e le torce e smettete di attaccare  il castello del conte Grey, che può essere poi che un paio di idee piacciano pure alla vostra ragazza...


Infine se volete passare il giorno attaccati ai videogame e non volete (blasfemi!!!) dedicarvi ai festeggiamenti dell'anno del cane su Overwatch, ecco che torna pure l'evento online di Dying Light a tema romantico. Come accaduto gli anni passati, potrete tornare a impersonare voi stessi un novello cupido. Al centro di un survival game ambientato durante un'apocalisse zombie, potrete imbracciare l'arco dell'amore e convincere gli ombie a innamorarsi gli uni degli altri.


Qualunque sia il modo in cui passerete San Valentino, ricordatevi che avete una o più alternative per una serata a casa o fuori, che siate accompagnati, delusi o abitanti di Esticazzi. Dalla sala del trono del centro cittadino di Esticazzi vi saluto invitandovi tutti a tenere duro. Anche le festività più provanti prima o poi dopo qualche ora finiscono.
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sabato 10 febbraio 2018

Il racconto dei racconti di Matteo Garrone : la nostra recensione



Basile ha scritto tante favole da riempire un libro gigantesco, Garrone ne sceglie tre (La regina, La pulce e La vecchia scorticata) e con una produzione molto sontuosa intreccia al cinema Il racconto dei racconti. Un cast internazionale che annovera Salma Hayek, John C. Reilly, Toby Jones, Vincent Cassel ma anche i nostri (bravissimi) Massimo Ceccherini e Alba Rohrwacher. Una scenografia sontuosa sospesa tra fiaba e realtà che utilizza le nostre regge e i nostri castelli italiani, incastonati in una cornice ambientale lussureggiante e perfetta per un contesto fantasy, costumi bellissimi e un senso di cinema che strizza un occhio e anche due alla pittura, ricercando e trovando toni caravaggeschi. Basile è favola, ma favola nerissima, horror quanto proprio splatter e Garrone la preserva, non la imbelletta come farebbe la Disney, ne preserva sgradevolezza quanto sanguigna verità. Vengono messe in scena ossessioni e paure, sconfitta, inganno e morte. Il coraggio viene quasi sempre sconfitto, l'allegria dei giullari di corte è percepita solo come una parentesi fugace dai dolori della vita, c'è una critica, sempre attualissima, forte è importante all'uso e abuso dell'etichetta, all'enfasi di rispettare la parola data pure quando la si è data per errore. Non sono favole per la buonanotte quanto un monito a come tutti i castelli di carta costruiti sull'ipocrisia prima o poi siano destinati a cadere. Abbiamo bisogno di questo cinema che ibrida il fantasy al dark fantasy perché è roba che ci scorre nelle vene da tempo, quanto lo spaghetti western. Ho ancora in testa il Brancaleone di Gassman che duella in armatura contro la morte, il fortunadrago e il gigante di roccia di Rambaldi, i giullari viandanti di The Barbarian Brothers di Ruggero Deodato, le vecchiette inquietanti de Il nascondiglio di Pupi Avati, i vampiri di Fracchia contro Dracula di Parenti, il Soldato di ventura di Carlo Pedersoli, ma anche il Pinocchio di Benigni o la serie TV di Fantaghirò di Bava che ogni Natale ripropongono in TV. Abbiamo autori, attori, animatori, sartorie, scenografi e direttori della fotografia che ci rubano continuamente dall'estero. Perché per una volta non ci teniamo noi questi artisti evitando la fuga di cervelli? Il racconto dei racconti è la dimostrazione che il talento visivo e narrativo ce lo abbiamo, ma è ancora difficile puntarci sopra. Io stesso non l'ho visto al cinema ma solo ora, tirandolo fuori a Natale come si usa vedere Fantaghirò, perché mi sono fatto molto condizionare dalle infinite critiche piovute in rete sul film. E dire che so che esiste da quando ho visto il primo trailer al cinema prima di Avengers: age of Ultron! È un film che è stato giudicato poco coraggioso, troppo manierista per un regista pop come Garrone, troppo esterofilo, troppo un Trono di Spade wannabe. E oggi vorrei prendermi a schiaffi per non aver supportato questo film come avrebbe meritato. Perché non è banale, non è mediocre, non è moscio come in molti, troppi, mi avevano raccontato. È un film invece vitale e crudele, sensuale e repellente, infiocchettato e spartano. Meravigliosamente contraddittorio e affascinante come la materia che tratta. Imperfetto ma per questo per nulla brutto, carico di immagini sospese tra sogno ed incubo che ti si tatuano nel cervello. E ne voglio ancora di queste favole tratte dal librone di Basile. Sogno film ispirati a Basile di Marco Segato, di Lorenzo Bianchini, di Federico Zampaglione, di Raffaele Picchio, di Gabriele Mainetti, di Edoardo De Angelis. Sono storie che abbiamo solo noi e che conoscono in pochi, è una miniera infinita. Basta produrre commedie borghesucce e tristi con Fabio Volo, una pianta grassa e Ambra Angiolini che discutono della crisi della coppia moderna! Abbiamo un passato di pistoleri, streghe e cavalieri di ventura che non vede l'ora di tornare. Però se non aiutiamo queste pellicole e questi artisti finiremo, come adesso, a guardare la maratona di Fantaghirò su Italia 2. Guardate Il racconto dei racconti e, se vi piace, consigliatelo agli amici. 
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mercoledì 7 febbraio 2018

Solo - il primo teaser- trailer e i cereali di Star Wars della Kellogs





È da pochi giorni online il primissimo assaggio di Solo: A Star Wars Story, il nuovo film di Guerre Stellari. Alla regia il sempre Happy Days Ron Howard, subentrato in cabina di regia  in corsa a Phil Lord e Christopher Miller dopo che questi ultimi si sarebbero macchiati di lesa maestà al brand e allo script dei guru Lawrence e Jon Kasdan. La pellicola dovrebbe raccontare la giovinezza di Han Solo e l'attore scelto per impersonare il celebre character reso famoso da Harrison Ford è il brutto, antipatico, inespressivo e oggettivamente scarso Aldan Ehrenreich. Ma perché brutto, antipatico, inespressivo è oggettivamente scarso? Perché siamo su internet, gente!! E già quintalate e quintalate di fan di Star Wars così hanno deciso senza magari essere andati prima a sbirciare i lavori di attore di Ehrenreich come il carino young adult Beautiful Creatures, il curioso ed elegante Stoken (film di esordio americano del tizio di quel film immenso che è Old Boy, Park Chan-Wook) o il simpatico coheniano Ave, Cesare!. Ehrenreich ha un cognome che da scrivere correttamente è un martirio ma nonostante questo non è così male in video. Ma chi sono in fondo io per contraddire i fans? A parte il brutto, antipatico, inespressivo e oggettivamente scarso Aldan Ehrenreich, la pellicola si avvale anche della presenza del da noi amatissimo Woody Harrelson (andatelo a vedere in sala in: Tre Manifesti a Ebbing Missouri, che tra lui, Rockwell e la McDormand è una gara di bravura che non vi dico e Martin McDonagh un regista pazzesco), della da noi recentemente riscoperta (in Westworld) e ri-amatissima Thandie Newton e anche del nostro perennemente "dai che questa volta ce la fai a sfondare" Paul Bettany (che non capiremo mai come fa a passare da ruoli da Oscar come in A Beautiful Mind a ruoli da angelo glitterato in Legion... ma chi è il suo agente, lo stesso di Nicholas Cage?). Il film deve uscire a maggio e anche noi, come molti altri analisti più seri, attendavamo impanicati l'arrivo di questo primo assaggio, che si è fatto attendere davvero troppo, fino quasi a raggiungere la "no fly zone" dei quattro mesi prima della release. Per chi non conosce la portata di tale supercazzola, secondo Nostradamus e Paolo Fox non pubblicizzare un film almeno per quattro mesi prima dell'uscita significa che il film è una merda e gli studios non ci vogliono spendere sopra troppa pubblicità. Ma alla fine com'è 'sto teaser/trailer/sneak peek o quello che è? Si vede in effetti pochissimo il brutto, antipatico, inespressivo e oggettivamente scarso Aldan Ehrenreich, inquadrato pure al buio e dietro una griglia e con un parruccone in testa per mitigare quanto poco somigli a Ford. C'è un veicolo così brutto che sembra concepito per farci il modellino della macchina del lego senza sbattersi troppo, c'è ovviamente il Falcon a fare la sua porca figura e Woody Harrelson ci regala un'inquadratura delle sue standard carismatiche con sorriso sbilenco. C'è pure una classica scena "da taverna", che in effetti era brutto se fosse mancata e ci sono almeno un paio di personaggi di cui voglio già avere il pupazzetto sulla scrivania, nella specie il robottino che fa molto Black Hole e il tizio sul treno con roba laser che sembra il frato - cugino del generale Grevious. Dietro una coltre di nubi, come l'Arcadia di Captain Harlock, appare un incrociatore classe Star Deastroyer imperiale, forse presagio di un certo aggancio con la trama di Una nuova speranza. In sottofondo una nuova declinazione del tema di John Williams, che per Solo ha promesso di aver scritto un tema ad hoc già attesissimo. 
L'hype comincia a salire. 



Il tempo di gustarsi il teaser ed ecco a poche ore di distanza arrivare il trailer ufficiale...


Il giovane Han ha un bel cappottone peloso alla Vin Diesel in XXX che di spalle lo fa assomigliare parecchio a Chewbacca. vediamo il buon Woody nel ruolo del pigmalione dl giovane pirata spaziale e ci viene presentata tutta la crew, che comprende anche un giovane Lando. La voce narrante è quella del doppiatore italiano del protagonista, e non assomiglia al doppiatore di Ford. 

Ma voi che scatola di cereali comprerete?
Un piccolo passo indietro e vi spiego come questa domanda non sia frutto di abuso di sostanza psicotrope. Star Wars: gli ultimi Jedi è stato un film per noi del blog bellissimo, ma anche piuttosto divisivo nel fandom, al punto che la questione è andata così fuori controllo da aver coinvolto pure l'industria dei cereali. Non mi spiego altrimenti il fatto che al supermercato sulle scatole degli ormai celebri cereali "a stelline" della Kellogg's sono spuntate cover dedicate alla serie "classica" e cover dedicate ai "nuovi capitoli". Che i dati di vendita abbiano palesato una rivolta silenziosa della fame del fan delusi dall'ultima pellicola su ispirazione della lotta non violenta di Ghandi? Forse non lo sapremo mai, ma di sicuro questo Solo vuole riappacificarsi con il fandom storico come fatto dalla precedente Star Wars Story, Rogue One. L'importante comunque è che nello spazio alla fine ci siano sempre cereali a stelline per tutti. 
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giovedì 1 febbraio 2018

C'est la vie - Prendila come viene (Le sense de la fete): la nostra recensione!



- Sinossi fatta male: Max (Jean Pierre Bacrì) organizza matrimoni da tutta la vita ed è ancora il migliore sul campo, anche se ogni tanto la fortuna gli è avversa. Il suo ultimo incarico è un matrimonio di proporzioni bibliche che si svolgerà all'interno di un castello poco fuori Parigi, gli sposi sono Pierre ed Helena, tutto il suo staff è pronto, motivato e carico per dare il 110%. Tutti o quasi. Il fotografo Guy (Jean Paul Rouve) si aggira troppo insistentemente attorno al vino e ai piatti degli ospiti, il cantante James (Gilles Lellouche)  che canta in lingue che non conosce (compreso un trashissimo pezzo di Ramazzotti con accento quasi tedesco) non è esattamente la persona che lo sposo voleva e insidia la vice-brigata Adele (Eye Haidara), c'è questo insostenibile Julien (Vincent Macaigne) che fa il critico a tempo perso e rompicoglioni a tempo pieno infestando di parole tutta la festa. E poi Max è malinconico per via di Josiane (Suzanne Clement) che ora non sta più con lui e sta con un cretino... e che dire di quell'improvviso e letale avvelenamento alimentare che colpisce di colpo tutta la brigata? 
"C'est la vie!"o, per dirla come i Monthy Python "always look on the bright side of life!", che a me sembra sempre un motto jedi ante-litteram. Anche perché il vero "senso della festa", per citare il titolo originale del film, sono le persone e non gli orpelli... e quindi anche se tutto a un certo punto andrà a scatafascio, forse nessuno si accorgerà di nulla. 

- Tutti a tavola: Oliver Nakache ed Eric Toledano non necessitano di particolari presentazioni, sono le menti dietro il successo internazionale di Quasi amici (che ha sdoganato Omar Sy, uno dei loro attori feticcio) e con questo C'est la vie hanno spopolato al festival di Roma. Perché il film è bello, è frizzante e surreale, si regge su tempi comici perfetti, sa far ridere e piangere, con la giusta dose di malinconia, come solo riesce alle migliori commedie e qualche volta riesce anche a volare alto, nel sognante, come nel finale "aerostatico" e "pirotecnico". Fa sbellicare questo maldestro plotone di disperati allo sbando e si prova tenerezza per i poveri commensali sempre felici nonostante la sequela di disastri occorsi ai loro danni. Ed è un peccato che questa pellicola passi tanto in punta di piedi nelle sale, perché è una delle migliori commedie dell'anno. Difficile trovare un attore fuori posto nella ciurma di Bacrì. Cercatelo nelle sale o scovatelo in dvd appena potete, ne vale la pena. 
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