Anche quest’anno abbiamo la gioia e il
privilegio di parlare di teatro sul nostro piccolo blog e speriamo nel nostro
piccolo di essere all’altezza di un così nobile compito.
Ringraziamo di cuore la direttrice Elizabeth Annable, tutto lo staff e gli attori, per averci permesso di conoscere AltaLuceTeatro.
C’è un piccolo e storico teatro
lungo i Navigli di Milano, al 190 di Alzaia Naviglio Grande. Ospita sui 100
spettatori, anche se con la normativa anti covid i posti si sono dimezzati. È
una realtà culturale importante, radicata sul territorio della zona 6 da molti
anni, con la direzione passata di padre in figlio e ancora oggi viva,
sgargiante, dopo gli ultimi tragici due anni. Anni difficili “a porte chiuse”,
in cui la struttura, gli spettacoli e gli attori hanno trovato nuova linfa e pubblico sulla rete. Con i suoi corsi di recitazione,
trasmissioni live aperte al pubblico, spettacoli in streaming, AltaLuceTeatro
non si è mai fermato e ora, con l’inizio di ottobre, riapre i cancelli
per la nuova stagione, questa volta con il pubblico in presenza. Un pubblico
con il quale gli attori potranno tornare a brindare insieme, alla fine degli
spettacoli, seguendo una lunga tradizione di convivialità e amicizia in nome
dell’arte. Quest’anno la direzione sceglie di mettere da parte i temi
dell’attualità, per poterla leggere “meglio” tornando alle radici del teatro,
alla magia senza tempo del racconto. Sono state scelte storie intime, storie di
coppia in crisi, storie di uomini lontani da casa, ma soprattutto storie
declinate al femminile. Storie di donne celebri, donne shakespeariane, donne
comuni vissute in contesti difficili. Donne forti che hanno saputo reagire alla
vita con la loro passione, fragilità, paura, estro. Spesso donne rimaste sole,
che si trovano sole anche sulla scena, a raccontarci la loro vita in prima
persona, come intima confessione e dialogo interiore.
Dall’1 al 3 ottobre 2021
ARRIVEDERCI
liberamente tratto da "All’ultimo
Minuto - Vita Di Una Donna Così” di Rita d’Agnese con: Cecilia Vecchio
drammaturgia e regia: Livia Castiglioni
e Cecilia Vecchio
Un viaggio umano che viene ripercorso
ricomponendo una serie di frammenti sparsi tra le righe di fogli traboccanti di
ricordi. Una vita qualunque che, come tutte le vite qualunque, porta con sé un
fascino speciale e inimitabile, plasmato da ogni esperienza attraversata. La
vita di una donna. Una donna, Rita, una donna così. Così come? Così come si è
raccontata, scrivendo tutto a mano su quaderni dalle copertine colorate. I
ricordi di una vita. E Rita è tante cose: una bambina durante la seconda guerra
mondiale, una bellissima adolescente nel dopoguerra, una donna innamorata, una
madre. Con quella chioma rossa che le ha procurato il soprannome di "Rita
Hayworth". Tra ferite, lotte, quotidiane ingiustizie, passioni, Rita ci
conduce, sullo sfondo dell’Italia del dopoguerra, dalla campagna romagnola alle
grandi città (Bologna, Milano e infine Salerno sua città d’adozione), in un
cammino dove la vediamo affermare la propria personalità di donna, anticonformista,
fedele a sé stessa, ironica, sorprendente. Questa vita, trascritta a mano su
fogli di quaderno, è il suo regalo di verità.
Livia Castiglioni porta in scena uno
spettacolo tratto dall’autobiografia scritta in tarda età da una donna reale,
trovata dal figlio in una serie di quaderni colorati e raccolta in un libro. È
una storia che ripercorre sullo sfondo molte tappe della nostra Storia
nazionale, ma sotto l’occhio speciale di una donna come Rita, che ha saputo
superare molte difficoltà anche connaturate al modo di intendere la giustizia
in quei tempi passati.
Cecilia Vecchio, che interpreta Rita, è
rimasta molto colpita tanto dalla spontaneità che dal coraggio di una donna che
a solo 17 anni, in un momento storico in cui “certe cose non si potevano dire”,
è riuscita a denunciare davanti alla legge un atto di violenza da lei
subito.
Dal 12 al 13 novembre 2021
L’AMANTE
di: Harold Pinter
con: Elizabeth Annable e Gerardo
Marinelli regia: Elizabeth Annable
produzione: AltaLuceTeatro
Una coppia normale, un normale ritorno a
casa dopo una serata normale accompagnato da un dialogo normale. Sullo sfondo
delle normali incrinature, dentro, che si mostrano senza imbarazzo, d'altronde
anche i sorrisi sono crepe sui volti. D'altronde le crepe a volte sorreggono, a
volte tengono insieme, a modo loro, aiutano a resistere, a non crollare. Sono
segno di cedimento, ma anche di sopravvivenza. Sempre che non si allarghino
troppo, che non diventino baratri, che i sorrisi non diventino smorfie. In
tutta questa normalità, un gioco di ruolo, erotico quasi per caso, una
scappatoia dalla quotidianità, un diversivo. Un amante. Un bisogno. Il bisogno
di avere qualcun altro, o di essere qualcun altro. Due persone, forse tre, che
sanno bene le regole - o forse no. Due persone, forse quattro, che sanno qual è
il limite - o forse no. Un gioco che forse non è un gioco, forse è un gioco al
massacro, un massacro che forse è autoinflitto. Pinter è come una rete, vi si
può vedere attraverso in molti modi differenti, ogni personaggio ha una sua
verità. Non c’è un’unicità, ma una varietà di interpretazioni dei sentimenti e
delle relazioni, proprio come nella vita umana. Ognuno vede ciò che i propri
occhi gli fanno vedere, un filtro che mette un velo, una patina sul vissuto.
Elizabeth Annable porta in scena
l’adattamento di un’opera del Nobel alla Letteratura Harold Pinter. Un testo
carico di sfaccettature, sempre “nuovo” a una successiva lettura, difficile da
ingabbiare. Per questo una sfida che potrebbe smuovere note e colori differenti
a ogni rappresentazione.
Dal 19 al 28 novembre 2021
MACBETH SONATA DA CAMERA
da: William Shakespeare adattamento:
Antonio Rosti
con: Chiara Salvucci e Giuseppe Sartori
regia: Omar Nedjari
Il fascino delle opere di William
Shakespeare è travolgente e inesauribile perché indaga e racconta con
inimitabile lucidità la natura umana, ne restituisce la forza e le debolezze
attraverso avvincenti intrecci di vicende e parole, intrecci tenacemente contemporanei
nonostante i secoli. In questa particolare ripresa della sanguinosa ascesa al
trono di Scozia raccontata nella tragedia del drammaturgo inglese, l’attenzione
sembra diventare più circoscritta, più intima. Macbeth e la sua Lady sono soli
a confronto con se stessi e il loro proposito, intrappolati nel loro destino e
costretti a rivivere le proprie scelte. L’azione si svolge attraverso la loro
voce, il testo è svuotato dei suoi personaggi, il dialogo, rigorosamente con le
parole di Shakespeare, diventa così un gioco al massacro, la distruzione di un
amore logorato dall'ambizione di entrambi, un'ossessiva ricerca di uscita dal
labirinto creato dal proprio desiderio morboso, uno specchio delle
contraddizioni e delle nevrosi dell'uomo contemporaneo.
Con Macbeth Sonata da Camera e La
leggenda di Redenta Tiria AltaLuceTeatro porta in scena le opere della Compagnia
Corrado d’Elia, dando seguito a una collaborazione nata proprio sotto il Covid,
con dei workshop e dialoghi svolti a distanza tramite la piattaforma Zoom. Un
segno di come l’arte possa trovare facilmente nuova casa, quando è possibile
trovare comunque nuovi luoghi di incontro. Magari nuovi stimoli proprio in
virtù di un contesto più intimo. È in qualche modo sulla scorta di questo punto
di vista che la Lady Macbeth della compagnia Corrado d’Elia può diventare su
una scena “diversa”, in un contesto nuovo e lontano dalle
rappresentazioni classiche shakespeariane, una persona diversa, umana quanto
ironica. E il Macbeth può diventare il dialogo di un uomo e una donna
sideralmente lontani, ma il cui “tutto il mondo” si riduce a una camera da
letto, impedendogli di scappare l’uno dall’altro.
Dall’11 al 12 dicembre 2021
EVA (1912-1945)
da: Innamorate dello spavento di Massimo
Sgorbani
regia: Renzo Martinelli
con: Federica Fracassi
drammaturgia: Francesca Garolla
luci Mattia De Pace audio e video: Fabio
Cinicola
produzione: Teatro i
con il sostegno di NEXT - Laboratorio
delle idee per la produzione e la distribuzione dello spettacolo dal vivo
lombardo
La fine della guerra, la fine di Hitler.
Eva, sola in scena, aspetta questa fine. Eva è una donna che sta per morire ed
è una donna innamorata. Innamorata di Hitler, fedele al suo amore fino
all’ultimo istante. Eppure, da questo infinito amore, al di là del bene e del
male, affiora la paura. Paura dell’abbandono, paura dello strapotere
dell’amato, paura dell’amore stesso e di quello che l’amore può chiedere.
Innamorate dello spavento è un progetto di Teatro i in cui l’autore Massimo
Sgorbani cattura le voci di alcune donne legate al Führer che precipitano
inarrestabili verso la fine del Reich. Tra il 29 aprile e il 1° maggio del
1945, nel bunker sotterraneo del Palazzo della Cancelleria di Berlino, alcuni
dei principali rappresentanti del partito nazionalsocialista si suicidano.
Poche ore prima Hitler sposa Eva Braun. Poche ore dopo Hitler e signora si
uccidono con le fiale testate sul pastore tedesco del Führer, Blondi, il primo
a morire. Poche ore dopo Magda Goebbels somministra le fiale ai sei figli addormentati.
Ancora poche ore, e anche Magda e il marito si avvelenano con le stesse fiale.
Eva Brown chiusa nel bunker, aspettando
la fine, può diventare un personaggio teatrale. Una donna che spinta della
solitudine si può spogliare delle sue armature ed “etichette”, frantumarsi o
rimanere ancorato al mondo solo attraverso i sentimenti più profondi, “umani”,
fatti di piccole dolcezze e speranze. Una donna rinchiusa al di fuori del
mondo, un po’ come lo siamo stati tutti nell’epoca del Covid.
Dal 14 al 23 gennaio 2021
LA LEGGENDA DI REDENTA TIRIA
favola poetica dal fascino oscuro
tratto da: La Leggenda di Redenta Tiria
di Salvatore Niffoi riduzione drammaturgica, regia e interpretazione: Corrado
d’Elia scene: Chiara Salvucci
produzione: Compagnia Corrado d'Elia
“L'arte nasce da un'esigenza profonda e
strabordante di esprimere un mondo. Questo progetto parte da una storia di
incontri...”. Una storia affascinante dal sapore antico, un omaggio alla
Sardegna, alla musica di Marisa Sannia e alla scrittura di Salvatore Niffoi.
Corrado d'Elia interpreta una grande storia dal sapore mistico e universale,
radicata nella terra di Sardegna, di cui racconta le asperità, la forza e la
magia. Abacrasta non si trova in nessuna enciclopedia o carta geografica, è un
paese – immaginario, ma verosimile - situato nella terra avara e rocciosa nel
cuore della Barbagia. Abacrasta è meglio noto tra i paesi del circondario come
“il paese delle cinghie”: molti fra coloro che vi abitano a un certo punto
della loro esistenza sentono il richiamo della Voce e corrono a impiccarsi.
Legano al collo la cinghia e dicono addio alla vita: «nelle tanche di Abacrasta
non c’è albero che non sia diventato una croce». Finché un giorno non arriva
Redenta Tiria, “una femmina cieca, con i capelli lucidi come ali di corvo e i
piedi scalzi”, e i suicidi cessano. “Sono la figlia del Sole, e sono venuta per
portare la luce nel paese delle ombre”. Corrado d'Elia in questo spettacolo si
serve di una lingua “ibridata”, che si fonda sulla commistione di italiano e
limba. Accompagna il racconto la voce magica e incantata di Marisa Sannia, una
musica che sa di terra, di magia e di meraviglia, il cui suono penetra nel
profondo mistero della vita e della morte. È difficile non scorgere un senso
quasi religioso nella figura di Redenta Tiria. Redenta, redenzione: ma non in
senso ultraterreno, giacché insegna che l’unico riscatto possibile è nella vita
stessa, nella “vita ritrovata”, nella speranza, nel “tagliare la lingua alla
Voce”. È una “religione” della vita, quella che emerge in filigrana di questa
favola cruda e bellissima.
Di nuovo una collaborazione con la
Compagnai Corrado d’Elia. Anche questo uno spettacolo nato “a distanza”,
dall’interazione tramite la rete. E si parla di reti, vele, mare e personaggi
senza tempo. Uomini e non, raccontati da una lingua antica che ne rende ancora
più affascinate e complessa la natura. L’opera vuole essere un grande omaggio
alla Sardegna.
(continua domani...)
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