sabato 28 maggio 2016

Independence day 2 rinviato a settembre




L'idea del CEO della 20th Fox, Osvaldo De Santis: l'occasione una spettacolare anteprima alle terme di Caracalla ad agosto, che avrà una eco pazzesca, e poi in sala dal 6.9. Le storiche terme di Caracalla, scenario della lirica, accoglieranno quindi nella calda notte romana gli alieni di Ronald Emmerich. 
Come ai tempi di Prometheus, ringraziamo il CEO Osvaldo De Santis per aver deciso di farci vedere una pellicola gigantesca del colosso Fox, distribuita in tutto il mondo in contemporanea o poco più, con tre mesi di ritardo. Noi e il Giappone saremo gli ultimi paesi al mondo in cui arriverà in sala per rispettare l'adagio che gli italiani sono spaghetti, pizza e mandolino e d'estate vanno al mare e non nei multisala. Un sentito segno di rispetto per i milioni di italiani tartassati, che anche quest'anno in ferie non ci andranno e magari al cinema un filmetto lo avrebbero visto. Ringraziamo quindi di cuore la Fox e sottolineiamo come a tutti coloro che aspettano Independence Day 2 di andare alle Terme di Caracalla non freghi assolutamente nulla. 
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mercoledì 25 maggio 2016

Dylan Dog i colori della paura: Ancora un lungo addio

 Testi: Barbato; disegni e colori Carmine di Giandomenico



"Il lungo addio", numero 74 della collana, è una delle storie più belle e amate del nostro indagatore dell'incubo, una vera e propria "origin story" a firma del Maestro Sclavi (che ad ottobre tornerà a raccontarci una storia sul mensile, non vediamo l'ora) in cui si trovano un sacco di risposte (forse addirittura "tutte" le risposte) su quello che il personaggio rappresenta nel modo più profondo, intimo, nel suo rapporto con il lettore. Ambrosini in una allora inedita e suggestiva mezza tinta illustrava un Dylan giovane, in fuga da una quotidianità che non ci è ancora stata (e spero non lo sarà mai) raccontata, in vacanza a Moonlight, alla ricerca di calma e serenità in mezzo al mare azzurro. Qui incontra Marina, una ragazza del posto, e vive insieme a lei il suo vero primo grande amore, compie la sua prima avventura a caccia di mostri, trova la sua pistola, intraprende la ricerca di un galeone, affronta e sconfigge la sua paura per il vuoto e infine trova persino il suo look tipico, con giacca nera e camicia rossa. Poi l'amore si spezza, come l'estate finisce. Dylan rimane anche lui "spezzato", fermo nel fotogramma di quell'attimo. Prigioniero per sempre di quei vestiti, della pistola, del raggiungimento - completamento di un galeone, della vertigine. Cacciatore di mostri e Peter Pan per professione. Non avrà più relazioni più lunghe di quella estate (tranne in un "else-world di morti viventi e vivi morenti, tranne la questione Morgana e i mal chiariti dubbi edipici che si porta dietro) e seppure Marina non fosse mai stata citata prima o dopo di questo numero, seppure Sclavi non la avesse (forse) ancora pensata, da quel momento è sempre esistita, scolpita indelebile in tutte le storie passate e future e nel cuore dei fans. Era la storia che precedeva tutte le storie, che nell'universo sclaviano "accadevano" tutte nello stesso momento. L'unica coordinata di tempo fino che arrivasse un numero che segnasse la fine di tutto, nel ritorno in quel de "La zona del crepuscolo". Forse il vero "the end" dell'epoca. Poi come sappiamo la storia è cambiata.
All'epoca de "Il lungo addio" iniziavo il liceo e Dylan mi aveva già accompagnato da un po' di tempo, è stato il mio primo "amico di carta" perché in fondo prima leggevo solo i Topolino. E topolino mi è sempre stato un po' sui coglioni. I manga arrivarono dopo, con Zero e Mangazine, della Granata Press, ma questa è un'altra storia. Dylan viveva il mio tempo, fine anni '80, nella Londra "che sapeva di Bufalora" che amavo e sognavo, tra i mostri umani e umani mostri della porta accanto. Anch'io amo il numero 74 e per me è stato bello ritrovarlo in questo "seguito a colori" per la collana dal formato più "ammerrigano", con la stessa formula che ha già omaggiato, a firma Recchioni, lo storico numero uno. E non ho davvero che ringraziamenti da fare, sinceri, per questa piccola perla di Paola Barbato per i disegni del sempre più straordinario (Amazing in tutti i sensi) Carmine Di Giandomenico. E' una love story dove il peggiore dei "mostri del mese" è il passato. Un passato bellissimo anche perché inarrivabile, perché la vita va avanti e nel farlo non può che esaurirsi (oggi mi sento molto positivo...). Un passato che di notte ci bussa nei sogni facendoci rimpiangere quella volta che "poteva andare diversamente ma è andata così", ricordandoci quanto erano belli i colori, il mare, le bionde trecce, gli occhi azzurri e poi... Il primo amore e la giovinezza. La vera "Arcadia" che nascondiamo dentro di noi, il posto felice del momento perfetto. E come Captain Harlock "cavalca" la sua Arcadia, la sua giovinezza e simbolo di libertà, uguale fa anche il nostro Dylan, in quello che già alla lettura del fumetto originale appare come un preoccupantissimo e amabile complesso di Peter Pan. Solo che gli anni sono passati, insieme ai bei momenti. Non voglio davvero aggiungere altro, non rovinarvi la lettura. Come detto per il remake recchioniano del numero 1, anche questo numero è tratto da un episodio classico, ed è un "brano evergreen", che anche se sentito e risuonato con strumenti diversi , da una filarmonica o in spiaggia con i bonghi, ha sempre un fascino incredibile. La Barbato accoglie la sfida del confronto con Sclavi aderendo ossequiosamente al modello originale, dosando bene le emozioni senza mai strafare, trovando il giusto equilibrio per esprimere i forti sentimenti che la storia comporta. Di Giandomenico fronteggia ugualmente bene il lavoro grafico del grande Ambrosini, lo omaggia (anche lui) rimanendo molto fedele all'originale e lo impreziosisce con tavole calde e avvolgenti (quelle del passato) e tavole fredde e solitarie (quelle del presente). Fa esplodere il colore che all'epoca forse non si poteva ancora esprimere, magari a livello materialmente economico, se non per un numero che fosse un traguardo numerico importate. E tutto funziona. Come le foto del mare del 1989, perdonatemi la citazione autobiografica, questo numero è un frammento di giovinezza che sento anche un po' mia. Ma credo che tutti troveranno dentro a questa storia qualcosa che inevitabilmente si lega ai loro ricordi. O almeno spero. 
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lunedì 23 maggio 2016

Star Trek: Beyond - il nuovo trailer meno fast e meno furious più adatto ai fan che pensano che Star Trek debba essere un "legal dramma fantascientifico"



Allora... pace fatta? Questo trailer è più "adeguato e in linea con il brand?". Personalmente mi sento di dire di sì, in linea con molti Trekkers, ma quando mesi fa era uscito in rete il primo trailer di questo Beyond, terzo episodio della serie reboot realizzata grazie alla Bad Robot di J.J. Abrams, che vi sto per mettere qua sotto, era partito un polverone che non vi dico. Una tempesta che aveva diviso il fandom.


In rete si sono affastellate delle critiche del tenore di: "Hanno sputtanato la saga rendendola un giocattolo action", "Non si sono mai visti combattimenti all'arma bianca in Star Trek, ma che minchiata!", "Le macchine che saltano, per Zeus!! Ci hanno messo, oltre al regista di quasi tutti i Fast'n'furious pure le macchine che saltano, 'sti burini", "Un'ambientazione all'aperto con le montagne?? In Star Trek??? Ma questo è essere ignoranti!!!". "La musica non è musica classica?? In Star Trek??? Ma Mi state rubando la mia infanzia??". 


Alla luce di questi sfoghi da strapparsi le vesti è intervenuto pure l'attore Simon Pegg, autore della sceneggiatura e interprete di Scotty, per chiedere scusa ai fan del "taglio" scelto per questo commercial. Ma doveva davvero farlo per voi? Comprendo che ogni fan abbia una sensibilità differente riguardo a un prodotto e lo idealizzi come preferisce, ma quel trailer era davvero "il male"?

Cioè, davvero, per me era "wow"!! Sposava a pieno la mia matrice tamarra, innata, di Trekker!! Ma posso capire che non tutti i Trekker si sentano tamarri. Forse per i troppi episodi di Next Generation, Voyager e Deep Space Nine legati alla integrazione multirazziale, ai processi sulle modalità di intervento in un conflitto bellico, a "cosa definisce un uomo", molti considerano e preferiscono gli aspetti che definiscono la serie come una versione molto più dotta (se non proprio soporifera) del brand "gemello" Star Wars, al punto da considerare i risvolti più action delle ultime pellicole qualcosa di squalificante per Star Trek. Ma la serie di fatto, nel piccolo, anche per volontà del suo creatore, la buonanima di James Roddenberry non ha mai voluto essere "solo" filosofica/legale/politica/sociologica. Certo i mezzi "per fare action" erano quelli che erano, tanto di budget per filmare gli atterraggi sui pianeti (il teletrasporto era stata una geniale scelta "economica" per non costruire diecimila modellini sullo stile di serie come U.F.O.) così come la competenza atletica degli attori...



Che trovo sempre momenti "teneri" comunque, molto alla Megaloman...
Per questo si è cercato di fare "di necessità virtù", scegliendo un tono più riflessivo e meno action. Tuttavia gli autori le componenti più "ridanciane e truzze" le hanno volute, seppure in minima parte e quando era possibile, sempre inserire. E un vero fan di Star Trek quei momenti se li ricorda, anche se non sono moltissimi e anche se non sono per lui l'elemento preferito della serie .

Tipo, vi ricordate Kirk e Spock che giocavano con le scarpe a razzo in Star Trek V: Ultima frontiera?



Vi ricordate poi Picard che in Star Trek Nemesis saltava con una dune buggie, il modulo"Argo", su un pianeta alieno come in un film di Michael Bay?


Davvero un Trekker degno di sfoggiare questo titolo non si ricorda e non si è esaltato davanti a una delle più iconiche scene della serie classica, quella dello scontro tra Spock e Kirk in una arena da gladiatori?


E ve la ricordate la musica di un momento chiave di Star Trek: Primo Contatto (per me ancora il film più bello della serie)?


Star Trek ha sempre cercato, pur con  classe, senso dell'umorismo e della misura, di essere anche "funky", per me riuscendo in pieno in questo tentativo. Per questo il primo trailer di Justin Lin mi ha sedotto e colpito fin da subito, perché ci ho colto lo "spirito" delle scene che vi ho citato sopra e perché il film e l'atmosfera rimaneva "quella solita": non era che di colpo The Rock prendeva il posto di Chris Pine come nuovo Kirk! Anche se a me non sarebbe nemmeno troppo dispiaciuto, per qualcuno in effetti sarebbe stato troppo. 
Ora il nuovo trailer mette le cose più in linea col brand, dicevamo, e grazie alle nuove scene ci stimola sempre di più a correre nelle sale questa estate ( mi pare il 17 luglio da noi e solo il 22 in America) a ritrovare i vecchi amici e gli strani, nuovi mondi le cui storie ci hanno accompagnato un po' per tutta la vita, conferendoci, almeno a livello emotivo, lunga vita e prosperità. E voi come la pensate? Ha straniato anche voi l'impostazione "più action del solito" del vecchio trailer? Siete più tranquilli ora? 
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sabato 14 maggio 2016

Inferno di Dan Brown - il primo teaser trailer!


Finalmente a ottobre potremo tornare al cinema per le nuove rocambolesche avventure di Robert Langdon (sempre interpretato misteriosamente da Tom Hanks, anche se nei libri assomiglia decisamente a Liam Neeson). Dopo Il codice Da Vinci e il "prequel-sequel" Angeli e Demoni ci siamo saltati in sala Il simbolo perduto, ambientato a Washington e a base di complotti "para-massonici" a favore del quarto e finora ultimo libro di Dan Brown sul suo "detective dell'antichità". Del libro mi pare che ne abbiamo già parlato su questo blog ai tempi dell'uscita (Clicca Qui). Diciamo che io e il mio socio la vediamo parzialmente in modo diverso, ma lascio a voi recuperare quanto abbiamo già argomentato. Ora è il turno di Ron Howard, sempre solidale con Brown nelle trasposizioni, di farci perdere, anche sul grande schermo, tra le vie di Firenze e Venezia (e forse anche qualche altra parte) per risolvere dotti e complicati enigmi di matrice dantesca partoriti da una folle mente criminale. E forse ci sarà anche un po' di paranormale. Forse. Dietro rebus da settimana enigmistica e visioni del nostro paese che può avere solo qualcuno che ci viene in vacanza in resort da dieci stelle per vedere musei, l'enigma da risolvere ha comunque implicazioni non banali su un grave e attualissimo problema dell'umanità (forse il più grave di tutti). Come andranno a finire le cose? Io lo so, ma magari al cinema sarà diverso (un po' lo spero).
 

Passano gli anni ma Tom Hanks con quel gatto morto in testa che gli fa da parrucchino continua a non potersi vedere. Speriamo abbia un po' di verve in più del solito. Qui è accompagnato dalla bella Felicity Jones, che presto vedremo sullo schermo anche il Rogue One. Aspettiamoci, come per Angeli e Demoni, qualche attore italiano. Visto l'argomento mi sa che Benigni una capatina la potrebbe pure fare. Pieraccioni però no, vi prego. Se c'è, tagliatelo. I nostri tesori nazionali culturali (le chiese e le città, non Pieraccioni) invece sembrano in forma anche in questo trailer e per me sono la vera ragione che mi spingerà a prendere il biglietto, sopportando i ragionamenti spesso strampalati di Brown ma di contro apprezzando molto il suo senso del ritmo narrativo e dello spettacolo. Se alla fine questi film spingono qualcuno a entrare in un museo o a farsi una vacanza in una città d'arte, non possono essere da subito bollati come una brutta cosa.  Chissà se lo prenderà anche il mio socio il biglietto. E già mi immagino da domani code di persone alla ricerca della Maschera di Dante...
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mercoledì 11 maggio 2016

Captain America: Civil War - la nostra recensione!



1) Sinossi: niente sinossi! 
Se siete fan dei cinecomics e non ve ne lasciate scappare mezzo vedetevelo così, al buio, il prima possibile per evitare la pioggia di spoiler che internet riverserà in ogni angolo, nascosti pure tra le pubblicità di dentifrici, polizze auto e cereali. Succedono tanti eventi e sono pure interessanti, ma non vogliamo davvero rovinarvi nulla più di quanto vi abbia svelato il trailer.
Vi basti, per convincervi alla visione, che avevamo dannatamente torto quando abbiamo espresso le nostre prime impressioni a caldo sul trailer della pellicola e sul suo "basso profilo" in confronto alla Civil War a fumetti di Mark Millar. Fughiamo ogni dubbio, la Civil War a fumetti "spiritualmente" qui c'è tutta e c'è "meglio", anche se la forma in cui accadono gli eventi è molto diversa e pure più sensata. Quindi "va tutto alla grande", per davvero, siamo gasati e contenti, perché questo film, per chi ama i cinecomics, è una figata spaziale, forse la punta più alta dei cinecomics prodotti finora e dovete tassativamente godervelo senza sapere nulla, senza rovinarvi nulla. Ma questo lo abbiamo già detto tipo tre volte. Se volete comunque avere qualche suggestione in più, a vostro rischio e pericolo, vi invitiamo a intrattenervi con quanto segue.


2) Giusto qualche indizio, le motivazioni dei personaggi.
Captain America Civil War è la perfetta chiusura della "prima trilogia" dei film sul primo vendicatore. E' un film fortemente emotivo e profondo. Almeno per il livello dei cinecomics. Un film su Cap ma anche un film corale, seminale. A personaggi storici dell'universo cinematografico Marvel che continuano un ben gestito percorso di crescita e maturazione già iniziato nelle precedenti pellicole (delle quali è caldamente consigliato il recupero integrale, se pensate che in futuro potreste diventare dei fan dei cinecomics ) si affiancano quindi nuovi eroi, nuovi scenari e un villan in grado di diventare memorabili. Cap è la rappresentazione della bandiera a stelle e strisce, il veterano dai muscoli d'acciaio, l'Hulk con meno potere e più testa. Se Rogers è all'apparenza coerente e granitico,  sicuro delle sue azioni, con il dictat stampato a fuoco di seguire più il cuore che la ragione, in realtà scopriamo sempre di più come questo personaggio trattenga dentro di sé segreti sempre più inconfessabili e tragici, che lo rendono un personaggio davvero sfaccettato,  con un percorso interiore non banale. Sotto i muscoli costruiti dall'esercito per Captain America (Chris Ewans, un bravo attore che va oltre al dato effettivo di essere un "bel mascellone"), riaffiora quindi il timido freak rachitico che fu Steve Rogers, intenzionato più che mai, contro tutto e contro tutti, nella decisione di salvare quello che è da sempre stato il suo unico amico. Il film è giustamente incentrato su di lui e sul rapporto  che lo lega al Soldato d'inverno (Edward Burns), amico e freak pure lui, manipolato per essere un super soldato ma al contempo, in peggio, reso schiavo con il lavaggio del cervello per essere il killer più spietato al mondo. Il soldato d'inverno agisce con freddezza, è letale e inarrestabile, ma dietro alla sua forza mostruosa e la mente impazzita nasconde ancora  l'animo buono e i sogni dell'uomo che era Bucky. Rogers, il più grande dei soldati per Bucky, vuole che nessuno al mondo sia costretto a sacrificare la propria libertà per diventare un'arma. Se lui ha questi poteri e la libertà d'azione che questi permettono, può davvero salvare il mondo, partendo da Bucky. Ma è sempre più solo nella difesa del suo amico, contro l'opinione pubblica e contro i suoi stessi amici, prigioniero in un mondo che per lui è ancora troppo nuovo, non suo, ma intenzionato a rimettere insieme ad ogni costo quanti più cocci possibili della sua vita passata. Fortuna che c'è Sharon Carter (la bellissima Emily VanCamp), fortuna che c'è Falcon (Anthony Mackie) e Natasha (la sempre bellissima Scarlet Johansson). 

Iron man è l'uomo che sceglie di indossare (adesso che non ci è più "legato") un'armatura per proteggere il mondo, sempre meno Rockstar e sempre più pensoso. Le sue armi hanno ucciso molte persone, le sue armature non sono state in grado di difendere la sua casa, gli Iron Patrols, la sua truppa meccanizzata, e'stata vista come il vagito della voglia di controllo propria di un dittatore. E poi c'è stato Ultron e il mondo forse ancora non sa che è tutta colpa sua. Ugualmente Stark (un Robert Downey Jr che dalla prima pellicola ha esplorato moltissimo il personaggio, facendolo diventare sempre più umano, fallibile e credibile, anche oltre i canoni dei cinecomics) è complesso, combattuto, schiacciato dal senso di colpa per i fatti più recenti di Age of Ultron e dalla necessità, sempre più urgente, di diventare un uomo migliore, in grado di avvicinarsi alla grandezza per lo meno dell'ombra di suo padre. Tony vorrebbe abbracciare il mondo e proteggerci tutti con corazze di ferro, per difenderci dalle armi che lui stesso ha costruito per anni. Crede nei giovani e nel futuro (compreso l'amabile Peter Parker di Tom Holland, che affiancherà anche in Spiderman: Homecoming l'anno prossimo), investe tanto nell'ambiente che nel sociale, ma salvare il mondo è un'impresa troppo grande, anche per lui, perché rimane in fondo un uomo. Ogni volta che combatte ci sono delle vittime. Come Iron Man e come supereroe, Tony sa di essere "un'arma". Per essere accettato dal mondo in fondo sa che ogni sua azione deve essere autorizzata, anche perché le forze pubbliche possano intervenire a supportare il suo operato, salvare i civili e sistemare i danni dopo che ha allontanato da noi qualche minaccia aliena. Certo questo controllo sull'operato lo vuole anche per punire se stesso dai suoi errori, ma vuole parimenti che questo diventi lo standard per ogni supereroe. Chi ha superpoteri deve quindi limitare necessariamente la propria libertà d'azione, essere registrato, addestrato e pronto per agire al meglio. Rispondere agli uomini, non agire da divinità capricciose.  E' un pensiero giusto ma impopolare, al quale forse pure lui stesso intimamente vorrebbe derogare, ma che sa necessario. Purtroppo per  lui non c'è Pepper a supportarlo e confortarlo al momento, colpa anche di Ultron. Iron Man si sente emarginato dal gruppo e si sentirà  "un mostro" per le imposizioni, anche estreme, che sarà costretto a somministrare ai suoi amici eroi, pur di fargli rispettare le regole che la società gli vorrà imporre. 
Poi succede qualcosa di brutto. 
E tutti gli eroi dovranno decidere tra libertà o registrazione. 


A questi due "titani con troppi dubbi da uomini", divisi da un conflitto ideologico importante, cruciale sul significato stesso di "supereroe", si affianca, un po' timoroso, uno schieramento di eroi su ambo le parti. Uomini in cerca di una seconda possibilità, ragazzi pronti a fare la loro parte, adolescenti con troppe tragedie e sensi di colpa nel loro passato ma pronte a fare il massimo. Una torma variegata e spaventata, colorata e motivata, ancora inesperta ma volenterosa, composta da streghe, killer russi, robot e uomini insetto e pantera. Tutti pronti a pendere dalle labbra dei due leader, Cap e Iron Man, quelli tra loro che vedono meglio le cose, le loro guide. Ed è difficile dire chi dei due fronti abbia davvero ragione, perché il punto di vista di ognuno è cristallino, ben comprensibile e virtualmente accettabile, da entrambi i punti di vista. I tentativi di dialogo sono molti, difficili ma costanti. Non si arriva subito ai pugni, come nei fumetti (e questo è un aspetto davvero interessante della pellicola), c'è alla base un lungo e doloroso negoziato fondato sul rispetto e la fiducia, un dialogo reso fragile dalla costante paura di tradimento e dalla conseguente, sgradevole sensazione che chi abbiamo davanti e conosciamo da anni non sia davvero un amico. Tuttavia, grazie anche a un sapiente burattinaio, lo scontro non può che intensificarsi fino ad arrivare inevitabilmente al piano fisico, quando saranno solo scudi di vibranio e raggi propulsori a parlare. 
Per questo è sbagliato guardare a questo film come a un solo esaltante giocattolo visivo. CA:CW dà il meglio di sé sul piano intimo ed emozionale e anche  i detrattori dei cinecomics che sono capitati per sbaglio in quella sala di proiezione, per accontentare i figli popcorn muniti, sapranno ricredersi. 


3) Siccome siamo tutti bambini e questo vogliamo: elenco degli "omini in campo", più o meno:
Uno spettacolo assurdo. Divertente, perché in fondo siamo in un cinecomics e quando si combatte tra mille superpoteri in gioco lo sguardo si perde tra mille colori, intuizioni visive e le battute che alleggeriscono con ironia ogni scontro. Ma anche uno spettacolo crudele, che spesso assume connotati rabbiosi e non lesina in eroi contusi e dal faccione gonfio per i troppi pugni. Ma vederli tutti in campo (in scene girate in IMAX), sei per lato (e in Avengers Infinity Gauntlet saranno più di sessanta...) è il biglietto da visita migliore per i nuovi super e la conferma di quanto siano ancora versatili, amabilmente riconoscibili ed esaltanti i personaggi ormai "storici". E se la "vecchia guardia" è pensosa sul ruolo del supereroe, la registrazione e bla bla bla, i nuovi arrivati sono invece tutti ansiosi di gettarsi gioiosamente nella mischia per far vedere quanto valgono, spezzando un po' la serietà del racconto e accrescendo la parte divertente della pellicola. Se mi permettete la battuta, Antman è immenso: gioiosamente cretino, goffo ma letale, dimostra ancora di più che nel suo film solista delle potenzialità infinite d'uso, tanto in ambito action che per il registro comico (volevamo Wasp però, ce la stanno facendo desiderare troppo). Ant-man ha "voglia di fare", dimostrare alla sua bimba che è diventato un vero eroe e che è pronti per giocare in serie a. Spiderman è realmente qui Amazing: sbruffone, simpatico, veloce, geniale e con tutta l'incoscienza della giovane età pischella (una zia May milf clamorosa e un rapporto con Tony Stark che è forse la sorpresa più bella di tutta la pellicola). Gli occhi della sua tuta che si espandono e rimpiccioliscono come una macchina fotografica sono una trovata geniale, in genere tutte le scene con il ragno sono bellissime e Spuderman ha quasi un film suo dentro il film in questo CA:CW. Poi c'è Pantera nera, giustiziere incazzato con il Winter Soldier e disposto a farsi un percorsi di vendetta tutto suo. Pantera è silenzioso, regale, sexy, impaccato di soldi ed elegante (e troviamo nel suo "Entourage" almeno un personaggio a lui legato che per i lettori dei fumetti è moooolto noto). E poi è "camp" con le sue unghie retrattili, quando si muove altezzoso con la sua armatura semi-adamitica dal fisico perfetto, ornata con la collanina tribale fatta dai denti di tigre, pare di sentire la sigla di Shaft. Per chi non conoscesse il personaggio, immaginate Eddie Murphy de Il principe cerca moglie mixato con Batman e sovrano del regno, il Wakanda, più tecnologicamente avanzato della terra. Pantera è arrivato nell'universo Marvel (il Wakanda era già citato in Age of Ultron) ed è decisamente qui per restarci.  Ci è poi piaciuto, incredibilmente, tantissimo, ritrovare Falcon. Un personaggio un po' del cavolo ma sempre più Figo, con le sue armi, il suo stile di combattimenti e volo ad ali corazzate (che richiude anche davanti a sé a mo' di scudo) e con il suo uccello volante, che la la Johansson non vuole accarezzare.. Chissà perché... Abbiamo amato e continuiamo qui ad amare Wanda, anche perché è impossibile non volerle bene. E' la più piccola e indifesa ma nasconde dentro di sé tutto lo spaventoso potere della strega scarlatta. Anche in CA:CW abbiamo avuto la conferma dell'accrescimento pazzesco dei suoi poteri quanto della paura che la divora all'idea di fare del male a qualcuno. Chi legge i fumetto da tempo sa a cosa può arrivare Wanda (forse peggio che il destino di Jean Grey) e vorrebbe che a quello non si arrivasse mai. Visione nasceva come prodotto di un dio (Thor), di una gemma aliena (lo scettro di Loki) e la più avanzata intelligenza artificiale creata dall'uomo (by Stark). Visione era inarrestabile in Age of Ultron e osservava i piccoli fallaci umani con l'interesse di un entomologo. Di colpo oggi si scopre diventare sempre più umano, limitato, tratto in errore e per questo un "dio migliore", più umano. Barton ha ancora un sacco di frecce al suo arco. E' più stanco e derelitto, sembra arrivare in azione in pigiama,  ma "tiene botta", sempre in campo, pronto a giocare qualche brutto tiro con le sue strategie. E' il "Crilin"della situazione, l'unico vero umano, insieme alla vedova, del supergruppo. Impossibile non volergli bene. La Vedova, tra Krav Maga e dardi elettrici è sempre più bella e letale, ma non così dolce e tenera come la avevamo vista con Banner in Age of Ultron. Un po' ci manca. War Machine... War Machine è uscito male, più inutile del solito, con meno battute e zero caratterizzazione... Non possono essere sempre tutti belli i personaggi del resto! Diciamo che anche la sua storia potrebbe però portare a qualcosa di bello...vi dirò poi. 
E poi c'è Zemo, il cattivo. E' pazzo, geniale, letale, imprevedibile. A sfruttarlo "a piena potenza" potrebbe rappresentare una strana fusione tra Due Facce e il Joker. Figlio d'arte (anche se dalla pellicola non traspare, per me nemmeno lo nega) di uno storico super-villain, Zemo, da grande burattinaio, punta a un ordine di giustizia superiore e ha la vocazione del vero "perverso" anti-eroe. Uno dei miei villain preferiti in assoluto, che "nasce" cinematograficamente in questo film e sembra intenzionato a ripercorrere davvero i passi giusti verso le sue incarnazioni fumettistiche, da  Citizen V e i Thunderbolts. Pagherei oro (e oggi per lo scenario che apre questo film sarebbe pure possibile!!) per vedermelo nei Thunderbolts con Osborne. Solo che scrivere storie su Zemo è un vero casino, motivi delle sue scarse apparizioni negli ultimi anni. I fratelli Russo ci sono riusciti e hanno trovato in Daniel Bruhl l'interprete perfetto. Zemo ha sempre un piano a, un b, un c e un d. Tutto è ben coordinato e gestito e spesso si possono scorgere da lontano le tattiche che Zemo avrebbe utilizzato in alternativa. Parimenti Bruhl dona a Zemo oltre alla patina di assoluta pazzia e nichilismo quella irrinunciabile piccolissima umanità che da sempre caratterizza il personaggio e che, qualche volta, ci fa anche tifare per lui. Ma questo è davvero solo l'inizio.  Che sia la Infinty War lo scenario ideale per far esplodere il suo potenziale? Speriamo! 
Le trame e scenari futuri che intesse questo film sono già oggetto di sogni bagnati per ogni lettore di fumetti che si rispetti. Il Marvel universe si espande, si scinde e si apre a prospettive future pazzesche.

4) Ok, ma io che non so una fava del fumetto e non ho letto mai un numero dei Thunderbolts, che ci capisco di questa roba ? E' un prodotto "for fans only"? Di cosa parla?: 
Rispondo schematico. Danni collaterali. Questa è la parola chiave, il succo del discorso che collega intimamente questa pellicola all'originale Civil War a fumetti. Arrivano gli alieni, i robot scoprono l'auto coscienza e invadono il mondo, i terroristi Hydra, beh, "fanno i terroristi". E questi eventi comportano incidenti stradali, palazzi che cadono, bombe che esplodono ovunque. Gli eroi intervengono, sistemano le cose, ma anche a essere più diligenti che si può arrivano e rimangono, inevitabili, i danni collaterali. Arrivano le vittime che si trovano senza casa, i feriti, i morti. Certo i danni alle cose si possono sistemare, nei fumetti (e citata brevemente nei film) c'è "Damage control", una società specializzata nel riparare danni causati dagli scontri con i superumani (sarebbe bello farci un film), ma non si possono aggiustare le persone. Statisticamente poi, per una  strana coincidenza di numeri, da quando gli Avengers si sono messi insieme sembra che il gruppo calamiti su di lui le peggiori minacce al mondo e oltre. 
Incidente dopo incidente, arriva l'ennesimo grosso "guaio". Di conseguenza con un atto firmato da circa 120 paesi del mondo si vuole commissariare gli eroi più potenti della terra, burocraticizzarli e permetterne l'intervento solo a monte di mille delibere e autorizzazioni all'impiego (mi viene in mente un anime robotico anni 2000 di Xebec, Dai-Guard, ancora piuttosto carino, in cui gli interventi di un robottone, gestito da impiegati-piloti contro "il mostro della settimana", venivano prima approvati con mille moduli sull'impatto sul territorio, valutazione stima danni e mille timbri e delibere dell'ufficio legale... Più o meno dovrebbe succedere allo stesso modo anche qui cui i supereroi , ma in più qui ci si mettono dentro i militari con a capo Thunderbolt Ross in persona, pare). Sulla carta sembra la soluzione migliore di tutte e molti eroi, tra cui Iron Man, firmano l'accordo. Questo potrebbe voler dire che si investirebbe di più sull'addestramento, che ogni atto dei supereroi sarebbe autorizzato dall'alto e non concepito come capriccioso e irresponsabile, che le azioni potrebbero essere meglio coordinate con le autorità, gli ospedali, i vigili del fuoco. Ma il soldato per eccellenza, l'eroe che più di tutti dovrebbe essere favorevole alle nuove regole, ha dei dubbi e li ha a ragione (vedi Captain America: Winter soldier) per gli eventi a cui ha di recente assistito. E se, si domanda Cap, oltre all'attesa di mille tempi burocratici prima di scegliere un intervento, con le conseguenti vittime da azione tardiva, i militari ordinassero agli eroi di fare qualcosa che non vogliamo, usandoli magari come armi contro altri paesi? Non sarebbe peggio? E infatti insieme a Cap a pensarla così ci sono sono altrettanti eroi. Alla fine gli Avengers si spezzano in due, con membri che decidono pure di appendere il costume al chiodo. 
Circa  la fruizione "autonoma" della pellicola devo dire che non è impossibile, anzi. Inoltre dietro a una storia su eroi in costume è possibile scorgere molto della storia americana recente. Soprattutto in conseguenza dell'11 settembre 2001, evento in riferimento al quale è aumentato esponenzialmente il livello di controllo unito al bisogno di sicurezza, anche a discapito della privacy e libertà individuale delle persone. E' quindi un film che può far riflettere, ben di più del discorsi su chi sia il più forte, al punto che anche la fase finale della pellicola va in una direzione tutta sua, convincente ma inedita, nuova nella struttura classica di un comic movie. Quindi anche se non siete fan dei "film a fumetti" direi che è interessante dargli una possibilità. Ci sono sì delle ingenuità di trama, ma la storia funziona, diverte e porta pure a interessanti riflessioni.  
5) Finale: ma è meglio di Batman v Superman?
Il confronto viene inevitabile, perché in fondo sono entrambi film di supereroi che si menano tra di loro sul significato stesso dell'essere supereroi. Anche CACW è un film di padri e figli, un film in cui si muove di nascosto un uomo che teme e invidia il potere dei supereroi, un film in cui spesso si agisce più di cuore che di testa. Cambia la messa in scena. Più ordinato, solido e interiore CACW, più eccessivo, scoordinato e "potente" BvS. Se CACW è hard Rock, BvS è trash Epic metal. Il vantaggio di non essere fan intransigenti della DC Comics o della Marvel ci permette di apprezzare entrambe le pellicole e aspettare entrambe in blu ray. Ma indubbiamente CACW si avvantaggia molto dell'essere parte di un universo cinematografico ben oliato, seriale e quindi familiare, in gradi di gettare in scena personaggi per pochi minuti senza premurarsi di ri-descriverli ogni volta e riuscendo comunque a centrarli, renderli convincenti. Questa attitudine per forza di cose non è ancora possibile vederla nell'universo DC, ma da qui a dieci anni (se non prima)  penso che questo divario sarà colmato. Forse BvS ha più scene che "bucano lo schermo", ma anche CACW non scherza. L'unico punto che davvero è per me è decisamente a favore di CACW è la scrittura. Fluida, divertente, commovente e mai raffazzonata (per non dire illogica) come più volte accade in BvS. 
6) Finale Finale, giurin giuretta: 
3 ore di film e non sentirle. Gran ritmo, bella sceneggiatura, una azione sempre concitata e divertente. Appropriati tutti gli interpreti, spettacolari le scene d'azione. CACW non punta a sconvolgere i sensi con una giostra visiva della caratura dei film degli Avengers, con mille astronavi, eserciti in lotta e Hulk che sbatacchia Loki come un pupazzo di pezza. CACW riesce ad arrivare più in profondità e a sconvolgerci con la sola forza emotiva dei suoi personaggi, al punto che non ci limitiamo a divertirci assistendo alle loro imprese, ma arriviamo quasi ad avere paura per loro. Di Cap e Iron Man incredibilmente, a fine pellicola, "ci frega" qualcosa di più di ieri. E questo per un film su tizi in pigiama è un risultato per lo meno diverso dal solito. 
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lunedì 9 maggio 2016

X - men : apocalisse - l'esplosivo final trailer!



Snikt! E non devo aggiungere altro.

Tutti presenti all'appello, persino Blob, persino il diavoletto blu. La trama più massiccia di sempre, costruita con pazienza ed epicità, dopo una certosina "rigenerazione" del franchise. una campagna marketing che, per ora, ha puntato, in tempi di selvaggia spending review, a essere quasi discreta, composta, non invadendo cereali, profumi e cerotti depilatori. Mancava qualcosa, mancava "lui". Non si sapeva se il "ghiottone" ci sarebbe stato o meno fino a pochi giorni fa. Si pensava a un cameo o poco più (stile First Class) dopo che l'attore interprete dell'artigliato canadese aveva dichiarato a febbraio 2015: "Continuerò a interpretarlo per tutta la vita" e a marzo 2015 "Lo farò solo per un'ultima volta (riferendosi al prossimo film stand alone del personaggio). Aveva pure bidonato Reynolds dopo aver dichiarato: "Ryan è un amico... Non posso dirgli di no", ma Reynolds "a modo suo" lo ha fatto comunque comparire in Deadpool. Insomma lo avete capito, come l'onomatopea dei fumetti, come l'ultima scena di questi trailer adrenalinico, davvero Figo e davvero progettato (più di mille pubblicità invasive rompipalle su "tu da che parte stai?") a farmi venire la voglia di andare al cinema. Snikt! E certo pure Psyloche non pare affatto male. Tempesta incazzata e ggiovane ribelle "spacca" e il NightCrawler un po' mi ricorda, in questi brutti momenti, il grande e compianto piccoletto di Minneapolis. Insomma, non vedo l'ora! 
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P.s. Si dovrebbe fare una petizione per ridare a Magneto i suoi due bambini insieme (Scarlet e QuickSilver), che tra Fox e Marvel hanno fatto un vero casino e quelli che infine ci rimettono sono solo i ragazzini e un pazzo psicopatico che comanda i metalli. Si, mi pare brutto...

lunedì 2 maggio 2016

La notte del giudizio (3): election day. Guardiamo il trailer in italiano!


Qualcuno si vuole mettere contro una delle più importanti conquiste di una distopica e contemporanea democrazia americana, lo sfogo. Una notte legalmente garantita in cui sono davvero tutti uguali, nonché armati pesantemente. La notte in cui chiunque può uccidere chiunque restando impunito. Certo alla fine le vittime sono numerose, soprattutto chi è povero e non può permettersi ricchi (ma non sempre sicuri) sistemi di allarme come quelli che vendeva Ethan Hawk in La notte del giudizio, il primo film di questa saga. Molti innocenti si sono "scottati" con questa "violenza organizzata", chi vince è sempre chi ha più amici e più soldi per comprare la mitragliatrice più grande e qualcuno medita seriamente vendetta perché non ti danno un machete abbastanza grande se paghi solo con i ticket restaurant. Qualcuno ci ha perso la famiglia poi in queste "notti di sfogo" e se è sopravvissuto è giustamente incazzato nero. Come una nuova senatrice (Edwin Hodge), che gode di ampio consenso e che sta  cercando di abrogare la legge tanto voluta e amata dagli oscuri, massonici e ancora potentissimi Nuovi Padri Fondatori. Se avrà il consenso degli elettori, quella che sta per arrivare da lì a pochi giorni potrebbe essere, tragicamente, l'ultima notte dello sfogo. Che spreco!! Le ultime ore in cui si potrebbe fare la festa a chi ci vuole male. A un capoufficio bastardo che ci sommerge di lavoro e non dà alcun aumento o possibilità di carriera. A un collega arrivista, spia e fancazzista. Alla tizia lenta e antipatica che sta a un qualsiasi sportello pubblico senza cercare di capire i nostri problemi e trattandoci da deficienti. Al vigile che ama mettere tante multe se andiamo più veloci di 30 all'ora, nascondendosi dietro le piante. A chi ci dà un assegno scoperto per poi non rispondere al telefono. Al postino che non passa mai e perde la posta o ci intasa la cassetta delle lettere, ma solo nei giorni di pioggia, dove a toglierla risulta tutto un liquame illeggibile di documenti guarda caso vitali. Al vecchietto con il cappello (perché hanno tutti il cappello!!) che con una macchina che non potrebbe circolare da ottant'anni guida piano e male per strada strette e senza possibilità di sorpasso e avete davanti per 80 chilometri e due ore della vostra vita. A quello col Suv enorme, che è sempre lui e che sempre ci frega da sei anni il posto auto tutte le mattine sotto all'ufficio e tutte le poche volte che andiamo al cinema nel parcheggio annesso. Al vicino con lo stereo troppo alto, i cani troppo grossi e "cagoni", i bimbi che ogni due ore scatenano una guerra civile con urla e robe che si rompono rumorosamente. Al marito che non passa gli alimenti, non vuole spendere il soldi per la palestra del figlio e gira con una diciottenne ingioiellata. all'insegnante di matematica che ci ha dato due al liceo, a quello che ci ha tenuto in ostaggio con una tesi di due anni di lavoro, a quello che dà tre a tutti gli studenti indistintamente non perché abbiamo sbagliato qualcosa, ma perché da piccolo glielo hanno dato a lui e ha imparato una lezione importante di vita. Al cuoco del ristorante famoso e non famoso che ci ha avvelenato, rapinato e sfottuto per i piatti che abbiamo preso e che poi ci ha servito sbagliati dicendoci che è colpa nostra che abbiamo ordinato male. A quelli che a qualsiasi livello e ruolo ci fanno pagare tasse extra architettando trabocchetti burocratici per cui non possiamo che sbagliare la compilazione di moduli per farci pagare more e multe varie. Ai tifosi della squadra di calcio avversaria e agli arbitri che si sono comprati. Al viscido palestrato che importuna la nostra ragazza. A quelli che chiamano a tutte le ore per farci cambiare operatore telefonico e minacciano di denunciarci se non stiamo ad ascoltare tutti i 36 minuti della loro offerta di vendita. A quelli che intasano la nostra buca delle lettere con pubblicità di ogni tipo, velocissimi e che passano appena svuotiamo la cassetta della posta. Al benzinaio che ha aumentato i prezzi senza un perché e al suo amico meccanico che l'ultima volta si è perso una nostra gomma e non ha riparato del tutto la nostra macchina per garantirsi una entrata futura extra due giorni dopo. Al pizzaiolo che è arrivato con tre ore di ritardo a consegnarci la cena e a chi ci ha fregato la roba, esaurita sugli scaffali, che tenevamo gelosamente nel carrello del supermercato. Ai tecnici della caldaia che per legge devono venire sei volte l'anno a controllare che non ci sia esplosa e ci chiedono 150 euro a ogni uscita. A tutti quelli che ci stanno sul cazzo in genere. Tutta gente che senza la Notte dello sfogo rimarrà impunita. Anche se parliamo sempre di una realtà alternativa che esiste solo al cinema. Di contro qualcuno di innocente davvero, quei pochi, senza la notte dello sfogo potrà avere vita più lunga e felice. Il rancore è brutto in effetti e se non avessi un giorno per pianificare le morti più atroci a chi mi vuole male potrei dedicare quel tempo per altro in effetti, tipo andare a pesca o a un corso di latino-americano dove cuccherei di sicuro. 


E la senatrice non sarà sola in questa prospettiva "più consona all'umanità", con lei c'è una resistenza che fa uso dei media (come in Essi vivono di Carpenter) e un eroe solitario (Frank Grillo, come l'eroe Iena Plinsken sempre di Carpenter, che torna ad uno dei suoi ruoli migliori, in attesa che giri finalmente il remake di The Raid. Cacchio spero davvero che prima o poi lo giri... ormai quasi non se ne parla più e sarebbe un vero peccato). Dopo il buon successo del primo film e il gigantesco successo del secondo la Blum House ha ridato felicemente fiducia alla creatura di un James DeMonaco, regista e scrittore di questo che è ormai un vero e proprio franchise, qui più "demoniaco" che mai nella sua nuova rilettura "sociologica" del masterpeace carpenteriano Fuga da New York. Torna la "notte", i veicoli corazzati, i pazzi per le strade, coltelli e mitragliatori, l'esercito nazistoide e americanissimo dei Nuovj Padri Fondatori e dei suoi religiosissimi e malatissimi accoliti. Torna una guerra insensata che non fa prigionieri o conosce pietà, combattuta con armi moderne quanto medioevali, brutale, estrema ma ironicamente, sarcasticamente "pulita", dove tutti depositeranno coltelli e acredine allo scoccare dell'ultimo minuto di sfogo, tornandosi a salutare tra amici. Dove le madri di famiglia, un secondo prima pronte ad accoltellare la vicina di casa, un secondo dopo sono già tornate in cucina a preparare la crostata di mele. Tutto rinviato ordinatamente al prossimo sfogo costituzionalmente garantito. Un vero strano mondo tutto matto. Ma anche un mondo pieno di inseguimenti, grotteschi riti collettivi, paura autentica che tutto quelli che potrebbe capitare anche solo girando l'angolo. 


Dalle prime immagini forniteci dal trailer è chiaro che siamo ancora, visivamente e contenutisticamente "da quelle parti" del capitolo due, Anarchia: la notte del giudizio. Non è un house Invasion movie come il capitolo uno, ma un film da guerriglia urbana, una "Anabasi" che ricorda moltissimo alche il capolavoro I guerrieri della notte. Solo che rispetto al capitolo due  tutto sembra più grande, grosso e cattivo, quasi a livello di un Olympus has fallen. O almeno sembra. Sarà possibile che per una volta il buon Blum, magari forte dei grossi incassi del passato, abbia trasgredito alla sua regola ferrea, di produrre solo film a basso budget? Noi ricordiamo ancora con affetto il camion con mitragliatrice di Anarchia: la notte del giudizio, inquadrato in due momenti diversissimi, diversamente fotografato e con minimi dettagli cambiati per dare l'impressione che fosse un camion diverso, perché era brutto usarlo solo per una inquadratura tanto era Figo e tanto era costato, portarlo e assemblarlo lì, come gigantesco oggetto di scena che effettivamente aumentava la cornice teatrale di quella che era in effetti una grande storia, definita visivamente da piccoli ma precisi, perfetti, elementi scenici. Speriamo comunque che Blum non faccia di nuovo il tirchione. Gli attori sembrano motivati, il contesto è fighissimo come sempre, ci stanno anche gli amatissimi matti con maschere strane (c'è pure un matto stile Zio Sam!!) speriamo in qualcosa di bello da qui all'estate, quando la pellicola irromperà nei cinema. Certo il tre è numero perfetto, ma un brand così non so se se la sentiranno davvero di metterlo in soffitta dopo il terzo capitolo. Intanto noi aspettiamo di goderci questo, che ci auguriamo terrorizzante quanto divertente  e non vediamo l'ora di assistere al momento di Frank Grillo "dominatore delle sale", assoldato anche in  Captain America Civil War in uscita a maggio nei panni del cattivissimo Crossbone. Vai Frank, ormai il cinema è tuo!! E che i Nuovi Padri Fondatori ci proteggano tutti. Anche se forse, a ripensarci, sarebbe meglio di no. Non sia mai che pure noi, per qualche strano motivo, stiamo sulle palle a qualcuno. E magari non ce ne siamo mai resi conto. Allora la notte dello sfogo potrebbe essere magari una cosa brutta. Fortuna che non esiste davvero. Finora. 
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