venerdì 25 settembre 2020

Il giorno sbagliato (Unhinged) :la nostra recensione del thriller on the road con Russell Crowe

 


La premessa del film è semplice e geniale. Tutti abbiamo ogni tanto i coglioni girati ed è verissimo, perché lo dice il telegiornale.

Disoccupazione, stress, divorzi, scie chimiche, pesti varie... la gente si incazza.

Come capitato a D.FENCE (Michael Douglas) in Un giorno di ordinaria follia, come capitato all’autostoppista senza nome (Rutger Hauer) di The Hitcher, come capitato al camionista di Duel, anche Tom Cooper (Russell Crowe) ha oggi una brutta giornata da sfogare sulla pelle di chiunque gli capiti sulle infinite autostrade in coda della vita. Il piatto è sempre quello. Un dettaglio in primo piano delle mani che si chiudono sul volante dell’auto, in questo caso un pick-up F250,  come per torcerlo o abusarne sessualmente. Un dettaglio all’orologio che corre mentre tu stai fermo nel mezzo del nulla. Il rivolo di sudore che scende sulla fronte e poi giù gas. Contro tutti, contro il mondo. A volte contro te stesso, che ti scopri essere il “mostro/inadeguato/cattivo” in cerca di un eroe che possa porre fine al tuo tormento. Per Tom Cooper questo eroe è una final girl, interpretata da Caren Pistorius. Una sventurata che ha avuto l’ardire di suonare contro di Cooper il clacson, trovandolo fermo in strada con il pick-up dopo una notte di vendetta e sangue. Un clacson con dentro di sé tutta la disperazione di una  madre incasinata che per colpa della tangenziale ha appena perso il lavoro, mentre il marito ha appena comunicato con il figlio la sua idea di divorziare, con lo stesso figlio ancora in auto e che farà tardi a scuola prendendo una nota. Tutto per colpa sua, ma forse anche per colpa del tizio con il pick-up che le ha fatto perdere quel verde, l’unico vero e risolutivo semaforo verde della vita. E allora suona, inveisce, maledice. Fino a che sorpassa, sgomma, mostra il dito medio e procede. Giusto dritta nell’ingorgo sei metri più avanti. Con il pick-up di Crowe che la raggiunge subito. “Abbassa il finestrino”, fa cenno al figlio di lei che siede di dietro nella schifo-rottamosa auto sfigata della donna. E il bimbo abbassa. “Tira su, che cavolo fai?” grida la madre. Ma il bambino dice che ci sta provando ma il comando si è rotto, non va più. Allora, fermi sempre in coda a un semaforo rosso che non parte mai, Crowe inizia con la madre tra i finestrini un discorso il cui senso è: “Ha avuto ragione a suonare perché ero fermo con il semaforo verde, stavo soprappensiero. Ma invece di un gentile ed educato pot pot lei mi ha offerto un arrogante poooooot pooooot po po pooooooot. Così ora vorrei le sue scuse, che sono offesissimo”. La madre incurante di un Russell Crowe ingrassato di 300 chili che pare un grizzly e sta seduto su una macchina gigantesca d’acciaio pesante, con tutta la dispersione di una madre incasinata che per colpa della tangenziale ha appena perso il lavoro, mentre il marito ha appena comunicato con il figlio la sua idea di divorziare, con lo stesso figlio ancora in auto e che farà tardi a scuola prendendo una nota, tutto per colpa sua, ma forse anche per colpa del tizio con il pick-up che le ha fatto perdere quel verde, l’unico vero e risolutivo semaforo verde della vita... la madre lo ri-manda a quel paese. Col figlio attonito che dice: “Ma che cavolo fai? Tira su! Ma non mi hai detto tre minuti fa tu di fare la stessa cosa?”. Ed è così che con un ghigno felice da pazzo esaltato il Nostro Grizzly/Crowe dichiara alla donna di farle passare il giorno peggiore della sua vita. Così, perché è giusto così.



Segue film di inseguimenti lungo strade affollate stile Duel 2.0, in quanto siamo oggi tutti pieni di telefonini e tablet che tracciano la nostra posizione e permettono un gioco a nascondino più scorretto. 

Unhinged, letteralmente “scardinato”, è un pacifico film ignorante di inseguimenti, dotato di una certa vena splatter che può piacere agli amanti del genere, in cui un Russell Crowe che pare un grizzly guida auto contro cose e persone, come ogni tanto scende dal mezzo e con martello e tanica di benzina brucia e distrugge cose e persone. Naturalmente ci viene concesso di restare più tempo in compagnia della final girl, mamma moderna che nonostante i casini sta sul pezzo, riesce a ritrovare la forza di essere una “buona madre” come riesce a comprendere il valore fondamentale di Fortnite come guida di cultura e sopravvivenza per le nuove generazioni (XXX di Vin Diesel approverebbe). Crowe è in piena libera uscita dalle parti di attore impegnato e sguazza felice in un ruolo che probabilmente ha sottratto a Gerald Butler. Forse gli manca però la faccia da matto di un Butler o un Cage. Quella magia espressiva che fa sembrare dietro agli occhi un mondo inesplorato, manca, è solo di chi è abituato a fare al cinema il matto. Insomma, Crowe è divertente, pesta duro come si pretende dal mostro che interpreta, fa pure i giochini mentali, ma non sfonda. Si vede che da un momento all’altro vuole parlarci davvero di questo orso rabbioso, farci un po’ empatizzare, ma i monologhi devono essere stati tutti troncati in sede di montaggio e lui senza quegli occhi da pazzo è perduto.

Il giorno sbagliato è un divertente film di inseguimenti con un buon ritmo, scazzottate e qualche incidente stradale davvero sadico. È ideale per passare una serata, ma gli manca quel guizzo da farlo passare a qualcosa di più di “uno dei tanti”. Fallisce come Sean Bean che provava a fare The Hitcher. Ma rimane sempre un gran divertimento. 

Talk0

giovedì 24 settembre 2020

Tenet - la nostra recensione de nuovo film di Christopher Nolan

 


Sinossi fatta male: Un agente della CIA (Washington) si infiltra in un commando armato che irrompe al teatro dell’opera di Kiev per portare in salvo un agente sotto copertura. Le cose finiscono malissimo, il nostro agente si “risveglia” su una nave dove scopre di essere stato reclutato da una misteriosa agenzia di nome Tenet per una indagare sul traffico di un nuovo e fantascientifico tipo di armi che si basano sulla manipolazione della entropia degli oggetti. Viene affiancato presto da un misterioso agente segreto (Pattison) e i due iniziano a crearsi una pista verso il misterioso Andrei Sator (Branagh). Forse un modo per avvicinarlo può essere la moglie infelice di quest’ultimo, Kat (Elizabeth Debicki ). 

Nolan e la declinazione cinematografica del tempo: un tempo che viene “rubato” agli altri (nel thriller The following), scomposto in puzzle (nello psicologico Memento), dilatato in un eterno giorno senza notte (Nel noir Insomnia). Il tempo per la necessaria formazione individuale (Il supereroistico  Batman Begins), il tempo di una vita per creare l’illusione, l’arte, di un istante (Il drammatico The Prestige). Il tempo che obbliga a prendere scelte importanti solo sacrificandone altre (Batman - Dark Knight), il tempo che si allunga da istante a infinito nei sogni (il film di rapine Inception), il tempo che obbliga l’eroe a stare in panchina mentre il mondo va a rotoli (Il cavaliere oscuro - il ritorno). Il tempo “privato” che dedichiamo ai nostri cari, che si scontra contro il tempo inesorabile che impone il resto del mondo, facendoci vivere e invecchiare lontani (il fantascientifico Interstellar). Il “tempo di percorrenza”, l’attesa tra l’inizio e la fine di un viaggio che si allunga o contrae a seconda che lo intraprendiamo a piedi, su una nave o in aereo, che cambia la percezione e la durata di una storia (Il film di guerra Dunkirk). Nolan è un “sacerdote” del concetto di tempo, un’ossessione che rende i suoi lavori in larga misura riconoscibili tanto sul piano narrativo che estetico. Il tempo è argomento principe a prescindere dal genere cinematografico della pellicola, visivamente tutto è geometrico e preciso, quanto intimamente complesso, come il quadrante di un orologio svizzero, con il rischio calcolato di apparire spoglio. La scena si riempie di orologi, lancette, quadranti, led, palesi o nascosti nelle forme di enormi pale eoliche, torri verticali simili al Big Ben, infiniti numeri che scorrono su qualche marchingegno. Nolan costruisce “orologi cinematografici“ magnetici e austeri. Oggetti spesso “difficili” da classificare come da “godere”, alle volte poco empatici o troppo concettuali, troppo estetici, da contemplare più che da capire, ma non per questo meno attraenti e assolutamente “suoi”, d’autore. Tenet è il suo film numero 11 anche se per qualcuno doveva essere il decimo, in quanto nome e trama spesso giocano sul numero 10, e Tenet come parola sembra giocare con il numero 10, “ten” in inglese, riportandolo nel modo corretto e al contrario. Ma Tenet è anche una parola misteriosa, integrata nel cosiddetto cosiddetto “Quadrato di Sator”, una nota ma ancora criptica iscrizione ricorrente su epigrafi, palazzi e monumenti fin dal 79 d.C., al punto che Nolan ha voluto costruire la trama del film prendendo spunto da questa. Infine Tenet è una parola per la grammatica “palindroma“ che si legge allo stesso modo da sinistra a destra, ma anche alla rovescia, e offre per questo da subito il senso più immediato e la sfida, ambiziosa, che Nolan si pone con la pellicola: un film che può essere visto anche alla rovescia. Nolan in Tenet vuole giocare nuovamente con il tempo, indagando sulla “direzione” dello stesso. Se è possibile nel mondo reale per l’uomo passare dal tempo presente al futuro, la fantascienza di Nolan vuole “rendere il tempo palindromo”, permettere all’uomo di muoversi al suo interno, partendo da un punto fermo (realizzabile grazie a dei fantascientifici “tornelli” e da “armi entropiche”), in ambo le direzioni. Non una ripetizione infinita sul modello del Giorno della Marmotta, quanto un’influenza dinamica uomo/ambiente in ragione dell’entropia interna insita in particolari oggetti. Esempio: Se hai sparato un proiettile speciale in un muro, con una speciale pistola puoi riprendere quel proiettile dal muro al caricatore e sparare da un’altra parte. Un concetto che se vogliamo ha già trovato una sua forma nelle dinamiche dei videogame da anni, tra Prince of Persia Le sabbia del tempo a Singularity, passando per i mondi a specchio di Zelda e un piccolo e travolgente gioco indipendente come Brain. Ma una suggestione che per la narrativa cinematografica era ancora così complessa da sviluppare che ci aspettavamo che solo un matto come Nolan si sarebbe gettato nell’impresa, magari prendendo a prestito giusto qualcosa da Rian Johnson, raccogliendo la sfida e portandola ad un livello estremo. 



Così Nolan sceglie come base narrativa lo Spy-Movie, di cui subito, nel suo modus operandi classico, “desertifica” quasi tutti i principali topoi (chi sono gli schieramenti Geopolitici? Come si svolgono le indagini? La sensualità della vita della spia? La preparazione della spia?)  mettendo i protagonisti (al punto che il protagonista principale, interpretato da Washington, non ha un nome, se non che in una scena si autoproclama “il protagonista”) al centro di una gara per il controllo di questa rara tecnologia fantascientifica che permette di infrangere le regole del tempo. Si parte da piccoli oggetti che si possono “usare al contrario” ma si arriva presto a dei fenomeni su ampia scala che sarebbe un delitto anticipare.  

Cast e tecnici: Washington Jr, già apprezzato come giovane Lando in Solo, è un ottimo eroe action e un attore carico di sensibilità, pure troppo. Non è un Bond, non è uno Xander Cage, è una spia che quando serve sa menare mooolto bene le mani, ma dall’animo gentile, forse fanciullesco. Mi ha ricordato un po’ l’XXX di Ice Cube, che piuttosto che fare il marpione va da McDonalds. Kenneth Branagh è un villain un po’ gigione ma regale, minaccioso ma carico di una malinconia che lo rende interessante, umano. 

Elizabeth Debicki dopo tante particine un po’ sfigate e in ombra assurge qui, con il suo chilometro e mezzo di gambe e gli occhi azzurri a nuovo riferimento dell’immaginario sexy cinematografico. Elegantissima e malinconica pure lei, interpreta una donna dal sapore hichcockiano. Ma la sorpresa del mazzo è lui, quello che presto sarà chiamato dal mondo, alla milanese, come “IL” Batman (dall’originale The Batman, che suona pari a “La” Lalla, “Il” Pucci, “Il” Giangi e “La” Raffa... perché a Milano tutti i nomi hanno un articolo davanti, tra gli sbarbati che contano). Parliamo di Pattison, anzi “Del” Pattison, che in Tenet oltre ad avere un ruolo molto interessante e misterioso riesce ad esibirsi splendidamente nelle molte scene action, cosa che finora non sapevamo sapesse fare così bene, ed è pure simpatico. Davvero bravo!



La colonna sonora è firmata da Ludwig Goransson, vincitore dell’Oscar per Black Panther, e non fa rimpiangere per sontuosità il collaboratore storico di Nolan, Hans Zimmer. Anche qui corni e trombe a profusione.

Dopo Wally Pfister, che lo ha accompagnato dall’inizio, Nolan prosegue la collaborazione, iniziata con Interstellar, con il direttore fotografia Hoyte van Hoytema, che qui dimostra la consueta passione maniacale per il dettaglio.

Allora, è bello?: Non sono uno che disquisisce in genere di “giudizio oggettivo” o “soggettivo di un film“, specie se ho davanti un’opera di un regista come Nolan, che spesso ama piegare le regole della logica all’arte, come precisa espressione artistica. Per questo qui sopra l’ho paragonato a un creatore di orologi, una persona amante dei meccanismi.

In Dunkirk molte critiche hanno riguardato il fatto che i soldati stessero fermi in coda ad aspettare le navi per la ritirata, un po’ come si sta in coda in posta, invece che prendere le armi e combattere i tedeschi. Ma i soldati di Nolan si comportavano così perché Dunkirk è un film sull’attesa e quelle code simboleggiavano al meglio l’ansia e impotenza davanti a una attesa estenuante. Un ansia che anche il pubblico poteva “empatizzare”, perché tutto il pubblico ha condiviso l’esperienza dell’essere in coda ad aspettare, più che la possibilità di sparare ai nazisti. 

In Interstellar si espone la teoria secondo cui più chi si avvicina ad un buco nero più il ritorno a casa si prolungherebbe di anni, perché il tempo “gira più velocemente”. Logica vorrebbe che gli astronauti evitassero una missione suicida di salvataggio che li spinga verso un pianeta che sta per essere ingoiato da un buco nero, ma volete privarvi della bellezza di mostrare al cinema quello che accade su questo sfortunato pianeta? Specie se su quel pianeta le regole del tempo sono infrante e tutto suona come un film al rallentatore? 

Nolan vuole farci vedere al cinema queste cose anche a dispetto del realismo, “perché è bello” e può essere pure profondo, trascendente. In Dunkirk le colonne di uomini in coda ordinata, in Interstellar gli astronauti ultima speranza del genere umano che vanno quasi ad ammazzarsi in un buco nero. 

In 22 Jump Street quei ragazzacci di Miller e Lord fanno entrare i protagonisti con l’auto in una fabbrica di fuochi d’artificio in auto, durante un inseguimento, senza girare una singola scena dentro la stessa. Quando escono, e noi in sala non abbiamo visto niente, i protagonisti dicono: “Wow! È stato fighissimo!!”. Ecco, Nolan non ci avrebbe mai fatto mancare quella sequenza;  avrebbe guardato al differente timing dello scoppio di ogni mini-cicciolo  a seconda del tempo di percorrenza di ogni veicolo coinvolto nell’inseguimento. 

Non si tratta di amore per l’effetto speciale o l’esplosione più grossa in stile Bayhem, è qualcosa di più “ossessivo”, autorale. 



Cosa fa Nolan in Tenet?: Semplifica tutto quello che non è l’azione, vuole che ci occupiamo unicamente di quello che accade visivamente su schermo, perché è conscio che sarà comunque complesso seguirlo. In questa operazione saltano del pezzi di “logica interna”, allo stesso modo in cui succede in tutte le sue opere, ma forse qui la situazione viene amplificata, laddove vengono liquidate in poche parole delle linee narrative che dovrebbero essere centrali. Ci sono buchi sulla trama di fondo, buchi sullo stesso uso della tecnologia, buchi sul comportamento di alcuni personaggi. Se queste mancanze ogni tanto si sentono e fanno alzare l’asticella dei dubbi allo spettatore, Tenet riesce per me a far soprassedere più o meno su tutto, in quanto visivamente è uno degli action più spettacolari degli ultimi anni, carico di intuizioni visive e dotato di una inedita e complicatissima struttura narrativa che lo rendono uno spettacolo davvero unico nel genere, imperdibile per ogni fan del cinema che si rispetti.

Finale: Tenet ha ottimi attori, effetti speciali, fotografia e musiche. Una sceneggiatura forse più criptica della media, ma una resa visiva e una originalità della messa in scena da infarto secco, che ne fanno un’opera semplicemente immancabile. 

Talk0

mercoledì 23 settembre 2020

Ue’ raga, è arrivato il trailer del film del Batman, quello nuovo. Stasera tutti alla gintoneria e alla mezza “operazione spago” dalla Tati!

 


Il Batman è uno fuori fuori, ma c’hai il grano. Si veste bene ed è il bello come il tizio di Twilight perché è interpretato dal tizio di Twilight (non so se rendo). Ha un macchinone paiura sicuro linea esclusive limited da emirato. Veste costumino in pelle del Dolce con accessori Fendi Fendi. Poi combatte chi si veste male ed è solo per questo mito totale.

Ma soprattutto IL Batman (The Batman con il “The” davanti per prima volta, adoooro) è finalmente un raga vero, uno con la faccia giusta che si può divertire all’Hollywood più figo, quello di Milano, con i “raghi” più giusti di corso Como. Uno che alle due di notte dopo aver giocato con il pinguino te lo trovi dal porchettaro.

Andiamo al succo del trailer. Robert Pattinson mi ha convinto come ipotetico Batman dai tempi di Cosmopolis di Cronenberg e mi è piaciuto come attore anche in Lighthouse di Eggers. Quando l’ho visto per la prima volta con il costume dell’uomo pipistrello fatto su misura per lui ho pensato “forse devo vederlo per un altro paio di volte... forse al cinema in movimento ha il suo perché. Quando ho visto la batmobile ho pensato più o meno la stessa cosa, ma questo non è il punto... anzi un po’ sì, lo è e mi spiego: Batman è la massima gallina dalle uova d’oro in ambito supereroi. È normale e legittimo proporlo in modo sempre diverso e accattivante, spiazzando anche il pubblico con intuizioni di design nuove ma accattivanti, astutamente nascoste fino alla fine in trailer pieni di immagine scure e confuse stile il Daredevil di Mark Steven Johnson con Ben Affleck. Il problema è che questo trailer sembra tutto un maxi omaggio a Daredevil di Mark Steven Johnson con Ben Affleck, maniacale come lo Psycho di Van Sant, non sembra farina del bravo Matt Reeves del Pianeta delle Scimmie 2 e 3, qui anche sceneggiatore. E non mi convince neanche se si sono dannati a scrivere in Italiano ogni bigliettino che compare nel trailer, compreso lo scontrino Esselunga di Alfred, per lisciarmi il pelo.



Però devo dire che questo progetto mi affascina e nonostante trovi questo primo trailer una bruttura senza senso di sicuro mi hanno già convinto ad andare in sala. Andy Serkis come Alfred. Colin Farrell novello pinguino e già con la “fame giusta”. Paul Dano potrebbe non dirvi molto come nome e possibile genio del crimine come Enigmista, ma guardate cosa fa a Daniel - Harry Potter - Redcliffe in Swiss Army Man e immaginate cosa potrebbe voler fare a Robert - Cedric Diggory - Pattinson. Fossi nell’attore che ha interpretato Ron inizierei a tremare per una futura collaborazione con Dano. Nel cast anche Zoe Kravitz novella Cat-Woman, Peter Sarsgaard, John Turturro, sembra davvero difficile lamentarsi! L’unico cosa che un po’ mi intimorisce è forse tornare a Gotham, dopo averla percorsa in lungo e in largo in troppi film, videogiochi, fumetti e serie tv. Già visti il manicomio, la fun house, il locale del Pinguino, il distretto di polizia, il porto, l’ospedale, il quartiere dei night, la bat-caverna. Serve un po’ di “magia” per renderla “nuova” per l’ennesima volta questa città e spero che il film di Reeves sappia sorprendermi. Va bene, per ora diciamo che è tutto. Ci si risente con gli aggiornamenti di questo “IL” Batman nel 2021! 

Intanto ho visto pure il trailer di Wonder Woman e temo siano riusciti nell’impresa di rendere la mia amatissima Kristen Wiig una Cheetah molto più inquietante quanto i gatti anatomicamente inquietanti di Cats. Ho paura a riguardare il trailer.

Talk0

martedì 22 settembre 2020

Ride Your Wave - la nostra recensione del nuovo fresco e malinconico film d’animazione portatoci da Amazon Prime e Dynit

 


Giappone, Chiba, giorni nostri. Una bella cittadina affacciata su un mare pieno di onde fantastiche nel pieno sole dell’estate.

Hinako è una ragazza in fissa con il surf, al punto da non fare praticamente altro nella vita.

Minato è un pompiere che passa il tempo a guardare le evoluzioni di Hinako dal tetto della caserma.

Complici dei cupido “non proprio tradizionali“, ossia dei piromani in fissa con i fuochi artificiali, l’abitazione di Hinako va in fiamme e Minato arriva a salvarla, dando inizio a una bellissima quanto diabetica storia d’amore. Hinako ama le focene e Minato le regala una focena gonfiabile gigante. Minato è in fissa con le tartarughe marine ed ecco che riempiono la casa di pupazzetti a tema. La coppia ha il suo piatto preferito: il riso con uovo giapponese “Omurice”, di cui assistiamo a varie preparazioni, più o meno corrette. Ha una sua canzone preferita: Brand new story della boyband Generations from exile tribe (di cui è un cantante Ryota Katayose, doppiatore originale di Minato. Anche la doppiatrice originale di Hinako è una cantante, Rina Kawaei), che sentiremo dodicimila volte cantata dalla radio, dai protagonisti in singolo, duetto, karaoke edition. Ogni tanto i due si abbandonano a roba tipo i lucchetti di Moccia, generando il disappunto di amici e parenti, ma sono in fondo una coppia carina, “gli si vuole bene” ed è molto dolce il loro rapporto, come l’amore incondizionato che condividono per il mare e il surf. Poi arriva l’incidente. Minato non c’è più. Un giorno Hinako per puro caso inizia a canticchiare Brand new story davanti a uno specchio d’acqua ed accade l’incredibile: Minato compare all’interno dell’acqua e comparirà ogni volta che Hinako inizierà a cantare Brand New Story. Un Minato sorridente e pronto a intrattenere Hinako dove c’è dell’acqua. Dentro un bicchiere, in una pozzanghera, attraverso le gocce di pioggia. Perfino nel water!!! A un certo punto Hinako piglia la focena gonfiabile, la riempie d’acqua, compare Minato e se lo porta in giro così, per la città, sotto gli occhi perplessi di tutti quelli che non lo vedono. Quanto potrà durare ancora questa strana love story? 



Il regista Masaaki Yuasa di Tatami Galaxy, Mind Game e Devilman CryBaby, viene accompagnato nell’impresa dalla sceneggiatrice Reiko Yoshida, che ha lavorato anche a Cats Return per il Ghibli (Arrivato da noi come La ricompensa del gatto per Lucky Red con l’adattamento eccentrico di Cannarsi) e al recente e bellissimo A Silent voice (La forma della Voce, arrivato da noi  per Dynit e adattato bene). L’animazione come per Devilman CryBaby è curato da Science SARU Inc. ed è semplicemente favolosa: azione dinamica, inquadrature ardite, colori caldi, un chara design semplice ma gradevolissimo. Il mare con le sue onde e flutti, con i surfer e il sole che riflette ogni superficie, è davvero “magico”. Anche in questo film animato, come nelle opere di Shinkai come nel recente After the rain di Wit Studio, mi trovo a rimarcare l’attenzione e cura nel riprodurre dei piatti tipici dalla loro preparazione a consumo finale: si vede che Master Chef ormai ha fatto scuola. La colonna sonora strumentale è avvolgente e nonostante a un certo punto vorrete andare a trovare ogni supporto fisico o digitale su cui è riversata A Brand new story, allo scopo di distruggerla per sempre, per le prime 65 volte in cui la sentirete non vi sembrerà una canzone così male. La storia inizialmente mi era sembrata una di quegli strumenti da tortura psicologica da shock emotivo stile Anohana, materiale usato probabilmente a Guantanamo, ma sono contento di essermi sbagliato. Il tasso di malinconia è altissimo, il referente “mentale” più vicino che mi viene in mente è un po’ il film Ghost con Patrick Swayze, ma la questione del “fantasma d’acqua” è davvero spiazzante e carica di spunti inaspettatamente buffi. Come si fa a rimanere seri quando la povera Hinako inizia a parlare con una tazza del water da cui esce il suo defunto amore, sorridente e che fa con le mani il gesto del “cornucuore” di Piero Pelù? Il povero Minato mi sa che verrà cazziato a vita per questo atteggiamento da gente seria come Sadako e la bimba di Dark Water... Inoltre la storia prende una strada interessante, valorizza il ruolo sociale e motivazione delle persone che decidono di intraprendere una professione volta al soccorso del prossimo. C’è molto “pensiero positivo” nell’aria (la metafora della tartaruga di mare, come la considerazione che siamo tutti onda di un unico mare, sono davvero carine, semplici quanto dirette), al punto che una piccola nota malinconia, amarissima, ci sta bene, rende il tutto più autentico.  

Ride your Wave è un buon film d’animazione, perfetto per essere gustato nel periodo estivo. Amazon Prime e Dynit (che lo porterà in blu ray e dvd a fine ottobre) lo confezionano al meglio, con un ottimo doppiaggio. 

Preparate i fazzoletti, ma aspettatevi anche di ridere spesso, come ad assistere a delle scene d’azione spettacolari. Se amate l’animazione che si occupa di trasporre il mare nelle sue forme e colori, se in più amate il surf,  è decisamente una pellicola imperdibile. Davvero un prodotto ben fatto. 

Talk0

lunedì 21 settembre 2020

Il primo trailer del film sulla Suicide Squad diretto da James “Guardiani della galassia” Gunn


Uscirà il 2021, per ora c’è solo un lungo elenco del cast accompagnato da disegni colorati e la certezza che James Gunn, qui in veste di regista e sceneggiatore come in Guardiani della Galassia, voglia far dimenticare al mondo l’esistenza del primo, maldestro, film dedicato agli anti-eroi DC a firma David Ayer + “i tizi del trailer buffo” (mamma, quanto mi fa male rinverdire tutta la faccenda... se volete sul blog ne abbiamo parlato secoli fa QUI). Ritorna naturalmente Margot “Harley Queen” Robbie, ritorna Viola Devis, ritorna il Captain Flagg di Joel Kinnaman e pure il Captain Boomerang di Jay Courtney. Il resto del cast è rivoluzionato e comprende nomi come John Cena, Peter Capaldi e Idris Elba nel ruolo del “nuovo Deadshot”. Essendo un film di Gunn, erano immancabili, a parte il fratello Sean, un paio di suoi attori “feticcio” come Michael Rooker e Nathan Fillion, entrambi provenienti dalla sua horror Commedy a base di vermi spaziali Slither. Nel gruppo anche Taika Waititi, che probabilmente farà qualcosa di folle e stralunato come solo lui sa fare. Gunn ha preso un fumetto come I guardiani della galassia, ossia il super-gruppo Marvel più inavvicinabile e “nerd-only” e ne ha fatto una delle punte di diamante dell’universo cinematografico Marvel - Disney con stile, cuore e interpreti favolosi. Sappiamo che presto tornerà per i Guardiani “capitolo 3”, ma per ora non vediamo l’ora di seguirlo in questa nuova avventura. E lo dico da suo fan dai tempi dei film di Scooby Doo con Matthew “Scream” Lillard. 

Per ora solo un trailer veloce con la “formazione in campo”. Non vediamo l’ora di conoscere aggiornamenti a riguardo. 

In fondo non può essere peggio di di Birds of Prey...

Forse.

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domenica 20 settembre 2020

Dragon Ball Fighterz si aggiorna con il maestro Muten


Il famoso e apprezzatissimo picchiaduro Bandai Namco, realizzato dalle sapienti mani dei maghi dei Cell Shading di Arc System Works, torna a far parlare di sé grazie a un evento svoltosi il 16 agosto sul canale twitch ufficiale. L’era Covid ha messo in panchina gli straordinari tornei ufficiali in giro per il mondo, costringendo campioni e fans a rivolgersi ai soli tornei on-line, ma l’amore per quello che è il vero grande picchiaduro competitivo degli ultimi anni non è calato. Così come non si sono fermate, anche se a tempi più allungati, le aggiunte al roster dei combattenti da selezionare prima di scontrarsi nelle arene virtuali, tutte facenti parte del variegato universo narrativo e animato opera di Akira Toriyama e il suo Bird Studio. Dragon Ball è un’opera immensa, carica di personaggi iconici a bizzeffe, e c’è da dire che Arc System Works e l’amarissima producer del gioco Tomoko Hiroki si sono davvero impegnati a fondo nell’ascoltare la fan base e a tradurre in digitale i combattenti maggiormente richiesti. Il maestro Muten Roshi o Eremita delle Tartarughe di Mare o semplicemente  Maestro Tartaruga era in assoluto il personaggio più richiesto di tutti e oggi eccolo finalmente annunciato da un trailer e in uscita a settembre, come terza uscita del Season pass numero 3.


Roshi è il maestro di Goku, uno dei personaggi più forti e misteriosi di tutta la serie, per stessa ammissione del Dio della Distruzione Beerus l’unico essere umano in grado di aver appreso da solo le basi dell’Ultra Istinto. Anche se nella serie Roshi fa spesso la figura del vecchietto maniaco e un po’ rintronato, dietro i suoi buffi e imperscrutabili occhiali da sole si nascondono degli occhi di ghiaccio in grado di elaborare tattiche fulminee. Dentro il suo corpo da vecchietto rachitico è in grado di scatenarsi, gonfiandosi quanto Broly, una massa gigantesca di muscoli. La mossa che rende la figura di Roshi centrale nel manga è però l’onda energetica, l’esternazione del potere marziale del “Ki”, l’energia interna, la cosiddetta in origine Kame (Tartaruga) hame (Distruzione) ha (Onda). Il nome del colpo “kamehameha” sembra essere stato scelto dalla moglie di Toriyama, affascinata dall’assonanza con il nome di una dinastia di sovrani hawaiani, motivo per cui Roshi ama circondarsi di tartarughe, si veste di camicie sfarzosamente colorate e vive nella sua piccola e carina “Kame house”, su una micro-isoletta con palme che potrebbe essere benissimo dell’arcipelago Hawaiano. 

Al contempo la kamehameha (1984-5) è stata vitale per la storia dei videogiochi, in quanto ha ispirato l’hadouken, il colpo a “palla di fuoco” di Ryu e Ken visto per la prima volta in Street Fighter (1987) di Capcom. Parliamo della base dei “colpi a distanza”, replicata in ogni dove da lì in seguito. SNK in Fatal Fury ha realizzato un personaggio che di fatto si ispira al 100% a Roshi anche nella sua capacità di “gonfiare di muscoli il suo corpo”, Tung Fu, che a sua volta ha ispirato una “variante fantasy” dello stesso, Cliff, nella serie Guilty Gear di Arc System Works, di fatto etichetta nata come costola di SNK. Si può dire che dopo un “lungo giro” Arc System è arrivata a realizzare un “Roshi ufficiale”. Ma torniamo a noi. 


Roshi si presenta nel trailer, purtroppo brevissimo, con l’outfit della serie Dragon Ball Super, quello più brutto di tutti: pantaloni color cacca e canottiera bianca da avventore della bocciofila di fine agosto. In confronto alle camicie hawaiane con allegato guscio di tartaruga sulla schiena o al kimono di Jackie Chun partiamo malissimo a livello “carisma”, anche se di fatto è l’outfit più recente del personaggio. Ci riprendiamo quanto il nostro eroe è in movimento e dà sfoggio delle sue celebri mosse tratte dall’arte marziale “dell’ubriaco”. È una tecnica letale anche se volutamene goffa, usata da Toriyama fin dalla prima apparizione di Muten per “spiazzarci” sul vero potenziale di questo combattente, per far apparire come casuale (il muoversi a caso di un vecchietto brillo) quanto in realtà è ultra-tecnico (il fatto che colpisce e schiva in modo letale anche se non ortodosso). È una tecnica di cui è maestro riconosciuto l’attore Jackie Chan, non a caso citato da Muten nel fumetto nel suo travestimento più noto “Jackie Chun”, nonché sfoggiata nei picchiaduro dal poliziotto Lei di Tekken, un personaggio fortemente ispirato al divo di Hong Kong. Oltre all’ubriaco, Roshi si scatena in una delle sue tecniche marziali più peculiari, l’arte di contenimento dei demoni detta Maafuba, usata per intrappolare l’avversario dentro un piccolissimo vaso, dopo avercelo spinto attraverso un vortice verde a risucchio. Questa mossa in Fighterz potrebbe essere una Mossa finisher (che chiude la partita dopo il KO di tutti i tre sfidanti) quanto una mossa che temporaneamente può bloccare uno dei tre contendenti avversari di uno scontro. Sarà interessante vedere come la Maafuba si presenterà alla prova dei fatti, potrebbe essere una geniale arma tattica. 

Entusiasmo a palla, ne vogliamo ancora e... E poi il trailer finisce, con Roshi che festeggia. 

Purtroppo sono solo 15 secondi il tempo effettivo in cui vediamo il personaggio, con lo svelamento di tutto quello che potrà ancora “dare” assegnato alle pagine del mensile V-Jump di agosto, ai futuri trailer e demo dedicate ai professionisti. C’è tempo da qui a settembre, possiamo un po’ fantasticare. Quello che un po’ tutti si aspettano è vedere Roshi che, attraverso una mossa di tipo install o in ragione di una limitata sequenza di mosse, riesce di colpo a riempirsi di muscoli in luogo della sua forma “da vecchietto”. È un evento che accade così spesso nella serie che sarebbe davvero strano ometterlo, anche perché in genere attesissimo. Un’altra mossa che sarebbe veder realizzata è il Zanzoken, c’è poi il colpo della ninna nanna. Roshi è molto versatile. 

Una strana querelle voleva che Roshi non potesse far parte del roster di Dragon Ball Fighterz in quanto una delle tecniche base del gioco è una scivolata aerea che ha per presupposto il fatto che il personaggio sappia volare. In Dragon Ball quasi tutti i personaggi hanno l’abilità di volare e tra chi non vola c’è Roshi. È più che un limite una “ripicca”, dovuta al fatto che è una tecnica sviluppata da un maestro marziale rivale, l’eremita della Gru. Per volare di fatto Muten fa affidamento di una sua amica tartaruga, che assomiglia in tutto e per tutto al mostro Kaiju Gamera, ma nulla vieterebbe a Muten di effettuare una scivolata aerea attraverso una onda energetica invertita, come usato da Kid Goku nel gioco. Ora che Roshi è stato confermato nel gioco è molta la curiosità su come sarà realizzata tale tecnica, di cui questo trailer di 15 secondi ovviamente non parla. 

Mancano solo due ulteriori combattenti alla fine della stagione 2 dei DLC di Dragon Ball Fighterz, previsti da qui alla fine dell’anno. Le speculazioni e attese sono molte. Vi terremo aggiornati una volta che ne sapremo di più. 

Vi lascio con la massima di vita che Roshi, da grande maestro, lascia ai suoi alunni sul punto di un combattimento davvero incerto per lui: 



Muovetevi bene, imparate bene

Giocate bene, mangiate bene, riposate bene

Godetevi la vita, completamente e allegramente 

Lo stile della tartaruga è con voi

Chi ha detto che i cartoni animati, oltre a divertirci da generazioni,  non insegnano niente? 

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Aggiornamento: abbiamo anche un bel gameplay




Con il tipico umorismo giapponese, hanno scelto di far rivelare i movimenti più complessi da una idol che non ha mai preso in mano un Pad in vita sua.

sabato 19 settembre 2020

La stagione teatrale di fACTORy 32, il piccolo e rivoluzionario teatro di via Watt 32 a Milano

 


Ogni tanto vogliamo stupirvi con effetti speciali e per questo oggi il nostro blog di cinema e intrattenimento vi parla di Teatro. Nello specifico vi parliamo di un piccolo teatro, raggiungibile con una breve corsa di autobus dalla fermata Romolo della Metropolitana milanese. È il primo teatro ad adottare un nuovo sistema di sanificazione continua, una tecnologia MyDatec che consente di attivare una reazione fotocatalitica in grado di sanificare in maniera attiva, completa e continua gli impianti, gli ambienti e le superfici stesse, abbattendo batteri, virus, muffe, allergeni e odori. Un posto all’avanguardia per meglio rispondere alle tutele richieste da questo delicato momento storico, ma anche uno spazio intimo, avvolgente, dove il pubblico è a diretto contatto con gli attori ed è per questo possibile trovare un dialogo artistico appagante, autentico. Per continuare proficuamente questo dialogo, a due anni dalla fondazione fACTORy32 riapre la sua sala, dopo una fortunata rassegna estiva all’aperto, tra le prime organizzate a Milano alla fine del lockdown, che ha testimoniato la voglia di tornare a teatro. 

La direttrice artistica Valentina Pescetto in merito commenta: 

“Questa stagione di rinascita ci fa ricordare quanto la cultura sia sempre fondamentale per la sensibilità dell’essere umano e ancor più in un momento come questo”.

In cartellone opere inedite e testi classici rivisitati in chiave contemporanea. A partire dal 16 ottobre gli appuntamenti teatrali al fACTORy32 di Milano vedranno l’alternarsi sul palco di dodici spettacoli (in scena venerdì e sabato alle ore 21:00, domenica alle ore 16:30 e 19:30) per dodici weekend fino al 30 maggio 2021. 

Noi siamo stati invitati all’anteprima della stagione teatrale e insieme alle comunicazioni ufficiali abbiamo preso qualche appunto. 

 


Dal 16 al 18 Ottobre 2020

biograVIE – A spasso per le vie della città

di Carlo Decio e Alberto Oliva

con Carlo Decio

regia Alberto Oliva

produzione Teatro de Gli Incamminati

durata 65 minuti

 

“Vi siete mai chiesti chi sono i personaggi che danno i nomi a ogni angolo delle nostre città? Le vite che si nascondono dietro quei nomi sono storie straordinarie. Le vie sono la memoria del nostro passato. In futuro, a chi vorremmo che fosse dedicata una nuova via? Protagonista dello spettacolo è un vagabondo, in perfetto stile felliniano, sempre in viaggio per il mondo e talmente affascinato dai nomi delle vie che ogni sera ne sceglie una diversa per passarci la notte. Ogni nuova via viene aggiunta alla sua collezione di “biograVIE” che porta con sé come suo unico bagaglio.“

Per Alberto Oliva l’energia positiva che può nascere dal teatro è l’unico “vaccino prima che arrivi il vaccino” per sperimentare la nuova normalità. Lo spettacolo che sta allestendo con Carlo Decio è un invito a guardare la storia dal punto di vista delle persone e non degli eventi, partendo da ciò che forse nessuno guarda, ossia i nomi delle vie di ogni città. È un’occasione di “riappropriarsi del territorio” e valorizzarlo, dopo mesi in cui siamo stati rinchiusi a guardarlo dalla finestra.


Dal 6 all’8 Novembre 2020

CAFARDS – Il buio dopo l’alba

scritto e diretto da Nick Russo

con Giacomo Bottoni, Yuri Casagrande Conti, Gledis Cinque, Beatrice Gattai ed Emanuele Turetta

costumi Noemi Intino

produzione PaT – Passi Teatrali

durata 75 minuti

 

“In una villetta al mare, Matteo è di guardia alla sorella Claudia, incosciente sul divano per una ferita d’arma da fuoco, quando Vale, Filo e Mary trovano rifugio nell’edificio. Si ritrovano così a condividere dieci ore di interminabile attesa, colme di paure, incertezze e conflitti, che costringeranno i sopravvissuti a rimettere tutto in discussione. Cinque personalità a confronto, con un’unica possibile risoluzione: l’autodistruzione. L'obiettivo è spingere lo spettatore a immedesimarsi prima in uno, poi in un altro personaggio, mettendolo di fronte alla possibilità di riflettere su tutto ciò in cui crede.” 

Cafards è un giallo su 5 persone rinchiuse in un edificio e vuole riflettere anche sulla situazione di Lockdown che ha coinvolto la nostra popolazione. L’intento è elaborare quella tensione, condividerla e scomporla nei punti di vista di ogni personaggio. 

 

Dal 27 al 29 Novembre 2020

FAIL 

concept e regia Francesca Franzè

con Francesca Franzè e Michele Mariniello

drammaturgia Letizia Buoso

costumi Antonio D’Addio

disegno luci Mauro Faccioli

con il sostegno di Industria Scenica, Residenza Idra, Teatro Due Mondi, Molino Rosenkranz

durata 50 minuti

 

“FAIL è la rilettura del legame tra l’autrice - Francesca Franzè - e suo padre, passato attraverso l’esperienza del fallimento della sua azienda, dove si lavorava il plexiglass. Come affrontano padre e figlia la crisi economica del 2007 e il fallimento di una piccola media impresa? FAIL parla di imprenditorialità e di resistenza, di naufragio e di rinascita. Il pubblico più che spettatore è testimone e può rispecchiarsi in ciò che guarda, perché oggi riguarda tutti“.

Francesca Franzè interpreterà se stessa, Michele Marinello sarà invece il padre. La storia vuole riflettere sulla capacità di resistenza, cambiamento e trasformazione delle persone, davanti a una situazione di crisi che arriva dall’alto ed è difficilmente gestibile. Un naufragio di vite dal valore universale. 


Dall’11 al 13 Dicembre 2020

CANTO DI NATALE

liberamente ispirato a A Christmas Carol di Charles Dickens

scritto, diretto e interpretato Angelo Ciccognani e Fabio Paroni

produzione Ciccognani/Paroni

durata 50 minuti

 

“In questo adattamento della celebre novella di Charles Dickens, il testo del Canto Di Natale viene ritrovato da Angelo e Fabio, due anonimi inservienti che stanno sistemando il palcoscenico prima di una rappresentazione. I due hanno sempre avuto una segreta passione per il mondo del teatro. Così, aprendo il libro per gioco, iniziano a raccontare la storia con l’aiuto dei bambini del pubblico: riprendono i passaggi fondamentali, scambiandosi i ruoli, utilizzando costumi e oggetti trovati sul palco. Lo spettacolo è adatto a tutte le fasce d’età. “

Lo spettacolo vuole rileggere Dickens in chiave Cabaret, allontanandosi dalle atmosfere più lugubri dell’ultimo adattamento cinematografico di Robert Zemekis. Per gli autori sarà come un Cartoon Pixar a teatro. 

 

Dal 22 al 24 Gennaio 2021

LA CULLA

di e con Fabrizio Bianchi e Alessandro Grima

primo spettatore Daniele Turconi

musiche originali Massimo Naggi

produzione Viandanti Teatranti

durata 60 minuti

 

“Alessandro e Fabrizio sognano di diventare famosi. Vengono selezionati per fare un reality show, dal nome “LA CULLA”, in cui verrà messa a dura prova la loro resistenza alle condizioni del programma televisivo. Una sfida continua, l'uno contro l’altro, per eleggere un vincitore. Lo spettacolo ripercorre, in forma non cronologica, l’intero periodo della messa in onda con tanto di interviste a spettatori appassionati, psicologi e agli stessi autori del programma. Il pubblico vedrà così ricomporsi la successione degli eventi davanti ai propri occhi fino a impattare con la realtà.”

Alessandro Grima vuole con quest’opera dare una sua interpretazione dei meccanismi mediatici e culturali che si occupano della gestione della fama occasionale da “reality”. Una fama sempre più ricercata, ma dalle conseguenze non delineate, con una sovraesposizione che può essere nociva, foriera di manipolazioni. “Anche Pasolini non si sentiva libero di parlare il tv” richiama Grima, in quanto “ogni parola può essere fraintesa”. Lo spettacolo vuole offrire un’immagine ironica e dissacrante del mondo dei reality, riflettendo in specie sul fatto che chi si espone a questi spettacoli di fatto ceda i suoi diritti nelle mani di altre persone. 

 

Dal 12 al 14 Febbraio 2021

VENERE IN PELLICCIA

di Leopold von Sacher-Masoch

adattamento Martino Palmisano

con Manila Barbati e Martino Palmisano

regia Emanuela Bonetti

produzione Baroni Rampanti

durata 75 minuti

 

“Venere in Pelliccia è una rilettura contemporanea del celebre romanzo di Leopold von Sacher-Masoch scritto nel 1870. Il testo porta sulla scena il tema del rapporto tra sensualità e potere in una lotta che anticipa il gioco delle maschere pirandelliane. L’aristocratico galiziano Severin stipulerà con Wanda, nobildonna rimasta vedova, un perverso contratto: lui sarà il suo schiavo, lei indosserà una pelliccia. Un testo visionario, che per la prima volta in letteratura, tocca i temi di libertà, emancipazione femminile e dominio della donna sul maschio.”

Il Regista Bonetti decide con questo adattamento di rileggere il romanzo originale, una acuta analisi del rapporto sado-masochista, alla scoperta del legame più intimo e sentimentale che lega i due personaggi, che a ruoli alterni appaiono come aguzzini e vittime del loro legame. Per Bonelli è possibile tra le pagine portare alla luce l’amore reciproco dei personaggi, rimasto compresso nella sulfurea e affascinante riduzione cinematografica ad opera di Roman Polanski. Anche quest’opera possiamo dire che parli della ricerca e rinuncia della libertà, sebbene i toni siamo divertenti e piccanti.

 

Dal 26 al 28 Febbraio 2021

GIOCHI DI CARTA

Regia di Francesco Leschiera

Drammaturgia di Luca Pasquinelli

Con Ettore Distasio, Mauro Negri, Francesco Leschiera e cast in via di definizione

Scene e costumi di Paola Ghiano e Francesco Leschiera

Luci di Luca Lombardi

Elaborazioni e scelte musicali di Antonello Antinolfi

Assistente regia Serena Piazza

Grafica di Valter Minelli

Produzione Teatro del Simposio

Durata 75 minuti

 

“Dopo il successo della scorsa stagione, torna il Teatro del Simposio con il terzo capitolo del percorso sul tema della memoria. Lo spettacolo racconta la storia di Matthias Sindelar, calciatore austriaco tra i più forti di sempre. Nato cattolico da una famiglia di origine ebraica, pagò per la sua scelta di non aderire all'ideologia nazista rifiutandosi di fare il saluto del regime alle autorità, durante la partita che avrebbe unificato le Nazionali austriaca e tedesca. Scelse di ritirarsi dall’attività di calciatore piuttosto che entrare a far parte della neonata Nazionale tedesca del Terzo Reich. “

Lo spettacolo fonde la Storia con lo sport, mettendo al centro del racconto un campione ricordato per la sua costituzione segaligna come “uomo di carta”. Un calciatore all’epoca molto famoso, che rinunciò alla fama di giocare per una squadra tedesca per amore e per coscienza. 

 

Dal 5 al 7 Marzo 2021 

THE RIDERE

di Salvatore Aronica

con Salvatore Aronica e Stefano Barra

regia Salvatore Aronica e Daniele Turconi

produzione Aronica/Barra

durata 60 minuti

 

“THE RIDERE è il viaggio di Pappa e Gallini, una coppia comica che non fa ridere, che si parla a suon di tormentoni, che fa la gavetta, che vuole entrare nella storia ed è disposta a tutto per farlo, anche a sacrificare uno dei due. Una coppia comica seppellita, affogata nelle proprie risate amare. Pappa e Gallini sono tutti coloro che ammirano le grandi coppie comiche del passato, sapendo di non poterle raggiungere mai in bravura, ma volendone eguagliare la fama. Sono i giovani artisti divisi tra quello che vorrebbero fare e ciò che viene loro imposto.“

Gli attori comici Aroncia e Barra, del duo comico Stefano e Salvatore, un giorno, pensando a Zuzzurro e Gaspare, si sono posto la terribile domanda “cosa succederebbe se uno di noi morisse?”. Da questo interrogativo nasce lo spettacolo teatrale sul “potere del ridere” e sul “tempo del ridere”, entrambi in qualche modo chiavi di accesso del senso della vita della coppia comica. Sarà uno spettacolo sulfureo e scorretto. 

 

Dal 26 al 28 Marzo 2021 

IL CALAPRANZI

di Harold Pinter

traduzione Alessandra Serra

con Gianluca Sollazzo e Vincenzo Paladino

e con Vincenzo Paladino e Gianluca Sollazzo

scene Francesca Martinalli

regia Riccardo Italiano

produzione fACTORy32

durata 60 minuti

 

“L’atto unico di Harold Pinter, il Calapranzi, è la prima produzione di fACTORy32. L'azione si sviluppa in un seminterrato spoglio e desolato dove due uomini, Ben e Gus, sono in attesa di qualcosa. Nel corso delle battute si scopre che essi sono due sicari professionisti in attesa di istruzioni da un misterioso committente che sembra comunicare con loro tramite un calapranzi. Non conoscono la vittima designata, sanno solo che prima o poi entrerà dalla porta dello scantinato dove sono chiusi e dovranno ucciderla.”

Gianluca Sollazzo nel presentare lo spettacolo sostiene che il testo originale di Pinter non sarà cambiato, se non nella scenografia, ma che risulterà ad ogni modo attuale. In quanto l’immagine di uomini rinchiusi in casa in attesa di ordini non è troppo diversa da quanto è capitato a tutti durante il Covid. Un tempo che si allunga senza soluzione, l’incertezza del compito e la posizione antitetica di Gus e Ben: ribellarsi a quella condizione o accettarla. Per giocare e far riflettere sul “mettersi nei panni dell’altro” gli attori che interpreteranno Gus e Ben si alterneranno nel ruolo, fornendo punti di vista interpretativi inediti. 

 

Dal 16 al 18 Aprile 2021

GRAZIE PAPÀ

testo e regia Andrea Narsi

regia associata Claudio Zanelli

con cast in via di definizione

direttore musicale Giacomo Buccheri

produzione CDM – Compagnia del Musical

durata 90 minuti

 

“Grazie Papà e’ una black-comedy che affronta il tema dei rapporti familiari. Quattro fratelli e sorelle si ritrovano alla lettura del testamento del padre recentemente morto. Tra di loro ci sono dinamiche consolidate di amore e odio, gelosia, complicità e tensione pregressa. Lo spettacolo mostra con i crismi della commedia all’italiana - divertente e spietata - una famiglia, rappresentazione della nostra società che vede di continuo messe in dubbio le proprie certezze. “

Grazie papà sarà un musical con parti in prosa, realizzato da una piccola compagnia composta da diplomati della Scuola di Musical di Milano. Parlerà di famiglia in un’epoca in cui la “struttura tradizionale” non è più attuale, incentrandosi sul valore dell’eredità, intesa come legame tra padri e figli. La grande sfida sarà proporre un musical con in scena solo cinque attori. 

 

Dal 7 al 9 Maggio 2021

TABÙ

di Dario Merlini

con Monica Faggiani, Francesca Verga e Angelo Maria Tronca

regia Angelo Maria Tronca

aiuto regia Silvia Soncini

produzione Faggiani/Merlini/Tronca

in collaborazione con Teatro dell’allodola – Le Irriverenti

durata 80 minuti

 

“Lo spettacolo Tabù narra una storia d'amore tra due persone che rivendicano il proprio diritto all'imperfezione, a essere egoisti, inadeguati, soli, ma che hanno il coraggio di amarsi nonostante tutto. I due protagonisti, incuranti o inconsapevoli del pubblico, danno voce a tutto ciò che gli altri si vergognerebbero anche solo a pensare. Il risultato è un confronto continuo di tematiche, sbeffeggiate nei loro aspetti più imbarazzanti, più meschini, più umani da un'improbabile coppia.“ 

Danilo Merlini porterà in scena un’opera sulla massima libertà di espressione, quella di poter ridere della morte, della malattia, della depressione. La libertà di potersi prendere gioco di tutto, ma di salvare l’amore, che sarà concessa a un protagonista insolito e impenitente che per vivere fa il becchino.

 

Dal 28 al 30 Maggio 2021

ACCORDO DI MARE – Il viaggio che abbiamo in comune

testi e canzoni di Enrico Ballardini

con Enrico Ballardini e Riccardo Dell’Orfano

produzione Odemà

durata 60 minuti

 

“Accordo Di Mare è un canto epico e onirico che trova le sue rime tra realtà, mito e fantasia, per chi pensa che non sia mai troppo tardi per partire, viaggiare, realizzare un sogno. Canzoni e racconti che esplorano le acque di quella necessità - recondita e nascosta in ognuno di noi - di non volersi fermare mai. Il viaggio non è sempre fatto di chilometri, ma di sguardi, fuori e dentro di sé. Viaggiare significa non fermarsi davanti alle proprie paure, alle proprie convinzioni e convenzioni. Viaggiando si può incontrare chiunque, anche se stessi. “

Enrico Ballardini vuole mettere in scena uno spettacolo per “attraversare le proprie paure”. Per lui, noi nasciamo e moriamo nell’acqua, lungo le correnti incrociamo le altre persone. Il mare ha un suono preciso, un accordo in settima maggiore di un brano di Lucio Dalla, “Come è profondo il mare”, ma ha anche mille altre voci e suoni. Ballardini ha cercato per molti anni di accordarsi con il mare e questo spettacolo, in collaborazione con il fisarmonicista Riccardo d’Orfano, è il frutto di questa ricerca.

 

Una stagione ricca e piena di spunti con l’attualità. 

Rimandandovi alla pagina internet di fACTORy32 per ulteriori informazioni, ricordo che  oltre a essere spazio teatrale, ospita numerosi percorsi formativi per bambini, ragazzi e adulti, guidati da professionisti di grande livello come Michael Rodgers docente di tre corsi di acting, Pietro De Pascalis ospite per sessioni di “training fisico dell’attore”, Pachy Scognamiglio vocal coach per cantanti/attori e docente del corso di Voce, Lisa Vampa docente bilingue che propone un corso di teatro in inglese dedicato ai bambini, English Theatre For Kids. Da quest’anno si aggiungono al corpo docenti anche Alberto Oliva insegnante del corso di regia online e del laboratorio-spettacolo e Graciela Salazar docente del corso di teatro per ragazzi.

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