La premessa del film è semplice e
geniale. Tutti abbiamo ogni tanto i coglioni girati ed è verissimo, perché lo
dice il telegiornale.
Disoccupazione, stress, divorzi, scie
chimiche, pesti varie... la gente si incazza.
Come capitato a D.FENCE (Michael
Douglas) in Un giorno di ordinaria follia, come capitato all’autostoppista
senza nome (Rutger Hauer) di The Hitcher, come capitato al camionista di Duel,
anche Tom Cooper (Russell Crowe) ha oggi una brutta giornata da sfogare sulla
pelle di chiunque gli capiti sulle infinite autostrade in coda della vita. Il
piatto è sempre quello. Un dettaglio in primo piano delle mani che si chiudono
sul volante dell’auto, in questo caso un pick-up F250, come per torcerlo
o abusarne sessualmente. Un dettaglio all’orologio che corre mentre tu stai
fermo nel mezzo del nulla. Il rivolo di sudore che scende sulla fronte e poi
giù gas. Contro tutti, contro il mondo. A volte contro te stesso, che ti scopri
essere il “mostro/inadeguato/cattivo” in cerca di un eroe che possa porre fine
al tuo tormento. Per Tom Cooper questo eroe è una final girl, interpretata da
Caren Pistorius. Una sventurata che ha avuto l’ardire di suonare contro di
Cooper il clacson, trovandolo fermo in strada con il pick-up dopo una notte di
vendetta e sangue. Un clacson con dentro di sé tutta la disperazione di
una madre incasinata che per colpa della tangenziale ha appena perso il
lavoro, mentre il marito ha appena comunicato con il figlio la sua idea di
divorziare, con lo stesso figlio ancora in auto e che farà tardi a scuola
prendendo una nota. Tutto per colpa sua, ma forse anche per colpa del tizio con
il pick-up che le ha fatto perdere quel verde, l’unico vero e risolutivo
semaforo verde della vita. E allora suona, inveisce, maledice. Fino a che
sorpassa, sgomma, mostra il dito medio e procede. Giusto dritta nell’ingorgo
sei metri più avanti. Con il pick-up di Crowe che la raggiunge subito. “Abbassa
il finestrino”, fa cenno al figlio di lei che siede di dietro nella schifo-rottamosa
auto sfigata della donna. E il bimbo abbassa. “Tira su, che cavolo fai?” grida
la madre. Ma il bambino dice che ci sta provando ma il comando si è rotto, non
va più. Allora, fermi sempre in coda a un semaforo rosso che non parte mai,
Crowe inizia con la madre tra i finestrini un discorso il cui senso è: “Ha
avuto ragione a suonare perché ero fermo con il semaforo verde, stavo
soprappensiero. Ma invece di un gentile ed educato pot pot lei mi ha offerto un
arrogante poooooot pooooot po po pooooooot. Così ora vorrei le sue scuse, che
sono offesissimo”. La madre incurante di un Russell Crowe ingrassato di 300
chili che pare un grizzly e sta seduto su una macchina gigantesca d’acciaio
pesante, con tutta la dispersione di una madre incasinata che per colpa della
tangenziale ha appena perso il lavoro, mentre il marito ha appena comunicato
con il figlio la sua idea di divorziare, con lo stesso figlio ancora in auto e
che farà tardi a scuola prendendo una nota, tutto per colpa sua, ma forse anche
per colpa del tizio con il pick-up che le ha fatto perdere quel verde, l’unico
vero e risolutivo semaforo verde della vita... la madre lo ri-manda a quel
paese. Col figlio attonito che dice: “Ma che cavolo fai? Tira su! Ma non mi hai
detto tre minuti fa tu di fare la stessa cosa?”. Ed è così che con un ghigno
felice da pazzo esaltato il Nostro Grizzly/Crowe dichiara alla donna di farle
passare il giorno peggiore della sua vita. Così, perché è giusto così.
Segue film di inseguimenti lungo strade
affollate stile Duel 2.0, in quanto siamo oggi tutti pieni di telefonini e
tablet che tracciano la nostra posizione e permettono un gioco a nascondino più
scorretto.
Unhinged, letteralmente “scardinato”, è
un pacifico film ignorante di inseguimenti, dotato di una certa vena splatter
che può piacere agli amanti del genere, in cui un Russell Crowe che pare un
grizzly guida auto contro cose e persone, come ogni tanto scende dal mezzo e
con martello e tanica di benzina brucia e distrugge cose e persone.
Naturalmente ci viene concesso di restare più tempo in compagnia della final
girl, mamma moderna che nonostante i casini sta sul pezzo, riesce a ritrovare
la forza di essere una “buona madre” come riesce a comprendere il valore
fondamentale di Fortnite come guida di cultura e sopravvivenza per le nuove
generazioni (XXX di Vin Diesel approverebbe). Crowe è in piena libera uscita
dalle parti di attore impegnato e sguazza felice in un ruolo che probabilmente
ha sottratto a Gerald Butler. Forse gli manca però la faccia da matto di un Butler
o un Cage. Quella magia espressiva che fa sembrare dietro agli occhi un mondo
inesplorato, manca, è solo di chi è abituato a fare al cinema il matto.
Insomma, Crowe è divertente, pesta duro come si pretende dal mostro che
interpreta, fa pure i giochini mentali, ma non sfonda. Si vede che da un
momento all’altro vuole parlarci davvero di questo orso rabbioso, farci un po’
empatizzare, ma i monologhi devono essere stati tutti troncati in sede di
montaggio e lui senza quegli occhi da pazzo è perduto.
Il giorno sbagliato è un divertente film di inseguimenti con un buon ritmo, scazzottate e qualche incidente stradale davvero sadico. È ideale per passare una serata, ma gli manca quel guizzo da farlo passare a qualcosa di più di “uno dei tanti”. Fallisce come Sean Bean che provava a fare The Hitcher. Ma rimane sempre un gran divertimento.
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