martedì 27 gennaio 2015

Fantastic Four - il primo trailer del film sui Fantastici quattro che non dovete perdervi nel 2015

Inaspettatamente, come fulmine a ciel sereno, arriva direttamente dalla rete il primo trailer del nuovo film dell'acclamato regista-sceneggiatore di Chronicle, Josh Trask. Una pellicola ancora blindatissima che ha fatto però già parlare di sé. Ma lasciamo i commenti a dopo le immagini...

Ormai una decina abbondante di anni fa la Marvel, in piena aria di spolvero, iniziò a costruire un universo narrativo alternativo chiamato "Ultimate". Un modo per riscrivere e aggiornare i suoi personaggi più iconici, renderli più vicini ai gusti moderni e senza millenni di continuity da rispettare accalappiare nuovi fan. In pratica quasi tutti i cinecomics ora al cinema nascono da alcuni spunti presi di peso dalla linea ultimate. Non lo facevano i film di Story dei fantastici 4 ma ci arriviamo ora. Mark Millar e Warren Ellis furono incaricati di ricreare per la collana Ultimate  il quartetto per eccellenza della Casa delle Idee, il masterpiece di Lee-Kirby, i Fantastici Quattro.

ComeBendis re-immaginò Ultimate Spiderman come un adolescente "al passo coi tempi", mettendo in soffitta un Peter Parker ormai nella serie regolare diventato adulto, Millar-Ellis (che in seguito ebbero pure il timone della testata regolare del quartetto con esiti pazzeschi) decisero di abbassare l'età dei giovani eroi per narrare la storia della famosa "famiglia di supereroi" da una prospettiva del tutto nuova. Quando i Fantastici Quattro originali, per capirci, presentavano ormai Reed e Sue come una coppia rodata con due figli e John e Ben esuli da vari matrimoni in crisi. Una realtà quasi da sceneggiato per casalinghe del pomeriggio. Fu così che in aria di svecchiamento Reed Richards, Mister Fantastic, dai capelli brizzolati e dallo sguardo alla George Clooney si trasformò in un geniale, insicurissimo nerd dagli occhialoni con la montatura enorme. Allo stesso modo Sue, la donna invisibile, divenne da mammina d'America una combattiva e sboccacciata ragazzina-genio, per nulla rappresentante del sesso debole. Ben "la cosa" Grim passò dall'essere un veterano pilota dell'esercito ad un ragazzotto dal cuore d'oro che va in giro a picchiare bulli. E Johnny... beh, sempre Johnny... La Torcia Umana non si discute e se sembra un ragazzino da adulto non può che esserlo "di fatto" in giovane età. Fu così che da esploratori spaziali gli eroi passarono direttamente (nel fumetto accade più avanti ed è oggetto delle trame più recenti) ad essere esploratori dell'ignoto extra-dimensionale, quando il giovane occhialuto Reed, allievo di una specie di scuola per geni diretta dal padre di Sue, scopre insieme all'amico Victor Von Doom la formula matematica per accedere alla cosiddetta Zona Negativa, un'autentica realtà alternativa il cui portale viene creato nell'istituto. Un po' Harry Potter, un po' Spider-Man. I giovani lettori si possono maggiormente identificare in loro poi, i problemi del nuovo quartetto non comprendono babysitter e pannolini. A livello di vendite dei fumetti, gli adolescenti fantastici quattro "ultimizzati" dapprima piacciono. Partito a cannone, il fumetto perde con il tempo un po' di colpi pur piazzando un paio di bombette mica male, come l'inaugurazione del ciclo del Marvel Zombies. Alla fine la testata chiude, non prima che i giovani eroi compiano qualcosa di davvero pazzesco, probabilmente i sogni inespressi di lettori e lettori dei Fantastici Quattro. Non vi dico che succede perché potrebbe risuccedere domani sul grande schermo, ma non sono cose da poco. Chi legge i fumetti sa bene che quello che hanno fatto Ben e Reed è difficile da dimenticare. E parliamo di "lato oscuro", una suggestione che poi il fumetto classico cercherà di rincorrere.
Nel frattempo Tim Story al cinema portava una pellicola ispirata al fumetto originale "famigliare e quindi non adolescenziale", un progetto tanto atteso che si pensava aver coinvolto George Clooney (appunto), Renee Zellweger, una mega sceneggiatura e un mega budget. Non andò esattamente così. Non contenti dello schifo, i produttori 20th Century Fox ci riprovarono nel 2007 con un sequel che, a dirla tutta, non è nemmeno così tremendo, ma comunque sta lontanissimo da quello che poteva-doveva essere il film su tali personaggi. Incassi così così, prospettiva di ridare alla Marvel i diritti sui personaggi, tutto va momentaneamente in soffitta. Fino a che arriva  Matthew Vaughn, l'uomo che ha fatto resuscitare i brand Marvel in mano alla Fox con X-Men: First Class (X-Men: l'inizio... traduzione accazzo per noi come sempre). Non è per me un caso che il successo di questo cineasta arrivi dritto da un altro fumetto trasposto al cinema, quel (moderno-schizofrenico) Kick Ass scritto, (corsi e ricorsi storici) proprio come Ultimate Fantastic Four, da Mark Millar. Vaughn rimette in sella gli X-Men ed è dietro (insieme al suo sceneggiatore top Simon Kinberg) pure all'ottimo X-Men: Giorni di un futuro passato e a questo

Fantastic Four. Ciliegina, chiama a dirigere il film sul quartetto Firsk, un giovane talento che con una pellicola in found foutage da quattro soldi scritta e diretta da lui riesce a dimostrare al mondo di aver capito tutto su come si realizzano, bene, i film sui supereroi. Supereroi (adolescenti) abbattuti da superproblemi diremmo, ma senza una guida alla zio Ben. E per questo ancora più affascinanti e pericolosi. 
Ma veniamo ai personaggi.

Firsk, che co-sceneggia e dirige, vuole della partita anche uno dei suoi supers di Chronicle, l'ottimo Michael B. Jordan. Vuole fargli interpretare la Torcia Umana. Un attore di colore che interpreta un personaggio biondo con gli occhi azzurri. E qui si scatena, più o meno voluto, il caos mediatico.
Parentesi. Quando vidi Michael Duncan interpretare Kingpin in Daredevil, lo trovai perfetto. Pensando a Michael B. Jordan come possibile Torcia Umana, con in mente la sua interpretazione in Chronicle, che per me ricorda moltissimo il personaggio di Lee-Kirgby (una specie di alteta-rockstar ma dal cuore d'oro) lo trovo ugualmente perfetto. Non so se era davvero il caso dei fiumi di parole spese in rete sull'argomento, non so se si può considerare intelligente una campagna mediatica che punti su una questione di questo tipo. La questione per me è archiviata sul nascere, l'attore mi piace.
Nel ruolo della "Cosa" il bravissimo Jamie Bell, un attore pazzesco, che non sbaglia una pellicola, tanto action quanto drammatica. A differenza delle pellicole di Story, dove graficamente la Cosa pareva un (brutto) pelato ustionato grave, qui l'eroe è reso completamente in digitale con elementi "sabbiosi" ed è bellissima, enorme, potente come nelle migliori tavole del fumetto. Bell avrà a che fare con il motion capture, quindi, ma ha già dimostrato con Tin Tin, dove era supervisionato da Andy "Gollum" Serkis di saperci fare con le tute animate con sensori ottici.
A impersonare Sue Storm arriva la stupenda Kate Mara, ammirata anche in House of Cards. Ancora acerba nel corpo, riesce ad essere davvero sexy e determinata, un'ottima alternativa alla massaia-mamma-chioccia Susan. Una lolita al posto di una milf. Per Mr Fantastic, che nella serie Ultimate ha quasi toni Shakespeariani (il fatto di essere genio e ancora immaturo lo espone a mindfucking continui), Miles Teller, che noi ci ricordiamo per Project X. Ha l'aria del completo sfigato, ma è giusto che sia così, il personaggio deve essere così per funzionare bene.
Devo dire che questo primo incontro con la pellicola ci piace e affascina. E pare dalle immagini del trailer davvero la riproposizione della prima saga di Ultimate Fantastic Four. L'aria che si respira è tesa, i personaggi appaiono perfetti per il ruolo e gli effetti speciali sembrano perfetti, sembra un horror movie ad ambientazione spaziale, con quella magnifica Cosa dalla rocciosità e friabilità tutta sua e uno spaventoso Victor Von Doom mutato nell'ombra che, ci auguriamo, abbia come nel fumetto zoccoli e coda luciferina. Perché la Zona Negativa potrebbe essere anche un nome diverso dell'inferno e questa la pellicola che davvero non vi aspettate.
Ci ha conquistato e ora c'è una nuova pellicola da tenere d'occhio. Certo che i due film di Story incombono minacciosi sui  nostri ricordi... Speriamo bene.
Talk0.

lunedì 26 gennaio 2015

Angry Birds Transformers - come uscire dal tunnel?


Questa non sarà una recensione quanto più un'esperienza personale da cui trarre un po' le conclusioni che volete. Non sono avvezzo ai giochi "mobile", ne ho giusto un paio di genere puzzle e li ho sempre trovati una simpatica "app" da utilizzare durante gli spostamenti sui mezzi pubblici, perfetti per i momenti in cui non vuoi pensare a nulla. E quindi, complice una settimana da incubo tra corsi d'aggiornamento, roba burocratica e trasferte più o meno volute, ecco che mi ricade l'attenzione su questo giochillo scaricato a dicitura "gratis" intorno a luglio-agosto e poi accantonato. Cosa era successo? 
Naturalmente conoscevo il brand degli Angry Birds, amo alla follia i Transformers, scaricavo la app.
Il primo impatto fu spiazzante. Filmati a cartone animato che sembravano presi da una videocassetta della serie storica anni '80. La grafica non era niente male e mischiava il mondo degli uccellini incazzati tanto al cartone animato classico che a certe suggestioni delle pellicole di Bay. Pure il modo in cui si presentava il gameplay non era niente male. Ci si muove su uno scenario-mappa che mano a mano si esplora diventando "visibile", mentre piccoli robottini-servienti scavano e scavano per estrarre risorse con cui potenziare i personaggi. Ricorda vagamente come impostazione  una mappa di Warcraft-Starcraft, con tanto di nuvole-nebbie a delimitare le zone inaccessibili e non è decisamente male. Poi si sceglie dalla mappa una location dove accadono eventi "turbolenti" e si entra nel vivo dell'azione, con lo spettacolare shuttle-treno della serie animata uno dei nostri robottini-uccellini (non fate battute..) sbarca sul territorio ostile e il tutto assume la forma di una specie di sparatutto orizzontale a scorrimento. Il nostro personaggio cammina da solo, ma nel caso può essere trasformato a veicolo e così accelerare (ma non sparare) per superare ostacoli che letteralmente gli cadono addosso. Attraverso lo schermo si è invece liberi di puntare i classici maialini cattivi della saga, che ci sparano contro dalle solite costruzioni di fortuna, una specie di casette fatte con i mattoncini. Spari ai mattoncini, rompi le fondamenta, cade la casa, cade il maialino e lo elimini. Spari al maialino direttamente e lo elimini. Come nel gioco classico. Arrivi alla fine del quadro e lo shuttle-treno ti viene a prendere e riporta via. Ogni personaggio ha sue animazioni, armi e oggetti speciali che lo contraddistinguono. Quando viene pigiato un bersaglio su schermo, il personaggio spara in quella direzione a seconda del suo volume di fuoco fino a nuovo obiettivo da selezionare. Ci sono personaggi che sparano a raffica, altri che se sparano troppo spesso hanno l'arma che si surriscalda, altri che lanciano solo granate con molto tempo una dall'altra. Quindi se avete qualche piccino che inizia a dare pugni sullo schermo pensando di sparare più velocemente e fare più danno ai nemici e magari al costoso portatile di casa, spiegategli che basta una pressione singola. Cercate magari di spiegarglielo prima di ucciderlo, siate buoni genitori. Ci son poi un paio di aiuti e di extra ma in sostanza è tutto qui e i livelli sono in genere piuttosto brevi.


Tornando all'azione, di nuovo la grafica si dimostra davvero carina, colorata, ricca di citazione. Spiagge, foreste, canyon. Luoghi popolati da maialini che vi sparano contro ma anche da altri che fanno i cacchi loro nuotando con il salvagente, dormendo in campeggio, giocando a nascondino. Come accadeva in Ghost'n'Goblis se si viene colpiti da un particolare missile si subisce pure una trasformazione, nello specifico in una saltellante lavatrice.
Più si fa esperienza e si up-gradano i personaggi, che mutano d'aspetto come i pokemon,  più si può accedere a nuove aree. Se non si gioca per un po', vecchie aree diventano di nuovo "calde" e bisogna rifare il livello e prendere punti. Carino il fatto che ogni tanto si possa liberare qualche personaggio da dei blocchi di vetro per poi poterlo utilizzare. Ancora più carino il modo. Lo so fa accumulando cadaveri di maialino durante i livelli. Qualcuno poi immagino li porti sull'astronave e da lì li stiva su un cannone come proiettili, per poi lanciarli a mitraglia contro al blocco di vetro che cela il personaggio extra sulla mappa. Ogni nuovo personaggio implica una strage di tipo 500 o 1000 di queste "salme" fatte, raccolte e sparate. Come dicevo, una procedura tenerissima.
All'epoca lo mollai per vari motivi.
Lo mollai per quella che tempo sia ormai la prassi per giochi del genere, la pubblicità. Avrei preferito pagarlo dieci euro (ma se si vuole con 10 euro si può accedere ad una modalità extra... nessuno rifiuta dieci euro..), ma non sorbirmi pubblicità ogni momento. Sei sulla mappa e vuoi andare in azione? Ti cucchi la pubblicità. Te la sei miracolosamente saltata? Te la cucchi a fine missione. Hai fatto un livello così così e vorresti più punti sul risultato finale? Se sei fortunato il gioco te lo concede, se vedi pubblicità extra. Vuoi dare chance al personaggio di supporto per renderlo più forte? Vedi altra pubblicità. Vuoi avere soldi ed esperienza extra per andare avanti più veloce? E qui paghi (Altro aspetto brutto), con le micro-transazioni di denaro sonante, perché la pubblicità non paga tutto.
Tutte pubblicità di altri giochi ovviamente, con link giganteschi a paga, scarica, compra subito. In pratica giocavo tre minuti, vedevo un minuto di pubblicità e dovevo aspettare una mezzora perché i livelli si "rigenerassero".
Lo mollai per le attese bibliche e di fatto la mancanza di una storia convenzionale. Non si va avanti per livelli, non si può scegliere con chi rigiocarli, la storia va solo avanti. Ci si espande in questo mondo ripetendo all'infinito le cose (che però riescono ad essere sempre diverse a seconda di personaggio, potenziamento, ecc). Per andare avanti nel gioco, salire di livello e sbloccare così le aree "nebbiose"  della mappa,  bisogna uppare i personaggi e spesso gli upgrade più importanti richiedono, se non si vogliono utilizzare i rari cristalli (anche a pagamento), l'attesa di un giorno o due. Nel frattempo comunque si potranno accumulare nuovi punti e fare nuove missioni, solo che il personaggio "in aggiornamento" rimane bloccato, così come l'esperienza.
Lo mollai poi, perché il gioco "ti chiama". Ti manda letteralmente i messaggi al cellulare.
Era il primo gioco che provavo che lo faceva, ora un po' lo fanno tutti, ma all'inizio mi è presa male. Senti dal cellulare un "bzzz" misterioso. Pensi che la suoneria sia impazzita, lo prendi in mano e leggi: "i sensori indicano che ci sono altre cose da far saltare in aria". Lo leggi dopo, che è un messaggio dal gioco, all'inizio guardi con aria interrogativa il cellulare, pensi che qualche pazzo ha il tuo numero. E se non rispondi alla chiamata del gioco, ecco che ti richiama "potenziamenti eseguiti!"  e ti richiama "siamo sotto attacco!". Fino a che non ti chiama più se non continui a giocarci per un po'.
E non vi ho detto che beve la carica del cell come un disperato!! Roba che se non si è attenti con ricariche-batterie extra di scorta in venti minuti vi bruciate la possibilità di utilizzare lo smartphone per forse il suo scopo primario, il telefono. 
Mollai il colpo. Pubblicità infinita, tre minuti scarsi di gioco, ogni dieci minuti un messaggio rompi-coglioni.

e ci stanno pure i giocattoli!! se comprate le confezioni trovate pure dei codici per il giochino...potenza del marketing..
Questa settimana l'ho ripreso in mano, complice appunto il fatto di trovarmi un po' qui, un po' là, poco a casa e con una bella ricarica a cui attingere compreso wi-fi che non si sa mai. L'ho già detto che i Transformers mi fanno impazzire? Tra una coda e l'altra, tra una lezione e l'altra, tra un dentista e un viaggio a Milano ho forse capito lo spirito di questo giochino. Tanto simpatico quanto petulante, è il tappabuchi ideale. Per quei dieci minuti al giorno, divisi in cinque-sei volte, va bene, riesce magari anche a divertire e fare quasi compagnia nel suo irritante modo di ripresentarsi ogni momento col suo "bzzz". Si scopre che è fatto con cura ed ha una marea di chicche grafiche. Magari qualche pazzo alzerà la suoneria per sentire quel "bzzz" alle tre di mattina che avvisa che il potenziamento di Galvatron è pronto e si può finalmente uppare Grimlock.  Ma tornando a casa lo rimetti in soffitta, in attesa di ritrovare gli uccellini transformers in attesa del prossimo shuttle-treno della trasferta prevista per la prossima settimana da infarto piena di impegni. Certi che, in coda, se si riesce a connettere un po', magari gli si preferisce la pagina dello spettacolo di qualche quotidiano. Ma in fondo è come portarsi di nascosto un transformers a spasso per il mondo. E nessuno lo sa. Cosa ci può essere di più bello? Non fosse per quel "bzzz" che ti entra nella testa e spaventa ad ogni sussulto... 
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mercoledì 21 gennaio 2015

Ash vs Evil Dead : la serie tv che anche prima di conoscerla più aspettiamo da tutta una vita


C'era una volta un giovane cineasta che con un paio di amici mise in piedi con due soldi una pellicola intitolata Evil Dead, conosciuto da noi come La Casa
Un libro maledetto, nascosto nella cantina in una baita tra i boschi, ha il potere di evocare il male. Un gruppo di amici malauguratamente in vacanza in quella baita scopre il libro e le registrazioni di uno studioso del misterioso manufatto. Quello che segue è storia del cinema.


Una macchina da presa impazzita, tanto sangue, una motosega e possessioni demoniache varie. Il film fa il botto e tutti lo amano. Ash, il protagonista, interpretato da Bruce Campbell, entra di slancio nell'immaginario collettivo come uno degli eroi degli eroi di tutti i tempi. Perché è l'uomo sbagliato nel posto giusto, il ragazzo un po' sfigato della comitiva, uno dei pochi interpreti di un film horror che prende di peso in mano la situazione e affronta il male a testa alta. E mentre da veri stronzi i distributori e produttori utilizzavano il nome "La Casa" per fare pellicole che con l'originale non c'entravano nulla, il giovane cineasta buttava fuori il folgorante Evil Dead 2, riscrivendo in parte la storia e continuandola. Torna Ash, ed è sempre più eroico, ma anche più cretino. L'esperienza della prima pellicola lo ha fatto sbroccare, uscire di senno. La soluzione alla nuova ondata di non morti lanciata dal libro maledetto è geniale perché aiuta l'universo ma non lui.


Il film diventa una specie di commedia surreale e consacra nuovamente la carriera del regista che un giorno avrebbe portato al cinema (bene) Spiderman. Viene citato pure in un nostro cinepanettone, tanto per dire quanto è cool... ehm...
Dopo essersi fatto le ossa con le produzioni zero-budget, Sam Raimi passa alla serie A con Darkman ma subito ritorna alla B con il delirante nuovo sequel di Evil Dead: L'armata delle tenebre. La nuova pellicola non è più nemmeno un horror in senso stretto, ma un fantasy demenziale e ultracitazionista delle opere con effetti speciali in stop motion del passato. Tutto quello che si vede è sperimentale, artigianale e seminale per molti prodotti di genere a venire. Un'autentica giostra visiva. Ed è lì che mi imbatto per la prima volta in Ash e nel suo singolare modo di affrontare le forze del male.


Perché all'epoca ero ancora piccino e gli Evil Dead rigorosamente in videocassetta non li avevo ancora visti. Folgorato li ho recuperati e mi sono arruolato tra i fan a vita di Ash, sperando come tutti in un nuovo capitolo. Ma non ero il solo, il personaggio piaceva e diventava protagonista di fumetti, videogame e action figures che ne hanno prolungato per anni la fama. Solo che Raimi, che comunque quando poteva una particina per Bruce Campbell la metteva sempre, era passato alla serie A definitivamente. E alla grande, con quel gioiello che è stato Soldi Sporchi. Poi è arrivato Spiderman e la vita da produttore di Raimi, mentre Bruce recitava per lo più per la tv (anche per Raimi in Xena-Hercules) e  realizzava la bombetta Bubba Oh-tep. Ma Evil Dead bussava alla porta di entrambi ancora,  più volte. Per Campbell l'occasione di riguardare Ash negli occhi avviene con la pellicola meta-cinematografica (ovviamente da noi inedita) My name il Bruce, in cui l'attore stesso viene scambiato per i personaggi che interpreta e chiamato a salvare un piccolo villaggio da invasioni ultraterrene.


Per Raimi il suo ritorno all'horror, Drag Me to Hell ha tantissimo in comune con quelle straordinarie pellicole d'esordio, strega inclusa! Al punto che i fan, e probabilmente anche Raimi stesso, si sono messi a pensare che mancava solo Bruce per sentirsi davvero a casa, in quella particolare casa nel bosco.


Ma non si trovava mai il tempo per Ash, al punto che quando si propose il Remake-Reboot di Evil Dead con nuovi personaggi e senza Ash tutti pensavano che Bruce Campbell e il suo tritaossa non avrebbero più avuto avventure. E invece non è stato così, si parlò immediatamente di un sequel che si interlacciasse con il reboot, girarono voci che una scena finale tagliata del reboot vedesse la presenza di Ash. Fermento, attesa, Bruce Campbell e Raimi assediati dalle domande dei fan e finalmente l'ora è giunta.  
Prende forma così, come serie tv, il seguito di Evil Dead, uno dei sogni nel cassetto di un'intera generazione di fan. 13 puntate, da trenta minuti l'una (per particolare volere di Raimi) e in seguito magari altre, per raccontare le nuove gesta di Ash. La lavorazione è sui binari di partenza, i bagagli per le riprese sono fatti, forse già verso la fine del 2015 qualcosa arriverà in tv. La produzione è Starz e i nomi sono gli stessi, Raimi e Tapert che hanno dato vita a Hercules, Xena e il recente Spartacus, le riprese avranno luogo in Nuova Zelanda. Bruce Campbell è di nuovo lui, l'unico e solo, amatissimo Ash e dovrà dirci cosa ha fatto negli ultimi anni di assenza dagli schermi. A parte annoiare i suoi colleghi dei grandi magazzini con le sue avventure strampalate...


Ovviamente seguiremo la gestazione di questo nuovo progetto. Non vediamo l'ora.
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martedì 20 gennaio 2015

Nymphomaniac Director's cut - versione estesa di 5 ore e passa in dvd e blu ray dal 25 marzo in uscita in Italia

ATTENZIONE:  IN RELAZIONE ALLE TEMATICHE ESPLICITE TRATTATE, PUR A PAROLE, IL CONTENUTO DI QUESTO POST E' INDIRIZZATO A UN PUBBLICO ADULTO

Scopo inizialmente serio-divulgativo del post: Ogni tanto dobbiamo venire incontro alle esigenze del nostro pubblico dal palato più fino così, da buon blog che si ripromette di essere anche utile a livello divulgativo, ecco che ci siamo addentrati nei meandri della rete per scoprire il santo graal delle release date, la data di uscita del tanto atteso integrale polpettone porno pallosissimo e presuntuosissimo film di Lars Von Trier. Perché nella versione estesa saranno presenti gli schizzi corporei, i 69, i rapporti orali e le penetrazioni con l'ausilio di pornoattori integrati sulle immagini degli attori del film con una tecnologia che manco i Transformers di Bay le scene che il pubblico comune, frugale, ingenuo, non erudito del cinema commerciale di massa non poteva capire, apprezzare. Così si è fatta giustizia al profondo messaggio del film, al grido di "poi ci metto la vera fregna, una badilata infinita di fregna!!!" "cultori della settima arte, venite a me", pronunciato da Von Trier più o meno con la convinzione di cui al filmato che segue. 


Ora, il trailer esplicito di questa director's cut non ve lo metto qui, che ci stanno pure i lettori più piccini e impressionabili e non so se poppe qui posso metterne (ma a occhio non credo). A trovarlo lo trovate, e pure i più sensibili e i piccini lo trovano se non mettete il parental control (correte ad aggiornare o vi diventano ciechi! Genitori maldestri!).
Ma ci sentiamo di dire che questa nuova versione ha "le sue ragioni".
A livello di "coerenza con la materia" la versione (anzi, "le versioni") di questo film uscita al cinema non dava "il pepe in più" necessario alla anatomicamente corretta, "idraulica" rappresentazione degli amplessi sessuali come metafora-effetto del complesso dramma interiore-malattia della protagonista. Serviva "verità" e Von Trier già con Idioti e Antichrist, ha fatto uso di pornoattori e double-bodies vari per ricreare scene di sesso che fossero autentiche e non la supercazzola patinata classica americana. Per intenderci quella tipo: attori vestitissimi adagiati sul letto, due primi piani sugli occhi, bacio, inquadratura del caminetto in sottofondo, sale la musica e via in dissolvenza.

Riuscirà a diventarci simpatico?
A livello "completezza dell'opera" se uno (il regista poi) dice che farà uscire una versione più lunga, esplicita e personale a breve (magari con dicitura "eversiva" Director's Cut, che suona un po' tipo: "quegli stronzi dei produttori non volevano farmela fare ma si sbagliavano"), molti spettatori-fruitori aspettano quella e manco vanno nelle sale o prendono il dvd. Roba già successa per le versioni estese del Signore degli Anelli e Lo Hobbit, roba che sta succedendo anche per l'ultimo X-Men: Giorni di un futuro passato con l'edizione estesa più lunga in uscita questa estate (Ma Fox su quest'ultima cosa sta un po' correndo ai ripari, inizia a dire che la nuova versione del film degli X-Men avrà un montaggio e avvenimenti diversi, così da non lasciare che pile del dvd già uscito vadano al macero). Poi se il regista è pazzo come Tarantino quella versione estesa che giura di voler fare magari non la fa mai (ancora si attende Kill Bill esteso, mai uscito, da qualcuno fantasticato come release esclusiva nipponica) e il fan va a recuperare la versione standard un po' con le palle girate dopo anni dall'uscita (sempre io, sempre Kill Bill). Ma Von Trier la versione estesa la fa, la ripresenta ai festival, la lancia in esclusiva su Netfix, ci specula più che può sul "modello signore degli anelli" e con lo stesso criterio. Solo che invece di avere più scene con i nani qui abbiamo più scene con fregna, ma non fa una piega. O almeno non la farebbe, e questo è un mio punto di vista del tutto personale-criticabile, se certi intellettuali che davano contro ai film del mito nazionale Tinto Brass o a quelli di Russ Meyer (colpevoli di una rappresentazione giocosa-gioiosa del sesso) poi andavano a elogiare Il The nel deserto di Bertolucci o Al di là delle nuvole di Antonioni o questo Nymphomaniac.
A livello commerciale pure è una operazione niente male. Mandi in sala prima metà di un film, poi mandi in sala la seconda metà, poi metti in home video la prima metà, poi la seconda. Poi rimandi al cinema-festival la versione estesa della prima parte, poi rimandi ai cinema-festival la versione estesa della seconda parte, poi vendi le estese in home video insieme. Attenzione! La data del 25 marzo mi pare sia relativa a entrambe le parti della pellicola estese in unico cofanetto... ma non si sa mai. E il fan duro e puro vuole vedere e sperimentare tutti i montaggi diversi, su piccolo e grande schermo. Niente male per un regista che schifa il cinema commerciale americano e cita (anche in questa pellicola) il cinema di Tarkovskij (che è sempre un bene citare, recuperatevi Stalker e Solaris se potete, magari anche con la versione di Soderbergh con Clooney, che è caruccia) 
A livello amatoriale-frugale infine, qualcuno, magari un po' complessato e timido verso le cose più osè, può trovare con questa extended-strappamutande-director's cut, la giustificazione morale giusta per prendere un film pieno di scene di sesso che però è anche un film d'autore.
Insomma, questo film è atteso, per un motivo o per l'altro.
Ma bando alle polemiche. Anzi, in attesa di più scene con il grande Shia La Beouf mezzo nudo come promesso dalla versione estesa, ecco cosa vi regalo. Fresco fresco, nuovo nuovo.


Con barba rende di più per me, potrebbe essere credibile per un terzo allestimento di 300, quasi.
Ma alla fine cosa penso io di Nymphomaniac di Lars Von Trier? Conosco il buon Lars da tempo. Stupendo L'elemento del crimine, un noir plumbeo e cattivo. Bellissimo il meta-cinematografico Epidemic. Ho amati tantissimo The Kingdom -Il regno, una serie tv molto lynchana (in realtà due, pure copiate dagli americani, male) su un ospedale pieno di fantasmi, davvero una chicca da recuperare, ne parleremo in un post a se stante forse. Le Onde del destino è un film molto intenso, ma per me troppo "nero" al punto che quasi mi disaffeziono della (bravissima) protagonista. Idioti non mi è piaciuto, capisco l'idea eversiva della pellicola, la storia del Dogma 95 (di questa corrente mi è piaciuto molto invece Festern di Vinterberg), ma l'ho trovato pesantuccio.  Dancing in the Dark è un musical ipnotico, struggente, forse è il film di Von Trier che mi piace di più, quello che riguardo più spesso e volentieri, piango sempre quando sento il brano "I've seen it all", cantato dalla protagonista, Bjork, che sta per diventare cieca. Dogville non mi è piaciuto come volevo, ma dovrei rivederlo. Antichrist non lo ho ancora capito (mi attira e respinge)  e Melancholia bello. Ecco un po' in ordine sparso e incompleto cosa penso quindi del cinema di Von Trier. Grande forza nel rappresentare gli aspetti più oscuri dell'animo umano, spesso sentita ferocia nell'interpretare il gioco delle parti dei forti contro i deboli, un'idea della donna spesso vittima del mondo. I suoi film in genere non mi lasciano indifferente anche se magari a prima vista non mi soddisfano, come non mi ha soddisfatto il Nymphomaniac cinematografico. Strepitosa Stacy Martin, "stellare" Stellan Skarsgard, bravissimo Jamie Bell (l'ho detto che da Billy Elliot è uno dei miei attori preferiti?). Dafoe, Slater e Uma Thurman meno incisivi di quanto volevo. LaBeouf funziona o, almeno, è perfetto per la parte. La Gainsburg, probabilmente nuova musa di Von Trier è sempre piuttosto originale. Ora, se gli attori sono in effetti bravi e pure ben diretti, il film non colpisce troppo. Troppo schematico-didascalico, troppo ripetitivo, molto (in negativo) autocitazionista (la più evidente è una scena topica trasportata di peso da Antichrist).  Sembra davvero che il regista voglia pedissequamente ricreare una scaletta di video tematici presente un qualsiasi sito "di genere". E non gli riesce bene, tutto è troppo meccanico, con la struttura (vecchia) di disadorni e scollegati film ad episodi, poco divertente. Speriamo che il divertimento venga fuori dalla versione estesa... Intrigante invece come spesso le parole risultino sulla pellicola molto più sensuali degli amplessi. Il film ha comunque dei meriti in questa prospettiva, parla e fa vedere del sesso ma funziona quasi di più quando il sesso non c'è, anche grazie al personaggio di Skarsgard.  Ecco, io spero davvero che non si sia solo sesso nella versione estesa, che io non ho ancora visto, ma che sia presente il collante giusto, quello narrativo, per assemblare un puzzle a cui mancano svariati pezzi per incidere a dovere o anche solo avere una forma più armonica. L'idea di trattare un tema come la nimfomania è interessante, così come la prospettiva di trattarlo effettivamente come una malattia, con la psicanalisi, ben gestita, che ne segue. Ma il sesso è anche un bel biglietto da visita su cui qui si è speculato molto, troppo. Certo, se servirà a finanziare future opere del regista non è che sia un male. Ma, senza finte ipocrisie e solo a sensazione, quanti guardano queste pellicole al dì là della umanissima, terrena, pulsione di vedere un sacco di patata? Magari rompendosi le palle per i dialoghi e andando solo sulle scene di sesso con pornoattori "original"?

Come sarà quindi la pellicola finale? Se ci piacerà, ve lo faremo sapere.
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giovedì 15 gennaio 2015

Orfani: Ringo vol.4: Il numero quattro



La Terra sta morendo, ma c'è un nuovo fantastico pianeta abitabile da raggiungere. Per andare via dal decadente vecchio mondo senza avere una lira per il viaggio spaziale si può partecipare alla lotteria. Più biglietti hai e più hai possibilità di vittoria. Ma se ti capita di vincere è anche possibile che qualcuno ti prenda di mira e ti faccia la pelle. Così il numero di morti legati a vincite della lotteria sale sempre di più, mentre il presidente Juric nel suo libro "Il mondo dopo la fine" ironizza sulla umana fortuna al gioco citando un classico dell'intrattenimento della tv italiana degli anni '80.
Ringo e i suoi ragazzi intanto stanno proseguendo il loro viaggio verso il nord padano post-apocalittico e noi iniziamo a preoccuparci un po' del fatto che l'ex pistolero pensi davvero di mandare i pargoli nello spazio sul fantomatico pianeta fatto di gettoni d'oro. 'Nue si è ripreso dopo gli ultimi giorni di malattia e sta iniziando a pensare quanto poco gli piaccia il fatto che Rosa pratichi con lui e Seba il giochino di cui la nota canzone di Renato Zero. Esplode la gelosia, Ringo cerca di far comprendere a 'Nue che non è poi così male avere una amica porca, ma il ragazzo non vuole saperne e abbandona nottetempo il campeggio di fortuna della comitiva, direzione "cazzisuoi". Ma la vita è brutta e così 'Nue in poco tempo fa un bruttissimo incontro e toccherà al gruppo andarlo a cercare prima che accada qualcosa di irreparabile.

corvi digest: come i corvi della Juric fanno uso di astronavi e satelliti spaziali armati di laser, in natura anche i corvi normali ogni tanto si spostano senza volare...

Nuovo avvincente numero della collana fantascientifica di Recchioni. Questa volta l'attenzione è spostata su 'Nue, il ragazzo più taciturno e forse sensibile della combricola. Una storia diversa dal solito, che parte quasi sognante per arrivare ad atmosfere molto concrete e tragiche. 'Nue deve crescere e accettare che riuscire a vivere in quel mondo si riduce tristemente a uccidere o essere uccisi. Se si vuole mangiare e non si trova un supermarket vegano nei paraggi, bisogna uccidere un animale e lasciare i suoi cuccioli orfani. Se si vuole vincere un biglietto per lo spazio si deve essere pronti a sacrificare ben di più. Non c'è più posto per la pietà, ma la famiglia deve comunque continuare a stare vicina, sperare in tempi migliori, sostenersi a vicenda e appianare le divergenze. Anche se questo può significare versare qualche lacrima per un amore non corrisposto. 'Nue decide che è meglio essere soli ad affrontare il domani, ma avrà una importante lezione da imparare da questa sua estemporanea ribellione.


Un numero toccante quanto spietato, disilluso, con un finale tragico e sanguigno. I corvi fanno anche qui la loro parte e rendono sempre più evidente il loro contrappasso con il gruppo di Ringo. I corvi sono spinti solo dall'odio e per questo non saranno mai in grado di essere nulla più che pupazzi in mano a burattinai. Curioso come la struttura dell'albo sia divisa, un po' come avveniva della prima stagione del fumetto, in due parti nette. La prima descrive la ribellione adolescenziale, la voglia di poter essere indipendenti, l'innocenza. La seconda il raggiungimento precipitoso dell'età adulta, la fine del sogno. Interessante la storia della lotteria spaziale, tristemente simile a certe derive cui arriva anche oggi, in un mondo molto meno fantascientifico, il gioco d'azzardo.
I disegni di Massacci sono molto belli e si sposano alla perfezione con i colori della Pastorello. Dal verde notturno dei boschi passiamo al giallo-itterico, sporco di capannoni isolati  dove si svolgono giochi brutali e dove avrà luogo un finale quantomai sanguinoso. I disegni ben riescono a rappresentare i momenti di calma del "primo atto", un mondo bucolico e forse immateriale quanto l'angoscioso turbine di follia che fa da tema alla seconda parte. Un quadro grafico affascinante, su cui si muovono personaggi molto ben caratterizzati. Molto cruente, di impatto, le scene di violenza.
Il numero si chiude con un bel cliffhanger, facendoci fin d'ora aspettare la prossima uscita, prevista per San Valentino. Questa seconda stagione de Gli Orfani si sta dimostrando davvero ricca e interessante. 
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Kingsman - Secret Service : il trailer e il video dei Take That ....ma quanto ci fa paura?


Il vecchio agente segreto sta per cedere il testimone. Ma il nipote sarà degno di entrare nel colorato e matto mondo delle spie alcoliste vestite Armani?
Sta per uscire al cinema un nuovo film tratto da un fumetto di Millar, autore di Wanted, Kick Ass e del ciclo Marvel Civil War che presto molti non addetti ai lavori conosceranno grazie al terzo film di Captain America.


Già dal trailer possiamo capire quello che ci aspetta. E abbiamo in corpo una paura maledetta. E non bastano a tranquillizzarci i numeri e il marketing assassino di questa mega-operazione. Metteteci  tutto il fascino degli 007 british, il politicamente scorretto di Millar, la regia del bravissimo Matthew Vaughn (già dietro al riuscito Kick Ass e salvatore della decadente saga X-Men prima che Singer tornasse al timone a rischio scongiurato) tutta la classe del mondo, le scene action più fighe proprie di Wanted e un cast da sogno con Colin Firth (tanto figo che di colpo diventa il nostro attore preferito), Samuel Jackson, Taylor Swift, Michael Caine. Metteteci pure comparsate di guest star attori-slash-"altro" ultra glam come David Beckham, Elton John e pure Lady Gaga. Metteteci la colonna sonora dei Take That redivivi e di nuovo insieme (o quasi).


So cosa state pensando: "Wow Talko, di una roba del genere avrai già il biglietto prenotato nella mega multi sala!, non rompere e goditi l'attesa e poi lo spettacolo!". Ma la paura rimane, perché anche se questo sembra a tutti gli effetti un Wanted 2.0, quando si mettono insieme adolescenti e agenti segreti succedono, sempre, cose brutte. La Storia ce lo insegna, sembra sempre la trovata del secolo ma alla fine spie e bambini mi provocano la sciolta.
Qualche esempio?


C'erano in mezzo libri di successo, attoroni, megaproduzione, una serie di mille sequel già pianificati. Come andò? Flop clamoroso e l'attore più pacco che la storia moderna ricordi (ricordate lo spaventoso film "Sono il numero Quattro" e lo spaventoso "Beasty"?). Come dite? non vi ricordate di questa pellicola? Eccoci al punto del discorso. Ma scaviamo ancora facciamoci del male.


Capite cosa intendo? Un altro film di cui non sapevate probabilmente nulla!!! E magari qualche arrapato della cant-attrice un paio d'ore per vederlo le avrebbe trovate. Non vi basta? Siete sicuri che volete continuare a leggere-vedere i video di questo post? A vostro puro rischio e pericolo...


E non mi dite che questo attore non lo conoscete e un po' non gli volete bene. In fondo è il figlio di mr White! ma quando mai è uscito questo film? Ma è esistito davvero?  Ma non c'è mai fine al peggio...


Non parliamo a prescindere, badate, di film brutti o belli. Parliamo di film "invisibili" o per la distribuzione o per il pubblico. Roba che ci si sveglia la notte sudati urlando: "Ma ho davvero visto quel film? Perchè non me lo ricordo? chi sta manipolando la mia mente???"
Ci sono ovviamente le eccezioni (meritorie o meno) e questo capita quando se vi dico il titolo di un film per lo meno ve lo ricordate! Che piaccia o meno, Spy Kids sapete tutti più o meno cos'è, ma vi sfido a ricordarvi anche solo dell'esistenza di queste pellicole sopra menzionate. Se non siete dei masochisti il vostro cervello le ha rimosse in automatico, come del resto potreste essere all'oscuro circa l'esistenza di questo film, già uscito da parecchio tempo.


E c'è davvero da ringraziare per una volta i distributori italiani per non aver fatto luce su prodotti del genere!! Ma, ripeto, forse è roba che vediamo inconsciamente e il nostro cervello "rimuove" come dati inutili e probabilmente nocivi. Magari è quindi un procedimento del tutto naturale. Ma possibile. Sembra che gli sceneggiatori si sforzino di creare di volta in volta pellicole con le situazioni più trucide, infantili e banali che si possano concepire. Sembra che i giovani ragazzini urlino per tutta la pellicola "wow sono una spia" e la cosa non ci freghi assolutamente nulla (ed è grave se siamo così arditi da voler comunque vedere il prodotto perché 007 in fondo ci piace..). Ripeto, il pericolo boiata fotonica è dietro l'angolo, ma è roba che non entra nemmeno nei razzie awards perché la gente "se li dimentica"!!

ci ricorderemo di questo giovanotto vicino a Colin Firth?
Questo non vuole essere quindi un post contro Kingsman, a cui auguriamo tutto il successo possibile, ma solo un campanello d'allarme. La formula ragazzini+spie che le major insistono a proporre è spesso un pericoloso boomerang che genera roba informe e misteriosa che andrà a intasare i cestoni dei dvd da 1 euro nei supermercati.
Giusto un test veloce e spietato. Sapevate dell'uscita di Kingsman prima di leggere questo post senza essere fans dei Take That? Sapevate che il film esce tipo "domani" nelle sale? Agenti segreti e bambini... la cospirazione continua...   Temo che questo post si autodistruggerà in pochi secondi...
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Le Storie vol.28 : Mercurio Loi ; Testi: Bilotta; Disegni: Mosca



Roma, inizi dell'800. La capitale è un'autentica polveriera. Il clima politico e sociale è teso, tra la Restaurazione del 1815 e i moti carbonari. Nell'aria si respira un ritorno al misticismo che apparentemente fa a pugni con il nascente progresso scientifico e di conseguenza l'arte, tra tanti input contrastanti, letteralmente esplode e diventa smagliante, anche grazie per la vivacità e acume di interpreti e autori. Un periodo teso ma anche vulcanico, ponte ideale tra passato e futuro in cui si muovono, tra i vicoli meno illuminati e sotterranei edificati ai tempi del grande impero, le società segrete, le cui origini si perdono nel tempo e le cui mani da esperti burattinai sono ovunque, invisibili, insondabili, pronte a direzionare il potere secondo i loro interessi. L'associazione Sciarada vede tra le sue fila Mercurio Loi. Un po' Sherlock Holmes, un po' agente segreto, un po' mistico. Docente universitario, amante delle belle donne e tradizioni romanesche, altezzoso, severo, isterico, vanitoso e pure un po' bruttino. Ma geniale, dall'animo libero, coraggioso e determinato, seppur solo nei momenti che lo richiedono. Un uomo dalle mille sfaccettature che di notte si aggira con un lungo mantello nero portando un bastone da passeggio con l'impugnatura a forma di lupo che in realtà è una specie di arma-rampino multiuso. Ad accompagnarlo nelle sue avventure c'è il giovane Ottone, suo allievo. Ottone è giovane e ribelle, di bell'aspetto. Di giorno studente, di notte quando non accompagna Loi, e apparentemente a sua insaputa, un elemento attivo della carboneria ma ancora confuso, impulsivo.


Nell'Urbe stanno accadendo strani avvenimenti. Castel Sant'Angelo è stato teatro di morti che sembrano in qualche modo legate a presenze spiritiche, ma sotto deve esserci qualcosa di ben più concreto, le vittime fanno parte di una associazione segreta. Così Mercurio Roi è chiamato ad indagare per conto di Sciarada, non escludendo a prescindere alcuna pista, anche quelle più improbabili, perché nella Roma di inizio ottocento scienza e magia spesso si confondono.
Bilotta e Mosca creano un personaggio magnifico che si muove in un'ambientazione storica affascinante e per certi versi nuova per il mondo fumettistico. La mente corre ovviamente subito ad un thriller con sfumature sovrannaturali e una similare ma differente ambientazione storica italiana, quello straordinario romanzo a fumetti che era Gli occhi e il buio  del bravissimo Gigi Simeoni, il cui seguito è stato ospitato sulle pagine di questa collana con titolo Amore Nero. Il gusto è differente, così come la messa in scena, ma il livello, davvero alto, è lo stesso. Ma vicoli bui e assassini nascosti all'ombra di una Roma così vivace e pericolosa ci fanno sentire anche dalle parti di From Hell di Moore e le ambientazioni surreali e fantastiche di mondi sotterranei brulicanti di adepti di culti pagani fanno volare la fantasia verso pellicole come Indiana Jones e Piramide di Paura (scenario di molte produzioni di BD classiche, Tin Tin e Alix Senator in primis). Mercurio Loi colpisce dritto come un pugno l'immaginazione del lettore. Bilotta costruisce un affresco storico coerente e puntuale, impreziosito da gustose citazioni letterarie e folclore, ma rimane modernissimo nella struttura, citando anche il mondo dei comics e dei telefilm. In Loi si sommano acume e tic di personaggi amatissimi quanto eccentrici. C'è un po' di Holmes ma anche delle sue "evoluzione moderne", dal Dr.Who al Dr.House. Non mancano suggestioni provenienti dai comics americani, come quel geniale bastone con impugnatura a testa di lupo che pare uscito dritto da Daredevil e il rapporto maestro - allievo, non troppo dissimile da quello che si trova sulla testata di un celebre detective dalle orecchie a punta che vive in una caverna (e c'è pure un gustoso accenno al "cappuccio rosso", a dirla tutta). Mosca crea una Roma bellissima e dettagliata, reale quanto magica e da volto graficamente ad un personaggio che davvero non somiglia a nessuno e rimarrà probabilmente impresso nella mente a molti. L'impegno del disegnatore nel riprodurre al meglio architetture e volti perfettamente credibili e inquadrabili in quel momento storico è ammirevole e la regia delle vignette è sempre precisa, cinematografica, divertente.


Il numero 28 di questa collana è senza ombra di dubbio una delle Storie più belle e divertenti che ci è capitato di leggere. Mi piace molto quando la Bonelli punta sulla Storia e l'ambientazione italiana e lo fa con autentici maestri delle nuvole parlanti. Gli occhi e il buio meriterebbe una collana o almeno una miniserie e lo stesso posso dire oggi per questo folgorante Mercuiro Loi.
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martedì 13 gennaio 2015

Dragonero vol. 20 - Faccia d'osso



Il nostro eroe Dragonero si trova alla deriva, al largo delle coste del Margondar, su una zattera di fortuna. Doveva essere una missione esplorativa contro la pirateria, ma si è conclusa sul nascere a causa di una mega tempesta che ha distrutto la sua nave e sterminato l'intero equipaggio. Pare che Ian debba fare presto i conti con la variante fantasy degli squali, le tigri di mare, quando un vecchio amico (vedasi Dragonero vol.2) sopraggiunge in suo soccorso e lo sostiene fino all'arrivo di una nave. Fortunello tra i fortunelli, Ian si salva, becca i pirati e scopre pure di conoscere una avvenente e procace donna piena di piercing. Questo ultimo aspetto, come sappiamo, lo rende totalmente indifferente, ma l'idea di una nave intera di marinai abbronzati lo rende subito felice. Riuscirà il nostro eroe a scoprire il mistero dietro al temibile corsaro Faccia d'osso e magari a  porre fine alle sue scorribante? Riuscirà a riabbracciare Gmor che sarà sicuramente preoccupatissimo?
Nuovo numero di Dragonero, per la precisione un numero stand alone autoconclusivo. L'ambientazione si sposta in mare aperto, un territorio ancora ricco di sorprese narrative, ma ci porta anche dalle parti del principato di Samyria, dove la storia di questo numero nasce "a livello emotivo" e dove si affronta un tema non banale, anzi attualissimo in questi giorni, come la differenza-scontro tra culture diverse. Fino a che punto il rispetto reciproco di culture diverse può essere accettato? Qual è il momento e la modalità giusta di intervento per evitare che si perpetri un delitto che magari per una cultura o religione diversa viene accettato e voluto come manifestazione di una peculiare interpretazione della "giustizia"? E una volta salvata una persona dalla legge (o dalla soggezione) del suo popolo, è giusto abbandonarla, passare ad altro, sperando che faccia una vita migliore? Si può accettare (o è più giusto e umano non porsi neanche il problema... l'altruismo non è "calcolo"..) che in futuro divenga una persona da noi aiutata del tutto diversa da quella che ci ricordavamo, magari una persona a noi pericolosa?  Enoch, scrittore attentissimo alla critica sociale e fine osservatore del ruolo della donna nel mondo (vedi altre sue opere come Sprayliz , ma pure Gea e Lilith), in questo Faccia d'osso esprime al meglio queste sue urgenze autoriali, dimostrando la duttile natura del mondo di Dragonero nel farsi metafora della Storia.  
Raccontandoci il  personaggio di Dhara e descrivendo il tentativo (invero goffo) di Ian di salvarla da morte certa, l'autore riesce a essere più incisivo e chiaro di mille fiumi di parole su integrazione ed altruismo rimanendo scevro da ogni tipo di ipocrisie circa il "modo giusto" di affrontare le cose. Ian qui sbaglia, più che nell'intenzione "nel modo", pur con le migliori intenzioni, pur in qualche modo riuscendo a raggiungere lo scopo, altruistico e disinteressato che si era prefisso. Non è la prima volta che sbaglia peraltro, e questo ce lo rende storia dopo storia sempre più umano, sempre a noi più vicino, ma l'aspetto interessante è che qui nemmeno si rende conto di aver sbagliato, aveva archiviato il suo intervento già come una vittoria personale, se non che dopo diversi anni, quando il passato bussa nuovamente alla sua porta, la prospettiva cambia. Ed Enoch, pur in una storia movimentata e che entra subito nel cuore dell'azione, condita di draghi, macchine marine steam-punk, corsari e combattimenti, riesce benissimo a tenere saldo il lettore sulle corde emotive del racconto, confezionando un piccolo gioiello narrativo. Lo ridico qui come anche accennavo su numeri passati, Dragonero ha alte potenzialità di rimanere nella memoria dei lettori. Anche se spesso su questo fumetto amo scherzare un po', penso (spero) che si noti quanto lo faccia con affetto. Sono pronto alla smentita, ma per me da qui a dieci anni Dragonero, se continuerà a presentare numeri quelli di questo periodo di "post-rodaggio",  potrebbe crescere tanto da essere ricordato come Ken Parker. 
Molto belli i disegni di De Luca. Meraviglioso il suo modo di disegnare i mille volti del mare, splendidi i vascelli e marinai alle prese con squali, flutti e combattimenti all'arma bianca. Molto belli anche i personaggi disegnati, su tutti la bellissima, sensuale e terribile, Dharma. L'albo presenta anche alcune scene spaventose quanto crudeli (pure una mezza citazione da 300 mi pare, ma non so quanto effettiva o accidentale), ma rese da De Luca in un modo per me impeccabile, pittorico, si torna davvero indietro a rivederle anche una volta conclusa la lettura.
La copertina di Matteoni per una volta, per me, non "buca" come al solito, ma è comunque sempre di altissimo livello. L'ambientazione marinara in genere non mi piace un granchè, ma questo numero mi è piaciuto. Mi piacerebbe chiudere con una citazione dotta e profonda...
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I Cavalieri dello Zodiaco : La leggenda del Grande Tempio - la nostra recensione !

Sinossi fatta veramente male, mea culpa: In quella che pare una specie di dimensione parallela alla nostra, vivono le divinità greche e continuano a battibeccarsi fin dai tempi di Omero. Ogni divinità ha il suo bel manipolo di soldati che ciclicamente se le danno di santa ragione facendo uso di particolari poteri che vengono sviluppati da strane auree in qualche modo legate a delle costellazioni. Un giorno un cavaliere d'oro riesce a fuggire da questa dimensione approdando al nostro mondo, recando con sé una simpatica frugoletta che pare essere la reincarnazione della dea Athena. Nel Grande Tempio, sede del potere spirituale-militare di Athena, il Grande Sacerdote, capo religioso del cucuzzaro, pare uscito tutto pazzo e sta complottando per una successione non ortodossa dopo aver rapito una bimba-sosia. La bimba viene trovata da un ricco magnate, un autentico cavaliere del lavoro, che giura al cavaliere d'oro in fin di vita che se ne occuperà, trasformando nel contempo dei poveri orfani in spietate macchine da guerra. Passano gli anni e la frugoletta diviene una bella ragazza con i capelli viola del tutto ignara del suo passato. Ora ha sedici anni ed è tempo che sappia chi è in realtà e che torni a regnare sul Grande Tempio. Il suo passato le viene raccontato dall'autista con la stessa noncuranza con cui si racconta al bar una barzelletta sconcia, fino a che succede un casino in autostrada e macchine realizzate con una computer grafica orribile esplodono dappertutto. Arriveranno a sbarrarle la strada e magari stroncarle la carriera da idol (la doppiatrice canta pure le canzoni della pellicola) i seguaci del Grande Sacerdote. Ma ad affrontarli ci sono cavalieri a lei fedeli, perché un matto sedici anni prima li ha rastrellati da degli orfanotrofi per farne dei combattenti stile Tana delle Tigri. Questi eroi, armati di supermosse di arti marziali dai nomi pazzeschi, faranno di tutto per proteggere Athena e assisterla in questo straordinario e inaspettato capitolo della sua nuova vita. C'è un Grande Tempio da ribaltare.
Mamma che fatica cercare in due righe di spiegare male la trama del film tratto e rimescolato da una delle saghe più contorte dei cartoni animati giapponesi anni ottanta. Mamma che follia racchiudere lo spirito di (almeno) 150 puntate dell'anime (che continua poi un casino e manco ora può dirsi "esaurito" in poco più di novanta minuti. Ci vuole certo del coraggio, uno spirito ardito, per mettere insieme un prodotto come questo, che prende anche strade narrative e grafiche diversissime dall'originale, e riuscirne comunque a trarne fuori quello che è senza dubbio uno spettacolo gradevole, divertente, bello da vedere sul grande schermo. Perché ve lo anticipo, il risultato finale non è poi così malvagio come era lecito aspettarsi. Ma facciamo un passo indietro.
Ai tempi di Araki. Un tempo miei cari lettori esisteva in giappolandia, un autentico mito, un artista grafico almeno a livello di Michelangelo Merisi, di nome Shingo Araki. Babil Junior, Lady Oscar, Lupin, Goldrake, Rocky Joe, pensate ad alcuni degli anime che più vi sono piaciuti da piccini ed è probabile che nella vostra personale top ten ci sia un'opera curata da Shingo Araki. Araki faceva di necessità virtù una delle principali caratteristiche-limite della animazione nipponica, la mancanza di soldi. Il geniale autore componeva disegni prevalentemente statici ma dall'incredibile impatto visivo grazie non solo al suo tratto eccezionale (che catalizzava subito l'attenzione per mille dettagli e acconciature irrispettose della gravità) ma anche a complessissimi giochi di luce, sovrapposizioni di immagini e una regia a prova di bomba che rendeva incredibilmente movimentata roba che, salvo per pochi dettagli, era per lo più ferma. Un genio. Per molti il top del top Araki lo raggiunse in una complessa operazione commerciale made in Toei finalizzata a vendere uno sterminato numero di pupazzetti e che mosse i passi da un manga dello sgraziatissimo disegnatore e autore Masami Kurumada. Dove Kurumada disegnava piedi quadrati, proporzioni "accazzo", visetti tutti uguali e tutti infantili perlopiù ricalcati da Captain Tsubasa, Araki, in pieno e sacrosanto delirio di onnipotenza, trasformava in animazione quei brutti bozzetti in pura arte visiva, una melodia grafica summa e sintesi di tutta la sua vasta esperienza, accompagnata da una colonna sonora a metà tra l'Hard Rock e l'opera classica. Al cospetto di cotanta bellezza, in Italia si scelse pure di dare ai dialoghi un tocco particolarmente aulico, puntando su un doppiaggio dalla forte componente drammaturgica. Il resto è storia. I Cavalieri dello Zodiaco, nonostante un nome che faccia pensare all'inserto estivo di Astra, tra fumetti, pupazzetti e serie animate, vivono e prosperano ancora oggi, anche se i fasti della classica serie di metà anni ottanta ormai sono lontani e Araki ha raggiunto in cielo Leonardo, Van Gogh, Tezuka, Kon, Magnus e Goscinny. Con il tempo l'animazione di tipo "Arakiano", in mano a gente non dello stesso livello, ha iniziato a far trasparire mille limiti e le nuove tecnologie l'hanno decisamente messa in soffitta. Anche lo stesso brand dei Cavalieri con il tempo si è ristretto, diventando per un pubblico sempre più di nicchia (anche se agguerrito) e al contempo un prodotto sempre più economico (la saga di Ade, giunta solo a metà del 2000 è un esempio di questa deriva).
Svecchiare e omaggiare. Le nuove idee per rivendere la storia ai giovani dal punto di vista televisivo hanno fallito i grossi numeri, laddove i manga vanno ancora una meraviglia e i pupazzetti, ora prodotti dalla Tamashii sono qualcosa di fenomenale nonché vendutissimi. Serie come Los CanvasOmega letteralmente "si perdono", rimangono incompiute. Nuovi capitoli della saga classica cincischiano a uscire, perché Kurumada è pure lentissimo e odia visceralmente i cavalieri, al punto da scrivere sei vignette all'anno. Così si è pensato al rilancio con la computer grafica dando in mano a Keiichi Sato, non a caso, l'arduo compito.
I problemi alla base di questa operazione sono evidenti e fin da subito hanno catalizzato l'attenzione dei fan, per la maggioranza detrattori sul nascere di questo film.
Il primo riguarda l'irriproducibilità del tratto "iniziato da"Araki in ambito di computer grafica. Il secondo, che ne è diretta conseguenza, è relativa alla ancora incredibile e implausibile arretratezza dell'animazione  computereizzata giapponese. Il terzo è voler condensare e "rebootare" in così poco tempo un'opera che aveva fascino proprio perché descriveva centinaia di personaggi e allestiva combattimenti che duravano in tv ore, ore ed ore.  Ma partiamo con ordine.
Ora, Araki nascondeva nelle sue stupende tavole il combattimento effettivo dei cavalieri. Ma al computer non si può fare altrettanto, le cose bisogna vederle per bene. Così un cavaliere alzava un pugno, urlava una frase d'impatto e in sottofondo Araki ci piazzava un mega-pugno, un drago, un leone o un pollo stroboscopico parzialmente animato. E magicamente l'avversario del cavaliere veniva colpito da raffiche colorate. Noi raggiungevamo negli anni ottanta l'orgasmo istantaneo.

Oggi devi animare il cavaliere che alza il pugno, devi animare il drago frame by frame e deve vedersi chiaramente l'impatto, o pare che il personaggio sia colpito da uno strumento scioglipancia invisibile by Mediaset Premium ecc. E allora bisogna stare a disegnare una specie di missili colorati che vengono "sparati dal personaggio" come se c'avesse la mitragliatrice incorporata o peggio. Una tecnica grafica che di fatto si è già palesata nei videogiochi sui Cavalieri dei tempi della ps2, ma quasi una bestemmia per i fan storici.


Il secondo punto è la drammatica situazione dell'animazione computerizzata. Produrre animazione di qualità in Giappone è possibile, la saga di Final Fantasy lo dimostra, ma costa una botta assurda. Così ci becchiamo magari dallo stesso regista, Aramaki, un film galattico come l'ultimo Harlock e un film bello, ma con la fisica tutta sballata e poco di impatto come l'ultimo Appleseed. Che poi son gusti personali, sia chiaro, ma la fisica dei veicoli e i dettagli facciali sono ancora secoli indietro alla Pixar, tanto per non infierire... Come fare per bypassare il problema di facce poco credibili e di fisica degli oggetti inanimati così così? Rivoluzionando il Chara design. Sui visi e acconciature, così come sulla fisica dei veicoli (davvero orribili e fintissimi) il team si attesta sul triste ma rassicurante livello "Final Fantasy wannabe", sicuri di romperci le ossa e di dare forma a personaggi animati meno convincenti, per legnosità a quelli di Tekken 2. Il risultato finale è meno accattivante di questo.

Ma per i combattimenti eccoti tirata fuori la carta Keiichi Sato, regista di una bombetta come Tiger & Bunny, che ovviamente quei fessi dei distributori italiani continuano a non portare in Italia.


Avete come un deja vu vero? Animazione tradizionale mixata a computer grafica con personaggi in armature integrati completamente realizzate al computer che funzionano visivamente benissimo. Basta quindi chiamare l'esperto (scuderia Sunrise) e applicare la stessa tecnologia ai Cavalieri e bypassare il problema della espressività facciale fornendogli delle armature provviste di elmo dal quale si veda il meno possibile del volto del personaggio. A questo sommate le scie di luce "da videogame" e addizionate il tutto con la maestria millenaria dei giappi nel riprodurre al computer armature piene di riflessi, combinata alla resa convincente di scenari fantasy dalle forti geometrie bene riproducibili con la computer grafica (sempre nipponica) fin dai tempi di questo gioiellino Namco (parliamo di tecnologia del 1997..).


Sommando questo, più questo più quello, ecco che otteniamo il trailer dell'ultimo film dei Cavalieri, in spagnolo che mi fa più sangue.


Tante armature integrali, pochi dettagli sui volti e quando capita dettagli così così, tanti scenari fantasy ed armature. Certo non ricorda più molto questo...

Ma è poi così male il lavoro grafico relativo a questo film in computer grafica? Lo vedremo a fine recensione.
Rimane il terzo punto, la voglia di "condensone" finale-totale. Per risparmiare tempo e giungere di gran carriera al picco della prima stagione animata del 1986,  i nostri eroi sono stati un po' sintetizzati e resi macchiette umoristiche. Partiamo dalla sintesi. La sintesi è piuttosto forzata, paiono quasi le Tartarughe Ninja nell'ultima variante-Bay. Pegasus sembra Michelangelo il battutaro, Crystal pare Leonardo il soldatino, Phoenix è decisamente Raffaello il lupo solitario, Sirio il saputello Donatello e Andromeda naturalmente è April! Qui aspetto il mare di improperi... ma sto parlando di come appaiono in questo anime, non di come appaiono nel cartone animato classico! Perfino le loro armature sono rese similissime tra di loro ed esteticamente distinguibili ad occhio solo per una certe componente cromatica predominante. Un po' come i Power Ranger. Certo a guardarle bene, su grande schermo, sono tutto un delirio di libidinosi dettagli, ma il "colpo d'occhio" è quello. E arriviamo dunque all'umorismo, il modo più diretto per far interagire i personaggi. I cavalieri di Athena sono degli incredibili mattacchioni e fanno più scenette buffe qui che in mille puntate. Per darvi un'idea del tipo di umorismo, ecco che dall'etere mi piomba la nuova pubblicità della Frisk...

Ecco l'esatto tipo di umorismo che troverete in questo film.  Anche tutti gli altri personaggi sono stati sintetizzati, ristretti, sminuzzati di conseguenza. Ma è un male?
Dai, in fondo mi sono divertito! Confesso di essermi approcciato a questo film nel modo migliore possibile, con aspettative bassissime. Le armature "ripensate" mi piacevano e mi piacciono molto anche dopo la visione, nonostante un paio che non si possano proprio guardare. Parto degli Oro. Quella di Acquario è per me bruttarella forte, ma pure Scorpio e Pesci non si possono vedere e Capricorno non mi esalta per nulla. Le altre sono invece per me decisamente belle. Le armature dei bronzi hanno bei dettagli ma sono davvero tutte troppo simili tra loro. I silver sono "urendi", Beetlejuice a parte. Messo da parte questo aspetto "ludico", mi sono rilassato e ho preso il tutto come un mega fanservice. Il doppiaggio è affidato ad Ivo de Palma e molti dei doppiatori originali sono tornati. De Palma sforza un po' la voce ma fa: "Fulmine di Pegasus ...iiiiiiaaiiiiiiiiiii", e io sono felice. L'ambientazione fantasy-fantascientifica del Grande Tempio è bella e fa presto dimenticare le prime scene della pellicola, in un contesto urbano che per dettaglio grafico è abbastanza svilente. La caratterizzazione dei personaggi, soprattutto dei bronzi, fa davvero, troppo, Winx Club. In compenso gli Oro sono tamarrissimi, pieni di piercing e tatuaggi, paiono usciti da Fast'n'Furious e mi sono piaciuti un sacco (tranne Acquario e Pesci, brutterrimi per me pure come chara). Ho atteso spasmodicamente i momenti in cui calavano le maschere integrali e incominciavano le botte, botte che sono copiose e ben gestite, caratteristiche per ogni personaggio, iconiche. Lo spettacolo visivo degli scontri è ottimo, l'azione è coinvolgente e frenetica, una vera figata. Certo, più che Saint Seiya pare a volte di vedere cose riprese da videogame: un duello di Soul Calibur o un backstage da God of War, ma l'atmosfera c'è, il gioco visivo funziona. La sfida in questo campo per me è vinta.
Rimane l'ultimo sassolino, la trama. Pur nella pervicace "simpatia nipponica" di buttare prima tutto in burla per poi arrivare ai classici momenti da fine-del-mondo stile Akira, il mix si fa apprezzare probabilmente da chi è affetto in modo acuto dal morbo della nostalgia. La trama semplicemente non sta in piedi, narrativamente è un incubo e sembra alle volte che i personaggi, anche quelli apparentemente seri, siano un branco di cretini. Molti passaggi "lollosi" sembrano a puro beneficio dei vecchi fan e rimangono davvero oscuri ai più. Il film vive davvero di un sacco di "cose strane". C'è il momento alla "Nightmare before Xmas" con protagonista Death Mask che non ha senso, non ha scopo, ma che è una figata. Aldebaran mangione impunito pare uscito da A Christmas Carol di Zemekis. Saga a un certo momento pare essersi sdoppiato sul serio con stranezze di trama conseguenti. Shaka ha dei brutti tatuaggi sulla faccia, stile cantante rock jappo anni '80, mi ricorda Satomi di Kiss me Licia. Gag sul peso di Athena e Dragone che sta sempre in armatura perchè "non ha vestiti". Il film è pieno di robine così, senza un perché, che lo rendono decisamente buffo. Alla fine tra scontri apocalittici e scontri ridicoli, personaggi mitici e personaggi scemi, ci si diverte, si scinde il prodotto con l'originale facendoci una bella riga sopra e si torna a casa contenti. Magari qualcuno però questo passo non lo riesce a fare e lo rispetto, chi si è lamentato che il film in computer grafica di Harlock tradiva il personaggio non oso immaginare cosa direbbe di questo. In fondo un'opera che vende per i ricordi dovrebbe essere un po' più propensa a rinverdire tali ricordi. Ma, lo ripeto, se non siete troppo gelosi rispetto ai vostri ricordi, qui c'è da divertirsi, da tornare bambini, magari con risate di grana grossa e con un po' di rimpianto. Ma qualche pupazzetto il film riuscirà sicuramente  venderlo. E poi c'è Ivo.

Grazie Ivo.
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