domenica 11 novembre 2012

Le grandi catene di videogiochi

Il misterioso caso di “Boom 3“e dei Giochi distribuiti dalle grandi catene.

Chi ha avuto la sventura di imbattersi finora nei miei post avrà indovinato la mia mal celata indole piagnona a guardare al passato come a qualcosa di “meglio”. Riprovevole, banale, palloso, ma a volte è dannatamente vero il fatto che non esistono più i commercianti di una volta. Fino a una quindicina di anni fa i videogiochi si compravano in negozietti angusti, a prezzo quasi sempre pieno, gestiti da figuri che, per quanto potessero sembrare loschi, al proprio lavoro ci tenevano. Non è che mancassero negozi che prendevano ordini telefonici, oppure già qualcosa on-line, che offrivano a meno qualche titolo, ma le esperienze personali vissute mi avevano caldamente insegnato a non fare affidamento sul contenuto effettivo del pacco spedito, sui tempi di consegna e sulla serietà di chi prendeva l'ordine. Non per generalizzare, conosco chi si è sempre trovato bene con le spedizioni, ma io ho desistito dopo che nell'ordine capitava: 1) pacco disperso; 2) sotitutivo di pacco disperso che contiene gioco per console diversa da quella indicata nell'ordine, anche in virtù del fatto che una console diversa non la avevo; 3) impossibilità di trovare il gioco per la mia console da sostituire con assenza di comunicazioni per due mesi; 4) squallida telefonata in cui il tizio mi proponeva, in ragione del fatto che io avevo già pagato, di ricevere a mio gusto al posto di quanto chiesto e introvabile (per lui), un titolo tratto da una serie di orrendi e impronuciabili fondi di magazzino; 5) ricevimento di un gioco pur diverso (ancora!) da quello pattuito nella telefonata di cui sopra, dalla cui confezione si evinceva come lo stesso fosse stato, nell'ordine, a) sotto uno schiacciasassi, b) all'addiaccio nella foresta pluviale durante almeno dieci giorni della stagione delle tempeste; c) all'interno dello stomaco di qualche animale, dal quale è stato estratto, a opera di un disturbato, in seguito al ritrovamento in putrefazione dello stesso animale.
Il mitico SuperNintendo
L'angusto monolocale del “barbetta”, poi trasferitosi in luogo bandito dal flusso del centro e infine decaduto, era il luogo dove stavo di casa per i videogiochi. Prezzi pieni, ma una gentilezza sconfinata, frequenti sconti, vera passione per quello che si vende, che veniva provato, testato, consigliato solo in caso vi fosse derivata effettiva soddisfazione per il prodotto. Inoltre sempre sul pezzo, anche in relazione alle richieste più esotiche, una sana e genuina “bottega” dove si stava anche solo per poltrire in compagnia, un sollazzo.

Il Sega Megadrive
Inoltre all'epoca era anche bello, trovandomi nelle vicinanze, recarmi in luoghi di Milano, oggi ormai mitici e scomparsi, che avevano davvero a cuore coccolare con stile l'acquirente di un gioco elettronico. Ne cito almeno tre. Il primo è Pergioco, collocato al centro di Milano, metropolitana uscita Cordusio, luogo dedicato ai videogiochi e giochi di ruolo, piuttosto pettinato come prezzi, poco import. Un luogo accogliente da cui entravano e uscivano senza problemi persone in giacca e cravatta che selezionavano e leggevano le descrizioni sulle scatole dei prodotti con silenzio religioso. Il primo piano era dedicato ai giochi per pc, niente ciofeche, roba di valore che si trasformava in monete sonanti a ragione, titoli esposti quasi come fossero quadri su mensole adornate da sculture di draghi fantasy o irraggiati tra le luci della vetrina attorniati da torme di miniature finemente colorate della gameworkshop. Attraverso una scala a chiocciola si accedeva poi al piano interrato dove negli anni novanta l'Amiga combatteva per lo spazio con le neonate Megadrive e Supernintendo, negli anni duemila diveniva territorio di console e di giochi di ruolo, che andavano sempre più a riempire l'edificio, con le carte di Magic che lambivano pure il territorio pc del primo piano. Il secondo era la Newel, zona “Bullona”, con la metro più vicina, per modo di dire, in quel di “lotto”, prezzi ottimi, buono l'import. Posto caciarone con assembramenti di ragazzetti a fare la coda per le postazioni di gioco a NBA Jam o al già rodato Fifa per Megadrive. Commessi competenti, simpatici. Addirittura facevano compilare dei questionari per chiedere dei gusti e le scelte dei videogiochi. A cercare titoli strani poteva capitare che li trovassi o che comunque si sbattessero a ricercarteli, per farteli avere nel giro di poco tempo. Ci ho comprato Zelda per SNES e Chrono Trigger tra gli altri. Mi piaceva un sacco andarci, misticamente, a piedi dalla fermata Lotto...roba di tipo quattro chilometri, ero giovane e invasatissimo, avevo appena scoperto che la Nintendo, per quel che riguardava il mercato jappo, che seguivo con console apposita, era immensa: se c'era un fumetto giapponese che mi piaceva, esisteva un videogioco in giappone....roba che i miopi importatori europei non hanno mai preso minimamente in considerazione di importare, limitandosi a stitici titoli calcistici o sportivi in genere, uno spreco indicibile....Ma grazie all'import all'epoca potevo realizzare tutti i miei sogni, in quanto se si giocava a un picchiaduro, il fatto che un paio di scritte fossero in jappo non è che ti rovinasse l'esperienza. Per finire l'innominato, il negozio più estremo: Console Generation, zona “Bande Nere”, prezzi folli, import immenso. Se cercavi qualcosa molto probabilmente lì la trovavi ma, come per le operazioni del medico sfigurato uscito dalla penna di Osamu Tezuka (Black Jack), dovevi dare in cambio letteralmente tutto quello che possedevi. Preciso, i prezzi erano altissimi!!! Ma da lì sono uscito con Gunstar Heroes, Actraiser, Ex Ranza, tutti pezzi da novanta, pagati circa novantamila lire l'uno...che per l'epoca....ma il peggio l'ho fatto per Dragon Ball Next Dimension per Super Famicon: 145 mila lire, a fronte del costo della console di 180 circa. Ero completamente pazzo: sarà che Dragon Ball all'epoca in Italia era fermo alla prima serie, sulle reti locali in onda dall'inizio anni novanta e il fumetto, prima pubblicazione in assoluto, il media più “recente”, stava alla saga di Cell...all'epoca era dinamite per chiunque si avvicinasse.
Ex Ranza, un videogioco difficile da reperire

Ed eccoci al lato “B” di questo pezzo. Voi ci vivete nel mondo d'oggi e già lo sapete, queste realtà sono scomparse...con loro sono scomparsi un po' tutti i negozietti del centro città, tanto che fare un giro in centro equivale a guardare per vetrine quasi esclusivamente i vetri oscurati delle banche. Tutto è all'esterno, nei centri commerciali, e l'impressione è che di quello che cerchi spesso se ne sbattano altamente. Ok, c'è la rete e Amazon è un servizio serio, che permette di soddisfare qualsiasi vostro desiderio, proponendo tutte le versioni al mondo di un prodotto, ma quando dobbiamo entrare in un negozio-catena di un centro commerciale e ciò che ci serve non lo troviamo davanti agli occhi, al punto che dobbiamo chiedere ad un commesso...apriti o cielo.
Seguono solo un paio di casi eclatanti:
  1. I pre-order di Assassin's Creed 3 a Mediaworld (non dico quale): Mediaworld dispone di una limited edition propria con contenuti esclusivi....peccato che i preorder, che sono costituiti da delle custodie vuote da portare in cassa con l'anticipo di un euro da versare, in questo Mediaworld sono solo relativi alla versione base, senza extra!!! Posto il problema a un commesso, questo senza badare troppo ai dettagli dice che posso avere diritto alla versione limitata anche se consegno il preordine della semplice. Rimango titubante. Ripongo la stessa domanda giorni dopo a un altro commesso, che legge al terminale il codice del preordine, smanetta un po', verifica e mi segnala che... col cavolo! Quel preordine è valido per la limited, che è un disservizio dovuto al fatto che “banalmente” nessuno ha stampato custodie-preorder relativi alla limited, che solo a Mediaworld è possibile ottenere, pertanto mi invita a ripassare entro due giorni per poter avere la custodia che permette di accedere alla vera offerta. Ripasso, un cavolo, altro commesso che non ne sa nulla. Morale: all'alba dell'uscita del titolo non è stato dato ancora a nessuno il preordine giusto e i codici in cassa della prevendita sono relativi solo alla versione base, disponibile in tutte le rivendite. Si può dire in questo caso una letale combinazione di fancazzismo, unita a indignazione per il lavoro fatto male altrui, a cui non corrisponde però la volontà di attivarsi in prima persona per risolvere la bega, seguito da ulteriore fancazzismo alla seconda “denuncia” dell'irregolarità del prodotto. Accettiamo che questo sia comunque un caso isolato relativo a una catena verso la quale mai in passato ho avuto da lamentarmi circa servizio e prezzi. Considerato poi che il dlc esclusivo riguarda una missione di 15 minuti scarsi, chiudiamola qui...
  2. Boom 3: compilation di latino-americano...cercava questa?
    Il caso di “Boom 3” (sì, 
    scritto con la “B”di Bologna). Posso capire che “un lavoro è un lavoro” e per conseguire il giusto profitto spesso si abbia a che fare con misteriosi oggetti che bisogna vendere, pur a noi non importando quasi nulla dei medesimi. Posso capire che i turni di lavoro spesso ci facciano volare la mente altrove, soprattutto nelle ore più prossime alla fine del lavoro. Ma cavolo....Mi reco in una catena, un game-qualcosa situato non dico dove (sempre per un senso di giustizia nei riguardi delle altre persone che ci lavorano, che possono essere e sicuramente saranno competenti), mentre si avvicina l'imbrunire. Controllo che tra le “novità” ci sia un certo titolo che per data d'uscita dovrebbe essere disponibile, vedo che ci sono degli spazi vuoti sul bancale e spero che magari in magazzino ne siano rimaste delle copie, scartando per ora la possibilità che lì, unico posto sulla terra, non sia mai arrivato. Mi avvicino al bancone dove un commesso interloquisce amabilmente con qualcuno al telefono. Dopo cinque minuti si palesa nella sua mente il fatto che io mi trovi davanti a lui con quella fastidiosa aria interogativa tipica di chi sta per rivolgergli una domanda qualsiasi. “Mi dica!”, “Salve, cercavo Doom 3 per ps3, è uscito? Ho visto che tra le novità c'è un posto vuoto, magari lo hai in magazzino?”. Giocherella con il terminale quindi sentenzia “No, non ho niente con questo titolo”. “Strano, mi hanno detto che è uscito una settimana fa un po' ovunque....”. E lui: “No guarda, qui non ho nulla con il titolo Boom 3; cioè, so che deve uscire (frase per non scontentare il cliente), ma dovrebbe essere moooolto più avanti, verso gennaio...”. Al che la pietà dovrebbe avere il sopravvento, ma spesso le circostanze fanno di noi delle carogne. “Non Boom 3, cercavo Doom 3, c'è esattamente un poster gigante dietro di te con scritto in uscita il 19 ottobre, cioè settimana scorsa. Puoi controllare?”. Sbianca, si accorge della cazzata e fa per andare a controllare in magazzino, nemmeno prova a digitare “Doom 3 “sul terminale. Purtroppo non si sa perchè (destino?), non riesce ad aprire la porta del magazzino al che desiste e, con moto di orgoglio, si dirige fiero verso l'espositore delle novità e dichiara “se non c'è qui significa che non è ancora uscito, come ti dicevo!”. Superficiale e illogico, data la premessa per sui mi sono rivolto a lui. Saluto e ringrazio. Ecco un posto dove difficilmente avrò voglia di tornare...tanto ce ne sono migliaia tutti uguali!!! Sarà un bene? 
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