martedì 22 luglio 2014

Bunraku - mai fidarsi delle offerte 3 x 2..

mai fidarsi delle locandine fighe!!
Premessa: Siamo in estate, i grandi magazzini sono strapieni di offerte 3 x 2 e di gente che è convinta di fare così degli affari. A maggior ragione quando il titolo è sostanzialmente inedito, mai apparso al cinema, mai una pubblicità nemmeno sui detersivi, niente di niente. Dovrebbero già suonare dei campanelli d'allarme, ma questo non accade a tutti. Sospinto dal 3x2 interviene il mio lato più irrazionale e riottoso, in genere. Trattengo a stento la mossa suicida di dirigermi in cassa, ma mi monta la scimmia e a casa vado a trovare il traler.


Un sacco di attori, una pazzesca scenografia che pare un enorme origami gigante, musica truzza, tizi che si menano. Possibile che da noi non se lo è filato nessuno?  Inizio a ribollire il noto campionario di improperi pseudo-intellettuali. "Dannati distributori italiani", "miopi schiavi di Neri Parenti", "ciechi alla vera arte". Naturalmente il tutto senza stare nemmeno un secondo a valutare se il film in rete sia conosciuto, come sia stato recensito, se sia esistito o meno un motivo sensato per non distribuirlo. Il germe del 3x2 ha già giudicato da sé, ponderando tutti gli elementi dell'operazione davvero necessari. Ossia "3x2".
Il resto è pura elucubrazione allucinatorio-compulsiva, sinapsi automatiche dell'effetto 3x2, che monta fino al giorno in cui ricapito nel multistore dove è attiva l'offerta. Dove Bunraku occupa un'ala dello stabile con 60.000 copie invendute. "Dannati distributori miopi asserviti al potere!! Come potete non aver portato al cinema un film con Woody Harrelson, Ron Perlman, Kevin McKidd (che ho amato in Roma), Demi Moore! Un film inoltre con Gackt, un mito assoluto che in pratica è la Cristina D'Avena giapponese, mito!!! Poi c'è coso, vabbeh, quel bietolone mono-espressivo di Josh Hartnett, che attore-cane è cane ma ha fatto Slevin! Sceglie film in genere così validi che se recita male non si nota.

Harrelson elogia lo stile sobrio di Gackt alla premiere di Bunraku
E poi questo Bunraku, tutto fatto di origami e misticismo jappo. Con il termine stesso "Bunraku" che richiama al teatro con le bambole. In pratica (potrebbe essere, ma non lo sarà...) profondo come Dolls di Kitano!!! E in più con le botte!!! Un film di botte!! Ma si può non portare al cinema un film di botte??? Distributori dimmerda!!".
Ora. Pacifico che Bunraku sta a € 4,99 e con il 3x2 sommato ad altri due titoli da 4,99 lo paghi sui 3,30. Quei 3,30, ve lo anticipiamo se non avete tempo per l'ulteriore lettura del post,  pesano e fanno un po' incazzare appena il disco finisce sul lettore e termina il suo sporco lavoro.

tipico sguardo della mucca che vede passare il treno...
Sinossi a.k.a il metaforone: da sempre l'umanità si picchia selvaggiamente per decidere chi ha l'uccello più lungo. Dai tempi dei dinosauri fino a oggi sangue chiama sangue e l'uomo si è impegnato a costruire armi sempre più letali e suv sempre più grossi nel timore di risultare sessualmente meno dotato dei suoi nemici. Siccome è una menata che si ripete e ripete il regista in una ultrasemplificazione stronza descrive il cammino autodistruttivo dell'uomo facendo uso di colorati e complicatissimi origami gestiti da tizi in pigiama neri.

fulgido esempio di metafora stronza
Gli omini di carta, evoluzione dopo evoluzione scoprono le armi da fuoco e si fanno fuori a frotte, motivo per cui la società decide di fare un passo indietro. In un alternativo reame retrò-futuribile costruito da scenografie fatte di origami  colorati male, le armi da fuoco sono state bandite e chiunque voglia fare il capoccia deve affrontare il reggente attraverso una complicata (?) serie di duelli all'arma bianca. Il capo di questo posto si fa chiamare "il taglialegna" (Ron Perlman) e sotto di lui ci sono dieci killer professionisti capitanati dal suo numero 2 (Kevin Mckidd). La banda del taglialegna spadroneggia in lungo e in largo, ma avrà vita breve. Da un posticcio trenino di carta stanno per arrivare in città un pistolero senza pistola (Josh Hartnett) e un samurai senza spada (Gackt). I due, aiutati da un disilluso ma ancora potente alleato (Woody Harrelson), cercheranno di mettere fine al regno di terrore del taglialegna.

Ron Perlman in versione Thor per impersonare il taglialegna. Il taglio non gli dona molto..
Quando vuoi fare un film action ma te la meni troppo. Guy Moshe è un regista poco prolifico. Specialmente dopo questo Bunraku. Guy il moscio, come da qui lo chiameremo, con all'attivo un paio di video musicali e una pellicola così così crede di aver capito la formula magica per una storia memorabile. Misticismo orientale, azione stilizzata, tanti attori, estetica mega-cool. E in effetti c'è da dire che sul lato estetico, prendendo una intuizione o due da Sin City e parecchie idee dai musical riesce a creare qualcosa di originale, anche se il livello qualitativo generale è spaventosamente altalenante. Le scene si susseguono come un libro pop-up per bambini che "si apre" di volta in volta, con oggetti ed edifici costruiti da origami. Con gli origami si può costruire un sacco di cose che si trasformano,  purtroppo questi sono invero bruttini visti da vicino. Bruttini tanto. E staticissimi. Così gli attori galleggiano su scenografie volutamente artefatte, con un effetto non dissimile da quello raggiunto da Tarsem per Immortals. Solo che qui le scenografie sono dannatamente chiuse, claustrofobiche, esagerate nei colori. Il primo passo da accettare, e per alcuni il primo "NO!!" è proprio questo. Mentre in Sin City o 300 le scenografie funzionano bene, sono complementari grazie a un geniale uso del colore, qui vi è un netto muro tra attori e scenario, un muro che, rispetto a Immortals, è pure colorato male. Non siamo al cinema, siamo a teatro e non c'è un solo fotogramma che vuole farci convincere del contrario. Pazienza. Per compensare, per coinvolgerci nella vicenda, servono quindi attori particolarmente validi e bisogna dire che il cast principale in genere se la cava. E poi quando Josh Hartnett sta fermo con il cappello in testa riesce facilmente a essere confuso con un oggetto di arredo e non reca troppo disturbo. Superato questo impatto, come bambini bramosi, ci scontriamo sul secondo forte "NO!!" della pellicola. I combattimenti. Aspetto abbastanza centrale visto che dovrebbe essere un action. Ma essendo Bunraku un film action con velleità stronze, i combattimenti sono una forma mista di danza e kung fu coreografato male. Gli attori principali in genere se la cavano in questa pur strana situazione, tranne Josh Hartnett, che ha perennemente l'espressione di uno che sta facendo la coda da McDonalds anche quando dovrebbe menare le mani. A sua difesa il cetaceo cerca una qualche costruzione del suo personaggio, donandolo di un tic nervoso che gli fa ossessivamente aggiustare il cappello che ha in testa. Sì, un po' pochino. Ma gli altri sono più che validi, da McKidd a Perlman passando dall'inaspettata, bravissima, Cristina D'Avena giapponese. Scherzi a parte Gackt è un figo non solo quando canta l'intro dell'ultimo anime di Ken il Guerriero, sarebbe davvero interessante vederlo in altre più onorevoli prove. Ogni tanto il regista ha pure dei piccoli guizzi, come le scene di inseguimento stile videogame retrò o scene corali di "preparazione alla lotta" che mi hanno ricordato per montaggio e scelta delle inquadrature Mulan della Disney. Nello specifico una Mulan  maoista che zompa e salta in un tripudio di falci, martelli e picconi su musichetta epica. Magari per qualcuno un piccolo orgasmo.  Il problema vero, nei combattimenti cuore dell film, sono gli altri tizi in scena. Per folli scelte imputabili probabilmente alla visione stronza del regista ci sono palesemente e senza alcuna logica, sullo stesso "palco", le seguenti classi di sfigati.  Attori teatrali che si muovono come fossero a teatro accennando una o due mossette colpendo l'aria e recitano in quell'insostenibile (su pellicola) modo pomposo alla "fatti sotto, marrano!". Ballerini che ballano senza saper recitare nè combattere con sconfortante effetto alla West Side Story. Esperti di arti marziali che entrano, picchiano ed escono senza incidere sulla trama. E questo maxi frullato di origami, attori cani, ballerini che balzano a caso sul palco, credetemi, è qualcosa di allucinante, stomachevole. Manca una uniformità scenica o di linguaggio, tutti paiono andare in giro a caso, magari in cerca dei cestini per la pausa pranzo.  Non aiuta la musichina da film anni '40-'50, i costumi comprati a saldo tra anni '20 e le divise dell'esercito maoista senza una idea una a collegarli, le luci degli scenari che, ad ogni ora e ambientazione, danno l'impressione di trovarsi nello stesso, enorme ristorante nell'happy hour, senza che nessuno possa mangiare delle tartine. Un incubo.

Kevin McKidd, decisamente l'attore più bravo e sprecato del film. Manco sulla locandina lo mettono...
Ora potreste cercare di abbozzare, forti della spesa di € 3,30, ammettendo che ad una prima visione il tutto sembra abbastanza colorato e convincente. Ma non potrete certo glissare sui 124 spaventosi minuti complessivi della pellicola a fronte di una trama semplicemente orribile. Pasticciata, superficiale, noiosa, ridondante, con attori letteralmente buttati via nel gorgo come la Moore. La trama di Bunraku è un aborto pretestuoso-presuntuoso che getta al vento una qualsiasi possibile caratterizzazione dei personaggi. Ed è un peccato, perché spunti interessanti potevano ben esserci, la stilizzazione della violenza è un tema interessante e gli attori scelti non erano poi così male. Poteva funzionare se fosse avuto una veste più canonica, maestranze vere e non fosse stato scritturato quel tonno di Hartnett ovviamente. Ma siamo sempre al punto di partenza. La pretestuosita del Moscio, la sua arroganza nel saper conoscere e gestire regole di un genere che, di fatto, non ha mai trattato. Un ego rovinoso per la pellicola e per gli sfortunati che ci si imbattono.
Giudizio finale: Non serve spendere soldi e alambiccarsi nella costruzione di complicati origami quando il risultato finale di tanti sforzi estetici si rivela una minchiata.

la costruzione della pellicola in sintesi. Non serve colla vinilica!
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