giovedì 14 novembre 2013

Jobs

Interpretato da Ashton Kutcher...


Il mondo non si è ancora ripigliato dalla scomparsa del grande guru della Apple ed è evidente che i prodotti del marchio della mela usciti dopo la sua tragica scomparsa siano abbastanza bruttini. Ma la storia di Jobs è pura epica moderna. Lo sforzo titanico di un uomo che credeva nel sogno americano e lo ha riplasmato ingoiando quintalate di palta da parte di “uomini coi soldi” che in tutti i modi hanno cercato di estrometterlo, dileggiarlo, cacciarlo in prepensionamento. Nonostante le fatiche e le sconfitte Jobs ha resistito, ha innovato, ha fatto una montagna di soldi perseguendo il sogno di una tecnologia alla portata di tutti, semplice e pure figa da sfoggiare. Non solo roba da nerd. Jobs non è sono quindi un brutto gollum con gli occhiali, ma un visionario che ha sempre cercato di sdoganare la tecnologia unendola al bello estetico e al funzionale a prova di fesso. Roba grandiosa per alcuni, roba da niubbi per altri, roba da fighette per altri ancora: la Apple è di fatto roba che vende e vende un botto e nulla sarebbe stato possibile se dalla cantina di una casetta americana il piccolo e bruttino Jobs, fissato con la dieta "verduriana" e coi microchip, non fosse scaturito l'ormai leggendario apple1. Una bella storia. Una storia a lieto fine che ha ispirato e ispira milioni di ragazzi che oggi ce l'hanno anche loro una cantina dove possono fare cose fantastiche per cambiare il mondo. Fosse la cura per il cancro o un pezzo metal da paura. Il grande sogno americano a cui si affianca la malinconia per una vita densa ma troppo breve, il cui ultimo triste atto ho ancora negli occhi. “Siate affamati” diceva. Non smettere di credere nei sogni, non averne mai abbastanza di imparare, migliorarsi, creare. Parole che dette da uno che ce l'ha fatta non sono semplici consigli di vita ma testimonianza che ce la si può fare. Con l'impegno si può cambiare il mondo. Lui ce l'ha fatta.
La biografia di Walter Isaacson, stravenduta, è un libro che vi consiglio di leggere e sarà la base di un futuro, grande film dedicato a Jobs. Un film di cui si parla già con fermento sia per la produzione Sony già avviata, sia per il coinvolgimento nella sceneggiatura di Aaron Sorkin, autore di quel Social Network di Fincher che già ha portato alla ribalta la storia dell'odiosissimo ideatore di Facebook (ma forse è l'attore che lo rende così antipatico... di fatto il film è molto bello). Ma vi dico di più, circola pure una pre-bozza del lavoro di Sorkin, con tanto di annotazioni e temi portanti evolutivi-tecnologici che saranno affrontati nel film su Jobs della Sony, ossia il film su Jobs bello.

Perché esiste anche un film brutto. E da qui parleremo del film brutto.
Perché quello di cui vi sto per parlare non è il film Sony, ma l'impossibile parto interspecie scaturito dal connubio di un regista, Josha Michael Stern, poco in vena (ma forse vittima della produzione e di una sceneggiatura atroce) e Ashton Kutcher, un tizio noto per essere stato il toy boy di Demi Moore e che senza spiegazione alcuna dei produttori hollywoodiani che devono essere almeno ciechi e sordi (o sarebbe davvero ingiustificabile) insistono a ficcare a forza in produzioni cinematografiche. Kutcher come fisionomia e grazie al make up assomiglia a un giovane Steve Jobs, un giovane Steve Jobs totalmente lobotomizzato o il cui cervello è stato scambiato da uno scienziato pazzo con quello di un bovino con gravi problemi cerebrali. Ashtonjobs il ricombinato. L'attore (uso questo termine solo a scopo esplicativo) non ha nessuna idea di dove si trovi, della telecamera che deve inquadrarlo, del personaggio che interpreta. Non sembra avere dimestichezza con gli strumenti elettronici, motivo per cui non lo vedrete quasi mai interagire con uno strumento elettronico (che a contrario fissa con la classica diffidenza della mucca che guarda il treno) e, credetemi, in un film come questo è una cosa che ha del surreale. Qualcuno deve averlo avvertito che è una pellicola di tipo drammatico e qui si vede come il nostro abbia fatto tesoro della più elaborata tecnica del Joey Triviani Actor studios (Friends cit.): “Se devi sembrare pensoso e intenso, fai l'espressione che ti viene quando senti una strana puzza”. 

Ashtonjobs usa questa espressione per la totalità della pellicola. Sempre. Il regista Stern ha qui uno dei guizzi di regia più folli e appropriati per mettere una toppa alla recitazione di Ashontjobs. Citando Elephant di Gus Van Sant, gran parte delle scene vedono Ashtonjobs camminare in corridoi inquadrato di spalle. Van Sant in Elephant utilizzava questa tecnica per farci vedere la banalità della vita adolescenziale, un lungo tragitto senza senso tra un luogo e l'altro in cui in vista di una meta-realizzazione futura un giovane non bada spesso ai suoi compagni di viaggio, che rimangono appunto delle nuche di spalle che si affiancano e nulla più, già dimenticate alla prossima tappa. Stern in Jobs permette con questo espediente di far apprezzare la bontà delle scenografie, si dimostra bravino nel piano sequenza e di farci empatizzare con il taglio di capelli di Ashotnjobs, di fatto molto più espressivo del volto. Tuttavia nonostante l'impegno citazionistico del regista, lo sforzo degli scenografi nel riprodurre fedelmente le atmosfere anni '80, i trucchi ed effetti dolly di cameraman e direttori della fotografia, le doviziose creazioni d'epoca dei costumisti e la lacca anni ottanta (probabilmente merce di contrabbando) impiegata abilmente dai parrucchieri queste scene di camminata di spalle, così apparentemente geniali, falliscono. Perché c'è lui al centro. Ashtonjobs. Che non è nemmeno in grado di camminare come un essere umano. Si dice che Kutcher si sia preparato alla parte seguendo la rigida dieta fruttariana seguita da Jobs. Certo De Niro se deve interpretare un pescatore di anguille si trasferisce nel sud Italia per due anni vivendo a contatto con dei pescatori locali. Se Kutcher deve interpretare un genio informatico senza sapere nulla di informatica deve limitarsi a copiare “il possibile”, giusto la dieta alimentare. La fruttariana stava prima dell'inizio delle riprese per offrire un significativo apporto alla cinematografia moderna, portando quasi alla morte Kutcher. La debilitazione subita dal coso (richiamarlo “attore” mi manderebbe ai pazzi) comportò la nascita del nuovo modo di camminare di Ashtonjobs, una falcata a scatti allungati che potrebbe starci in un film di zombie ma che anche in quella sede apparirebbe strana. E di questo movimento deambulatorio nel film ci sono intere paccate di minuti. Terrificante.
Ma Ashtonjobs a parte (mica facile) il resto del film com'è? Una roba delle 3 del pomeriggio su rete quattro. Dialoghi banali, schieramenti stagni dei personaggi tra “buoni-idealisti” e “cattivi-opportunisti-ottusi-tirchi-traditori”, trama che tuttavia scorre, va ammesso,pur nelle mille insensatezze e in una pallosità manifesta e che se siete un minimo interessati all'argomento vorrete comunque vedere fino alla fine tra voragini più o meno contenute. Se c'è un buco, ecco che in soccorso intervengono massime di Jobs recitate con la stessa solennità, e ascoltate con la stessa passione, delle parole dette da Gesù nell'ultima cena. Trovo questo uso didascalico delle massime di vita, di fatto il top dei memorabilia ad uso e consumo di storici, collocate così a cazzo in una pellicola sinceramente offensivo della memoria del de cuius. Ho detestato Lincoln di Spielberg e il film su Confucio per lo stesso motivo. La scena si iberna e qualcuno, come ad una recita delle elementari valevole come compito di storia, inizia a recitare la frase celebre. Orribile. Anche perché tra il pubblico trovi sempre qualcuno che la ripete, perché l'ha studiata sui banchi, come una preghiera. Ma forse sono io, a qualcuno devono piacere questi memorabilia se li ficcano sempre in qualche biografia. Poi diciamo che nel caso di questo film non è la cosa più fastidiosa e anzi vedere Ashtonjobs proferire frasi-citazione come un messia, con l'espressione di chi ha sentito una puzza e la mente rivolta al cestino da pranzo, mi ha fatto prorompere in sane e convulse risate. Ma sento già i miei piccoli lettori accorarsi: “Ma ci saranno anche altri attori, magari passabili?”. Tremende macchiette che passano e si dimenticano appena scorte di nuca. Il nerd farà il nerd, il tecnico dall'aura figa e biker avrà due battute due, il tipo infido capirete che è il tipo infido dopo 6 secondi che lo avete visto, gli hippy sballati sono hippy sballati. Tutto è bidimensionale, preconfezionato, banale. Una pellicolaccia dunque, il cui numero delle pecche è così strabordante da nullificarne l'unico esigua merito, ossia il fatto che Kutcher assomiglia un po' (ma mica troppo) a Jobs. Mille sono gli aspetti che avremmo voluto vedere trattati e tra questi spiccano la vita privata, di cui si sa poco e dopo la visione se ne sa anche di meno, e una convincente parabola anche feticistica sull'ossessione-progettualità di Jobs nel rendere la tecnologia cool e alla portata di tutti. È interessante il perché ci sia un computer che si chiama Apple come ci sia un Apple Lisa ma se ne vorrebbe di più, magari (in luogo di un paio di camminate di spalle in meno) un approfondimento sulle ragioni del progetto Macintosh, magari qualcosa che riguardi la fondazione della Pixar, la spinta per l'Apple store, Jobs è stato un rivoluzionario al di là dell'hippy triste e rancoroso che pare essere Ashtonjobs. Quest'uomo ha creato indubbiamente poi degli oggetti esteticamente fighi, dai monitor a “casco” con componenti a vista (di cui grazie al cielo almeno si accenna nel film, ma solo per inquadrare l'ennesima supercazzola recitata male da Kutcher) all'ipad e tutte le decinazioni ipad, ibook, itunes e ha continuato così tutta la vita. Soffermarsi sul fatto cronologico “ieri era ricco-poi lo hanno trombato – poi è ritornato”, lo ripeto, offensivo. È come girare un film su Senna in cui il protagonista non sale mai e nemmeno vede da lontano un'auto. Una scelta di stile? No, solo pura idiozia!

Fatevi un piacere, non vedete questo film. Non lo rimpiangerete. Certo se lo volete vedere come una trashata, la dimostrazione che la pellicola può far sorridere quando un attore cane riesce ad essere così cane da rendere sublime la sua non-performance siete i benvenuti. Ma questo non è territorio mio, ma del grande Yotobi. 
 Talk0

3 commenti:

  1. Già, grande Yotobi!
    Comunque pensavo che fosse un film decente, avevo mezza idea di vederlo...ma avevo dubbi sul farlo anche perchè c'è Aston Kutcher, che non mi è mai piaciuto come attore...Però ti dici, è un film su una biografia magari si impegnerà di più...
    Bellissima recensione! :)
    Comunque il film the social network, che ho visto alcuni giorni fa, mi è piaciuto abbastanza, l'attore principale, come hai detto qui, è antipatico...

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  2. Ciao! Grazie per i complimenti! i film biografici sono sempre interessanti per me, se fatti con la giusta misura e rispetto della materia. A volte mi ritrovo a piangere anche se parlano di persone a me sconosciute, ma sono un caso clinico che spesso crede a diciture tipo "tratto da una storia vera"applicata a spettacoli come Abramo Lincoln cacciatore di vampiri per intenderci.Mi piace ad ogni modo dopo la visione di un biopic andare a documentarmi, scartabellare.per questo covo la malsana idea che anche un biopic brutto ad ogni modo "serva", stimoli curiosità su fatti e personaggi.Kutcher su Jobs era francamente un'idea azzardata in partenza. Kutcher per me rimane simpatico quando affronta il registro comico(e già lì un paio di suoi ruoli non li ho digeriti), in due uomini e mezzo riesce anche a strappare qualche risata( ma ho provato mentalmente a sostituirle la sua figura con una pianta parlante e l'effetto è identico..no scerzo..).ha pure la giusta faccina da bravo ragazzo buona per le commedie sentimentali(mi dicono persone che lo apprezzano per le commedie sentimentali, io no..) Ma se parliamo di ruoli drammatici è tutta un'altra storia, serve un impegno che Kutcher non ci vuole proprio mettere. è per me questo il vero dramma, non tanto che non riesca ad interpretare alla perfezione un ruolo, quanto che non si sforzi almeno a provarci. ci sono momenti di questa pellicola che parlano della disastrata vita familiare di Jobs: dovrebbero essere intimi, sofferti, quasi sussurrati e Kutcher li affronta con la stessa noncuranza con cui ordinerebbe una pizza alla marinara. Viene quasi voglia di prenderlo a schiaffi. Anche perchè credo che sentimenti di questo tipo, se non è un automa, li abbia per lo meno sperimentati una volta nella vita e sappia riprodurli come qualsiasi attore medio. Al contempo mi chiedo come ha fatto il regista a dire"ok, va bene, prossima scena". Vabbeh. Se ti piace la figura di Jobs e non l'hai ancora letto ti consiglio il libro di Isaacson, a me è piaciuta molto. Ciao ! : D Talk0

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  3. Ammetto che questa pellicola mi ha incuriosita sin dalle sue prime indiscrezioni. Indiscrezioni che però hanno rivelato ben presto più pecche che pregi. Credo anche io che questo ruolo sia al di sopra delle potenzialità interpretative del giovane Kutcher, e, cosa ancora più temibile, che alle spalle non ci sia neanche una solida sceneggiatura (troppo romanzata e impoverita allo stesso tempo). Non sono solita commentare prima di vedere. Se ne avrò occasione guarderò questo film ma l'aspettativa di esserne conquistata é piuttosto bassa.

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