giovedì 7 novembre 2013

Dragonero 4 La fortezza oscura

Fine della prima saga..tempo di segare la testata?
Testi Vietti – Enoch; Disegni Matteoni – Malisan


Ultimo numero della prima saga di Dragonero!! Il nostro palloso gruppo di eroi ha finalmente scoperto chi sta dietro al traffico di fango pirico, la Regina Nera, e insieme a un agguerrito clan orchesco si prepara a fare irruzione nella fortezza oscura, magione della suddetta, situata nelle lande interne della cordigliera centrale dell'isola del continente degli orchi. Giusto a tre passi dalla nostrissima fonte Grhaaaakkknnsarggggssghbakkkkkarghzztk, dove nasce l'acqua minerale San Giolindo. L'arrivo di Ian e soci è un toccasana per le truppe orchesche che già da tempo perdono budella contro le difese invisibili del castello della megera. Non è che gli orchi facciano i salti di gioia a vedere i nostri, nei retrogradi costumi orcheschi la convivenza sotto lo stesso tetto di Ian e Gmor deve aver scatenato un putiferio. Tuttavia il nostro uomo-drago (così chiamato in un paio di frangenti per via della spada brunita... e non fate i maliziosi...) ha scoperto già come far fronte a tali artifici, grazie alla sua esperienza sull'isola degli impuri (nel terzo volumetto), così si offre volontario per una missione di infiltrazione e distruzione del meccanismo di occultamento. Se avrà successo gli orchi potranno agilmente irrompere in massa e mettere la parola fine ai traffici della Regina Nera. La trama si arricchisce di interessanti riflessioni sulla inconciliabile convivenza tra uomini e orchi, razze la cui divisione è ancora strenuamente voluta da chi detiene il potere e permette l'alimentarsi dell'odio come di guerre infinite. Quasi di conseguenza si parla anche del pericolo delle armi di distruzione di massa: una via pacifica, anche se lunga e incerta, è sempre da preferirsi all'annichilimento di un'altra specie e in fondo Ian e l'orco Gmor sono la prova tangibile che le differenze possono essere facilmente appianabili quando nel nostro cuore riusciamo a far posto per il rispetto e l'amicizia verso gli altri. 
Se le tematiche sono importanti, l'azione non viene certo lesinata e ancora una volta l'opera di Matteoni si dimostra eccelsa nei mille dettagli che accompagnano tavole cariche di dinamismo e pathos. Ribadendo l'ovvio, la caratterizzazione grafica dei personaggi appare piuttosto interessante. Ma l'aspetto di maggiore pregio di questo volume finale è la narrazione. La storia finalmente qui si fa concreta, ben scandita nel ritmo e appassionante. Si potrebbe forse accusare il finale di essere meno incisivo di quanto effettivamente ci si aspetterebbe, ma sono abbastanza sicuro nell'affermare che questo numero è finora il migliore della serie. Analizzando la saga nell'insieme, rileggendo velocemente il tutto, trovo tuttavia che l'opera non si amalgami come dovrebbe e se devo quindi esprimere un giudizio complessivo non è che ne si stato del tutto entusiasta. Una trama telefonata (e non vendetemi supercazzole del tipo: “è una scelta stilistica tipo Colombo, dove sai subito chi è l'assassino e il bello è come Colombo capisce chi è l'assassino”. Qui siamo piuttosto di fronte al tragico di un personaggio che dice e ribadisce nel tempo: “Parlare di questa vicenda mi fa pensare a X, unicamente a X. Non mi viene da fare congetture su niente altro al di fuori di X. Vorrei pensare alle ipotesi Y, Z e Nutella, sarebbe interessante per il lettore constatare come con il ragionamento arrivi alla soluzione partendo da ipotesi variegate, ma non riesco a concepire che X“. e dopo questa profonda analisi ecco che “Toh, guarda! Alla fine ci ho preso! É X!” e noi tutti lettori giù a smaronarci... Non raccontateci che i colpi di scena sono roba solo da detective story, saper gestire aspettative e colpi di scena sono base della narrativa moderna), sciatta (Gmor a parte i personaggi appaiono triti stereotipi fantasy... alcuni apprezzeranno la cosa, a me irrita), afflitta da inutili lungaggini (le diecimila pagine per andare a trovare un personaggio che logica vorrebbe già facente parte del gruppo) e da situazioni che dovrebbero essere epiche ma ricadono nel superficiale, come quando Ian brandisce la spada brumata e tutti all'istante si cagano sotto. Di contro quando l'azione ha il giusto respiro per esprimersi il fumetto decolla e regala davvero squarci di un mondo tanto alieno quanto palpabile. Le scene di combattimento sono molto buone, le scene di vita comune sono simpatiche e il background narrativo (come nel Romanzo a Fumetti) sembra in grado di offrire autentiche meraviglie. A pensarci su posso comprendere la difficoltà degli autori nel delineare un ampio cast di personaggi e la loro voglia di presentarceli tutti insieme fin da subito. Quasi un impulso affettivo che ha portato a un non dosato bilanciamento narrativo. Un ottimo modo per presentare i personaggi sarebbe stato quello di dedicare storie che li analizzassero uno per volta, magari in solitaria vista la natura di “gruppo” della compagine a dispetto del nome del solo protagonista a designare la testata. 
Ma ci sarà comunque tempo. Storie future, con una giusta turnazione dei personaggi (non ne vorrei più di due o tre per volta, Ian compreso), potrebbero dare maggiore lustro a questi chara. Gmor è potenzialmente interessante, Sera è (scarsamente) interessante, Myrva (di più) pure. Ian, per ora, è decisamente blando ma può “crescere”, ci sono ancora solo suggestioni, ma possiamo cogliere nell'ultimo numero sfumature inedite del suo carattere, qualcosa che lo eleva di fatto dallo status di mascellone bidimensionale. Alben gioverebbe anch'egli di buone occasioni (vedi il romanzo a fumetti). Pertanto continueremo a seguire il fumetto, anche se questi primi quattro numeri non hanno fatto gridare al miracolo e si prestino a molti come occasione per segare di qui in poi la testata, magari da ottobre quando lo “slot” della spesa di Dragonero può essere sostituita con il numero 1 degli Orfani, sempre da Bonelli, serie a colori fantascientifica. Mi ripeto e lo ribadisco: per fare iniziare una nuova serie, soprattutto in un periodo di crisi come questo, soprattutto con l'attuale agguerritissima concorrenza, bisogna colpire il lettore tanto negli occhi quanto nel cuore con qualcosa di clamoroso, unico e “indispensabile”. Dragonero parte con disegni da paura, ma con una saga non all'altezza delle aspettative che invece di puntare a un pubblico giovane-vasto pare rivolgersi ad un pubblico già piccolo-elitario e compassato, come può essere il pubblico di Saguaro, senza però uguagliarne ritmo e fascino. Sì, a conti fatto credo che sia questo il primo peccato capitale di Dragonero. È un'opera che forse puntando troppo sulla coralità non sviluppa appieno il carisma dei singoli personaggi, offrendoci poi uno dei protagonisti più incolore degli ultimi tempi “bonelliani”. Ma siamo solo all'inizio. Il tiro può (e deve) essere aggiustato. E noi saremo pronti ad elogiare Dragonero quando saprà diventare qualcosa di più di un fumetto dalle belle speranze disegnato da dio. 
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1 commento:

  1. Questo post, realizzato a settembre(e già da me scritto in straritardissimo), si è un po'perso nei meandri redazionali ed è uscito un po'in ritardo, colpa anche degli slot dedicati a Kyashan e Evangelion. per rimediare la recensione del numero 5 è già bella che pronta e a brevissimo in pubblicazione. già ve lo anticipo, la serie non è ancora da mozzare e anzi con il n.5 validi motivi di interesse si fanno avanti! Talk0

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