lunedì 11 novembre 2013

Orfani – Vol.1 “Piccoli e spaventati guerrieri”



Futuro prossimo. La Terra è stata attaccata da un raggio di energia tachionica di origine sconosciuta. Dall'impatto è seguita un'esplosione della portata di duemila megatoni che in un attimo ha spazzato un sesto della razza umana. Non è stato un evento cosmico, è stato uno sterminio programmato da una razza aliena. Una razza lontana ma il cui pianeta è per molti versi simile alla Terra e quindi sarebbe colonia ideale. Il nostro mondo quindi aspetta un'invasione, essendo in gran parte già coperto di sangue e macerie. Ma dalle rovine sono emersi gli orfani. Mentre il resto del mondo si attanagliava nel terrore, piangeva le vittime e si attrezzava per il contrattacco, gli orfani, i giovani sopravvissuti alle loro famiglie nell'eccidio, guardavano già oltre il terrore. Perché gli orfani erano dei sopravvissuti. La testimonianza vivente che il nemico poteva schiacciare ma non uccidere tutti gli uomini unita a una ferrea volontà di vendetta. L'esercito così li adottò per farne carne da cannone, sicuro che sarebbero diventati in mani esperte guerrieri letali. Per questo motivo la professoressa Jsana Juric (quasi una Nick Fury al femminile) e il colonnello Takeshi Nakamura (che pare molto il professore impersonato da Takeshi Kitano in Battle Royale) sono stati posti alla guida di un programma con lo scopo di raccogliere gli orfani, scremarli, istruirli e farne infine le più letali armi umane esistenti. Impartiranno loro un'educazione di tipo spartano (ogni riferimento ad Halo non pare casuale) saggiandone potenzialità e limiti in ambito bellico e gettando da parte tutto il resto di una possibile educazione. Il mondo è stato distrutto, le città dove vivevano le loro famiglie sono crateri aridi. Verrà qualcun altro a ricostruire e raccogliere i cocci dell'umanità superstite, ora è tempo di vendetta, tempo di guerra. Non si chiederà quindi agli orfani di dedicarsi alle arti. Non sarà la scuola il loro luogo di apprendimento ma il campo di battaglia. Gli orfani per il resto della loro vita faranno la guerra.

Nel programma d'addestramento giovani futuri guerrieri saranno così divisi in squadre e lanciati in prove di sopravvivenza e resistenza. Partiranno in molti. Arriveranno in pochi. Ma nel futuro, è cosa già certa, quei pochi sapranno fare la differenza nel conflitto. Forgiati nel dolore e sacrificio, armati con il massimo della tecnologia e bardati da pesanti armature integrali che ne celano ogni residua traccia di umanità, di colore gun-metal come le armi da fuoco moderne, gli orfani vendicheranno il sangue dei loro genitori.
Primo numero per la nuova collana di fantascienza della Bonelli. Una collana che per la storia della casa di via Buonarroti riveste un significato del tutto particolare: Gli orfani è il primo fumetto interamente pensato per essere a colori, per essere supportato da un grosso merchandising e per fare sfaceli nelle vendite anche oltre il nostro paese. Un fumetto ambizioso che fa della spettacolarità visiva, della serialità e di un taglio narrativo nuovo i suoi punti di forza. Bonelli qui rischia con una produzione economicamente più ambiziosa e che la spinge ad aumentare verso l'alto anche il prezzo di copertina, ma l'esito finale, già ve lo anticipiamo, premia altamente le aspettative e dimostra la grande capacità dell'editore di innovarsi, se non rivoluzionarsi, alla conquista di nuovi mercati e lettori.
Partiamo dal colore e dal disegno.Gli orfani compie scelte grafiche che, se da un lato mettono da parte la gloriosa scuola del bianco e nero italico, mettono in luce come anche nel nostro paese, Topolino a parte, sia possibile produrre un fumetto a cadenza mensile in grado di rivaleggiare con gli stupefacenti colori ed effettistica correlata delle più blasonate serie di comics americani. È letteratura nota che sono moltissimi gli autori italiani che vanno a lavorare all'estero. Alcuni di loro sono addirittura le penne più pagate di colossi come Marvel e Dc. Tuttavia il colore è sempre stato qualcosa di estremamente caro in termini produttivi. Il colore è quindi stato a lungo corteggiato da Bonelli, per anni, fino a che gli ultimi Dylan Dog color Fest hanno costituito come vendite un ottimo banco di prova. Gli Orfani è quindi la conferma di un chiaro cammino già intrapreso dall'editore, il suo coronamento.

Oltre che dal punto di vista visivo proprio dei comics, il nuovo fumetto Bonelli sembra intenzionato a riprenderne anche le tematiche e ambientazioni di stampo supereroistico, mutuandone oltre che i canoni anche una struttura narrativa moderna, seriale. Gli Orfani è quindi un fumetto concepito in stagioni, con archi di dodici puntate conclusive. Di sicuro un impegno per il lettore medio che richiede storie auto-conclusive di uno o due volumi, ma un procedimento già sperimentato, anche questo, attraverso la felice esperienza delle miniserie Bonelli come Caravan, Cassidy e Volto Nascosto. Oggi sembra normale quasi, soprattutto per chi è abituato a leggere manga, ma per secoli (produzione autorale tipo “un uomo un'avventura” e qualche “miti del west” a parte) la produzione Bonelli si basava su serial di durata ultra ventennale. Mettere “una scadenza” a un prodotto che potrebbe tirare per anni è sempre un rischio.Se colore e serialità sono stati quindi scelte soppesate negli anni la vera incognita è il taglio narrativo. Gli orfani punta ai giovani, nel disperato tentativo di sradicarli per mezzora da manga, comics e videogames. Ovvio che poi il fumetto deve piacere a tutti e sicuramente piacerà ai fan della Bonelli, ma conquistare i giovani moderni è sempre un ponte per la campagna acquisti dei futuri numeri di Tex Willer... forse...
Se Bonelli voleva aggiungere alle sue schiere di appassionati anche le nuove generazioni, gli Orfani bisogna dire che funziona alla grande e funge da autentica killer application. Roberto Recchioni per costruire lo scenario narrativo attinge a piene mani dalla fantascienza classica e moderna, tanto filmata quanto letta e giocata, riversando nell'opera le suggestioni della sua ideale top ten del genere. Qualcuno qui potrebbe puntare il dito e sciorinare inquadratura dopo inquadratura per ogni tavola un preciso riferimento visivo o letterario (come se qualcuno non fosse contento di vedere e rivedere certe “scene” nella sua mente... parlo io che per 10 minuti al giorno mi rivedo mentalmente Aliens -scontro finale), ma invito ad andare oltre, a considerare la fantascienza solo come una cornice in attesa del piatto forte, il tema principale dell'opera. Gli orfani è a tutti gli effetti un distorto romanzo di formazione a puntate. Un Giovane Holden in salsa Signore delle Mosche. Lasciate che i pargoli si sollazzino (anche) con astronavi e mech che (loro) non hanno magari mai visto e godetevi questa seconda prospettiva sull'opera (che tanto lo so che cosette alla Battle Royale un po' scatologiche vi piacciono sempre). Il primo numero, ma immaginiamo anche i prossimi, viene diviso in due momenti temporali distinti. Il primo riguarda gli orfani ancora bambini e in procinto di iniziare il corso di addestramento. Vediamo nascere le prime dinamiche di un gruppo di bambini impauriti dall'infanzia ormai distrutta. Assistiamo al cambiamento-crescita di alcuni personaggi, esploriamo fino a che punto si possa spingere la razza umana pur di creare delle armi viventi. Il Secondo momento è nel futuro e riguarda l'attacco al pianeta alieno e gli orfani adulti. Alle truppe regolari terrestri e male armate si affianca la sconosciuta elite di guerrieri degli Orfani. Individui più feroci, organizzati e letali dei soldati comuni, spinti da un istinto ferale alla lotta. Dettagli di non poco conto: gli orfani bambini sono in numero maggiore rispetto agli orfani adulti e gli orfani adulti sono per lo più mascherati, usano nomi in codice, non rivelando così i propri tratti somatici. Noi quindi non sappiamo chi diverrà adulto e che tipo di adulto diverrà se non al termine della lettura della serie. A dire il vero non possiamo sapere neppure se tutti i bambini visti da piccoli faranno parte dell'esercito degli orfani adulti. É stimolante questo piano temporale sfalsato e se continuerà a essere ben gestito come lo è sul primo numero potrebbe offrire interessanti sorprese. Per tutti.

Parlando nello specifico del numero 1, sono rimasto sconvolto dai colori di Lorenzo De Felice e Annalisa Leoni. Davvero fenomenali gli scenari spaziali e la profondità dei paesaggi. Per caso avevo tra le mani anche il numero uno dei Guardiani della Galassia della Marvel (seguo Starlord e Nova con affetto da Annihilation in poi...) e devo dire che il livello è davvero lo stesso (cioè altissimo). Ai disegni Mammucari non è da meno. Ha un tratto che mi piace molto, è dotato di un'ottima sintesi visiva e riesce bene a caratterizzare un nutrito cast di personaggi. Nelle scene di maggiore impatto scenico, tra combattimenti ed esplosioni da veramente il massimo e l'overtour visivo della seconda parte dell'albo è strepitoso. Recchioni abbandona certe prolissità narrative bonelliane (o presunte tali) e lascia che la narrazione sia per larga parte delegata ai bellissimi disegni e colori. Qualcuno potrebbe lamentare che si legge “troppo poco” ma un fumetto, come un film può avere anche delle parti prettamente grafiche. Ricordo che nella Guerra dei Cloni Lucas scrisse “combattono” per una scena di venti minuti in cui veniva rappresentata una delle più spettacolari battaglie di Star Wars e della fantascienza di sempre. I dialoghi sono sempre chiari e semplici, perfettamente in linea con il target di riferimento. Vengono alimentati molti misteri e la narrazione per essere bene compresa ha necessariamente bisogno di essere collocata nel quadro generale dell'opera. Se è prematuro quindi valutare la bontà complessiva dell'intreccio, posso dire di aver trovato buone le premesse e di aver particolarmente apprezzato la concisa ma non banale caratterizzazione dei personaggi. Qualcuno dei miei amici si è lamentato che sono troppo ordinatini e non si comportano come scimmie urlatrici per poi da grandi diventare una sorta di supereroi dalla battuta pronta. Non sono del tutto d'accordo. Per me sono in fondo ragazzini a cui è appena scoppiata casa e famiglia, altamente introversi e spinti a coesistere per trovare una sorta di calore umano l'uno dall'altro e quindi idonei a essere fedeli agnellini di chiunque si dimostri disposto a curarsi di loro. Esattamente quello che mi ritrovo a pensare riguardo a degli orfani di guerra. La loro controparte adulta (sempre se sono loro beninteso) la trovo invece gioiosamente inquietante ed è per me sicuro interesse scoprire come ci siano arrivati. Saranno i prossimi numeri a dover creare il ponte e per ora giudicare è prematuro.
Sul ritmo narrativo siamo decisamente a cavallo. L'albo si legge tutto d'un fiato e si ha davvero voglia di una seconda porzione quanto prima.

Posso dire che questo primo appuntamento con gli Orfani sia stato niente male. Rinnovo i complimenti ad autore, disegnatore, coloristi e tutto lo staff tecnico e produttivo di Bonelli per l'ottimo prodotto confezionato. Vediamo cosa avrà in serbo per noi l'uscita numero 2. Di sicuro il potenziale si vede e non mi stupirei, allo stato dei fatti, di vedere una bella serie animata made in Italy o delle action figures in futuro 
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