martedì 12 novembre 2013

“Fuori-collana-Le Storie”: L'almanacco dell'avventura 2014



Perché indicare come “fuori-collana-Le-Storie” questo volume? Principalmente per far mettere questo post da Gianluca sotto l'etichetta “le Storie” e perché questo ricco ed imperdibile volume raccoglie dentro di sé per il risibilissimo prezzo di 6 euro dei masterpiece del fumetto italiano, per testi di Canzio e Toppi, pubblicati in origine da maggio 1977 sulla prestigiosa collana “Un uomo un'avventura” di casa Bonelli. Questa serie è di fatto l'antecedente storico più illustre della moderna collana “Le Storie”. Presentava a ogni uscita un'avventura diversa incentrata su personaggi e luoghi diversi ma tutti legati da un filo rosso con la Storia. Così uomini come cronisti, disertori, schiavi e fuorilegge inventati dalla penna di un autore, trovavano posto in grandi eventi, riuscendo per fortune alterne a interagire anche con personalità come Pancio Villa, Custer, Zapata; a volte riuscivano a condizionarli, ad affermare il loro piccolo contributo alla grande Storia, a volte semplicemente si limitavano a osservare, di sfuggita e con rimpianto, eventi più grandi di loro. Non tutto filava sempre liscio. 
Nel n.1, L'uomo del Nilo, un giornalista potrebbe influenzare l'esito dell'assedio di Khartoum del 1884 da parte dei Dervisci del Mahdi. Nel n.7, L'Uomo del Messico, un documentarista potrebbe raccontare il trionfo di Zapata. Nel n.17, L'uomo delle paludi, un ufficiale potrebbe dire la sua nella lotta contro gli indiani nelle Everglades, ma la sua pelle è del colore sbagliato e il razzismo dei suoi stessi commilitoni potrebbe compromettere la sua carriera. Attraverso questi racconti, definiti giustamente “romanzi grafici storici” era quindi possibile per il lettore oltre che sollazzarsi con intrecci e disegni provenienti dai migliori autori dell'epoca (tra gli altri Crepax, Galleppini, Bonvi, Manara, Pratt ma la lista è lunga) imparare qualcosa, in tempi in cui non esisteva internet e molti fatti storici, quasi sempre tralasciati dai libri di scuola, non facevano altro che dormire in tomi da biblioteca polverosi. Tomi che magari qualcuno è andato ad aprire proprio grazie a esperienze editoriali come “Un Uomo un'avventura”, dove il lavoro di documentazione storica non era mai inferiore all'intreccio narrativo, ma dove il tutto coesisteva in perfetto equilibrio. Una formula quindi accattivante che splendeva letteralmente di luce propria grazie a maestri dell'arte delle nuvole parlanti. Questo almanacco 2014 vuole essere il degno tributo a questi maestri, mettendo nelle mani delle nuove generazione gli episodi della collana numero 1, 7 e 17, ossia i capitoli disegnati dal grande Sergio Toppi su testi suoi (n.17) e di Decio Canzio. Artisti che di recente non sono più tra noi, ma le cui opere continuano a essere ristampate e apprezzate. Decio Canzio era il numero 2 in Bonelli, l'uomo che “leggeva ( e approvava) tutto” e sulla cui figura Sclavi modellò l'ispettore Bloch di Dylan Dog. Un nome che alcuni magari vedevano di sfuggita nei credits, ma che rappresentava uno degli ingranaggi più importanti di tutta la produzione. Si ricordano di solito sceneggiatori e disegnatori, ma molti sono gli “eroi silenziosi” che lavorano nell'ombra, assumendosi spesso i rischi maggiori e fornendo il know how indispensabile per creare il prodotto migliore possibile. 
Decio Canzio era uno di questi nonché, come viene sottolineato nell'ottimo approfondimento sulla sua figura ad inizio del volume, l'unica persona cui Bonelli chiedesse l'opinione. Possiamo solo immaginare il vuoto che la sua scomparsa, recente, abbia causato alla casa editrice di via Buonarroti 38. Sergio Toppi rappresenta tuttora uno dei pilastri del fumetto italiano. Il suo stile, perfezionatosi negli anni fino ad esplodere proprio su questi numeri de Un uomo un'avventura, è tutt'oggi ritenuto eccelso e vanta schiere e schiere di imitatori. Nelle sue tavole troviamo personaggi che paiono intagliati nel legno quanto vivi e carichi di una espressività che vivifica tavola dopo tavola. Paesaggi densi e organici in cui perdersi tra orizzonti lontani, ma pronti ad annullarsi nel bianco, quando è solo il personaggio in scena ad affermare il suo spazio, laddove l'azione prende il posto alla contemplazione. Una gestione della tavola che soffre dei limiti della “gabbia bonelliana” (la suddivisione rigida della pagina in sei tavole rettangolari) alla ricerca di trovarne una via di fuga, anche solo nella rappresentazione grafica di un baloon che esce dai bordi per sottolineare spesso un effetto sonoro. Una composizione che muta registro di continuo, giocando con il chiaroscuro come esplodendo in un trionfo di colori. Toppi, la cui straordinaria gavetta e fortuna è raccontata in un bell'articolo nel volume, è questo e quanto non sono riuscito ancora a esprimere. Un gigante. Solo a vedere alcune sue opere desidererete avere una delle sue copertine come quadro da appendere il soggiorno.

Oltre alle tre, magnifiche storie, a colori, il volume come accennato poco sopra è ricchissimo di inserti, tanto dedicati agli autori che a cornice dei contesti storici in cui si dipanano le tre storie. Un apparato redazionale sontuoso che rende eccelsa un'opera già di suo imperdibile. Farselo sfuggire sarebbe un delitto.
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