giovedì 5 dicembre 2024

Oceania 2: la nostra recensione del nuovo film animato Disney, che prosegue le avventure della “esploratrice” Vaiana

Siamo ancora nei dintorni dell’isola Motunui, nell’arcipelago polinesiano. 

Sono ormai passati tre anni, da quando la giovane “principessa” Vaiana ha restituito all’isola madre Te Fiti il suo “cuore”: la magica pietra verde con il potere di dare la vita, rubatale in passato dal semi-dio mutaforma Maui per aiutare gli uomini. 

Sono solo un ricordo l’epica lotta tra cielo e terra contro il gigante di lava, quanto le imbarazzanti e poco epiche scaramucce con i minuscoli pirati Kakamora, corazzati con buffe noci di cocco e armati di dardi anestetici. 

L’enorme e un tempo temibile granchio Tamatoa è ancora fuori combattimento, con il guscio ribaltato, come forse sono sempre più lontani dal “Reef” (la barriera corallina) molti altri colossi marini, dopo che l’equilibrio tra il mare e le isole si è ripristinato.

Solcando onde più benevoli, Vaiana può ora andare in esplorazione delle nuove isole nei dintorni di Motunui, finalmente con la benedizione del padre Tui Waialiki (in originale Temuera Morrison).

Ad accompagnarla ci sono ancora il “pollo porta fortuna” Heihei, il porcellino Pua e la misteriosa e gentile “forza dell’oceano” (simile agli alieni del film Abyss di James Cameron). Insieme solcano i mari con la piccola vela di legno delle avventure a fianco di Maui. Attraccano sulla spiaggia e cercano il promontorio più alto, da scalare. Giunti in cima suonano una conchiglia con forza, come un richiamo.

Purtroppo per ora nessuno risponde, le isole dell’arcipelago appaiono tutte lussureggianti quanto disabitate. Ma ecco apparire per caso, tra erba e fango, i cocci di un vaso rotto, decorarti in superficie con uno strano disegno: due montagne gemelle, sormontate in alto da una costellazione, in basso un piccolo gruppo di omini stilizzati. Forse la prima traccia reale che può condurre verso nuovi popoli.

Vaiana ritorna a casa per comunicare la scoperta, preparandosi a seguire gli indizi forniti da quel manufatto come in passato seguì una costellazione a forma di amo da pesca, per ritrovare il leggendario Maui. Solo che ora sull’isola le leggende locali raccontano anche delle imprese di Vaiana: molti giovani si preparano a esplorare come lei il mare, ci sono ragazze con il suo look e tra i maschietti va fortissimo il taglio di capelli selvaggio e riccioluto di Maui.

Il capo villaggio vuole che la figlia attraverso un rituale venga insignita ufficialmente del titolo di “navigatrice”, per saldare il suo legame con gli antichi esploratori dei mari del passato. Durante l’evento un fulmine cade dal cielo su Vaiana, che perde i sensi. In un sogno mistico le viene rivelato dagli spiriti che l’isola che sta cercando si chiama Motufetu e si trova al centro di una grande maledizione, voluta dal dio Nalo per tenere i popoli del mondo deboli e divisi.

Spetta a Vaiana sciogliere il malefico e ripristinare una importante rotta maggiore e per aiutarla gli antichi fanno apparire una cometa in cielo a indicarle il tragitto.

Il viaggio potrebbe essere però molto lungo, con la piccola sorellina di Vaiana, Simea, che già è rattristata all’idea di separarsi da lei per oltre tre giorni. Sarà necessaria una nave più grande e un equipaggio più ampio. La giovane e vulcanica ingegnere navale Loto è specializzata nel trovare soluzioni veloci e può essere fondamentale nei momenti di navigazione più difficili. Il timido e imbranato cartografo Moni, il più grande fan di Maui, può tracciare una mappa del viaggio e conosce tutte le storie e leggende riportate nei documenti archiviati su Motunui. Il vecchio e scorbutico agricoltore Kele può far sopravvivere tutti per mesi, con la frutta e verdura che riesce a curare nel piccolo orto costruito nella stiva.

Certo nessuno di loro è ancora un lupo di mare e Vaiana dovrà prodigarsi per supportare e motivare tutti nell’affrontare al meglio l’impresa, ma l’entusiasmo generale non manca, al netto di qualche momento di smarrimento, mal di mare e “vele mobili” stile wind-surf forse troppo pioneristiche da padroneggiare.

Manca invece di sicuro il potente Maui, che, come solito, si sarà fatto imprigionare dopo uno scontro sfortunato contro qualche creatura mitologica e ora cerca invano di fuggire da qualche caverna o dal covo di una strega dei mari. A questo giro la sua carceriera misteriosa si chiama Matangi (in italiano canta con la voce di Giorgia) e ha il potere di guidare torme di pipistrelli.

Riusciranno Vaiana e il suo gruppo a trovare l’isola misteriosa e sciogliere la maledizione di Nalo? 



Oceania 2 è diretto dall’artista degli storyboard David Derrick Jr. (Zootropolis, Encanto), dall’animatore e scenografo Disney Jason Hand (Lilo e Stitch 2, Trilli, Big Hero 6) e dalla sceneggiatrice di serie tv Dana Ledoux Miller (Narcos, The Newsroom, Thai Cave rescue), tutti al loro debutto in regia. La sceneggiatura è ancora opera di Jared Bush, autore anche di Zootropolis, Raya, Encanto e dell’imminente live action di Oceania, accompagnato qui da Dana Ledoux Miller. Le musiche sono di Marc Mancina, vincitore del Tony Award per The Lion King nel 2019, accompagnato dal compositore samoano Opetaia Foa’i. Oceana 2 è il primo film a essere realizzato nei Walt Disney Animation Studios di Vancouver, struttura supervisionata dai veterani Mark Henn ed Eric Goldberg, entrambi grandi protagonisti delle principali opere del “rinascimento Disney” iniziato con La Sirenetta.

Il primo Oceania diretto dagli autori de La principessa e il ranocchio, John Musker e Ron Clemens, scritto da Jared Bush e accompagnato dalle bellissime musiche di Lin-Manuel Miranda, ci raccontava la storia di una inedita “principessa Disney esploratrice”: navigatrice di un mondo che nessuno voleva più esplorare. Un mondo ritenuto “troppo pericoloso”, al punto da preferirvi una “decrescita felice” su di un’isola in cui le risorse ormai scarseggiano, dritta verso l’estinzione. Vaiana era un’eroina in un mondo che non amava più gli eroi e per questo, per “imparare il mestiere”, iniziava la cerca del semidio dimenticato Maui. Un eroe del passato, un po’ Ercole e un po’ Prometeo, grandioso quanto ricco di amabili umanissimi difetti, in grado di supportarla in una difficile impresa che alla fine lei riuscirà a portare a termine quasi del tutto da sola. Armata del suo solo coraggio, della “fiducia” nei confronti di un mare “vivo” e in grado di “dialogare con lei” e guidata dallo spirito combattivo della nonna.

Vaiana prendeva il largo verso l’età adulta e verso il mondo: imparando da Maui a navigare per mare, ristabilendo un rapporto di fiducia tra uomo e natura (simboleggiato dal personaggio di Te Fiti), dimostrando al suo villaggio che non era più un’impresa impossibile uscire dal proprio guscio e che il “villaggio stesso” da allora poteva diventare “globale”.

Nuovi esploratori dopo di lei sarebbero potuti arrivare su strane, nuove isole, alla ricerca di altre forme di vita e di civiltà, fino ad arrivare laddove nessun abitante di Motunui era mai giunto prima.

Oceania 2 parla proprio della possibilità che nuovi esploratori, tutti insieme, riescano con le tecniche nautiche e la tecnologia navale a creare una grande rotta maggiore “alla One Piece”, sulla quale tutti i popoli potrebbero infine incontrarsi. Del resto già solcavano impavidamente i mari nel primo film i Kakamora, come buffi “antenati” di Jack Sparrow, ma ora la sfida consiste nell’affrontare e superare uno dei massimi ostacoli reali che si pongono davanti a ogni marinaio esperto: la grande tempesta. Una tempesta perfetta degna dell’omonimo film del 2000 di Wolfgang Peterson con George Clooney, una tempesta “coprotagonista” della epica serie tv DMAX sui pescatori di tonno.

Ci sono dietro le quinte ancora gli dei e i loro giochi di potere, ma Oceania 2 ci parla di più di “team building”, “gioco di squadra”, “bilanci di piani quinquennali”.

Oceania 2 vede una Vaiana cresciuta, con il “Know How” adatto a mettersi al comando di una nave più grande, con un proprio equipaggio da spronare e di cui fidarsi che non sia più composto solo da pupazzi buffi, in partenza per un lungo viaggio sullo stile davvero della ormai classica “missione quinquennale” alla Star Trek.

La narrazione si fa ancora più di ampio respiro, aumentano i personaggi sulla scena e le dinamiche di squadra, i mostri marini si fanno sempre più grandi, nemici potenti prima nascosti nell’oscurità iniziano a far sentire la loro presenza e il loro bisogno di “controllo” sul mondo.

Vaiana guida la sua piccola ciurma seguendo la cometa e gli altri astri nel cielo come i vecchi marinai, ma deve ancora imparare un concetto importante per chi decide di solcare il mare: la bellezza di saper vivere senza stelle e senza bussole le incertezze della navigazione. Accettare la possibilità di “perdersi” senza timore e timone, riuscire a “reinventarsi” a volte anche solo assecondando le correnti, scoprendo così anche rotte migliori per continuare il proprio viaggio.

 


Tanti temi che il film decide di trattare con il massimo ordine e chiarezza, prendendosi tutto il tempo necessario e senza correre, delegandola soluzione di molti misteri alle future avventure di Vaiana pur di non fare torto a quella che sta progressivamente diventando una saga fantasy di ampio respiro.

Bellissime le animazioni, che confermano ancora una volta il grandissimo talento degli artisti Disney. Ben realizzate le musiche, sulle quali spicca il magnifico brano cantato da Giorgia, anche se forse il lavoro di Miranda era più frizzante. Lodevole le interpretazioni dei doppiatori e cantanti originali come di quelli italiani.

Tornano al cinema gli amatissimi Vaiana e Maui, in una pellicola inizialmente pensata per dare il via a una serie animata su Disney plus, poi diventata a tutti gli effetti il secondo capitolo di quella che può apparire realisticamente almeno come una trilogia. Contemporaneamente si trova in post-produzione anche un film in live action su Oceania, diretto da Thomas Kail, con protagonisti Dwayne Johnson e Catherine Laga’aia, che ci dimostra quanto Disney stia scommettendo sui personaggi creati da Jared Bush.

Il mondo di Vaiana diventa con il tempo sempre più grande, colorato e descritto con amore anche nei minimi dettagli.

Al cinema lo spettacolo è garantito da un’immagine sempre cristallina e da un sonoro avvolgente. Un ritmo narrativo che non presenta momenti di stanchezza e personaggi con i quali voler stare insieme più tempo possibile.

Una bella storia pensata per spronare i giovani a staccarsi un po’dalla propria “personale isola di Motunui”, incuriosirli su nuove culture e stili di vita, fino a fargli sognare di solcare con fiducia verso l’infinito e oltre. 

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