sabato 30 novembre 2019

Midway- la nostra recensione del nuovo film di Roland Emmerich




La battaglia di Midway è uno dei più celebri eventi bellici del secolo scorso e nel tempo ha assunto l'alone di vera e propria leggenda. Le navi da guerra coinvolte hanno ispirato opere della fantascienza moderna come Starblazer (si parla dell'incrociatore giapponese Yamato) e Star Trek (per la celebre porta-aerei americana Enterprise), non si contano i libri, fumetti, film e videogame che ne fanno rivivere i momenti salienti (tra cui lo sparatutto 1942 di Capcom). I nomi di Richard "Dick" Best, Jimmy Doolittle, Isoroku Yamamoto e Chuichi Nagumo risuonano, insieme ai nomi di centinaia di altri eroi sui libri di storia. Come omaggiare al meglio l'evento, scegliendo una strada nuova di leggere gli eventi? Con qualcosa che sembra molto simile a una partita di football americano. 
Sembra una follia, forse è una follia, ma Emmerich imposta i 130 minuti di Midway come se fosse tutto un grande show sportivo. Ci sono i personaggi eroici, ci sono i discorsi motivazionali, le paure, i dubbi dei soldati, le lacrime delle mogli che lo attendono a casa e la struggente canzone di una vedette stile pin-up alla festa di ballo della marina. Non mancano le situazioni kafkiane come soldati a penzoloni tra due navi che affondano (roba che sarebbe stata benissimo in Dunkirk di Nolan), non mancano momenti di eroismo spiccio dell'eroe per caso (roba ripresa diretta da Pearl Harbour di Bay). 

Ma il fulcro della pellicola è la tattica e il "segnare il punto", non troppo diversamente da Ogni maledetta domenica di Stone. I caccia si buttano in picchiata contro gli incrociatori schivando selve di proiettili come gli X-Wing nella corsa alla Morte Nera di Star Wars (scena che già si ispirava proprio ai filmati storici di Midway girati in un documentario sul luogo dello scontro dallo stesso grande regista John Ford, interpretato qui da Geoffrey Blake). Una volta arrivati a tiro, i caccia devono sganciare le bombe e rimettersi dritti per non cadere in mare e scappare via più veloce possibile, mentre l'artigliere di coda cerca di liberarsi degli inseguitori, e questo momento Emmerich lo carica di una tensione quasi erotica. Il pilota spinge sulla cloche, soffre con lo sguardo carico di sudore e sgancia. Ogni tanto la bomba manca la nave nemica, ogni tanto la bomba non esplode o esplode tardi, con tutto il pubblico che fa un "noooooooo" come quando si sbaglia un rigore. Ma quando la bomba centra il bersaglio sono solo applausi, esplode tutto in modo liberatorio con l'aeroplanino che ricompare tra gli sbuffi di fumo e fiamme e schizza via fino al prossimo attacco. Nella fuga, da veri atleti, i piloti si esibiscono in giri della morte, repentine picchiate e manovre che fanno quasi galleggiare i biposto a pelo d'acqua e poi sulla pista di atterraggio, come fossero degli Skateboard. Essenziale, "divertente da guardare" e così stilizzato da non farti pensare a tutta la montagna di morti di questi scontri. Sul piano tattico del "gioco" il film imputa anche il fallimento della mentalità collettivista e conservatrice nipponica (disposta a seguire ordini folli perché impartiti da un vecchio generale che agiva di istinto samurai, seguendolo fino alla morte), con la vittoria a punti pieni dei self-Made-Men americani (che si rifiutano di seguire gli ordini di attacco che venivano dalla madrepatria perché viziati per questioni logiche). Ma ripeto, è un po' come criticare la tattica di Allegri per l'ultima partita della Juve alla fine, non si va più a fondo di così. Il vero problema del film è che tre ore non bastano per raccontare da tutta Pearl Harbour fino a Midway, anche solo se badiamo allo spostamento degli aeroplanini sul Risiko. Sul finale viene raccontato cosa fecero dopo Midway degli eroi, con annesso medagliere, di cui alla fine conosciamo dal film pochissimo e per cui, da semplici spettatori, ci importa poco. Non aiuta il recente talento di Emmerich nello scovare per i protagonisti principali attori un po' inespressivi. Se con Indipendence Day 2 ci aveva inflitto quel totano di Liam Hemsworth, qui ci infligge quel salmone di Ed Skrein, la cui unica cosa memorabile, per gli amanti delle parole zozze, è che qui interpreta un tizio soprannominato "Best Dick", quando in Malefica 2 interpreta un tizio di nome "Borra". Poi ovviamente, come sempre ci ha abituati Emmerich, il cast brilla di ottimi caratteristi in ruoli minori, da Harrelson a Eckhart, passando per Luke Wilson, Luke Evans, Dennis Quaid e, per premio simpatia, anche l'ex Jonas Brothers Nick Jonas! Con i baffi! A dire il vero quasi tutti con i baffi, peccato che durino sullo schermo pochi secondi l'uno. 
Non conoscendo troppo il football americano, non so quanto questa battaglia di Midway ad esso chiaramente ispirata possa toccare i cuori del pubblico statunitense, ma l'ho trovata pur nei limiti un'idea curiosa, di sicuro originale, per parlare di Storia. Una narrazione interessante che potrebbe portarci a cose tipo "Grecia - Troia 3 a 1", con Goal di Achille, Diomede e Ulisse per i vincitori. C'era pure quella azione dubbia di Menelao in fuorigioco, ma goal è "solo quando arbitro fischia". E questa è comunque Storia. 
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