venerdì 15 novembre 2019

Dragonero - il ribelle: la nostra recensione del numero 1 della nuova collana dedicata all'eroe fantasy creato da Vietti ed Enoch




- Quando una volta qui facevamo le recensioni di Dragonero: Era un mondo più bello e gentile, quello in cui Bonelli si apprestava a dare i natali al suo cavaliere biondo di nome Ian Aranill. Ai tempi il fantasy mi faceva lo stesso ribrezzo che mi fa ora, ma alla ciurma di Dragonero era difficile volere male. Un uomo e un orco, Ian e Gmor, che si amano senza pregiudizi, nel villino al mare, con il biondo coinvolto in una infinita puntata di Tempation Island. L'Elfa figlia adottiva che i due tenevano a vivere sotto una pianta in giardino, alla faccia dei servizi sociali dell'Erondar. Mostri e donne armate di frustino che sembravano uscire da una dimensione dove risiedevano i veri album Crime of Century e The very best 2 dei Supertramp, storie strampalate con pirati del cielo che volano come la casetta di Up della Pixar, creature silvestri che vogliono ciulare giovani donne in quanto ispirate non a caso ai miti di Chtulhu. Su questo blog ne abbiamo parlato per anni e  regalandovi questo link con tutte le nostre prime recensioni pensiamo che potrebbe essere interessante far conoscere il mondo di Dragonero ai nuovi temerari che decideranno di salire a bordo con questo nuovo numero uno della testata, primo atto di un nuovo ed emozionante corso delle vicende (clicca QUI )
Cosa era successo alle recensioni? Perché si erano interrotte con grande dispiacere di tutti gli appassionati che le seguivano? Qual era il segreto che rendeva Gmor la migliore massaia dell'Erondar? 
Quesiti che forse rimarranno senza risposta, come la scelta di nominare i capitoli dei volumi di Dragonero - Senzanima senza numerarli ma usando titoli come "Fame", "Buio", "Oscurità parziale rischio neve", "Denti" "La placca", "Giungla" e"Ibiza". 
Come le storie del "piccolo Dragonero da colorare", che nella mia edicola le prendeva solo un mio amico sessantenne, in quattro copie, giurando fossero per il nipotino. 
Ma oggi Dragonero torna sulle pagine de Leconseguenzedeltroppotempolibero, spariamo per un bel po'.


- E quindi? Come è questa storia?: la saga di Dragonero è arrivata a un punto in cui l'orco Gmor, sempre più nei panni di una signora del castello, si è presa una colf di origine elfica che parla raffinata, ha i modi giusti e fa tanto Downton Abbey. Gmor in vestaglia minaccia di iniziare un racconto lungo quanto il Trono di Spade e un Vietti pietoso di noi decide di fiondarci nel centro dell'azione, anche per raccontarci di quanto gli sia piaciuto l'ultimo film di Robin Hood con Taron Egerton. Gli è piaciuto? Credo di sì perché in pratica lo cita per una sequenza di 24 pagine. Assistiamo in pratica a dei soldatini cattivi cattivi in procinto di giustiziare un contadino in quanto "Ribbbelle" dell'impero, quando i "Ribbbelli arrivano per davvero", con tanto di maschera e sventolante bandiera distintiva figa (con cui branderizzarci poi le magliette da vendere ai punti di sosta cavalli insieme alla birra, al Camogli e l'erbapipa con sopra la confezione i soliti messaggi tipo "l'erbapipa procura impotenza" e simili). Tra i ribelli c'è Ian, anche lui mascherato, che irrompe insieme a tutti lanciando frecce e urlando al mondo "Il Robin Hood di Taron Egerton è più bello del suo film su Elthon John", sbaragliando le truppe, salvando il contadino e facendo venire un attacco di cuore a due crudeli e spietati critici cinematografici. Nel gruppo, eterogeneo e agguerrito, ritroviamo la figlioccia di Ian e Gmor, Sera, nel pieno di una fase ribelle adolescenziale che per la razza elfica può durare tre secoli. Vola nei cieli a cavallo di un uccello enorme, che rimembra per me lettore la donna tatuata con uccello enorme che Ian, all'insaputa di Gmor, tacchina in uno dei primi numeri della serie "classica" di Dragonero (che detto così fa davvero molto Star Wars). Complesso di Electra sotto acido? Non lo sappiamo per ora. Mentre le splash page che descrivono gli scenari dell'Erondar si sprecano e sono tutte fighissime (un plauso a Pagliarani, Olivares e Babich che hanno fatto per questo numero un lavoro visivo a dir poco egregio) guardiamo un imperatore pensoso fare il cosplay del Re Lich di Wacraft 3. Ormai è lui il pezzo grosso, il "villain" verso cui la ribellione guidata da Ian combatte. Il re non se la passa bene, anche perché Ian gli manca, i nuovi accordi con i religiosi della Dea delle Lacrime sono una palla senza fine, i suoi generali non conquistano più una cippa e sono contenti di dire cose tipo: "Non abbiamo più una cippa, ma cacchio volevi? Siamo arrivati alla fine della mappa fantasy di Dragonero!!! Se fosse stato un videogame si poteva aggiungere un altro isolotto come DLC a pagamento, ma questo è un fumetto, datti pace, o mio re!! Ciò che rimane da conquistare sono quei territori del cavolo come Frondascura, la zona dei barbari e in genere quelle sacche che per conquistarle perdiamo un sacco di omini e ci menano duro". Il re sente e giù muto, Ian aveva dei bellissimi boccoli. E così mentre la corte si deprime e qualcuno inizia a pensare a qualcosa di diverso, tipo un programma culturale con ospite Pupo, i ribelli, nascosti in punti misteriosi della mappa, prosperano. Quel luresindo di Alban ha una gatta da pelare seria, Ian sta giù di testa depresso pure lui. È lì che ti fissa la sua armatura da ammazzadraghi, la spada "Tagliatrice crudele" e sembra dire, più che ad Alban, a Vietti ed Enoch: "Ma non si poteva fare che questo era il numero 71 e basta? Ma questo succede perché "Le avventure del giovane Dragonero" le comprava solo quel tizio sessantenne in triplice copia? Ma "Senzanima Ibiza" è già uscito a Belluno?". E così, parlando di passato e indugiando sul futuro, questo numero è la perfetta introduzione all'opera per i nuovi lettori e come un interminabile Amarcord per gli amici che da 70 e passa numeri, pur tirando un Khame ogni tanto, seguono le avventure del biondo eroe. 


È un bel numero introduttivo. Le nuove copertine di Pagliarani, cariche di effetti grafici che fanno risaltare in modo accattivante metallo e ruggine delle armature sono strepitose (noi vorremo sempre bene eterno anche a Matteoni comunque, aspettando i suoi nuovi lavori). Pagliarani, Olivares e Babich, come sopra già anticipato, realizzano un lavoro visivo sontuoso, pieno di tavole in cui precipitare letteralmente dentro. Tutta la sequenza iniziale, che parte da un castello, si inerpica tra inseguimenti nei boschi e culmina con l'arrivo di Sera, con l'azione che si sviluppa in verticale, verso il cielo, è da urlo per l'accelerazione vertiginosa. La seconda parte è piuttosto statica nell'azione, ma l'apparizione della Dea Alata che si muove nelle città diffondendo il morbo è forte, trasmette quella primordiale paura degli "angeli piangenti" del Doctor Who. La terza parte dell'albo affresca i momenti salienti della storia di oltre 70 numeri della testata, offendo un compendio dei fatti veloce ma gradevole, che invita a tornare alla lettura dei passati numeri e fa lustro degli "oggetti di scena" più noti e amati del fandom. Alle volte sembra quasi un Planet Hollywood Dragoneriano a cui mancano solo le magliette e i Funko Pop!, con Ian che prende e tira fuori davanti ad Alban dicendo una roba tipo: "E te la ricordi questa bandiera originale autografata del mio vecchio gruppo dei Senzanima?? Ma lo sai che si illumina pure al buio?!". Però vedere quegli oggetti e quei fatti salienti in un così bel concentrato grafico mi è piaciuto, mi ha fatto sentire a casa.
Dal punto di vista narrativo il buon Vietti confeziona per i lettori appassionati un ottimo episodio Amarcord che si prende tutti i tempi giusti per spiegare le vicende passate e fare ponte con quelle future. È allo stesso modo per i nuovi arrivati un ottimo Starting Point per la lettura. Magari l'azione è un po' tutta concentrata nella prima parte, magari vorremmo vedere interagire di più i personaggi piuttosto che sentirgli esporre una serie di eventi (Ian parla e Alban sta socraticamente in ascolto dicendo "Eh si", "Vabbeh", "Anche tu c'hai ragione" e poco altro), ma la natura dell'albo è quella sopra esposta, non poteva essere troppo diversamente e la prima parte è davvero divertente, veloce, ben costruita. 
L'antipasto ci è piaciuto, che i Khame veglino sui prossimi numeri e a risentirci.
Talk0

1 commento:

  1. Letto, in realtà comprato per mia figlia che ama il fantasy (a me fa cagare), non so, lei per ora vuole continuare e proverò a leggerlo anche io, essendo a digiuno della vecchia serie devo dire che il primo numero non mi ha fatto impazzire.

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