martedì 26 novembre 2019

Aposimz: la nostra recensione del numero 1 del nuovo manga di Tsutomu Nihei




In un mondo futuristico incasinato e deprimente diviso in mega-strutture labirintiche in cui sono o quasi tutti morti o zombificati o diventati degli strani pupazzi coreografici, dei tizi sfigati cercano di sopravvivere ad altri tizi bene armati e forse altolocati, vampiri o nazi o roba così. Ci stanno le robottine pieghevoli gnocche che si trasformano in cavallette parlanti, c'è un'arma che può trasformare il protagonista (dal nome che non mi ricordo come si scrive e non ho capito come si pronuncia) come Ultraman per pochi minuti (riducendolo però il resto del tempo della sua vita in una specie di zombie orribile), almeno finché ha in corpo placenta o Giauss che può ricaricare bevendo l'urina della sua personale robottina pieghevole gnocca di nome Titania (unico nome che mi ricordo). Il che fa sorgere un po' di schifo nel nostro eroe, che preferisce alimentarsi di vermoni fallici stile Tremors di cui questo schifo di mondo è pieno, ma la robottina poi lo convince: "Guarda che è tutta roba naturale, è filtrata e piena di idroliti e poi io sono un robot, pensami come un distributore di Coca Cola". Al che tutto ok, urina di robottina tutta la vita, se non che per diventare più forte e sconfiggere vampiri o nazi, o quello che sono questi cattivi, il nostro eroe deve sconfiggere i più deboli, incamerarne l'energia schiacciandoli come acini d'uva da cui fuoriesce però vomito, sangue e piscio e poi bersi il tutto. A un certo punto il nostro eroe vomita e non è che noi lettori stiamo meglio. 
Sono tornato a leggere Nihei, non lo facevo dai tempi di Abara e non lo facevo con continuità dai tempi di Blame!. Ho saltato Knight of Sidonia per dare una botta di allegria alle mie letture, ma con questo Aposimz è tornata la curiosità. Ho provato ad abbandonarlo in fumetteria, poi ci ho ripensato, era finito, l'ho cercato in altre fumetterie, mi è scattato qualcosa. Se era bravo a livello visivo in Blame!, qui è quasi mostruoso, nel senso migliore del termine. Dai disegni carichissimi di nero e contrasti di retino, qui è tutto lattescente, quasi scolpito a precise e sintetiche pennellate. È qualcosa da vedere, difficile da descrivere. I suoi personaggi poi sono sempre un po' quelli, una specie di manichini deformi pieni di armi e cartucciere, spade e armature medioevali, tizi che gli è appena morto il gatto. Gli scenari sono sempre tubi, cunicoli, fogne e quanto di più claustrofobico immaginabile, ma amabilmente ariosi e organici grazie alla scelta visiva lattescente, da affrontare in pagine e pagine di trekking muto, fino a che l'autore ogni venti pagine decide che possa succedere qualcosa, tipo l'urina di robottina. Ma visivamente è tutto fighissimo, gli scontri sono apocalittici, la tensione è a pacchi, muoiono decine di protagonisti senza che ci si ricordi il nome di tutti (anche perché Nihei sceglie nomi impronunciabile "perché sì"), ci sono un sacco di robe cyber-punk altisonanti che rendono apparentemente profonda la narrazione, tra città meccaniche e imperi pseudo-religiosi, cavalieri-frame centenari e proiettili che possono perforare le macro-strutture del mondo. Alla fine è lo stesso mondo di Blame! colorato diverso, ma il numero mi ha preso dalla prima all'ultima pagina, monopolizzandomi per una trentina di minuti che mi sono goduto uno dopo l'altro. Planet Manga confeziona un prodotto eccellente di cui aspetto fin da ora il seguito, gioioso di potermi tornare a deprimere come al bei tempi di Blame! Ora scusatemi per quest'ultima vena felice, del tutto fuori luogo considerato questo manga.
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