giovedì 14 novembre 2019

Sono solo fantasmi - la nostra recensione del nuovo film di Christian De Sica



 - Sinossi: Due fratelli si riuniscono a Napoli per il funerale del padre, che li ha lasciati pieni di debiti e con un fratello di cui ignoravano l'esistenza. Uno è un mago televisivo che non chiama più nessuno (Christian De Sica), uno è un imprenditore ma di fatto è il giocattolo di una figlia di papà del nord, che viene apprezzato solo perché fa il caffè con la schiuma (Carlo Buccirosso). Il fratello acquisito entra ed esce dai centri di cura, sente le voci e parla di intrappolare fantasmi (Gianmarco Tognazzi). Su tutti e tre grava il fantasma di un padre assente, spendaccione e ingrato (interpretato da De Sica che nel look e i modi omaggia il vero padre Vittorio De Sica), i cui debiti di gioco presto li travolgeranno insieme alla casa che hanno ereditato. A meno che non esistano davvero altri fantasmi, come quello che forse sembra perseguitare la signora del piano di sotto. Fantasmi che loro fratello saprebbe cacciare grazie a un medaglione magico e a un manuale specifico, se solo il mago di famiglia, una volta mago famoso, avvallasse la credibilità del rito. Incredibile il trio inizia a catturare fantasmi e a fatturare con questa nuova impresa familiare. Napoli è una città magica e le creature da catturare non sembrano mai finire. Ma le azioni di "contenimento spiritico" del trio potrebbero aver avuto delle conseguenza e presto una entità pericolosa e non di questo mondo è pronta a risvegliarsi. 


- De sica come Bill Murray: dopo aver tentato la resurrezione della coppia comica con Boldi, anche piuttosto riuscita, il De Sica attore e regista si confronta di nuovo con il fantasma che gli è più caro e di cui ha spesso parlato a teatro, il padre Vittorio, sdoppiandosi in lui e vestendone con disinvoltura una delle parti più iconiche, quella del conte Max. Riproponendone lo spirito e le "mossette" Christian offre una rappresentazione paterna garbata e affettuosa, che riesce davvero a divertire quanto a commuovere in più scene. La sfida di proporre una versione italiana dei Ghostbusters, al netto di alcune ingenuità, è ugualmente è sorprendentemente vinta. Anche se siamo in una commedia molto divertente, i fantasmi sono terribili e le scene che lo coinvolgono trasmettono paura e disagio, come regola seguita da Reitman quanto da Landis. Alcuni fantasmi rimandano a grottesche e vernacolari visioni dantesche, alcuni citano Magritte come "riletto" nelle tavole di Dylan Dog, alcuni forse sono forse più "buffi" e quasi dalle parti del genio di Aladdin, alcuni appaiono come poltergeist. Il make-up e l'effettistica usata per loro è genuinamente da film horor di fiera matrice italica, citano i Demoni di Bava, gli zombie di Fulci e indugiano sulle streghe argentiane. La Napoli notturna offre uno scenario ideale per amalgamare presente e passato. Il suo fantasma forse più noto, quello della commedia passata, rimane un simulacro "diabolicus" all'ingresso di un teatro, muto giudice delle nuove generazioni di cominci davanti al suo cospetto. De Sica qui indugia, ma poi combatte a testa alta guidando il suo piccolo manipolo di comici in questa commedia dallo humor squisitamente nero, che parte con un coniglietto bianco tritato per errore da un prestigiatore incapace davanti a un gruppetto di attoniti bambini che subito irrompono in pianto. Bravo De Sica nel ruolo del prestigiatore cinico, ma in fondo dal cuore buono, con gloria passata nel trash televisivo. Davvero spassoso Buccirosso che si inventa un buffo omino depresso è insicuro sul suo posto nel mondo che parla una lingua tutta sua spassosissima tra il napoletano, il milanese e il padovano. Tenero e indifeso il personaggio di Gianmarco Tognazzi, segaligno e ripiegato su se stesso, con tutti i suoi tesori riversati in un piccolo marsupio e la paura che lo rimettano da un momento all'altro nella casa dei matti. Rappresentata il centro emotivo della pellicola e riesce davvero a legare i tre fratelli, a renderli autentici. 
Anche se i dettagli della "caccia ai fantasmi" sono forse un po' abbozzati (sembra un po' una variante della tecnica della "Mafuba" di Dragon Ball), le ricerche effettuate sull'argomento spiritico appaiono interessanti, affondando anche nel ricco folclore italico e offrono buoni spunti tanto alla trama che per le location.  Belle e appropriate le musiche di Andrea Farri. 
La pellicola riesce a prendere dall'inizio alla fine, spaventando e divertendo con una ingenuità di fondo che le si perdona volentieri. Ricorda un po' quel periodo felice degli anni '80, tra Scuola di ladri, Fracchia contro Dracula e Pompieri, a cui sono e sarò sempre legato. Possiede una certa nota malinconica e crepuscolare che ne impreziosisce la visione e ogni tanto fa commuovere. 
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