martedì 6 marzo 2018

L'ultimo viaggio: la nostra recensione






I nonni hanno un passato, incredibile a dirsi ma vero. Non sono stati sempre vecchi, non sono stati sempre malfermi, non sono sempre stati a vivere entro i cento metri dal pianerottolo della loro casa. Anche Eduard (Jurgen Prochnow), che oggi ha 92 anni suonati e vive a Berlino, ha avuto un passato militare non meno eroico di quello di  Abe Simpson nel Pesce Diavolo Battagliero. Ha combattuto in Russia, è stato un cosacco, ha combattuto da tedesco insieme agli ucraini contro il regime sovietico. È stato un capitano, un eroe e forse anche un dongiovanni. Oggi purtroppo nessuno si ricorda di tutto questo. La figlia Uli (Suzanne Von Borsody) fa la ristoratrice, è impegnata a far compiere al suo locale il salto di qualità e cerca un modo veloce di piazzare il padre in un istituto dopo la recente scomparsa della madre. La nipote Adele, giovane e piena di piercing, lavora come barista, ha un animo ribelle con il quale si è costruita una vita tutta sua, saltella da una relazione all'altra e sa pochissimo del nonno. Cosa succederebbe se il nonno se ne andasse quindi in Ucraina, in quel di Kiev, a ricordare i vecchi tempi e forse a riallacciare qualche ponte? Succede che Uli, trovata l'ultima lettera del padre e impossibilitata a inseguirlo alla stazione dei treni dove è diretto per intraprendere il suo viaggio, chiama Adele, che lavora lì vicino, per fermarlo. La ragazza trova il nonno, ma lo trova anche irremovibile sulla sua decisione e sarà quindi costretta, anche su pressione della madre, ad accompagnarlo in Ucraina. Durante il viaggio conosceranno Lew (Tambet Tuisk), un ragazzo russo cresciuto in Ucraina e diretto anche lui a Kiev. Forse il fratello di Lew può aiutare Eduard a incontrare una persona di cui con il tempo ha perso le tracce e che, dalla morte della moglie, è tornata a farsi presente nei suoi sogni.
L'Ultimo Viaggio ci racconta di storie lontane, che forse non sono state mai raccontate sui nostri libri di scuola, e ci parla di storie forse più vicine, ma di cui potremmo non sapere ugualmente niente. Già per questo merita una visione, perché ci spalanca gli occhi su un mondo complesso e sfaccettato che si trova solo a due passi da casa nostra. Jurgen Prochnow con la sua umanità e determinazione salda, ci racconta di un personaggio che si carica sulle spalle il peso della storia passata; Tambet Tuisk con la sua disillusione racconta della difficoltà che anche le nuove generazioni patiscono su una strana terra di confine dove avamposti di frontiera si pongono come trappole nascoste dai boschi. 
La situazione dell'Ucraina è complessa e il film di Nickname Baker Monteys ce la descrive attraverso gli occhi disincantati, ma ancora pieni di vita, dei suoi personaggi. Il dramma è sempre dietro l'angolo e forse l'unico modo di sopportarlo è l'incoscienza di essere, almeno a livello interiore, giovani e pronti a vivere la vita come un'avventura. Molto belli e strani, quasi alieni, i paesaggi, che forse non a caso ricordano cromaticamente i lavori fantascientifici (Alien Covenant su tutti) del direttore della fotografia Dariuz Wolski. Pur seguendo mille ristrettezze è obblighi diplomatici la produzione è riuscita a girare nella vera Kiev, ed è a tutti gli effetti un paesaggio alieno e misterioso, in cui il tempo sembra essersi fermato da anni. Bravi gli attori, con una menzione d'obbligo per Petra Schmidt-Schaller che con il carattere riottoso e forte, dolce e in fondo protettivo della sua Adele riesce ad essere il cuore emotivo della pellicola. L'ultimo viaggio è un road movie di frontiera lento, silenzioso  e contemplativo in cui le immagini hanno un peso più forte delle parole nel raccontarci di una ferita storica intergenerazionale ancora aperta. 
Talk0

Nessun commento:

Posta un commento