mercoledì 28 marzo 2018

4hoods - la nuova serie fantasy Bonelli dedicata ai piccini quanto ai nostalgici di Dungeons & Dragons




Immaginate un mondo a metà strada tra un libro illustrato per bambini, sognante e coloratissimo e un videogioco di avventura-gdr, carico di assurdità esilaranti come le storiche avventure grafiche anni '90 della Lucas Film Games, Monkey Island su tutte. Immaginate che l'atmosfera che si respira girando le pagine vi riporti (o almeno riporta "me", voi immaginate con fantasia extra) a un pomeriggio degli anni '90 passato con gli amici a giocare a quel particolare boardgame scatolato in confezione rossa. Si, parlo di "Quel" board game originale con le caverne e i draghi nel titolo. Immaginate che le illustrazioni di un ipotetico e correlato librone-manuale-personaggi/creature escano ora, a random, da copertine di dischi heroic metal (quelli pieni di diavoli muscolosi e popputi armati di spadoni), ora dai più ilari e fumati disegnini stile slapstuck, scorretti ma teneri, su modello delle Superchicche o Adventure Time (presto parleremo qui di un artista legato ad Adventure Time, Jesse Jacobs, un tipo che disegna roba che vi farà spalancare gli occhi). In questo gioioso e anarchico universo, che vi state immaginando con molto sforzo creativo quando basterebbe guardare due tavole di 4Hoods per capire tutto al volo, vivono tanti eroici omini, tutti con un corpicino pressapoco composto combinando una pallina e un triangolino, geometricamente simili a isosceli coni gelato invertiti o, se state leggendo all'ora dell'aperitivo, a patatine SanCarlo "virtual" sormontate da una pallina di mais al formaggio. Omini per la maggior parte con addosso una mantella che ne copre tutte le forme, con un cappuccio (dall'inglese "hood" appunto) cacciato rigorosamente sulla testa da cui spuntano solo alcune porzioni di faccine buffe con occhioni enormi. Niente mani né piedi, solo spadini squadrati disposti in posizione di attacco dove ci sarebbero ipotetiche mani a sorreggerli o riposte sulla schiena in "foderi invisibili" nei momenti in cui non sono in uso.I nostri protagonisti con il cappuccio sono il top tra gli avventurieri tesserati di una gilda di avventurieri seria, una che se ti iscrivi e invii i bollini ti fa arrivare a casa la spilla, la rivista e il merchandising ufficiale. Nel caso di disfunzioni del servizio abbonati, i nostri eroi, che sono il meglio del meglio del meglio, efficienti  e letali quanto l'A-Team, intervengono per salvare il buon nome del fan club ufficiale della gilda. 


Essendo in quattro e con calcato un cappuccio in testa, sono chiamati i 4Hoods, che poi si deve leggere (come ci tiene a precisare il titolo in copertina) "forudz". Sono capitanati dall'avventuriero "Verde". Verde veste con una cappa ovviamente verde, sotto la quale intravediamo giusto il mento e una barbetta che ricorda L'"Asso" recchioniano (Rrobe ti abbiamo sgamato!!). È smilzo e impugna un piccolo archetto stilizzato, armato con le relative freccine a corredo, disposte in una faretra messa a tracolla. È di conseguenza di classe arciere e funge da stratega del gruppo, il classico tipo calmo e riflessivo alla "Hannibal Smith". L'avventuriero "Rosso" è una signorina bionda. Porta una cappa rossa bordata d'oro da cui fanno capolino orecchie a punta, ha gli occhi azzurri  che sprizzano lampi  (ho visto in rete un'illustrazione sui tipi di raggi che spara e mi ha sbellicato, paiono i set di armi di R-Type e ha pure una funzione di sparo a grappolo stile caccia valkyrie di Macross) e di conseguenza è di classe maga elfica, porta i codini biondi e pare molto potente, ma non si sente valorizzata dal gruppo, che la usa per i suoi poteri del fuoco, evocati perlopiù per illuminare gli ambienti. La classica donna - oggetto, nello specifico: "torcia" (almeno inizialmente). Viola, armato di due minacciosissimi coltellini a triangolo (ma sotto la cappa c'è anche un utile rampino con corda e chissà cos'altro), è vestito di un tenebroso completo viola. È sprezzante, pieno di sinistro humor nero e un po' inquietante, si muove letale e silenzioso aggirando i suoi nemici e sotto il suo cappuccio intravediamo un enorme, pericoloso e maligno, singolo occhio rosso (probabilmente ne ha addirittura due, di enormi, pericolosi e maligni occhi rossi, ma a secondo della prospettiva e del cappuccio ne vediamo sempre e solo uno). Viola non scherza e per dimostrarlo porta un teschio disegnato sul petto, di  professione è un ladro-assassino. E infine a completare il quartetto c'è Barba. Immenso, e per questo costruito "a base quadrata" (diciamo "a trapezi" per lo più) e non triangolare per corporatura e cappello, Barba dal cappuccio fa emergere solo un nasone e una folta barbona color quercia,  abbinata a una sgualcita e arruffate mantella color quercia che sottolinea la sua origine barbarica. Rotea uno spadone enorme a due mani (mani che ovviamente non vediamo...), è un guerriero e un serio distruttore di cose varie, sembra un po' tontolone ma sicuramente è coraggioso e dalla risata sempre enorme, a volte pure più grande dello spazio designato per la faccia. I quattro sembrano per la carica umoristica un po' i puffi di Peyo (ma più adulti e nerd), da come si agitano paiono usciti da Bone di Jeff Smith, come forma e uniformità di colore richiamano le pedine del gioco dell'oca o del monopoli, per la loro stilizzazione spinta fanno pure pensare ai personaggi superdeformed pixel -art di un JRPG degli anni novanta (e infatti in alcuni frangenti narrativi e quando eseguono le "super mosse", esattamente come in quei videogame, riprendono per un attimo un aspetto più dettagliato ed epico attraverso delle sporadiche illustrazioni "statiche"). I quattro con il cappuccio al grido di: "all'avventura" si buttano a rotta di collo nelle peripezie più epiche ed estreme e lanciandosi sulle tavole da disegno come palline da tennis impazzite compiono le evoluzioni più folli, epiche, tenere e idiote che si possano immaginare. I cattivi sono tanti e agguerriti e alcuni di loro pure disegnati in un serio stile dark-fantasy tra Richard Corben e Simon Bisley (vedi il troll a pag. 56). Il contrasto è affascinante e l'utilizzo di una tavola da disegno molto dinamica (che spesso scardina la classica gabbia bonelliana, ritma in tavole concitate e arriva a  sfogarsi  in splash-page e pure in vignette a doppia pagina "ultra-cinemascope") dona un forte dinamismo e mette in scena un mood "badassico" davvero inaspettato. 


Non mi aspettavo chissà cosa, forse qualche suggestione presa di peso da anime giappi, dal puccioso fino alla morte di Guru Guru a una veste grafica inconsueta ma furbetta alla Strange Down4Hoods l'ho avvicinato senza informazioni pregresse o particolare hype, più per la curiosità di vedere come la Bonelli stava scegliendo di invadere il mercato delle edicole con la sua linea young, dopo l'avvio della carina serie mensile del giovane Dragonero (di cui presto torneremo a parlare su queste pagine, come in molti ci chiedete). Gli omini che troneggiavano sulle copertine di primo acchito non mi dicevano un granché, ma poi ho iniziato, quasi automaticamente, a disegnarli, seguendo le indicazioni di disegno proposte dall'albo numero uno. Ho iniziato facendo piccoli scarabocchi a matita sul mio block notes a quadretti, mentre pensavo e facevo altro. Mi sono trovato dopo un paio d'ore, verso l'una di notte, a far scontrare i miei disegnini a schieramenti, con spadine in pugno e colpi magici che emettevano scie grafiche a grappolo. In pratica disegnavo i personaggi su opposti lati del foglio e tracciavo le traiettorie dei colpi, parate e magie con delle linee (il rispettivo danno lo calcolavo lanciando a turno un dado da sei), oppure disegnando più volte in progressione gli omini in avvicinamento da ambo i lati con le armi in pugno (sempre con un dado valutavo la velocità... cacchio, a volte sono davvero un nerd orribile!). Mi sono trovato pure a fare i rumori, tipo "boom", "slash" e "Ptu! Ptu!", come facevo in seconda elementare sul foglio da disegno nei pomeriggi in cui non si poteva uscire fuori a giocare a pallone. Ho così per un attimo afferrato, più con la mano che con la testa, la geniale semplicità di una scelta di stilizzazione così coraggiosa. Anche i bambini più piccoli possono disegnare alla perfezione gli omini di 4Hoods e virtualmente portarseli dietro ovunque, per giocarci, su un foglio da disegno. Per tutta la notte mi sono tornati in mente, come vi ho raccontato poco sopra, anche  i pomeriggi, di qualche anno dopo, passati con gli amici a disegnare, sempre armato di foglio o matita, le armi, gli oggetti e i labirinti schematici per le mappe di Dungeons & Dragons. Quando ho iniziato veramente a leggere il fumetto (in genere io parto da una visione sommaria dei disegni e poi ragiono in un secondo momento sulla lettura) con la testa ero già nella predisposizione mentale giusta e guardando le vignette mi sono tornate in testa anche le conversazioni idiote tra me e i miei amici "impegnati" nello scontro ruolistico settimanale e le relative notti passate insonni, insieme, a tirare dadi. 4Hoods sa essere semplice e accessibile per i lettori più piccoli, ma è pieno di sfumature intriganti e spassose anche per i nerdacci come me. Mi ha fatto pensare che sarebbe davvero bello leggerlo insieme a un figlio o un nipotino per divertirsi insieme, disegnare e condividere, grazie a questa strana favola, la passione per i giochi di ruolo. Forse la cosa più tecnologicamente avanzata, in questo periodo pieno di chat e partite online, potrebbe essere proprio tornare a giocare ai vecchi boardgames insieme, nella stessa stanza, magari a merenda, sorseggiando una tazza di tè accompagnata da qualche biscotto. 


Non voglio rivelarvi / rovinarvi nulla sull'intreccio di 4Hoods, anche perché ho forse già parlato "troppo". Ma mi è davvero piaciuto. Il primo numero conta tre capitoli per una settantina di pagine deliziosamente  colorate. I primi due formano una storia unica e il terzo riproduce il "numero zero", venduto in anteprima in quel di Lucca 2017 lo scorso novembre. Come extra c'è un bel poster con i nostri eroi impegnati contro un dragone rosso gigante che sa smuovere qualche ricordo ai vecchi fan dei giochi di ruolo. Sul retro del poster c'è uno dei più indispensabili tesori per chi si approccia ad un mondo fantasy, l'intera mappa del mondo in cui è ambientato 4Hoods. Come apparati redazionali, troviamo una breve e simpatica lezione su come "disegnare gli omini" e degli articoli che parlano del mondo fantasy dal punto di vista dei giochi di ruolo, della letteratura e del cinema, fornendo subito ottimi consigli. I disegni di Federico Rossi Edrighi e Riccardo Torti, sempre chiari ed accattivanti, dinamici, divertenti e accompagnati da scenografie di ottimo impatto, sono accompagnati dai bellissimi colori di Annalisa Leoni. Le storie di Federico Rossi Edrighi e Roberto Recchioni sono davvero carine e fruibili a più livelli. 4Hoods è supportato anche da una bella pagina Facebook a cui vi rimando per dare un'occhiata alle illustrazioni. Questo primo numero mi ha sorpreso e mi ha fatto venire una gran voglia di continuare la lettura. Non so quanto questi omini dureranno nel tempo, ma mi sento di dargli coraggio e seguire di sicuro le loro prime avventure. Ora scusatemi, ho dei disegnini da fare sul block notes...
Talk0

2 commenti: