venerdì 21 febbraio 2020

Dragonero - il ribelle n.4: L'Urlo della carne - la nostra recensione


Nel mondo reale come anche nell'Erondar, gli anziani vengono circuiti da finti addetti del gas o finti poliziotti, finti preti, finti uomini della Folletto o finti impiegati comunali. L'uniforme, i modi cortesi, la mal posta fiducia negli sconosciuti dall'aria simpatica, la convinzione che "a me non capita, perché sono più furbo" ed eccoti i vecchietti che in piena fiducia aprono la porta per immaginarie verifiche del livello del gas pirico, manutenzioni della caldaia tecnocrate, comunicazioni urgenti della vincita di una fornitura di pentole dell'Enclave della Montagna o di una scorta di confetture della Valle degli Orti margondariani. Prima un "Grazie per il the!", poi un "Ma che cucina ordinata e accogliente", si arriva a "Faccia due firme mentre il mio collega va un attimo in bagno" e poi, almeno a livello emotivo, zack!!  


Quello che si può a tutti gli effetti definire un autentico "L'urlo della carne"
I più polli di tutti sono quei vecchietti che nonostante tutti i campanelli d'allarme e i dispacci del borgomastro rivolti alle persone più a rischio, si fanno comunque entrare in casa: 
1) un tizio mai visto; 
2) dall'aria losca; 
3) che spiega vaghissimamente perché è lì; 
4) con le mani in tasca con un rigonfiamento innaturale dove possono nascondere facilmente un'arma, tipo il flacone di un narcotico, visibile a cento metri di distanza. 
Ovviamente il pollo di questa specifica situazione, che non vede i campanelli 1), 2), 3) e 4) è il nostro Ian, in due minuti narcotizzato e derubato, in uno dei più spettacolari svarioni da alloco della sua esistenza, la figura da sprovveduto di tutta una vita. Non sappiamo esattamente quando gli sia capitato, ma gli brucia ancora così tanto che ha deciso di creare una versione alternativa della vicenda per "esorcizzare i fatti", da vendere agli amici nei momenti di maggiore sconforto. O almeno questa è stata la mia impressione, poi posso sbagliarmi. Così, mentre per questioni tattiche della ribellione Ian e amici sono in missione in un castello abbandonato di proprietà di un noto Wrestler chiamato "Dente d'Orso" ad aspettare un tizio che non arriva mai, per ammazzare il tempo e perché gli rode ancora un casino, Dragonero spara a Brianna la storia imbellettata di come si è fatto fregare dalla più classica truffa agli anziani. Ci mette dentro che i rapinatori sono stati anche suoi rapitori, perché volevano fregargli la sua spada Tagliatrice Crudele (apro parentesi: tutti gli altri nomi della spada successivi sono per me troppo nerd e meno fighi di Tagliatrice Crudele, che suona come il nome di un gruppo epic metal di Livorno) ma solo dopo aver combattuto e vinto con lui in un'arena, motivo per lui lo hanno portato in un posto paro paro al set dove hanno girato la versione australiana di Spartacus, quella in cui si vedono le poppe di Lucy "Xena" Lawless. Da quel momento Ian racconta consequenzialmente una storia pieno di tante tette e sangue come fossimo nello specifico nella stagione 1 della versione australiana di Spartacus, quella in cui si vedono le poppe di Lucy "Xena" Lawless (che l'ho appena detto ma è roba tanto epica da sottolinearla sempre) e poi ti crea per villain lui, il tizio che voleva la spada, il cattivo finale. Un intellettuale, un uomo pieno di carisma che per fascino è secondo solo a Stretch Armstrong. 



Un cattivo non troppo astuto, ma abbastanza grosso da imbastire ogni due minuti frasi degne di The Rock.
Riuscirà Ian a convincere Brianna che non ha subito la classica truffa perpetrata ai danni degli anziani, servendole per storiella una specie di Rip-off dello Spartacus australiano?


Dopo averci parlato  nel numero 3, con gli Eleusi simili ai Rockets, di un tema importante come il "razzismo" (è una battuta un po' da spiegare, da degustazione, che gioca tra il significato nostrano e inglese di razzi e razza... ma ora che l'ho spiegata fa meno ridere... che faccio, lasco??... lascio), con il numero 4, a firma Luca Barbieri, con gli straordinari disegni di Bignamini e Bonessi, parliamo appunto di truffe agli anziani, pur in salsa Spartacus. Un abbinamento in effetti inedito rispetto alle classiche storie di truffe di anziani raccontateci da Striscia la notizia, le Iene e i programmi di Rai 2. Ma gustoso, divertente e anche utile come pubblicità progresso. 
Fesserie a parte (stiamo sempre a gioca' qui...) L'urlo della carne è un numero molto action, un contenitore di magnifiche scene di combattimento all'arma bianca. Molto bella la sequenza da pagina 30 a 41, con le tavole dalla 35 alla 38 che vedono una vera e propria "esplosione muscolare", quasi da Ken il guerriero di Hara. Bello l'inseguimento notturno tra i boschi, molto sensuali e sanguigne le scene ambientate nella roccaforte di Kilvar. Kilvar stesso è un bel bestione muscoloso, un personaggio che sembra uscito da Mortal Kombat, a metà tra Goro e Shao Khan e fa esattamente quello che ci si aspetta da lui. È un vero spettacolo vederlo sempre immerso tra magia nera, colori di guerra e pose plastiche come un culturista metallaro di fine anni '90. Sarsha è una bellissima, ma affatto banale, ragazza che vive traumi terribili ma ne esce forte, da vera guerriera, lontanissima dalla damigella in pericolo quanto dalla eroina disneyana. È poco etichettabile, è irritata, scocciata, per niente gentile, autonoma, irruenta e per la somma di tutte queste cose per me un personaggio davvero valido, sfaccettato, con ancora molto da dire. Tutto il lavoro di caratterizzazione visivo è molto valido, riescono a essere interessanti anche i personaggi minori, non solo per la grande cura nel delinearne corpi e indumenti, quanto grazie a delle espressioni facciali molto riuscite quanto inconsuete. Davvero riuscita la sequenza da fine pagina 45 a pagina 50, in cui Sarsha vive un autentico overture di emozioni. L'ambientazione è molto dark fantasy, dalle parti di Conan e di Frazetta, in un elogio continuato di corpi scolpiti in lotta a riempire la scena, tanto maschili che femminili, compaiono nei momenti di quiete sporadici castelli ed arene diroccati, minimali, immersi in un paesaggio naturale sgargiante. Bella questa alternanza, bello il particolare uso della luce delle pagine 66 e 67, che di colpo ci portano in uno scenario diverso. 
Il numero 4 è un numero se vogliamo interlocutorio, dove la narrazione principale, la rivolta dell'Erondar, si ferma perché Ian possa narrarci un evento del suo passato. Una boccata d'aria agli intrighi di corte che ho gradito. È un antipasto gustoso  ma anche una storia che può essere letta a se stante, godendo di qualche sana mazzata, di personaggi ben realizzati e di un clima gladiatorio che probabilmente, sbirciata la futura copertina, ci accompagnerà anche sul numero 5.
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