lunedì 24 febbraio 2020

La mia banda suona il pop - la nostra recensione del nuovo film di Fausto Brizzi



C'erano una volta i Popcorn e a cavallo degli anni '80, superando giganti come i Ricchi e Poveri, Albano e Romina e Pupo, bruciavano ogni classifica ed esaltavano le platee con brani come questo.



In questo brano, Semplicemente complicata, c'è letteralmente "tutto un mondo", una nostalgia e ingenuità disarmanti e che non fanno prigionieri, soprattutto tra chi gli anni '80 li ha vissuti tra una compilation di Bimbomix, Zig Zag con Vianello e l'immarcescibile quiz TV Cantando Cantando con ospiti fissi i Ro.Bo.T. Cade la lacrimuccia a me e probabilmente ne cadrebbero altre in Russia, oggi nel 2020, dove un milionario eccentrico fanatico degli anni '80, Vladimir Ivanov, vuole per il suo compleanno la band riunita, in un concerto tutto per lui e per i fan russi dei Popcorn. Un affare da 250 mila euro per il vecchio manager del gruppo Franco Masiero (interpretato da Diego Abatantuono), un grande affare di miliardi per l'addetta alla security del magnate Olga (Natasha Stefanenko), che durante il concerto vorrebbe svaligiare il cavou del riccone ( Rinat Khismatouline). Solo che per un gioco del destino i due affari arrivano a scontrarsi e sovrapporsi e saranno proprio i Popcorn a dover compiere il furto. Ma sapranno essere oggi dei provetti Arsenio Lupin quanto erano negli anni ottanta delle divinità della musica trash-pop? Di sicuro dovranno prima ricordarsi come cantare insieme, perché il gruppo si è sciolto da anni e i suoi quattro membri sono oggi un po' bolliti oltre che un po' in bolletta. Il cantate Tony (Christian De Sica) canta ai matrimoni e sogna di partecipare all'Isola delle Meteore. Lucky, il bello del gruppo dal capello lungo biondo (Massimo Ghini), non è più bello, è piuttosto sfigato e lavora in un posto stile "Il paradiso della brugola". La ninfetta dalla voce sexy Micky (Angela Finocchiaro) è persa da anni nell'alcol e si è riciclata come conduttrice di uno scalcinato programma di cucina. Il carismatico e maledetto Jerry (Paolo Rossi) piuttosto che tornare nei Popcorn canterebbe per strada con la chitarra come un barbone, e infatti canta per strada con la chitarra come un barbone da anni. I quattro ovviamente si odiano a morte e non vogliono più avere a che fare con i Popcorn, ma forse troveranno un obiettivo comune proprio grazie a questo "affare russo". Lo faranno per i fans o per i soldi?


La canzone Semplicemente complicata mi ha rapito il cuore come un treno in corsa, è l'esatta costruzione sdolcinato-trash-pop fatta con amore in laboratorio per rievocare un periodo più che per avere un senso. Profuma della plastica e conservante delle pizzette congelate del 1985 da scaldare al forno elettrico, hai i colori del cabinato di Ghost and Goblins e delle gelatine dei Masters of the Universe. È utile quanto gli scaldapolpacci di Jane Fonda e le giacche con le spalline chiodate di Sabrina Salerno. Sa di lacca e sa di giovinezza perduta, un po' come la simpatica combriccola dei Popcorn. Vedo il chitarrista fallito di  Paolo Rossi, Jerry, e mi irradia l'ombra epica e tragica del suo Walter Zappa di Kamikazen-Ultima notte a Milano. La Finocchiaro con la cantante in crisi etilica Micky è dolce e goffa come un cartone animato, come lo era la sua Martina in Volere Volare. Vorrei vedere molto di più al cinema Rossi e la Finocchiaro. Non me ne rendevo conto, anche perché sono attori che preferiscono il teatro ed è giusto così, ma quanto vedrei bene un altro film con loro due insieme, magari scritto e diretto da Maurizio Nichetti. Fine del sogno, torniamo a noi. Ghini e De Sica sono qui più o meno Ghini e De Sica di sempre: una coppia rodata e affiatata di zuzzurelloni romani che vivono di espedienti e indossano assurde parrucche. Ghini però ho fatto davvero fatica a riconoscerlo all'inizio, ha fatto un incredibile lavoro di sottrazione per tratteggiare il vecchio e "sfortunato" Lucky. I quattro insieme funzionano, hanno una buona sinergia e la loro esperienza teatrale gli permette di essere credibili come cantanti anni '80. Hanno un passato (che mi immagino "non solo" musicale) comune accennato ma che in futuro potrà essere esplorato in lungo e in largo anche grazie ai quattro giovani attori che impersonano, forse per troppo poco tempo su schermo, la compagine negli anni '80. Potrebbero avere altre perle come Semplicemente complicata al loro arco, dispiace che nel film si senta solo questa. Sono intriganti e un po' luciferini i personaggi di Abatantuono e Stefanenko. Il primo, quasi con il fascino di un Enrico Maria Salerno (saranno le lenti a contatto azzurro-Diabolik?), ci conquista con una serie di finti aneddoti sul mondo musicale e un cinismo da Mara Maionchi. La seconda è una quasi Charlize Theron fastfuriousiana che avrei gradito più buffa, più caricaturale, anche perché la Stefanenko come attrice leggera è irresistibile. A interpretare il magnate russo fanatico di anni '80 (al punto da allestire un trabocchetto che capiranno solo gli ultra-nerd alla Ready Player One) c'è il bravo Rinat Khismatouline, già visto nello stralunato Brutti e Cattivi che nel recente 6 Underground


I personaggi ci sono, l'ambientazione è kitsch quanto basta, la storia è purtroppo un po' a strappi. Buono il primo tempo, quando si parla di nostalgia e di riunire il gruppo, un po' affrettato il secondo, in cui vorrebbero convincerci che i nostri cantanti possono essere anche dei ladri provetti in un classico "film di rapine" alla Ocean's 11 con tanto di inseguimenti e sparatorie. L'effetto finale paga una messa in scena che non investe molto nella costruzione delle fasi action ed è un peccato. Si gioca per il furto la carta dell'ingenuità e dei colpi di fortuna in un contesto che vuole (erroneamente) essere serioso ed è un approccio che in effetti può lasciare in platea qualcuno insoddisfatto. Avrei voluto vedere di più i Popcorn da giovani anche perché potenziale narrativo ce ne sarebbe, magari in un seguito potrebbero accontentarmi e alcuni degli aspetti "stonati" di questa pellicola potrebbero essere aggiustati in corsa.
La mia banda suona il pop è una commedia sull'ora e trenta, piuttosto divertente e che beneficia di un affiatato gruppo di attori. La storia non scorre sempre bene, nella seconda parte potrebbe arrivare uno sbadiglio, ma l'amarcord, le canzoni e una fotografia molto colorata riescono a portare a casa un film adatto per una serata divertente, specie se siete fan delle commedie di De Sica. 
Molto validi e da sfruttare di più in futuro al cinema (a loro piacendo) Paolo Rossi e Angela Finocchiaro. Buone le prospettive per un seguito in grado di migliorare retroattivamente la pellicola. 
Si può dare di più, come cantavano Tozzi, Morandi e Ruggeri, ma ci si può comunque divertire anche così.  
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