Jojo è
un bambino di 10 anni e vede il mondo come un bambino di 10 anni, solo che è un
bambino tedesco, vive ai tempi della seconda guerra mondiale e ha un fantastico
amico immaginario: Adolf Hitler. È per questo Jojo un sanguinario, razzista,
ottuso epigono di Heichmann? No, perché ha solo 10 anni ed essere "nazisti"
per molti bambini tedeschi come lui significa per lo più andare con gli
amichetti in un campo scout (molto in acido), amare le uniformi, volere bene
alla patria facendo volantinaggio e combattere eroicamente contro
"creature fantasty" come gli ebrei e russi. Gli ebrei, gli hanno
raccontato gli amichetti e le poche fonti disponibili, nascono da uova covate
da una regina madre insettiforme, sanno mutare in serpenti e pipistrelli, si
nascondono come fantasmi tra le pareti di casa tua, senza che te ne accorgi, attentando
anche ai tuoi genitori. I russi, gli hanno raccontato le solite fonti non
confermate, mangiano (ovviamente) i bambini, sono enormi come orsi e compiono
atti sessuali ai danni dei cani. Chi salverà le mamme dagli ebrei? Chi salverà i
bambini e soprattutto cagnolini del quartiere dai russi? Jojo naturalmente,
l'eroe della patria Jojo! Solo che, caricato a palla di entusiasmo dal suo
amico immaginario, durante una gita degli scout/piccoli-soldati finisce per
lanciarsi una granata addosso per "eccesso di agonismo". Quasi morto,
gravemente ferito alla gamba e con il volto pieno di cicatrici, Jojo è
retrocesso da piccolo Soldato ad addetto alla propaganda. Jojo è depresso, non
potrà più salvare come guardia scelta il suo eroe Adolf nel caso che un altro
Von Stauffenberg attenti alla sua vita, ma la mamma gli vuole comunque bene,
forse anche più bene. Ma tristezza a parte c'è un grosso problema nella vita di
Jojo che ancora richiede il suo eroismo. A casa sua c'è forse nascosto un
terribile ebreo. Capelli lunghi come un fantasma giapponese, artigli acuminati
e una fisionomia tra il serpente, l'alieno e forse il pipistrello, l'ebreo fa
costantemente e rumore, dietro i muri. Riuscirà a salvare la mamma?
Credo
che avere 10 anni sia un po' percorrere l'età dell' "-issimo". Tutto è
bellissimo o bruttissimo, fighissimo o tremendissimo. Jojo Rabbit è
un film che con la sua assoluta innocenza, un umorismo nero e sulfureo e una
cornice davvero cruda, reale da fare orrore, è riuscito a farmi tornare un bambino
di 10 anni come Jojo. E quindi, di nuovo con dieci anni (non) anagrafici, mi
faccio travolgere gli occhi da un intero mondo che mi appare per
personaggi, colori, costumi e ambienti vicinissimo al Wes Anderson di
Moonrise Kingdom, ma dove stanno tutti in acidissimo (fantastico il campo
scout nazi Straordinari). Mi sento bruttissimo ma coraggiosissimo come Jojo (il piccolo e bravissimo Roman Griffin Davis), voglio scrivere come lui un libro
per conoscere di più e combattere questi strani vampiri/alieni/serpenti profanatori
di cagnolini (c'è in questo una surreale rappresentazione fanatasy del popolo ebraico, che si idealizza perché non si conosce direttamente, che mi ha ricordato uno dei momenti più "scorrettamente innocenti" di
Borat. Il punto comico è deridere la propaganda e la eccessiva fantasia dei
bambini in merito alle cose che non conoscono, non certo prendere in giro il
popolo ebraico, che anzi viene conosciuto e diventa "sempre più
umano" a mano che la pellicola prosegue). Mi mancano tantissimo una sorella
che non c'è più e un padre da troppo tempo disperso, forse anche per questo
credo all'assurdo di un ganzissimo "Hitler immaginario" (interpretato
dal grande Taika Waititi) che vola fuori dalla finestra come Peter Pan,
mangia unicorni e sprona a non abbattersi davanti ai problemi della vita.
Voglio essere anch'io epicissimo come i suoi
"""buffi""" soldati (molto divertenti Sam
Rockwell e Rebel Wilson), esagerati nelle convinzioni e al contempo umani,
vanitosi, stralunati (come mi hanno insegnato essere "gli uomini" per
la comicità dei Monthy Python). Vorrei abbracciare e avere le coccole da una
mamma dolcissima, coraggiosissima e bellissima come Scarlett Johansson, che ama
ballare, sorridere e senza di cui vivrei la vita a scarpe slacciate. Vorrei
avere un amico figo come l'occhialuto e rotondetto Yorki (il piccolo Archie
Yates) che ha dieci anni come me ha è già una specie di eroe e guida
spirituale. Vorrei avere un bacio da Elsa (Thomasin McKenzie), che è
bellissima e non mi frega se è in realtà un insetto o pipistrello o serpente,
dopo che la avrò conquistata copiando le poesie dell'autore che preferisce.
Piango, e "di bruttissimo", quando si palesa che anche se sei un
bambino di 10 anni, a un certo punto, ti arriva addosso tutta la realtà della
guerra, spogliata di tutta la satira colorata e irriverente che ci hai avvolto intorno con ingenuità e candore. La vita (non) è
"bellissima", ma possiamo sempre ballare, estraniarci dalle cose
brutte, anche con una colonna sonora che non lesina capolavori, tra Beatles e
Bowie.
Da
"bambini di 10 anni" trovo quindi il film tutto "-issimo":
bellissimo, tenerissimo, tristissimo, divertentissimo e
"irresistibilissimo", forse la migliore sorpresa di questa tornata
cinematografica, la pellicola più gentile per raccontare la storia più
spietata.
Al
cinema Taika Waititi ci ha proposto negli anni di non prendere "solo"
sul serio cose come i supereroi, con Thor Ragnarok, e gli amanti dei cinecomics
(specie chi non aveva mai letto Thor a fumetti, conoscendo il personaggio
anche come molto divertente) in gran parte non hanno capito. Taika Waititi in
un periodo di vampiri malinconici ci ha proposto di non prendere troppo sul
serio cose come i vampiri, con il bellissimo Vita da vampiro. Oggi
con Jojo Rabbit, che come sempre scrive, dirige e interpreta (è lui il
surreale Hitler immaginario), adatta liberamente il bestseller del 2004 (da noi Come semi d'autunno di Christine Leunens) e ci fa vedere che in
Germania ai tempi dei nazisti c'erano "anche" dei bambini innocenti
che inconsapevoli "giocavano ai nazisti", che c'era dell'umanità anche tra i soldati, senza per questo nascondere gli orrori della guerra. Con i
suoi gentili voli pindarici uniti al crudo realismo sferzato da una satira
caustica, Jojo Rabbit fa propri molteplici punti di vista (rispetto al più semplice e monodirezionale 1917) e diviene un autentico inno
alla vita, al coraggio, all'altruismo. Un piccolo mondo assurdo e complicato
dove solo con l'ironia si può sopravvivere all'orrore, cercando chiavi di
lettura e fuga dal reale. Paragonarlo a La vita è bella non è banale, ci sono
molte scene che hanno lo stesso sapore, la stessa dolcezza e malinconia.
Davvero meravigliosa la mamma forte, ironica e travolgente (anzi, fortissima,
ironicissima e travolgentissima) della Johansson, che per questo ruolo è
candidata agli Oscar come non protagonista (e questo stesso anno è pure
candidata, meritatamente, come migliore attrice per Storia di un
Matrimonio, accanto ad Adam Driver). Bravissimo (ma sarebbe più gusto dire
"bravissimissimo") il giovane attore che interpreta Jojo,
convincente, umano e divertente come il giovane Jamie Bell di Billy Elliot.
Favoloso un Waititi che reincarna la gioiosa follia di Chaplin e un Rockwell
meravigliosamente gentile e affettuoso quanto sarcastico, stralunato.
Non
voglio rivelarvi troppo della trama, ma Jojo Rabbit fa riflettere su come i
bambini, con la loro curiosità, attenzione e forza d'animo, possano davvero
cambiare il mondo in meglio, a prescindere dalle favole che gli raccontiamo,
anche se quello che gli abbiamo messo tra le mani è un mondo orribile, che
dovranno sfangare da soli. Questa fiducia nei giovani è il messaggio più bello
e importante su cui oggi, in un periodo in cui è in atto una paura generalizzata
ad avere figli, il cinema ci porta a riflettere.
Intelligente,
gentile e con la forza di essere pure satirico (aspetto davvero
"eroico" ai giorni nostri) Jojo Rabbit mi ha travolto con la sua
vitalità e tenerezza, fatevi un regalo e correte a vederlo anche voi. Subitissimo.
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