giovedì 27 febbraio 2020

Cattive Acque: la nostra recensione del legal-drama con Mark Ruffalo



Studio nuovo e prestigioso alla corte del grande Tom Trep (Tim Robbins), multinazionali come clienti danarosi e potenti, una nuova casa e una bella moglie (Anne Hathaway), il giovane avvocato Robert Bilott (Mark Ruffalo ) sembra aver svoltato e raggiunto i piani alti, scrostando le scarpe dal fango della provincia. Solo che un giorno l'agricoltore Wilbur Tennant (Bill Camp) prende l'ascensore e arriva pure lui nel ricco studio legale di Robert, gli porta una montagna di carte e una accusa molto precisa nei confronti di una importante multinazionale cliente affezionata dello studio, la DuPont. Stanno da anni riempiendo la città di Wilbur di rifiuti inquinanti, la gente si ammala e muore e la DuPont dice che è tutto normale, tutto in regola, che "lui è pazzo". L'avvocato Bilott si prende a cuore la causa e inizia così una delle più grandi e importanti class action della storia del diritto internazionale. Una causa che riguarda la salute di migliaia di persone e il limite fino a cui può legalmente spingersi una multinazionale per sacrificarlo in ragione di un profitto. 


È un film complesso, duro, molto accurato sul profilo legale ma che non rinuncia per questo a valorizzare i personaggi in causa. È una storia terribilmente vera, oggi ancora attualissima e che vi farà venire un brivido sulla schiena se anche per voi la parola "Teflon" ha un significato e si lega a vostri acquisti passati. Ci facevano il rivestimento dei carri armati, è diventato il materiale più prestigioso per le pentole da cucina, si è trasformato in un incubo biologico in grado di mutare gli esseri umani a livello molecolare, aumentando incisivamente specifiche e gravi patologie tumorali. Il film, che parte come un mistery locale, come una piccola guerra tra ricchi e poveri, da subito sale vertiginosamente, parla di un dramma già in atto, con la conta dei morti già iniziata e con risarcimenti milionari che si chiedono per lo più per ammortizzare le costosissime terapie mediche di chi è ancora sopravvissuto. C'è alla base di tutto questo dolore un infinito ingranaggio di scatole cinesi burocratiche che sviano responsabilità , sminuiscono il valore di dati scientifici, dividono le colpe con totale indifferenza e per ammenda seguono logiche economiche folli, in virtù delle quali non potrà mai subire una pena economica seria una multinazionale che guadagna miliardi ogni giorno. È un film che fa male, ci fa sentire piccoli davanti a delle corporation che sanno di essere responsabili di qualcosa, ma tacciono per indifferenza. Ma è anche un film di rivalsa, dove gli ingranaggi della giustizia si vedono girare, dove si capisce come funzionano e possono essere utilizzate le leggi. Davanti a un'infinita offerta di legal drama dove il tribunale diventa scenario di semplicistici pipponi, banalissimi e carichi di melassa, Cattive Acque svela le strategie più raffinate, i corretti tempi processuali, il lavoro delle commissioni e delle perizie. Un sano approfondimento che appassiona gli amanti de genere, unito ad attori molto bene in parte, come Camp e Ruffalo, in grado di toccare il cuore anche al resto della platea. Cattive Acque di Todd Hayness ha la stessa pasta di A Civil Action di Steven Zaillian e di Eric Brockovich di Steven Soderbergh, è un legal drama di razza che, pur potendo contare su una vicenda dalla componente emotiva dirompente, sa calibrare bene ogni elemento narrativo senza perdersi nella retorica. Un ottimo esempio di cinema e una vicenda che è importante sia arrivata al cinema oggi, in un momento storico in cui la sensibilità alle tematiche ambientali è rilevante. Due ore che filano veloci, appassionano e qualche volta commuovono. 
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1 commento:

  1. Sei l'ennesimo blogger che ne parla bene. Mi state convincendo, anche se dal trailer non ero così spinta a vederlo.

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