domenica 29 dicembre 2013

Dan Brown – Inferno

(zero spoiler)

Una grossa botta in testa. Sangue. Tutto confuso il mondo ruota tra le orbite di Robert Langdon. Il celebre professore di simbologia e iconografia religiosa di Harvard si risveglia così in un letto d'ospedale con la più agghiacciante e angosciosa delle scoperte. Il suo orologio di topolino. Rubato. Tutto crolla senza il suo confortevole monile massonico orecchiuto e per di più ci sono dei tizi strani che gli stanno parlando in camici bianchi. Pare parlino italiano, in quanto riportano sui loro vestiti gli inconfondibili aromi di tabacco e caffè espresso (!!!!), ma è ancora tutto annebbiato. Poi i sensi ritornano a funzionare a sprazzi e l'esimio professore scorgendo dalla finestra uno skyline inconfondibile si accorge di trovarsi a Firenze. Come ci è arrivato? Cosa è successo nelle ultime ore? Chi si è fottuto l'orologio di Topolino? A fornire le prime risposte è una donna in camice bianco, che come tutte le coprotgoniste dei romanzi di Langdon è una figa misteriosa con tratti da psicopatica. Langdon è lì perché ha perso la memoria. E sticazzi. Manco un minuto e irrompe dalla porta sforacchiando tutto e tutti una triste parodia di spia russa di nome Yelena. Fuga. Botti a ripetizione. Ma già importanti conferme. I profumi sono inconfondibili. Lampredotto e Chianti (!!!!). Langdon si trova veramente a Firenze. Il professore dovrà ricostruire gli eventi passati facendo uso dei pochi strumenti di cui dispone in tasca e di una memoria farraginosa, che non fa altro che trasmettergli in loop sogni sinistri riguardanti l'inferno dantesco. Come sempre non sarà facile sbrogliare la matassa, perchè potenti nemici si avvicendano sulla strada della verità e non manca il solito pazzoide d'ordinanza, pazzoide che ha preparato per il nostro enigmi riguardanti come sempre roba storica-iconografica, nello specifico riguardanti un pallino del pazzoide, Dante Alighieri. Autore sul quale Langdon sa proprio tutto di tutto (!!!!!!!!!!!!).

Il professor Langdon è tornato! Febbrili si susseguono pellegrinaggi presso librerie e supermercati per impossessarsi del “tomo misterioso”, l'oggetto ambito per le vacanze (finite da un pezzo) il Santo Graal dell'intrattenimento estivo o comunque un buon intrattenimento per i post-vacanzieri. Trama blindata, adattamento pare avvenuto in un bunker in quel di Milano 2 dove nottetempo sono stati segregati traduttori internazionali, pare a regime di pane e acqua, pare minacciati di morte da sedicenti contractor in caso di prematura divulgazione dell'artefatto (è per questo pare che non vedremo mai la versione in Giamaicano..). Sarà l'ennesimo miracolo commerciale?
È sempre affascinante leggere i testi di Dan Brown. Nonostante situazioni al limite dell'assurdo, nonostante tremende puttanate sugli usi e costumi dei villici in cui si svolgono i romanzi (il lampredotto?? Sigarette e caffè l'odore degli italiani???), la lettura scorre e scorre di brutto, famelica e instancabile fino all'ultima pagina. Una capacità narrativa non comune che si accompagna alla proposizione di mistery interessanti in cui pervade quella sana atmosfera da gita turistica colta. C'è gente che va nei musei con sottobraccio i libri di Dan Brown per riconoscerne dettagli narrativi e personalmente ritengo che qualsiasi cosa spinga qualcuno ad andare a vedere un museo sia buona e giusta. E poi è figo guardare la tal statuina o dipinto e ritenere di essere davanti a una scoperta degna di Indiana Jones. Per questo il personaggio funziona e diverte. Certo alcune riflessioni di Brown sono forti, l'autore ha una propria mentalità ed esprime attraverso i suoi personaggi pensieri piuttosto netti, anche antipatici e impopolari. Qualcuno potrà quindi trovare antipatie focose per tale volontà, ma personalmente apprezzo i personaggi scomodi, gli eroi che non restano bidimensionali. Langdon è spesso superficiale, stupido, pedante ma è molto più umano di un Dirk Pitt qualsiasi.
Il simbolo perduto, il romanzo precedente, devo ammettere di averlo digerito un po' a fatica. Suonava come un mega spottone pro-massoneria, ma il suo reale limite era di essere troppo lento. Questo libro affronta un problema sociale gravissimo e lo esplica nel modo e condizioni più stronze immaginabili, tuttavia il ritmo narrativo è più veloce, incalzante, le pagine volano. Rimane poi, come in Angeli e Demoni, questa curiosa visione dell'Italia attraverso l'occhio del turista in visita. Per lo meno Dan Brown ci dipinge meglio che Yoichi Takahashi in Holly e Benji, per il quale il nostro popolo vive in baraccopoli coperto di stracci. Come direbbe Paolo Villaggio nelle vesti della invaghita infermiera tedesca mentre visita l'immigrato italiano Lino Banfi (in “Pappa e ciccia”): “Tu, pagliaccen italiano, dofe tiene tuo mandolino? Fa me federe solo una folta tuo mandolino, pajaccio”.
Una lettura divertente quindi. Senza pretese. Leggete sereni. Avrei voluto da un libro che si chiama Inferno che si parlasse mooolto di più dell'inferno dantesco. Gli spunti sarebbero stati diecimila, ma pare che Brown abbia letto solo la riduzione dell'opera di Go Nagai.
Dan Brown sostiene di voler girare il film, di volerci dentro Benigni. Io vorrei che a interpretare Langdon non ci sia più Tom Hanks con quegli inquietanti untuosi finti capelli corvini. Chi legge i libri sa che l'unico attore che interpreterebbe al meglio il professore è Liam Neeson (oh, io la penso così per lo meno...). Con Liam Neeson sarebbe un film bello. 
Talk0

3 commenti:

  1. Mi dissocio dal mio compare. Dan Brown è la morte della letteratura. Personaggi insulsi e pedanti o idioti, trame sempre uguali e al limite del ridicolo, conoscenza storica da forum di Mistero... se volete un consiglio leggete altro, qualsiasi altra cosa va bene, anche la bolletta del gas!

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  2. Intanto confermo con un update da imdb che il film su Inferno, di Ron Howad, si farà e presumibilmente lo vedremo sugli schermi nel 2016. Sul coinvolgimento o meno di Benigni imdb tace per ora. Probabilmente coinvolto anche Tom Hanks, vacca ladra...
    Il mio socio Gianluca non apprezza. Me ne faccio una ragione anche perchè io apprezzo Brown per la sua cifra surreale e narrazione fluida, non tanto per i contenuti, un po'come i film di Franco e Ciccio: divertenti ma very easy. Mi aiuta magari il fatto di conoscere l'arte quanto conosco la storia: in pratica sono esperto e informato quanto sui trascorsi della nazionale paraguaiana di palla prigioniara negli anni 70 (cioè non ne so una fava fino a quando rai 3 non mi tira fuori una puntata di Sfide).A m,e diverte ^_^ Talk0

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  3. Se uno non sa nulla sulla nazionale paraguaiana di palla prigioniera negli anni '70 sicuramente non può sperare di imparare qualcosa comprando un compendio sul tiro al piattello scritto da Tiger Woods ;)

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