Lo
scrittore Richard (Richard Armitage, il Thorin "Scudo di quercia"
dello Hobbit di Jackson) si innamora della giovane e timida Grace (Riley
Keough, la Christine di The Girlfriend experience), l'unica sopravvissuta al
suicidio di gruppo di una setta di fanatici. La moglie di Richard, Laura (Alicia Silverstone, che ricordavamo come Batgirl in Batman e Robin di Joel
Schumacher), non la prende troppo bene e si spara un colpo, lasciando
sconcertati il marito e i due piccoli figli, Aidan (Jaedel Martell, il piccolo
Bill del recente It di Muschietti) e Mia (Lia McHugh, che vedremo come Sprite
negli Eterni, accanto ad Angelina Jolie e a un po' del cast del Trono di
Spade, il nuovo cinecomic Marvel previsto per questo 2020). I bimbi, che hanno
vissuto la faccenda davvero (e prevedibilmente) male, hanno trovato inoltre
dei documenti inquietanti su Laura e se la sono subito figurata come una
specie di strega squilibrata, da odiare di default ancor prima di conoscerla, e
forse artefice della morte di mamma con qualche roba voodoo. Laura, che è una
persona gentile ma fragile e ancora ossessionata dal suo passato, ha evidenti
problemi a relazionarsi con gli altri. L'idea di Richard di far passare a
figlioli e Laura una vacanza in un villino, insieme, tra i monti e la neve,
mentre lui rimarrà lontano da loro a causa della classica tormenta, apparirà
quindi come un azzardo le cui conseguenze saranno davvero (im)prevedibili.
Finirà male? Sì.
Con lo
sceneggiatore del piccolo ma perfetto Cub -piccole prede e un cast di
buon livello, la diabolica coppia registica austriaca formata da Veronika Franz
e Severin Fiala esordisce in una pellicola internazionale dopo il fulminate e
cattivissimo Midnight Mommy, arrivato da noi grazie ai bravi ragazzi di
Midnight Factory. Non erano bravi, ma davvero cattivissimi e spietati, i
fratellini di Goodbye Mommy, interpretati dai fratellini Elias e Lukas Schwarz,
davanti a cui i giovinastri stronzi di Funny Games di Haneke possono
"accompagnare solo". Sono altrettanto terribili i fratellini di
questo The Lodge: sembra che Veronika e Severin stiano quasi facendo una
filmografia che disincentiva ad avere figli le coppie dubbiose, alimentando i
dubbi sulla presunta "purezza infantile", tema horror interessante ma
spigolosissimo da proporre oggi. Com'è questo film? Molto bello quanto molto
derivativo. Richiama per ambientazione The Others di Amenabar, gioca con le
geometrie e i mondi in miniatura come il gioiello Hereditary di Ari Aster (citando quindi anche le gabbie geometrie di Argento), punta forte sulla
incomunicabilità tra genitori e figli che era poi il cavallo di battaglia della
coppia già in Goodbye Mommy. Questo The Lodge è quindi un Goodbye Mommy
"da asporto", uno starting point rivolto al pubblico internazionale
meno estremo in forma e contenuto, ma che come tutto il cibo da asporto suona
un po' riscaldato, un'esperienza più sbiadita anche quando cita Amenabar e
Aster. Se non avete ancora goduto di Goodbye Mommy, The Lodge potrebbe
sorprendervi di più, se siete già fan del duo lo accetterete comunque come un
prodotto discreto e ben confezionato. Davvero bellissime le scene
oniriche tra la neve, immagini potenti dalla fortissima e disturbante
connotazione religiosa, per me il vero punto alto della pellicola. Davvero
terribili i bambini, nella loro lucida e spietata strategia comunicativa. Molto
brava la Keough, l'inferno emotivo che vive il suo personaggio è travolgente ed
è facile sentirsi persi, con lei, tra le lande nevose.
L'esordio
internazionale del duo di Goodbye Mommy è una pellicola discreta e ben
confeziona, che sa bene giostrarsi tra atmosfere gelide e misticismo. Se avete
un forte desiderio di maternità o paternità non è certo la pellicola che
vorrete più vedere in sala, ma vi assicuro che bambini così infernali si trovano
solo al cinema.
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