domenica 29 dicembre 2019

Star Wars - l'ascesa di Skywalker: la nostra recensione



- Sinossi(?): Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana, chi fa spoiler anche solo di un minuto di un film di Star Wars, anche solo raccontando cosa accade nei primi secondi, fa una fine brutta. E fa una fine brutta pure chi per contestualizzare un minimo la storia si collega al finale del film precedente, perché tutti abbiamo un amico che vuole vedere la nuovo trilogia senza spoiler, solo quando è uscita tutta insieme in cofanetto blu ray, con scene estese. E quindi la sinossi non la posso fare.  
- Commento NO SPOILER: c'è un indicatore importante che seguo con religioso scrupolo per capire quanto un film di Star Wars può essere per me buono: la relazione alla pellicola del mio socio Gianluca, da sempre amante della saga. 
Gianluca mi ha detto che non ha guardato l'orologio se non dopo i titoli di coda, ha trovato il film divertente, epico, un po' commovente come giusto, pieno di mille idee, trame e combattimenti. Gli ha dato giusto l'idea che questo film cerchi un po' di essere il seguito del sette, bypassando o limitando o per lo meno "contenendo" gli avvenimenti dell'Otto, ma il viaggio complessivo è stato più che buono. 
A me per andare a vedere L'ascesa di Skywalker non serviva altro e devo dire che confermo in toto la reazione di Gianluca. È un film visivamente spettacolare, accompagnato ancora una volta dalle magnifiche musiche di John Williams, che ha il merito di approfondire più del solito i nuovi personaggi, fornendogli un background e motivazioni più chiare. Ho apprezzato lo sviluppo di Rey (Daisy Ridley, qui davvero brava e non decorativa, oltre che bellissima), mi sono finalmente affezionato a Finn (un John Boyega che si "sbraccia meno" ed è più riflessivo), ho scoperto il lato più umano di Poe (un Oscar Isaac sempre divertente in coppia con Boyega, ma ora anche con un passato che lo rende più speculare che simile a Han Solo). Il Kylo Ren di Adam Driver è sfavillante, il personaggio più facile da amare e in cui immedesimarsi, carico di contraddizioni e slanci. Tutte le sue scene sono magnifiche, specie quelle con Rey, e sono contento che anche gran parte del pubblico che dopo episodio VII lo aveva bollato superficialmente come "fesso con la maschera" si sia ricreduto e abbia apprezzato. Se dopo la prima saga di Lucas è uscito un grande attore di nome Harrison Ford, questa nuova è la saga di Adam Driver, che negli ultimi tempi è letteralmente esploso al cinema, con merito. La Rose Tico di Kelly Marie Tran, vero cuore emotivo di Capitolo VIII ma non amatissima dal fandom, è presente sulla scena ma ha un ruolo più dimensionato, quasi da coro greco. Nota stonata, sempre relativa al "coro greco" che accompagna per lo più le scene con Leila, c'è un personaggio di cartone completamente inutile e addirittura molesto alla visione, che si pone con insistenza davanti all'obiettivo guardando in camera come un bambino di tre anni, dicendo battute banalissime con lo sguardo perennemente corrucciato e privo di carisma: è l'attore Dominic Monaghan in mood "mi è morto il gatto". A cosa serve? La leggenda vuole che J.J. Abrams, il regista del VII e di questo IX, abbia dovuto inserire Monaghan nel cast a seguito di una scommessa persa e lui di fatto è fastidioso e onnipresente come il vostro amico meno divertente che fa le corna a tutti quelli che scattano una foto nel giorno del vostro vostro matrimonio. Poi andate dal fotografo, pagate 200 euro il book delle nozze e 10 anni dopo la moglie rivedendo le foto vi domanda: "Ma chi è il cretino sempre presente nelle foto che fa le corna anche al prete e ai bambini?". E voi direte: "Dominic Monaghan". Vorrei una petizione online seria per rimuoverlo digitalmente, magari nella futura director's cut tra 15 anni in 120K, sovrapponendolo magari con quell'alieno buffo (o parente dello stesso) stile Sesame Street, con testone, senza braccia né gambe, che compare nel film nell'equipaggio del Falcon, a fare sa Dio cosa, facendo facce strane e versetti di continuo. Darebbe mooooolto meno fastidio. Ma prima della director's cut ho in mente un impiego nobilitante della performance di Dominic Monaghan. Quando il film uscirà in home video propongo come gioco uno shottino ad ogni apparizione di Monaghan sullo schermo. Spasso assicurato a fine serata. 


Dominic Monaghan a parte (voglio che si stampi in mente anche a voi questo nome, probabilmente qualcuno gli dedicherà una maglietta, ma non facciamo che Dominic Monaghan venga dimenticato per la sua insulsa presenza in Star Wars) tra i nuovi personaggi il mio preferito è l'esperto di robotica Babu Frik, un pupazzetto tutto energia e sproloquio, avrei voluto conoscere di più il personaggio di Rebecca Ferguson. Mi ha fatto tenerezza pure il robottino a cono che vive male la presenza umana per un caso di abuso su droidi e allora non lascia troppe confidenze. Non potevano mancare, e sono come sempre graditissimi i grandi ritorni di personaggi storici di Star Wars, anche per scene di breve durata ma significative, piccole chicche. Certo Lando (Billy Dee Williams) che dice: "Ai miei tempi Luke, Han, Leila e io abbiamo combattuto l'impero", fa un po' il Ringo Star della vecchia guardia, ma chi non ama Ringo dei Beatles o Winston dei Ghostbusters? Dolcissimo il C3PO di Anthony Daniels, che ci riempie di frasi affettuose come un vecchio zio che forse è troppo anziano per tornare la prossima volta sullo schermo, Luke torna con tutta la sua umanità e autoironia, Chewbe fa uuuaaaaaauaaa, tutti vorremmo abbracciare piangendo Carrie Fisher come fa Daisy Ridley, soprattutto dopo che l'unica vera principessa della sotto-cultura nerd ci ha lasciato per sempre e ogni frame di immagine con lei diventa tanto preziosa. Mi sono commosso più volte, come un pupo. C'è Palpatine, non è spoiler perché è la premessa stessa di questa pellicola. Se il tema conduttore della nuova saga è stato il confronto tra il passato e presente, Palpatine è "l'ostacolo" più convincente di tutti, un suo epigono, per quanto ben caratterizzato, avrebbe comunque perso nel confronto. Ian McDiarmid interpreta Palpatine nella sua forma più estrema, dolente, forse morente, ancora con la voglia dei giochini mentali, ancora pieno di fulmini dalle mani pronti a scatenarsi. Palpatine nei colori del suo abito talare, risata glaciale e attaccamento alla vita inclusi, cita e fa riviere direttamente il Dracula di Coppola (Coppola è l'uomo senza cui non avremmo mai avuto Star Wars, l'uomo che ha lanciato Lucas, ricordo ai posteri) e ridefinisce, forse "correttamente" ma definitivamente il Lato Oscuro (andando anche a scrivere e integrare la storia dei Sith). Forse, rimanendo fermo a questo avverbio, "definitivamente", possiamo passare ad analizzare la parte narrativa più relativa all'intreccio, la messa in scena degli eventi. 


Per qualcuno il vero problema della pellicola è proprio la tensione febbrile a definire, spiegare, sottolineare in grassetto, collocare logicamente e chiaramente ogni tassello di trama che prima era un mistero. Se fosse una puntata di Boris, questo Star Wars sarebbe la fantomatica puntata della distruzione della clinica di Occhi del cuore. È un ostinato e continuo mettere puntini sulle "i" che comprime la narrazione, rendendola quasi una gara contro il tempo, almeno per la prima parte del film, con la seconda che gira più liscia. L'impressione ulteriore è che alcuni concetti siano spiegati troppo e altri troppo poco. Si avverte che questo "spiegare tutto" sia un preciso dictat della produzione. È teso a appianare "nel modo più chiaro e diretto possibile" i dubbi sollevati in rete da parte del fandom che non ha gradito il capitolo VIII, spesso correggendo in corsa gli aspetti rimasti più controversi (ma lo fa in modo forse "troppo esplicito"). Si ha l'impressione che se i fan avessero reagito con meno polemica il film avrebbe toccato più o meno gli stessi punti, ma senza stare a rimarcarci così tanto, come se si sentisse l'obbligo di rispondere a un elenco puntato di domande che deve essere ficcato a forza nel film. Questo ossessivo "dover spiegare" è teso inoltre a "chiudere la narrazione interna", alla maniera dei comics americani che richiedono, alla fine del ciclo narrativo di uno scrittore su un personaggio noto, che questo necessariamente riporti il character "ad una situazione idealtipica di equilibrio", la "situazione tipo" che rende quella specifica storia "finita", quanto pronta a essere riaperta da un nuovo autore. Abrams, che è uno che di solito le saghe le inizia ma non le finisce, è stato bravo ad affrontare con lo sceneggiatore Terrio questo delicato processo, anche se in qualche caso non tutto è risultato sorprendente e scoppiettante come avrebbe potuto essere. A conti fatti c'era "fretta e tensione nell'aria", che se da un lato proprio ciò ha donato al tutto un ritmo indiavolato, di contro ha portato a sacrificare qualcosa che avrebbe necessitato di più tempo per funzionare davvero. Si è scelto di anteporre il didascalico all'epico, se posso con una metafora semplificare il discorso, ed è stato un peccato anche perché laddove si metteva da parte questa ossessione gli spunti narrativi buoni comparivano a frotte. Nella  prima parte la pellicola parla di un viaggio, che in uno specifico momento mi ha ricordato i Goonies, ed è stato "mondiale", un viaggio che spiegoni a parte è divertente. Come i film d'arti marziali insegnano però, se hai troppo di cui parlare, ti rimane troppo poco tempo per menare. Brevi ma intensi, magnifici, i combattimenti con le spade laser. Brevissimi e un po' confusionari gli scontri con astronavi e raggi laser vari, che peraltro si risolvono in un modi molto schematici con Macguffin deboli. C'è poca voglia di scontri spaziali in questo film sulle guerre spaziali. La saga ci ha già abituati ad eserciti interi, giganteschi quanto anonimi, che spuntano dal nulla, su pianeti di "stoccaggio Amazon", in attesa solo di essere pagati con bancomat imperiali, ma ogni volta che compare dal nulla una mega flotta spaziale anonima in cielo ci rimango male. Anche perché ci vorrebbe poco o nulla per caratterizzarla un po', magari dando alla flotta qualche contorno originale tipo la flotta navale dei non-morti del Ritorno del Re. Ma ve li immaginate, degli incrociatori imperiali fantasma guidati da trooper non-morti tenuti insieme con innesti dei robot della Gilda dei Mercanti con al comando qualcuno come il generale Grevious? Sono introdotti imperiali non umanoidi, potevo sperare di vedere un epigono di Sebulba pilotare Tie - Fighter, magari uno "sguascio-Tie"? Magari astronavi che si combinano tra loro, circondano a tenaglia i ribelli, li costringono a fate il surf tra macro-strutture semoventi? Ma quanti pupazzetti ci venderebbero!!! Il fatto è che tutto questo non avviene, ci sono solo una milionata di incrociatori stellari tutti uguali con giusto un cannoncino nuovo sotto, la morte della fantasia. Incrociatori perfettamente e asetticamente distanziati tra loro, di forma romboidale classica, che arricchiscono graficamente una specie di carta da parati del muro galattico del cinema. Magnifici, minacciosi per numero, ma per lo più carta da parati, con forse un omino o due su una plancia su tre milioni, a testimoniarci che non sono astronavi del tutto vuote. Anche la logica con cui la Resistenza "dei buoni" può far fronte a questa "infernale carta da parati" è poco approfondita, poco accattivante e no, per niente simile al finale di Episodio IV.  I Jedi combattono (poco) e parlano (tanto), mente nel cielo anonime astronavine ribelli guidate da personaggi che nessuno vede nel 98% dei casi, schizzano senza uno scopo e logica sulla "infernale carta da parati", con noi che a un certo punto ci disinteressiamo del tutto di loro. E questo, ripeto, perché per realizzare uno scontro lungo e con personaggi caratterizzati impegnati nello stesso, serviva del minutaggio extra che qui non c'è . Forse bastavano un minimo sindacale anche solo di tipo un paio di cavalieri neri su un paio di Tie-Fighters, senza essere esosi, che duettassero con i ribelli sulla scena scene spaziale. Ma non c'era tempo, servivano almeno 20 minuti buoni su schermo, e J.J. aveva perso la famosa scommessa per cui ci dobbiamo già sorbire  sullo schermo al loro posto un Dominic Monaghan, inutile tra gli inutili, che dice in modo triste cose inutili, per almeno 15 interminabili minuti inutili (forse non 15 effettivi, ma che io ho avvertito soggettivante almeno come 25 minimo, quindi cercavo di essere più "realistico"). Ricordate questo nome e insegnatelo ai vostri figli, Dominic Monaghan: "Il male". 


La pellicola era già lunghissima, i punti interrogativi aperti dalla trama precedente di Rian Johnson molti  (e la spiegazione di un paio di questi offerta da J.J. poco felice), ma forse sono pure diventati "troppi" anche alla luce del fatto che prima c'erano in produzione per Disney almeno 2 nuove trilogie e oggi, dopo il flop di Solo e la terza "Star Wars story" cassata, dopo la collezione delle action figures Elite Series di fatto sospesa dopo Gli ultimi Jedi (mai sottovalutare il mercato dei gadget per prodotti come Star Wars) si parla di tornare al cinema per il 2022 in un generico "sequel" con magari, se va bene, un seguito (questo almeno ad oggi secondo le recenti dichiarazioni, domani può cambiare tutto), mentre si sta puntando forte sulle serie televisive di Disney Plus, con Mandalorian che vola fortissimo e Obi Wan ai nastri di partenza. La strategia punta a Serie TV di Star Wars prettamente "per adulti", quella fascia di fan cui era indirizzato Rogue One, nell'attesa magari che questa terza trilogia per il cinema che oggi si chiude in fretta, con audience ancora e storicamente per famiglie, diventi cult per i fan giovani di adesso. Ma considerazioni di questo tipo a parte, che lascio agli analisti seri, dopo aver brevemente parlato di personaggi e della "troppa trama" su schermo, arriviamo ora, in questa lunga chiacchierata sull'ultimo Star Wars al punto per me più "ciccioso", ovvero all'aspetto visivo e sonoro. Dominic Monaghan a parte, che sia visivamente che auditivamente è insostenibile, Star Wars è come tradizione una bomba. Pianeti misteriosi ricchi di architetture strane e alieni buffi e colorati, tonnellate su tonnellate di astronavi a riempire bulimicamente lo spazio dello schermo più grande del vostro cinema, mirabolanti esplosioni che fanno scoppiare i subwoofer, giochi di luce, riprese a rotta di collo a cavallo di caccia interstellari, maestosi palazzi medioevali con statue, troni, arene. Sir John Williams, che si presta pure a fare un cameo come barista di una "cantina spaziale", prende ogni immagine e la riempie di magia facendoci con le sue note esultare, ridere e piangere a comando. La trama si dissolve sotto la potenza della musica, le ombre della trama lasciano spazio alla scie della velocità luce, rimangono i personaggi e le folli invenzioni grafiche, tutto si trasforma in una partitura visiva che fa da contrappunto alla magia sonora di Williams, facendoci tornare bambini. È questa la cifra finale, quello che davvero per me conta, ciò che rende lo spettacolo degno di essere visto e rivisto. Lasciatevi trascinare dalle scenografie sontuose, dagli alieni, le astronavi e i Jedi. Lasciatevi incantare da Sir John Williams e dalla Light and Magic. Allora davvero la trama diviene poca cosa rispetto al viaggio visivo. Star Wars non è solo trama e non lo è mai stato. Anche se i fili narrativi sono qui ogni tanto sfilacciati (come del resto in tutto Star Wars), lo spettacolo è sempre grandioso e sembra in grado di far tornare bambino chi lo ammira. E ovviamente non sto parlando di nessuno dei momenti in cui appare Dominic Monaghan. 


In sala ero circondato da detrattori della pellicola, quei classici ragazzi dall'aria gaudente che a ogni scena devono commentare che ci sono errori, contraddizioni, superficialità e che in genere guardano Star Wars con l'orecchio teso del consumato critico di musica classica, pronti a cercare l'errore più che a godere delle cose positive. A fine visione, in lacrime di estasi autentica, che credo di saper distinguere dallo "sdegno", uno di loro ha detto: "è il film più brutto che ho visto in vita mia, non vedo l'ora di parlarne con gli altri sul forum". Il suo amico, anche lui in lacrime di gioia, ha commentato: "Lol, zio". Da osservatore appassionato e curioso del comportamento umano ho visto due ragazzi felici di quello che hanno visto (pur nei difetti!!!), gioiosi del fatto di parlarne con gli amici per continuare l'esperienza nella condivisione. Solo che quando devono esprimere un'opinione, su quella che ricordiamo essere una favola destinata a tutta la famiglia piena di simbolismi anche semplici, trovano estremamente più Figo fare i critici acidi. Sono giovani interessanti, la cui "gioiosa scontentezza" è uno stimolante campo di analisi sociologica. 


- Conclusione:  è un film imperfetto, ma nessun film che preveda anche solo per un secondo la presenza di un Ewok su schermo può essere perfetto. Le magagne principali riguardano non tanto quello che dice la trama, ma "il modo in cui lo dice", l'ossessione didascalica ficcata a forza in molti passaggi narrativi, dando il via a troppi dialoghi esplicativi che vanno a comprimere il tempo dell'azione complessiva. Aspetto che nella seconda parte del film si avvertirebbe di meno, se non che nella seconda parte si vorrebbe un secondo tempo che duri il doppio per concedere la giusta epicità ai combattimenti. Nonostante questo, i personaggi riescono a essere sviluppati in modo convincente e facilmente ci si affeziona a loro più che in passato, l'esperienza sonora e visiva è da urlo e si esce dalla sala appagati e contenti, anche se in molti faranno fatica ad ammetterlo. 
Alla fine i pro per me sono molto più che i contro. 

- Una piccola nota personale: 
Dopo la trilogia degli anni 2000, in cui Star Wars ha mostrato i muscoli con lunghe ed elaborate scene action di eserciti in lotta, c'è stato Il signore degli Anelli di Jackson e una narrazione del fantasy che si è fatta sempre più lunga e accurata, tra intrighi e battaglie, sfociando in prodotti per adulti come Games of Thrones. Star Wars è tornato al cinema con un target ancora per famiglie, ma con un fandom in larga parte costituito da chi è cresciuto con le battaglie del Signore degli Anelli e forse si aspettava qualcosa di simile, magari di rispettoso della molta letteratura che negli anni ha accompagnato Star Wars. Il nuovo Star Wars mette un po' da parte i combattimenti fantasy per epicità e durata, sembra cercare nuovi fan tra i più giovani mentre tiene poco conto dei fan più anziani, fa con Gli Ultimi Jedi un elogio del fallimento che manco Pasolini, in un'epoca in cui i giovani sanno bene cos'è il fallimento al punto da non volerne sentire parlare pure al cinema mentre guardano il loro film fantasy escapista preferito. La strada del Brand sta per spostarsi in TV, scegliendo temi più adulti per le serie dal vivo e magari escogitando qualcosa per i bambini più piccoli. Il futuro ritorno al cinema del franchise sarà una sfida interessante. 
A questo giro mi sono divertito, sarebbe per me bello tornare in futuro in sala a Natale per vivere nuove avventure spaziali. Ma senza Dominic Monaghan. 
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