Ok, da
poco sono pure io "sulla barca". Perché ti sentì un "solo al
mondo" (Una promessa è una promessa cit.) se non provi dei
giochi multiplayer. Tutti i tuoi amichetti (e parlo di gente tra i 40 e 50
anni) si divertono tutte le sere a rivivere battaglie steampunk ispirate alla
prima guerra mondiale e tu no? E allora ci provi, memore di quelle dieci
partite a Doom Arena nel '98 e dell'ancora favoloso Unreal tournamnt giocato
per ore nel 2000 e in versione PS3 per alcuni mesi. Da lì Call of Duty mi avrà
regalato, per una meccanica di gioco che reputo parecchio meno divertente che
Unreal e soci, una trentina di partitine online buone in 15 anni. Crysis 2 tre
o quattro settimane. Una connessione fino a poco fa non idilliaca non aiutava
certo, ma è stato un po' anche l'incontro con le nuove generazioni di player ad
essere negli anni piuttosto traumatico. Nessuno con una vaga idea di "fare
squadra", gente che ti insulta se non giochi esponendoti ai colpi in mezzo
al campo di battaglia, bonus tipo "bombe nucleari" e cani, che spesso
sono peggio delle bombe nucleari, in grado di scovarti e uccidere anche se sei
il giocatore più attento del mondo. E poi la profonda slealtà del procedimento
di crescita, dannazione!!! Una volta nelle arene di gioco tutte le armi serie
disponibili respawnavano, dopo un dato periodo di tempo in un certo
luogo, e tutti i giocatori entravano in gioco con le stesse armi
democraticamente insignificanti. Oggi solo per il fatto che "esisti"
online da un mese o due (senza essere bravo) parti con giocattoli tritacarne fuori-scala
in grado di falciare come pomodori i giocatori più giovani. E c'è chi paga
soldi veri per avere questi "bonus", perfino (almeno fino all'anno
scorso) a costo di comprare e bere lattine di energy drink alla taurina per
riscattare codici bonus per avere "esperienza doppia" per un week end
o due!!! In tutto questo strano teatrino io mi sono ritirato a vita di clausura
nei Game e modalità single player, ma in fondo i single player stanno morendo
perché oggi il mercato, come dichiarato candidamente da Electronic Arts, spinge
sulla "condivisione" dell'esperienza con una forza e concretezza tale
che software House come Bethesda lanciano campagne come "Save player
one". Chi vuole giocare da solo è ormai destinato a estinguersi come le
foche? Forse. E allora proviamo Battlefield e Overwatch, in pratica tiratici
dietro durante le feste, in versione full optional, per una ventina di euro in
tutto tra black friday e promozioni collegate.
Dovrebbero essere giochi che
rispondono con concretezza ai problemi di individualismo menefreghista alla
Call of duty, giochi in cui se non combatti facendo squadra muori subito.
Perché io ho il problema dei problemi, che sta a monte di tutto il discorso.
Non ho più di tre amici in croce che si dedicano allo stesso gioco, sono tutti
"dispersi" tra giochi di guida, calcio, picchiaduro e sparatutto e se
"perdo l'attimo", visto che la vita lavorativa non perdona e il tempo
è tiranno, capita che prendo il gioco quanto quei tre non ci giocano più da
mesi. Poi sfiga vuole che se il gioco non è "realistico, bello di guerra,
storico" i miei amici manco se lo cagano, perché devono in qualche modo
giustificare alle mogli (che li guardano perplesse mente occupano il loro
televisore durante la trasmissione de "Le tre rose di Eva") che stanno
tipo partecipando a una ricostruzione bellica supportata da documentari del
Focus Channel. Certo, la rete è piena di clan e amici dotati di cuffie e
coordinazione con cui interagire se c'è la voglia di cercarli, ma fa brutto
perché io finisco per cercare istintivamente i quarantenni e non li
trovo. Cercare del ragazzini per giocare mi fa sentire come quei maniaci del
pacchetto e psicologicamente non è un'esperienza alla quale ambisco. E poi non
vorrei nemmeno finire come un mio amico che per non deludere il suo gruppo online
si trova puntualmente con il clan tutti i gironi per sei ore... Ok, sono
parecchio complessato, lo ammetto. Tirando le somme: per divertirmi devo per
forza avere fiducia in giocatori estranei/sconosciuto/di età e nazionalità
ignota. Questa procedura non è facile o divertente in moltissimi casi, allora
mi affido a giochi in cui "fisiologicamente" ipotizzo (anzi, prego)
che senza un'idea di fare gruppo non ci si giochi proprio. Riposto per il
momento con tanta paura per il futuro Overwatch, metto nella play Battlefield
1, che mi hanno sponsorizzato da mesi come il nuovo messia dell'online. È il
mio primo Battlefield dai tempi di Bad Company, naturalmente giocato in
singolo. Lo installo e gioco nel breve single player per scaldarmi. Mi girano
già le balle perché un single player così potevano farmelo più lungo e io ero
pure soddisfatto solo con quello. Graficamente è sbalorditivo, la trama è molto
interessante e l'esperienza complessiva mi convince al punto che il
giorno dopo sono di nuovo da Mediaworld a cercare in offerta il nuovo titolo
spin-off della saga Battlefront Starwars II. Bellissimo "il senso della
vita" esposto nel primo capitolo della campagna, magnifico il capitolo
ambientato in Italia sulle montagne, trascinante il deserto con i suoi spadaccini
a cavallo, epiche le battaglie aeree, gli zeppelin, le città in fiamme a cui si
accede dalle foreste. I carri armati pre - seconda guerra invece sono una
merda, pare di guidare i carri di cartapesta del carnevale di Viareggio, ma ce
ne facciamo una ragione. Va bene, dopo una decina di giorni mi decido a entrare in una partita multiplayer, non prima di aver visionato su YouTube
qualche gameplay di gente che sa quello che fa. Disastro. Mi viene da piangere
da tanto sono incredulo. Mi sono completamente sbagliato sull'idea che fosse un
gioco di squadra. Quello che mi trovo davanti è la versione pulp dell'ora di
ricreazione di quando stavo alla scuola materna. Avatar di soldati in armi che
celano bambini in cerca di un giocattolo o di una altalena. "È mio!!!!!".
Che sia un mortaio, un aereo, una jeep, una moto o un cazzo di carro allegorico
di Viareggio. Una corsa frenetica al giocattolo, con il quale perdersi, per i
cazzi propri, in uno scenario fin troppo vasto. Ci sono i fissati del cavallo,
che girano per chilometri nel nulla come se fossero in "Barbie passione
ippodromo". Ci sono i nostalgici dei simulatori di volo del PC del 1993,
che salgono su ogni oggetto con le ali per planare sopra boschi e montagne. Ci
sono i patiti delle torrette/mitragliatrici inchiodate a terra, che girano su
se stessi come in un tiro a segno da parco giochi. Quelli che non sono a bordo
di qualcosa se ne stanno in genere sdraiati per terra come dei sassi per tutta
la partita e danno l'impressione di volersi abbronzare digitalmente più che
fare i cecchini. Non c'è nessuno che cerchi di combattere per le strade
imbracciando un fucile o anche solo che cerchi di combattere in genere. Per
spingerti un po' a farlo, gli sviluppatori ti danno dei bonus di attacco
assurdi, come baionette in grado di fare più danni di una mitragliatrice, ma è
tutta fatica sprecata. Salire su un giocattolone è più bello e il gioco lo sa
di questa deriva, facilita il respawn su più tipi di giocattoli sempre
disponibili. Se poi un bambinone ti frega il comando alla guida di un
giocattolo, puoi sempre sederti vicino a lui sullo stesso, imbracciando una
mitragliatrice e non è il massimo dell'esperienza. Sui carri di Viareggio si
spara con difficoltà e poco appagamento, sugli aerei c'è una gestione dei
movimenti in relazione all'abitacolo che più che irrealistica sembra proprio
demenziale. Ogni tanto hai la brutta sensazione che ci sia gente che gioca a un
gioco diverso, perché ti chiedi come sia possibile che loro siano in testa alla
classifica con 50 uccisioni mentre tu, scegliendo pure le zone più calde della
mappa, hai incontrato al massimo una decina di player. Non è una bella
cosa.
E questa
è la media delle partite "casual" a cui io ho assistito e
partecipato. Ho constatato che le partite a cui partecipano squadre organizzate
sono ben altra cosa, ma se hai solo un paio di amici a quel livello non puoi
ambire e alla fine ti trovi a scorrazzare in questa specie di circo, tanto
spettacolare a vedersi quanto inconsistente sul piano delle intenzioni dei
giocatoti. Però se qualcuno così si diverte sono felicissimo per lui. Ma voglio
provare ad insistere un po' di più prima di tornare tra le braccia di
Wolfenstein, perché magari è colpa mia che non sono nel mood giusto. In fondo,
chi non ama i carri di Viareggio?
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