lunedì 1 gennaio 2018

Seven Sisters: la nostra recensione





- Premessa: Iniziamo con un contributo filmato esplicativo di importanza morale e storica fondamentale e in assenza del quale questo articolo non avrebbe senso di esistere 



Era doveroso.

-Sinossi fatta male: Futuro, intorno al 2070. Il mondo lo abbiamo lasciato a marcire come stiamo facendo già adesso ed è diventato una vera cloaca. Per una botta di fortuna inaspettata gli scienziati sono riuscito a far fronte all'inquinamento del suolo e ora vengono prodotte verdure sane e più energetiche, ma sono così energetiche che hanno fatto incrementare il numero delle nascite oltre ogni immaginazione e in un pianeta già sovrappopolato questo è un autentico casino. Per cercare di far tornare un po' i conti è stata quindi varata la legge del figlio unico. In sostanza non si può che avere un figlio per famiglia e in caso di abusi il surplus viene invitato a criogenizzarsi per essere scongelato in un ipotetico futuro in cui avremo magari colonizzato lo spazio. La dottoressa Cayman (Glenn Close) segue personalmente le procedure di criosonno alla guida di un bureau asettico a metà tra l'ospedalizzazione e il servizio sociale. Siccome però le verdure ultra-generative sono troppo buone, fioccano migliaia di bambini extra e la polizia agisce con una repressione così dura da essere proprio efferata. Nelle zone di accesso alla città ci sono autentici checkpoint in cui "manu militari" viene scannerizzato e controllato ogni giorno e ogni ora il braccialetto identificativo che tutti i cittadini devono per legge portare. In caso qualcuno si opponga al criosonno si spara, spesso alla testa. Il questo non idilliaco ma drammaticamente realistico futuro vive Terrence Settman (Willem Dafoe), la cui figlia è morta dando alla luce per via delle carotine del futuro sette gemelle. Il signor Settman non è che sia poi troppo fiducioso di questa storia del criosonno e decide di tenerle tutte con sé, nascondendole tra le pareti della sua dimora. Per rendere loro possibile una vita all'esterno quasi normale decide che tutte loro assumeranno l'identità di Karen Settman e come lei potranno uscire di casa, vedere amici, studiare e lavorare. Solo che potranno farlo un giorno alla settimana per ognuna. Chi esce di casa poi dovrà raccontare tutto alle altre, che dovranno fare bene i compiti e rivestire il giorno dopo gli stesi panni. Settman per rendere le cose più facili assegna a ognuna delle figlie il nome di un giorno della settimana. Ogni bambina potrà uscire di casa quando sarà il giorno del suo nome. Biologicamente ed esteticamente uguali, truccate e abbigliate in modo conforme, le Settman (tutte interpretate da Noomi Rapace) reggono al gioco fino all'età adulta, quando Karen Settman diventa un'affermata donna in carriera, in vista di un'importante promozione. Ma se lo specchio mostra all'esterno sempre lo stesso volto, le Settman in casa amano distinguersi, anche perché caratterialmente sono molto diverse tra loro. Lunedì è l'esempio da seguire, quella su cui il nonno ha riversato le maggiori responsabilità. È una lavoratrice instancabile e una perfettina. Martedì è ipocondriaca e buffamente sempre in agitazione. Mercoledì ha i muscoli e un carattere duro, quasi mascolino. Giovedì è l'animo ribelle del gruppo, ma in fondo anche il leader e ricorda come carattere (bene) la  Ripley di Sigurney Weaver. Sente il peso della responsabilità per il bene delle sorelle anche per un forte senso di colpa per un certo fatto terribile della loro infanzia. Venerdì ha gli occhiali e la testa ficcata nei libri e nel computer, è timida e introversa ed è quella a cui si deve il successo lavorativo di Karen. Sabato è finta bionda e finta bitch. Ama ubriacarsi e sembrare una mangiatrice di uomini ma nasconde un carattere da timida. Domenica rappresenta al meglio la fede e la famiglia, è il grande cuore materno del gruppo. Ora che sono grandi non c'è più nonno Settman a guidarle, anche se la sua figura è sempre presente nei loro ricordi. Il mondo è diventato un posto più duro e più cupo. Tutto all'esterno è sporco e schifoso, il topo ha preso il posto dell' hamburger nella dieta del terrestre medio. Pronta per il giorno della promozione, seguita a distanza con il gps dalle sorelle da casa, Lunedì con i tacchi alti va al lavoro ma la sera non torna più a casa. Cosa le sarà successo? L'avranno presa quelli del bureau del figlio unico? Le ricerche di Lunedì porteranno le sorelle in luoghi molto pericolosi e importanti per il destino dell'umanità. 


- 7x7=49, che per la smorfia napoletana è "La carne". Ci piace Tommy Wirkola. Ci sono piaciuti i suoi zombie nazisti surgelati di Dead Snow e i suoi Hansel e Gretel cacciatori di streghe (in specie la morbida Gemma Arterton strizzata in completini di pelle sexy). È un regista horror nel senso più nobile del termine, un artigiano sempre carico di splatter e autoironia nelle sue produzioni. Con Seven Sisters, in originale What happened to Monday, fa il grande salto per contenuti e regia e si diploma in fantascienza sociale seria, al pari di Alfonso Cuaron (I figli degli uomini) e Andrew Niccol (Gattaca). Merito della folgorante sceneggiatura di Max Botkin e Kerry Williamson, merito di una letteralmente straordinaria Noomi Rapace, merito di una produzione curata e dall'alto budget. Seven Sisters colpisce allo stomaco per il suo mondo spietato quanto possibile, per il modo in cui riesce a giocare con l'azione e la tragedia, per la sua confezione patinata da figlio di Matrix. Perché Matrix era anche una lettura del videogame in chiave tragica e Seven Sisters gioca nello stesso campionato, con immagini dall'impatto ugualmente potente e con una simile idea di fondo. Karen Settman è un avatar per sette persone, ogni volta che Karen esce di casa si immerge in una specie di Matrix, con le altre sorelle che fanno da "operatori", seguendola, supportandola e indicandole delle vie di fuga in caso ci fossero nelle vicinanze degli agenti del bureau inquadrati da qualche telecamera di sorveglianza craccata da Venerdì. Se una Karen Settman muore (e succederà spesso, in modo anche violento) ci sarà un'altra Settman e un'altra monetina da inserire nel coin-op dopo il Game Over, per poter far proseguire la trama. È un film quindi profondamente ludico ma anche lucido, spietato, vero. Guardando mister Settman che nasconde in casa le sue figlie, guardando i posti di blocco e le stanze dei bureau torniamo subito con la mente all'olocausto, ai ghetti, ai campi di concentramento nazisti. Entrando  negli uffici della corporation dove lavora Karen veniamo incontro a un'umanità arida e arrivista in cui denunciare un collega è un buon modo per sopravvivere. Un quadro spietatamente attuale, moderno. Nelle strade sembra di essere piombati in Blade Runner, ma se girate anche sono per le strade di Milano oggi non ci troverete troppe differenze. È quindi un film dannatamente attuale, che sa leggere i corsi e ricorsi della storia e che ci pone davanti a un futuro ancora più cupo e disperato. Non ci sono principesse spaziali da salvare, si può solo sopravvivere in uno sporco formicaio perennemente a rischio di essere seccati dal ddt. L'antidoto a questo futuro che il film suggerisce è la famiglia. Le sorelle vivono insieme e non potrebbero sopravvivere se non raccontassero le une alle altre la loro giornata. La comunicazione salva la vita qui, letteralmente. Ci viene da riflettere su quanto tempo passiamo in una giornata per comunicare con i nostri cari, soprattutto oggi che l'aria natalizia è più frizzantina. Forse è stando più uniti che si può esorcizzare quello che per Dickens è il fantasma del Natale futuro. 



-Conclusioni: Seven Sisters è un film di fantascienza sociale intelligente, cupo, carico di azione e molto violento, ma molto più per la testa che per le retine. È un film che fa riflettere, è un film bello da guardare, divertente per l'azione e ben recitato. Noomi Rapace impersona sette personaggi più uno (quello collettivo, ma visto che è sempre declinato diversamente da una delle diverse sorelle si potrebbe quasi parlare di 14 personaggi diversi in totale) e riesce dare a ognuno sfumature diverse e credibili. Dafoe incarna una figura tragica e profonda e non si può che applaudire per il terribile, asettico e fanatico personaggio di Glenn Close. Una donna contorta, a suo modo illuminata e in fondo fragile, cui è stato posto sulle spalle tutto il peso del mondo da persone che non avrebbero mai avuto il coraggio di prendere decisioni come le sue. Decisioni che speriamo che tra settant'anni  non debba prendere nessuno. Uscirete di sala atterriti, ma non vi sarete addormentati un momento e più di una scena vi rimarrà scolpita in testa. A ricordarci che gli piacciono le teste mozzate ed esplose, Wirkola ne mette più che può nella pellicola e questo potrebbe scoraggiare qualche spettatore dalla visione. Ma ne vale la pena, perché è una delle pellicole più interessanti di questo periodo. 
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