Conoscete
Henry Joost e Ariel Schullman? Sono esplosi un po' di anni fa con Catfish, un
docu - film che parlava in toni molto dolci, ma spietati, di come sui siti di
incontri on-line potresti incontrare persone diverse rispetto a quelle che
compaiono sulla foto del profilo. Il protagonista va così a conoscere
davvero, fisicamente, una persona con cui intratteneva una relazione virtuale
magari da mesi, "buttando fuori" durante il viaggio tutte le
speranze, paure e accorgimenti pratici che avrebbe messo in campo nel gestire
quell'incontro. Un incontro che potrebbe essere fantastico quanto,
probabilmente, uno psicodramma. Mentre si avvicina il momento dell'incontro i
due "innamorati" continuano a sentirsi a distanza, ma avranno la
forza di "aprire quella porta sul reale?". Perché una persona
potrebbe sempre essere più grassa, meno alta, più vecchia o addirittura con
un'altra faccia e sesso rispetto alla foto che si sceglie come avatar della
propria "socialità". Idea semplice ma geniale, raccontata con il
cuore ma senza dimenticare mai il cervello, Catfish è diventato poi una serie
TV ugualmente gustosa, che vi consiglio di recuperare. Henry Joost e
Ariel Schullman sono poi approdati in Blumhouse. Su Paranormal Activity,
dirigendo gli episodi 3 e 4, e su Viral hanno portato la stessa passione per la
tecnologia e i social. Il loro mondo cinematografico è sempre pieno di telefoni
cellulari che riprendono e condividono qualcosa, di forum e meme e tutto questo
bagaglio arriva anche in Nerve, adattamento del libro di Jeanne Ryan con
protagonisti Emma Roberts, Dave Franco ed Emily Meade.
Nerve è
un "gioco" della rete che si svolge nel mondo reale e mette in premio
un sacco di soldi. Chi decide di parteciparvi, diventando
"giocatore", deve superare delle prove scelte da chi lo guarda, gli
"spettatori" (che poi sono anche quelli che pagano per guardare). Il
giocatore deve riprendere con il suo cellulare le sfide a cui partecipa. Se
decide di non partecipare o abbandona è fuori dal gioco, se vince le sfide va
avanti e alla fine di un certo periodo il giocatore con maggiori followers può
partecipare alla prova finale. Mai chiamare la polizia però, perché le
conseguenze sono davvero sconsigliabili. Nerve non ha altre regole e soddisfa
appieno l'edonismo di Sydney (Emily Meade), che vuole diventare una player
ricca e famosa, ma può essere pure un banco di prova per una vita perennemente
castrata dalla timidezza, come accade per Vee (Emma Roberts). Nerve e le sue
prove continue può essere anche il "mondo reale" per malati di
esperienze forti come Ian (Dave Franco) e Ty (il rapper Machine Gun Kelly).
Ma cosa chiede Nerve ai suoi player? Si parte da "bacia la prima persona
che incontri per caso" a " ruba un vestito" e si può arrivare a
"sali su un palazzo e penzola sul cornicione" o "stai sdraitato
sui binari mentre arriva un treno". Chi abbandona perde il soldi e la
popolarità. Ma potrebbe perdere qualcosa di più. Di sicuro se uno è un player
perde per sempre la sua privacy e vivrà circondato in ogni momento da dei
cellulari intenti a riprenderlo di continuo.
Un po'
Hunger Games, un po' Jackass, un po' pure Saw l'enigmista. Nerve è una creatura
strana che in mani diverse poteva diventare di tutto, ma soprattutto banale.
Invece, affidata alle mani di Henry Joost e Ariel Schullman riesce a catturare
al meglio il mondo dei social e dei giovani d'oggi. Si potrebbe definire il
primo film che mette davvero alla berlina i cosiddetti leoni da tastiera,
fotografandoli per quanto sono piccoli, immaturi e perennemente coperti in
volto dai loro mascheroni. Una generazione di "odiatori" che sono
peraltro stati descritti alla perfezione dal programma TV Rai "Far
Web", che vi consiglio di recuperare in streaming sul sito Rai o su Rai
Play, se avete la TV digitale. Senza poter vedere una persona negli occhi si
infrange la "barriera empatica" e si riesce quasi a percepire il
prossimo come un oggetto con cui trastullarsi finché non viene a noia, un
punchingball su cui sfogarsi e che tanto "vive nel computer". Sono
questi molti degli spettatori di Nerve, e Henry Joost e Ariel Schullman
vogliono farceli vedere per bene. Prima quando seguono i player per strada, con
il volto coperto per non farsi riconoscere. Poi quando sono nelle loro casette,
a viso scoperto e tranquilli, mentre decidono della vita o della morte
dei player. Adulti o bambini, annoiati o frustrati, il mondo degli
Haters è visto come un mondo di omini tristi e indifferenti al dolore altrui. Ma
fare questo era facile, ci sono già altri film horror che si sono dedicati agli
hater. Henry Joost e Ariel Schullman ci mostrano anche la gioia e la sana
incoscienza dei suoi player. I giovani Dave Franco e Emma Roberts sono carini e
vitali nel loro inseguirsi e incontrarsi sfida dopo sfida, la rete diventa
anche occasione reale di incontro e la parte più sentimentale del film funziona
al meglio. La parte thriller invece è un po' buttata via sulla lunga distanza,
la soluzione finale troppo frettolosa ma nell'insieme il film convince, diverte
e commuove, sa quando serve pure esaltare e qualche volta riesce anche a fare
paura. Si merita di sicuro una seconda visione per soffermarsi su
qualche dettaglio o rileggere in chiave diversa un paio di personaggi. Nerve
è un bel prodotto e non mi stupirebbe se comparisse prima o poi un seguito.
Alla fine il mondo "reale" del web fa comunque più paura.
Talk0
Sai cosa ho sempre pensato? Che la bufala sulla Blue Whale sia esplosa proprio poco prima dell'uscita (italiana) di questo film.
RispondiEliminaNe avevo sentito parlare tiepidamente, tu addirittura citi haters e quel gioiello di Far Web.
Recupero.
Moz-
Ripensandoci potrebbe essere!
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