martedì 16 gennaio 2018

Nerve - la nostra recensione veloce veloce


Conoscete Henry Joost e Ariel Schullman? Sono esplosi un po' di anni fa con Catfish, un docu - film che parlava in toni molto dolci, ma spietati, di come sui siti di incontri on-line potresti incontrare persone diverse rispetto a quelle che compaiono sulla foto del profilo. Il protagonista va così a conoscere davvero, fisicamente, una persona con cui intratteneva una relazione virtuale magari da mesi, "buttando fuori" durante il viaggio tutte le speranze, paure e accorgimenti pratici che avrebbe messo in campo nel gestire quell'incontro. Un incontro che potrebbe essere fantastico quanto, probabilmente, uno psicodramma. Mentre si avvicina il momento dell'incontro i due "innamorati" continuano a sentirsi a distanza, ma avranno la forza di "aprire quella porta sul reale?". Perché una persona potrebbe sempre essere più grassa, meno alta, più vecchia o addirittura con un'altra faccia e sesso rispetto alla foto che si sceglie come avatar della propria "socialità". Idea semplice ma geniale, raccontata con il cuore ma senza dimenticare mai il cervello, Catfish è diventato poi una serie TV ugualmente gustosa, che vi consiglio di recuperare. Henry Joost e Ariel Schullman sono poi approdati in Blumhouse. Su Paranormal Activity, dirigendo gli episodi 3 e 4, e su Viral hanno portato la stessa passione per la tecnologia e i social. Il loro mondo cinematografico è sempre pieno di telefoni cellulari che riprendono e condividono qualcosa, di forum e meme e tutto questo bagaglio arriva anche in Nerve, adattamento del libro di Jeanne Ryan con protagonisti Emma Roberts, Dave Franco ed Emily Meade. 


Nerve è un "gioco" della rete che si svolge nel mondo reale e mette in premio un sacco di soldi. Chi decide di parteciparvi, diventando "giocatore", deve superare delle prove scelte da chi lo guarda, gli "spettatori" (che poi sono anche quelli che pagano per guardare). Il giocatore deve riprendere con il suo cellulare le sfide a cui partecipa. Se decide di non partecipare o abbandona è fuori dal gioco, se vince le sfide va avanti e alla fine di un certo periodo il giocatore con maggiori followers può partecipare alla prova finale. Mai chiamare la polizia però, perché le conseguenze sono davvero sconsigliabili. Nerve non ha altre regole e soddisfa appieno l'edonismo di Sydney (Emily Meade), che vuole diventare una player ricca e famosa, ma può essere pure un banco di prova per una vita perennemente castrata dalla timidezza, come accade per Vee (Emma Roberts). Nerve e le sue prove continue può essere anche il "mondo reale" per malati di esperienze forti come Ian (Dave Franco) e Ty (il rapper Machine Gun Kelly). Ma cosa chiede Nerve ai suoi player? Si parte da "bacia la prima persona che incontri per caso" a " ruba un vestito" e si può arrivare a "sali su un palazzo e penzola sul cornicione" o "stai sdraitato sui binari mentre arriva un treno". Chi abbandona perde il soldi e la popolarità. Ma potrebbe perdere qualcosa di più. Di sicuro se uno è un player perde per sempre la sua privacy e vivrà circondato in ogni momento da dei cellulari intenti a riprenderlo di continuo. 

Un po' Hunger Games, un po' Jackass, un po' pure Saw l'enigmista. Nerve è una creatura strana che in mani diverse poteva diventare di tutto, ma soprattutto banale. Invece, affidata alle mani di Henry Joost e Ariel Schullman riesce a catturare al meglio il mondo dei social e dei giovani d'oggi. Si potrebbe definire il primo film che mette davvero alla berlina i cosiddetti leoni da tastiera, fotografandoli per quanto sono piccoli, immaturi e perennemente coperti in volto dai loro mascheroni. Una generazione di "odiatori" che sono peraltro stati descritti alla perfezione dal programma TV Rai "Far Web", che vi consiglio di recuperare in streaming sul sito Rai o su Rai Play, se avete la TV digitale. Senza poter vedere una persona negli occhi si infrange la "barriera empatica" e si riesce quasi a percepire il prossimo come un oggetto con cui trastullarsi finché non viene a noia, un punchingball su cui sfogarsi e che tanto "vive nel computer". Sono questi molti degli spettatori di Nerve, e Henry Joost e Ariel Schullman vogliono farceli vedere per bene. Prima quando seguono i player per strada, con il volto coperto per non farsi riconoscere. Poi quando sono nelle loro casette, a viso scoperto e tranquilli, mentre decidono della vita o della morte dei player. Adulti o bambini, annoiati o frustrati, il mondo degli Haters è visto come un mondo di omini tristi e indifferenti al dolore altrui. Ma fare questo era facile, ci sono già altri film horror che si sono dedicati agli hater. Henry Joost e Ariel Schullman ci mostrano anche la gioia e la sana incoscienza dei suoi player. I giovani Dave Franco e Emma Roberts sono carini e vitali nel loro inseguirsi e incontrarsi sfida dopo sfida, la rete diventa anche occasione reale di incontro e la parte più sentimentale del film funziona al meglio. La parte thriller invece è un po' buttata via sulla lunga distanza, la soluzione finale troppo frettolosa ma nell'insieme il film convince, diverte e commuove, sa quando serve pure esaltare e qualche volta riesce anche a fare paura. Si merita di sicuro una seconda visione per soffermarsi su qualche dettaglio o rileggere in chiave diversa un paio di personaggi. Nerve è un bel prodotto e non mi stupirebbe se comparisse prima o poi un seguito. Alla fine il mondo "reale" del web fa comunque  più paura. 
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2 commenti:

  1. Sai cosa ho sempre pensato? Che la bufala sulla Blue Whale sia esplosa proprio poco prima dell'uscita (italiana) di questo film.
    Ne avevo sentito parlare tiepidamente, tu addirittura citi haters e quel gioiello di Far Web.
    Recupero.

    Moz-

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