martedì 9 settembre 2014

Le Storie vol.23 - Il principe di Persia; disegni: Mari; storia: Barbato


Londra vittoriana. In un dedalo di caverne sotterranee vive una misteriosa creatura deforme. Il nido viene però compromesso dagli scavi della metropolitana e il piccolo mondo del mostro, fatto di libri, pochi suppellettili e dipinti, viene scovato dalla polizia. A indagare sull'identità della creatura è così chiamato un commissario in pensione. Il vecchio poliziotto è riluttante, ma tra i documenti che gli vengono assegnati per le indagini compare anche un diario, che diventa subito oggetto di interesse da parte della moglie. Un documento che descrive una vita straziante costellata da sfortuna e miseria, pagine che convincono infine l'ispettore ad iniziare a scoprire a ritroso la vita del misterioso abitante dei sotterranei di Londra. Una vita che sembra peraltro richiamare sanguinosi e insoluti delitti del passato.
La sempre brava Paola Barbato si cimenta con il romanzo gotico. Un po' Dickens, un po' il Moore di Jack lo Squartatore, un po' il Quasimodo di Hugo, un po' Hyde, un po' Fantasma del Opera, un po'. L'autrice mischia bene le carte riscrivendo la sua versione horror della Piccola Principessa della Burnett. Sceglie di farci partecipi dei pensieri dell'oscuro deus ex machina della vicenda senza mediatori, alla Miller, utilizzando le meccaniche del diario. A questo alterna una serrata e non banale storia di indagini, costellata di deformità, orrori e cinismo, nei cui meandri incespica un eroe dolente ma determinato, disilluso ma in qualche modo ancora romantico. La storia è semplice ma il ritmo indiavolato e per nulla scontata nel finale
Le matite di Mari rispecchiano la dicotomia narrativa, facendo uso della mezzatinta per le pagine del diario e un classico bianco e nero bonelliano, per l'occasione affondato nelle molte ombre della Londra di notte a descrivere le storie dell'indagine. Il tratto che Mari sceglie per definire i personaggi è magnifico, dettagliato quanto sintetico. Con un accenno o due allo stile di Mike Mignola, tanto nei chiaroscuri che nelle fisionomie, il lavoro di Mari è perfetto per descrive questa favola nera in tavole dal sapore internazionale nelle quali è bello perdersi.
Per il modo in cui viene sviluppata la storia e per i bellissimi disegni ci troviamo senza dubbio davanti ad uno dei più splendenti gioielli della collana antologica Bonelli.
Certo a mettere mostri e sangue con noi si vince facile, ma la lettura è cosigliata senza remore anche ai meno splatterofili. La Barbato si dimostra infatti anche qui come una attenta osservatrice delle relazioni umane, riuscendo a giocare tanto con gli spettri che con i sentimenti.
Consigliato.
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