lunedì 21 aprile 2014

Lukas – Deathropolis



Buio. Stretto. Ma grazie a una forza sorprendente con dei calci il marmo del loculo è rotto e torna la luce. Un breve striscare dalla tomba infranta e l'aria dà di nuovo il benvenuto. Una superficie riflettente permette di aggiustarsi un po', controllare il volto. Ma quello non è il volto solito, è il volto di un estraneo e tutto il corpo di colpo diviene oggetto di indagine. Vestiti anonimi, quelli del giorno del funerale. Un guanto in pelle, che cela una mano ustionata. Non un solo ricordo a vagare nella testa. Camminare, andare da qualche parte per raggiungere qualcosa di indefinito. Passo dopo passo la città però è sempre aliena, spettrale, fa sembrare di camminare in un altro sogno. Poi però arriva la sveglia, veloce come una macchina da corsa che manda subito all'aria gambe che già malferme traversavano la strada. 

Dopo il volo seguito dall'impatto, dal crack del cristallo, dopo urla sconnesse e gente che non si ferma a prestare aiuto per non chiamare rogne, una voce amica invita a rialzarsi, a venire con lui da un medico. Ma la mano declina con gentilezza, congeda e ringrazia, sta per partire un autobus e vagando con gli occhi qualcosa alla testa deve tornare, per forza. Solo che il mezzo fa un giro completo di quartieri anonimi e di colpo si è nello stesso posto di prima. E anche la voce in sottofondo è la stessa. Il buon samaritano che voleva dare una mano. La sua voce grida perché qualcuno lo sta gonfiando di botte. Una vaga gratitudine frappone il corpo tra il samaritano e il coltello di un brutto ceffo. La lama penetra come burro, ma il dolore è assente. La testa però si accende, la rabbia sale. In un attimo gli aggressori giacciono sull'asfalto, mani furenti li hanno uccisi. Ringraziamenti, pacche sulle spalle, il nuovo amico invita a scolare una birra per ringraziare. Chiede il nome, ma siccome la testa non lo trova la bocca pronuncia “Lukas”, come il nome della pizzeria “Da Lucio” presso i cui tavoli si è ora seduti. Senza un soldo a Deathropolis non si sta, afferma l'interlocutore di Lukas. Si trova sempre qualcuno che cerca e paga per dei lavoretti, anche se spesso sono lavoretti strani. Ti caricano in un furgone, ti mettono una tuta protettiva e ti portano a sventrare cadaveri. Pagano bene.

Un po' a sorpresa Bonelli se ne esce con una nuova serie, che sulla carta dichiara “urban fatasy”. Un genere florido ai giorni nostri grazie anche a serie tv come Buffy l'ammazzavampiri, Supernatural, Grimm ma anche serie di libri come Shadowhunters, fumetti come Blade. In un momento storico in cui i vampiri hanno letteralmente sfracellato i testicoli è ad ogni modo una mossa rischiosa, ma in fondo ai lettori al di là dell'argomento di una serie quello che interessa è il “come” viene narrata e questo primo numero di Lukas ci dà buone speranze.
Ai testi troviamo Michele Medda, un nome celebre per chi legge fumetti italiani. Scrive infatti per Tex, Nick Raider, Dylan Dog, Mystere, è uno degli ideatori di Nathan Never. Nel 2009 si distingue per una miniserie particolarissima di nome Caravan. Chi ha letto quest'ultima in un modo o nell'altro ne è rimasto colpito. Grande atmosfera, una trama volutamente labirintica, molti personaggi, tantissimi interrogativi anche dopo il finale. Un finale che avrei sperato diverso, per non dire che “avrei sperato di vederlo almeno, un finale”, una conclusione sottotono che però non screrdita troppo i molti buoni momenti di una lettura che ha saputo catalizzare la mia attenzione per diverso tempo. Anche Lukas è una miniserie, si parla di due cicli da 12 episodi ciascuno e spero che qui il finale sia un po' più appagante. Ovvio quindi che, con Caravan, Medda si sia attirato una serie di curiosi e detrattori pronti ad acquistare anche Lukas (perché ai detrattori piace detrarre e materia prima serve sempre). I forum già brulicano di curiosità.
Nel pieno stile di Medda questo numero uno è deputato principalmente ad introdurre l'introduzione della prossima introduzione del personaggio. Non sappiamo chi sia, cosa voglia, dove vada, ma abbiamo già un fosco quadro di insieme, lo spaccato di una metropoli dove creature non umane tirano i fili del potere alla completa insaputa della maggiorparte della gente. Un buon biglietto da visita, ma un'esperienza ancora difficilmente valutabile alla luce di un intreccio ancora sfilacciato. Il nostro Lukas ad ogni modo è un duro, uno che a spezzare vite a mani nude non ci pensa troppo, un tipo vendicativo e metafisico che potrebbe ad ora essere tanto un Blade quanto un Devilman.

Michele Benvenuto cura le copertine ed è anche autore dei disegni di questo primo numero. Ha già disegnato Dampyr e Caravan ed è decisamente un professionista di prima grandezza, adattissimo al contesto lugubre e urbano. Il suo Lukas è un personaggio apparentemente neutro, volutamente imbelle, spaesato anche in virtù della trama, ma già in grado di offrire qualche guizzo di follia con cupi sguardi da mostro. Il resto del cast è ancora da definire bene, ma risulta alquanto affascinante Bianca, personaggio con il quale il nostro eroe avrà sicuramente a che fare in futuro. Il mondo di Deathropolis è cupo, sporco e cattivo. Non manca il sangue e un bel po' di splatter in un contesto volutamente oscuro, notturno, pervaso da ombre e dalle scie delle luci delle auto e dei palazzi. Un'ottima prova grafica. Seguiremo con interesse questa miniserie, anche se per ora non abbiamo ancora deciso la cadenza (se mensile o per “saga”). 
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