giovedì 10 aprile 2014

Ken Parker nella nuova edizione della Mondadori Comics


Montana, 1868, due giorni a capodanno. Ken e il fratellino Bill, cacciatori esperti, si recano al posto di scambio per vendere pelli in cambio di provviste. E' una bella giornata, anche se fredda, si respira una certa euforia nell'aria, si scherza e si tira al bersaglio una testa d'orso (chi non ha una testa d'orso a casa da impallinare?). Arrivano i saluti, il viaggio dei due trapper riparte, poi tutto precipita. Una freccia colpisce Ken alle spalle, l'uomo cade rovinosamente insieme al cavallo, tutto si fa buio. Un volto amico lo sveglia dal torpore mentre è ancora a terra, Ken riprende i sensi. E' stato tutto sommato fortunato, la caduta è stata attenuata, la ferita non così grave. Bill però è morto dopo essere stato derubato. Ken parte all'inseguimento degli assassini e dopo giorni a seguire tracce incerte sulla neve capita a Fort Smith, nei pressi della riserva Cheyenne. Gli uomini che cerca si sono arruolati. Per non perderli Ken decide di entrare anche lui nell'esercito e diventare uno scout. Da cacciatore di animali a cacciatore di uomini il passo è breve, ma nulla sarà scontato nella vita di Ken Parker.
Gli autori, quando giovanissimi proposero questo strano personaggio a Sergio Bonelli, nel 1974, scelsero una storia dal taglio classico, una vendetta, raccontata in "Lungo Fucile", che potesse ben appassionare il pubblico bonelliano (anche se la casa non si chiamava ancora Bonelli). Un racconto a tinte forti, ma dal fascino sublime, piena di neve e splendidi paesaggi, crepuscolare ma ironica, in cui si muoveva un personaggio che ricordava anche caratterialmente il barbuto Robert Redford di "Corvo Rosso non avrai il mio scalpo"


Bonelli pare che gradì la cosa, ma impose un  taglio di barba, perché il personaggio "sembra mio nonno". Un taglio che avverrà nella seconda avventura, grazie a un provvidenziale barbiere, dopo che nel 1977 tutto il mondo poté godere della pubblicazione di "Lungo Fucile". Il fumetto fece il botto, come si dice in gergo. Un successo enorme che a distanza di anni si può dire perfino multigenerazionale. Perché Ken Parker non è solo un western alla Tex, ma un'unica grande storia (oggi la accosteremmo ai manga per  avere stesso autore, disegnatore e trama unica... sì anche Valentina di Crepax è così, ma sto cercando di parlare al pubblico gggiovane...), l'epopea di un eroe diverso da tutti gli altri, un uomo che vive il suo tempo, incarnandone gli aspetti più peculiari.




Un trapper determinato, un cecchino micidiale, un lottatore esperto ma che può ogni tanto perdere, fallire. Un uomo che invecchierà, crescerà, come i suoi autori evolveranno e diventeranno maestri, di numero in numero. Un uomo non solo d'azione,  che si interesserà dei diritti degli indiani dopo essere vissuto con loro e aver conosciuto la realtà delle riserve. Un uomo che affronterà le difficoltà dell'Alaska, dove l'uomo è in perenne combattimento con la natura e se stesso.


Un uomo che sarà partecipe della rivoluzione operaia, prima vedendola come minaccia e poi comprendendola, lottando per lei. Un uomo che conoscerà spesso per i suoi ideali la prigione, vivrà sempre in lotta, sempre braccato. Un uomo soprattutto che prende posizioni, fa scelte anche scomode, una persona autentica con suoi pregi e difetti, ideologia, stile di vita.
Un'opera fuori scala quindi, ma dalla pubblicazione travagliata, (anche perché gli autori negli anni si sono impegnati anche con altre opere e il bello di Parker è che invecchia con i suoi autori) tra Bonelli, Comic Art, Magic Press, Panini e ora Mondadori. Un'opera stampata e ristampata che ho conosciuto grazie a un amico che la seguiva ai tempi della prima pubblicazione.
Devo dire che il mio primo incontro con Parker fu strano. Le copertine acquarellate mi hanno subito colpito, stupende, oniriche. Il disegno di Milazzo incredibilmente duttile, similare a quello di Magnus nella sua capacità di descivere tanto personaggi comici che situazioni tragiche, ruvido nelle scene d'azione più cruente, evocativo nei paesaggi e nelle scene di massa. Berardi nei primi numeri è quasi spietato, il suo persoanggio chiave è forte e determinato tanto quanto un Tex Willer. Poi però muta tutto, cambia il tono, vengono introdotte molte tematiche sociali. Devo dire francamente che alla mia prima lettura lo trovai difficile, ero troppo piccolino. Riletto a diciotto anni l'ho invece amato, l'ho trovato un must irrinunciabile, pur continuando a goderne a scrocco.
 Un giorno ho visto un tizio cercare un arretrato di una prima edizione per prezzi folli. Perché il personaggio è sempre vivo, attuale, amato.e se avete l'età giusta per apprezzarlo, se siete magari già grandicelli, vedrete che lo apprezzerete anche voi.
E quindi oggi ritorna in edicola, ad un prezzo lancio di soli 1.90 (le altre uscite a 7.90, ma li vale tutti), uno dei massimi capolavori del fumetto italiano, in una versione restaurata e carica di extra direttamente curata dai suoi autori, Berardi e Milazzo. Sarà la versione definitiva, in cinquanta volumi, cadenza settimanale, che riceverà in coda una storia inedita. Un'ultima storia che dovrebbe, come anticipato a Lucca, chiudere il cerchio e congedare il nostro eroe, ma che per gli amanti del personaggio non può che rappresentare solo un nuovo capitolo e non la fine del viaggio. Per lo meno l'occasione di vedere il nostro in un posto più agevole da quello in cui lo avevamo lasciato con "Faccia di Rame".
Per tutti coloro che non hanno ancora letto Ken Parker e hanno in tasca 1.90 euro, è un'occasione da non perdere. e già da oggi è in edicola.

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