domenica 26 gennaio 2025

10 giorni con i suoi: la nostra recensione del terzo capitolo della saga comico-familiare di Alessandro Genovesi, con protagonisti Fabio De Luigi e Valentina Lodovini

Nella Roma dei giorni nostri continuano le disavventure della famiglia Rovelli. Li abbiamo conosciuti nel 2019, nel film 10 giorni senza Mamma. Li abbiamo reincontrati nel 2020 in 10 giorni  con Babbo Natale

Papà Carlo (Fabio De Luigi) lavora part-time nel supermercato Family Market ed è sempre iperprotettivo, iperemotivo, ipersbadato. 

Mamma Giulia (Valentina Lodovini) ha lasciato il lavoro da avvocato che la stressava tanto e ha cominciato a dedicarsi con più serenità alla famiglia: anche se rimane ancora pragmatica, ruvida, parecchio stressata e con il viziaccio di tenersi “tutto dentro”. 

La figlia più grande Camilla (Angelica Elli) ha lasciato un po’ da parte le paranoie da teen aver e ormai viaggia lontano: presto inizierà a frequentare l’università in Puglia, condividendo un appartamento con un ragazzo, Antonio, per in quale è tutta cuoricini. 

Il figlio di mezzo Tito (Matteo Castellucci) continua a prendere la vita in modo “giocoso e scoordinato”: sempre in cerca di un luogo in cui isolarsi con cuffie e cellulare, sempre pronto a sfoderare un carattere politicamente scorretto e introverso. Ribelle a modo suo. 

La piccola di casa, Bianca (Bianca Usai), continua invece il suo percorso di bambina ipergiudiziosa e disincantata, spesso dovendosi accollare il ruolo di unica persona adulta di tutta la famiglia: quella che “si scusa in pubblico” per il comportamento dei suoi familiari.

Tutto il gruppo è ora intento nei preparativi del viaggio on the road/vacanza collettiva/trasloco di Camilla in Puglia. Ma poco prima Giulia scopre a 45 anni di essere ancora una volta incinta. L’ultima volta di anni ne aveva 35 ed era stato qualcosa di non programmato. Quando nascerà il secondo figlio non programmato, la precedente non programmata ormai inizierà le scuole medie e Giulia ha “bisogno di tempo” e la collaborazione di tutti i suoi cari, per prendere la decisione giusta. 

Non la aiuta, il fatto che ogni volta che per caso, indirettamente, “si parla di bambini”, tutta la sua famiglia se ne esca con esternazioni terrificanti. Carlo teme di vedersi di nuovo coperto da cacca, fluidi corporei e notti insonni. Carlotta e Tito non ne hanno nessuna voglia, tanto sono assorbiti dal loro “presente”, ma pure la piccola Bianca, che poco tempo prima sperava di avere in regalo una sorellina, dice solo: “ormai sono cresciuta, era un sogno ingenuo”. Giulia è atterrita, con già le prime “voglie e nausee” che iniziano a manifestarsi:  tra la guida un po’ scoordinata di Carlo e un pranzo di pesce che proprio non ne vuole sapere di “uscire dal lato giusto”.

Ma non staranno benissimo pure tutti gli altri, una volta che avranno conosciuto i genitori del timido e remissivo Antonio (Gabriele Pizzurro): papà Claudio (Dino Abbrescia) e mamma Mara (Giulia Bevilacqua), oltre ovviamente al fratellino Mario. 

Vivono in un villone infinito immerso nel verde della Puglia, con i domestici con il turbante in testa, sulle tavole un carico infinito di pesce fritto e dolcetti, barche, interi pascoli di bovini ed extra vari. Non hanno mezzo grammo oltre il peso forma, perché praticano tanto sport, dalla corsa alla roccia, alla pesca subacquea.  

Lui è un imprenditore brizzolato e affermato, a differenza del precarissimo Carlo, che ama vivere a contatto della natura “assaporando tutte le emozioni sulla pelle”: al punto da fondersi quasi eroticamente con un albero per entrare in empatia con lui. Gioiosamente egocentrico, ama condividere le sue passioni “estreme” con i suoi amici. Lei, architetto di interni ambiziosa quanto a tratti surreale, è profondamente passionale e incline alla rabbia, malcelata dietro a sorrisi accomodanti. Spesso idealizza il suo uomo come una specie di divinità greca, ma solo a fasi alterne. Il più piccolo, Mario, è un ragazzino cupissimo e occhialuto, con alle spalle già diversi campionati mondiali per le migliori costruzioni di Lego: vive cinicamente il mondo che lo circonda e si trova incredibilmente benissimo a dialogare con Bianca. 

Antonio è un ragazzo a modo, ma troppo succube di Camilla: al punto da cadere nei più classici “trabocchetti femminili”, che dal nulla creano le crisi più profonde incolpando di tutto il compagno. Il periodo che vivranno insieme si dividerà tra parti di vitellini, cene e pic-nic sulla spiaggia, la continua necessità di sincerarsi che Camilla starà bene a vivere ora in avanti in quel mondo pugliese così lontano da Roma. 

Ci sarà spazio pure per la tradizionale cerimonia religiosa locale, supportata da un parroco locale piuttosto sadico (con il volto dell’irresistibile Marcello Cesena) che per tutta la via crucis prenderà a frustate il povero figurante che ricoprirà i panni di Gesù. Ruolo che andrà ovviamente a Carlo, in quanto cedutogli altruisticamente da Claudio. Carlo, vestito solo di una specie di perizoma marrone, capelli posticci e una corona di spine, dovrà portare una croce pesantissima per tutta la città, seguito dalla banda, da figuranti incappucciati rossi e sotto ovviamente una pioggia incessante di frustrate. 

Riuscirà Giulia a rivelare di essere incinta alla sua famiglia “senza traumatizzarla”? 

La convivenza tra Antonio e Camilla inizierà con il piede giusto o tutta la famiglia se ne ritornerà a Roma? 

Riuscirà Carlo a dimostrare a Claudio di non essergli da meno, anche se di questa “sfida” non importa molto a nessuno?


Dopo due pellicole divertenti e ben calibrare per un pubblico di famiglie che ha risposto molto bene al progetto, Alessandro Genovesi torna il sala per il capitolo numero tre. 

Formula che vince non si cambia: ancora una volta abbiamo così una trama leggera, garbata e divertente. Un De Luigi stralunato mattatore e una Lodovini dolcemente incasinata. Un trio di giovani attori sempre più bravi, anche perché in grado di presentarci dei personaggi credibili anche sul piano psicologico, all’interno di un cinema italiano in cui “fare il bambino sulla scena” è qualcosa di spesso “strano e sviante”. 

Se la chimica all’interno della famiglia Rovelli funzionava e funziona, ora Genovesi “rilancia e raddoppia”, raccontandoci anche la famiglia del ragazzo di Camilla, Antonio. 

De Luigi e Abbrescia, il “super timido” contro il “passionale”, sono così splendidamente opposti da essere complementari, regalando i momenti più gioiosamente surreali del film: come la scena della nascita del vitellino.  Abbrescia è travolto in una specie di monologo sulla “vita che viene al mondo, tra le sue braccia”, mentre conforta la mucca accarezzandola e fissandola negli occhi sorridendo. De Luigi al contempo è con tutto il braccio inserito dentro la suddetta mucca, venendo ricoperto di sostanze di ogni genere, come in una specie di horror splatter. 

Che dire poi della scena sopra citata del “contatto fisico con l’albero”? E della scena della processione e di come si combini alla ricerca “dell’estasi mistica tramite il dolore”, che il personaggio di Abbrescia offre a quello di De Luigi come “sensazione imperdibile da provare nella vita”? 

A latere di questi momenti gioiosamente comici, la pellicola riesce anche a esplorare tematiche più profonde. Lo fa attraverso il personaggio di Valentina Lodovini, che si confronta di nuovo con la maternità e il suo corpo che cambia, abbassando ulteriormente “l’armatura emotiva” che all’inizio della saga il suo personaggio possedeva. Con ironia e sarcasmo, attraverso le “opinioni di pancia” di tutti i personaggi sulla scena, si indaga davvero su tutti i “luoghi comuni” che oggi frenano la voglia di avere un figlio. Un tema delicatissimo, ma che Genovesi riesce a stemperare grazie a dei personaggi ben scritti e bravi interpreti. 

Infine Genovesi ci racconta “dei più piccoli”: i personaggi di Bianca e Mario e il loro modo, del tutto soggettivo, di guardare il mondo. Spesso è un modo di vedere la realtà più “pensoso” dei loro genitori, ma al contempo “la realtà che il circonda” li sa avvolgere in un'atmosfera gioiosa e buffa, resa particolarmente colorata e “innocua” dal comparto sonoro, rendendoli quasi simili ai personaggi dei fumetti dei Peanuts di Schulz.

10 giorni con i suoi è quindi un mix di molte suggestioni e spunti interessanti, ma che nell’insieme funzionano e interagiscono ancora bene con il piccolo universo familiare creato nel 2019 da Genovesi. 

I fan della saga si troveranno a loro agio e apprezzeranno le nuove avventure. 

I nuovi arrivati troveranno un prodotto curato, che sa parlare dell’essere figli e genitori con leggerezza e molto humor. 

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