lunedì 25 aprile 2022

Left behind - la profezia: la nostra recensione di un film pomeridiano tipo “a Casa per Natale” che di colpo diventa disaster movie con Nicolas Cage pilota di aerei infedele

 


Il pilota di linea Rayford Steele (Nicolas Cage) “non c’ha la fede”, nel senso che prima di decollare mette l’anello che lo lega al sacro vincolo del matrimonio nel cassettino dell’auto, che rimane al parcheggio dell’aeroporto. Con l’intento altamente fedifrago di passare il weekend a Londra a fare le cosacce con la hostess gnocca Hattie (Nicky Whelan) durante il concerto degli U2, come un sedicenne. È la prima volta che Ray pensa anche solo lontanamente e ipoteticamente di violare la sacralità del vincolo coniugale e cornificare la moglie, la ultra-cattolica oltranzista Irene (Lea Thompson). Ma per come vanno le cose in questo film sono entrambi, lui potenziale porco e la hostess potenziale sgualdrina, esseri dannati destinati all’inferno anche solo “per il pensiero intrusivo”. Come destinata all’inferno senza passare dal via è anche la figlia di Irene, Chloe (Cassi Thompson), perché ereticamente non sopporta più che la madre parli tutto il giorno “di Dio e apocalisse” da mesi, di fatto (cioè, “come erroneamente penserebbe solo un infedele e sodomita”) distruggendo il suo matrimonio ed esasperando lei e il fratellino. Ma destinato all’inferno è pure Bucky (Chad Michael Murray), un giornalista televisivo che non accetta le pacate e puntualissime critiche costruttive di una fanatica ultra-cattolica, incrociata all’aeroporto, che lo attacca urlando pretendendo che nei telegiornali si parli solo dell’apocalisse e della fine della razza umana. Ma capita anche ogni tanto che non parliamo di inferno e dannazione eterna per qualche minuto: quando il film sembra di fatto tenerci molto a presentarsi anche come una di quelle pellicole del pomeriggio di rete 4 stile Natale in vacanza, in cui sotto le note di una inconfondibile musichetta natalizia i personaggi parlano di buoni sentimenti, di comprensione e amore assoluto. Con la fotografia smarmellata e il glucosio che si accumula sui bordi della pellicola, mentre tutti fanno la fila in libreria per comprare i libri sulla apocalisse da cui il film è tratto. Quando usciamo da quella libreria dal sapore di “messaggio promozionale”, iniziando magari a realizzare che stiamo forse vedendo Una promessa è una promessa, tutto cambia di nuovo, perché il film “deve arrivare al dunque” e dopo aver “cazziato” gli infedeli e i maledetti si deve passare al piatto forte. Quando arriverà l’apocalisse, i credenti più credenti, puri e rispettosi delle sacre scritture, scompariranno di botto, da tutto il mondo, all’unisono, lasciando sul luogo della “smaterializzazione” solo gli indumenti che indossavano, perfettamente stirati e inamidati. Chi non si smaterializzerà in quanto “miscredente o credente non abbastanza convinto” dovrà sopravvivere almeno per sette anni, prima di un possibile “riconteggio” come “fedele che ora ci crede veramente e non potenziale peccatore occasionale“, alla fine del quale chi non scompare salta per aria insieme alla terra, per la gloria del regno dei cieli. 


L’idea della produzione della pellicola, basata sui testi di autori che sembra guidino anche una specie di setta ultra-religiosa oltranzista che produce tutta l’operazione, sarebbe di fare più film su questi “peccatori” che rimangono per sette anni a “giocarsela per la purificazione”. Ma questo “primo capitolo” (di 16 romanzi!!!!!!), con alcune analogie pure con la bella serie tv The leftovers di Damon Lindelof, si limita a illustrare il momento della grande sparizione dei super-super-fedeli, che di fatto avviene con delle conseguenze abbastanza devastanti. Tipo “cosa succede” se qualcuno dei super-super-super fedeli disgraziatamente scompare mente era alla guida di un’auto, un tir carico di carburante o di un aereo o se è addetto alla sicurezza di una centrale atomica in un momento delicato. Left Behind arriva quindi prestissimo ad essere un disaster movie, più alla Asylum che alla Ronald Emmerich, in cui muoiono male un numero imprecisato di maledetti infedeli, in tamponamenti a catena, esplosioni e crisi di panico. Con il nostro Nicolas Cage che deve cercare di far atterrare un aereo come in quei film in cui “cadono gli aerei” tipo Airport ed epigoni, dopo che dallo stesso aereo sono scomparsi per “smaterializzazione” il capitano, parte dell’equipaggio e dei passeggeri. Se nella cabina di pilotaggio, cercando di evitare il peggio, “volano le Madonne” (e ricordiamo che è pure la blasfemia ad aver messo nei cazzi i nostri protagonisti), tra le poltroncine si crea il classico “presepe da disaster movie a tema aereo che cade”. C'é qualcuno che se la prende con il classico ragazzo mediorientale” e per questo sicuro terrorista”, c’è la madre che impazzisce perché le si è smaterializzato il figlio e ora brandisce una pistola se non glielo ridanno, c’è il giornalista che riprende e documenta tutto, c’è la persona di colore con il ruolo comico, c’è Martin Klebba che fa Martin Klebba. Grande stima per Martin Klebba, grande carisma. La figlia di Cage è invece a terra, in un film tutto suo stile L’ombra dello scorpione triste, ma realizzato con il budget di tre happy meal, con l’intento di girare a caso, piangere, cercare di entrare in comunicazione con il padre e infine permettergli un atterraggio stile Die Hard 2 dei poveri. Riusciranno i nostri eroi ecc.ecc.? 


Diretto da Vic Armstrong, di professione stuntman ma saltuariamente director di alcuni episodi di quella serie tv ABOMINEVOLE che si chiamava Le avventure del giovane Indiana Jones, Left Behind è tratto da una serie di romanzi scritti da Tim LaHaye e Jerry B.Jenkins. Dallo stesso libro, nel 2000, è stato tratto pure un terribile film Franco-Canadese con protagonista Kirk "Genitori in Blue Jeans" Cameron, con generati pure ben due terribili seguiti direct to video. Filmetti poco convinti e remunerativi che sono poi il motivo che ha fatto dire agli autori: “fermi tutti, chiamiamo Nicolas Cage e lo stunt-man del giovane Indiana Jones e ripartiamo alla grandissima con un reboot. Magari con Martin Klebba” Come ci finisce Cage in questa roba? Pare per fare contento suo fratello Mark Coppola, prete e ultra-fan dei libri di LaHaye e Jenkins. Cage è fatto così: è un generoso. Se al fratello piacevano i Muppets, Cage con un costume di stoffa sarebbe stato la rana Kermit nel film successivo del franchise, a costo di sequestrare la troupe e Franz Oz per tre giorni vestito e armato da Big Daddy. Klebba invece dopo il Grande e potente Oz stava vivendo un 2014 di alti e bassi in attesa di Jurassic World e davanti alla prospettiva di un film con Cage ha pensato, come farebbe chiunque: “perché no?”. Ma tornando al franchise di Left Behind, anche questo reboot alla fine è stato considerato un mega disastro dalla critica ed è stato totalmente ignorato al botteghino, al pari del film di Cameron. Ma piacque molto agli autori dei libri, che lo hanno subito lodato come “miglior film di sempre sul tema della smaterializzazione del super fedeli”, pure meglio di Facciamola Finita di Seth Rogen e Evan Goldberg e di Segnali dal futuro, sempre guarda caso con protagonista Nicolas Cage. Di pari passo con questo entusiasmo, gli autori per qualche giorno parvero pure convintissimi di girarci altri dodici sequel almeno. Purtroppo ad oggi sembra che non vedremo mai altri capitoli di questa variante ultra-cattolica è un po’ tristanzuola dell’Ombra dello scorpione con Nick Cage. Ma in fondo, per davvero, “chi può dirlo?”. Di fronte alla struggente maldestra bellezza da “disaster movie del pomeriggio di rete 4” che Left Behind irradia, io un altro lo proverei pure a girare, con lo stesso budget. Cage si sente per tutto lo spettacolo abbastanza in palla, rincorrendo da vicino la performance da provetto pilota di linea “dannato” di Denzel Washington, nel Flight di Zemeckis, aggiungendoci quella punta di “paura del misticismo” per cui lo abbiamo adorato ne Il prescelto. Quando il suo personaggio inizia a capire che è la fine del mondo come descritta nelle scritture che leggeva ossessivamente la moglie, reagisce come un ragazzino che si trova a scuola dopo essersi dimenticato che c’era la verifica di matematica e noi siamo con lui, soffriamo con lui. Ed è struggente. Struggente ma anche “tenero”, quando lo vediamo prepararsi per la notte del “peccato” più timida e indecisa di sempre. Cage, che è alla fine l’unico a credere che il film non sia una robetta da pomeriggio con “l’aereo che cade” (quanti film così hanno girato? Possiamo parlare di sotto genere trash vintage?) riesce, con il suo folle e amabile estro, a dare “un senso” ad un cast che Martin Klebba a parte di certo non brilla. È il vero e unico capitano della baracca. Con il povero Chad Michael Murray di One Tree Hill (ma anche della Maschera di cera al fianco di Paris Hilton) che non riesce a stargli dietro nonostante tutto il suo armamentario di faccette corrucciate “impercettibilmente diverse”. Molto carina però alla fine anche Nichy Whelan nel ruolo della “meretrice fedifraga volante” e una menzioncina dobbiamo pure concederla alla sbarellatissima Lea Thompson (la storica “mamma giovane” di Ritorno al futuro) nel ruolo della moglie ultra-ultra fedele. Un po’ incolore Cassi Thomson nel ruolo della figlia di Cage, anche se la scena della sparizione del fratellino davanti a lei, con i “resti” che si tramutano in vestiti perfettamente stirati e inamidati mentre quest’ultimo corre verso di lei per abbracciarla in un centro commerciale, è da antologia del neo trash. Dopo Shyamalan che in E venne il giorno si inventa l’aria killer, i super fedeli che si riducono a vestitini stirati nei momenti più improbabili, per andare immaginiamo nudi e puri verso l’infinito (cosa che un film del genere non ci farebbe vedere di certo), sono un vero must. 

Left Behind è un film amabilmente assurdo e sgangherato, sorretto per lo più dalla performance di un Cage che ci crede tantissimo (e dove non ci crede abbastanza compensa con il mestiere) e da tonnellate di vestiti stirati “nel ruolo di colpo di scena spirituale”. C’è aria di Asylum in ogni inquadratura e questo potrebbe spingere qualcuno a vederlo a ruota con cose tipo il film delle tarantole di lava con il tizio di Scuola di Polizia o il sempre esaltante show degli squali volanti di Ian Ziering. Gustatevelo così: con la voglia di assurdo che vi pulsa in petto, cervello spento e magari ingaggiando con gli amici una gara di shottini alcolici: ogni volta che compaiono vestiti stirati al posto di persone. Buon intervallo. 

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