domenica 10 aprile 2022

I corrotti (The Trust): la nostra recensione di un film bruttino con protagonista “Frodo” e in un ruolo minore anche Nicolas Cage con i baffi diretti dai registi dei video degli Skillex e di David Guetta

 


Lavorano per la polizia scientifica a Las Vegas (un po’ come fossimo in CSI) da troppo tempo e vogliono fare “il balzo di carriera” e diventare ricchi. Sono i più scalcinati e sottovalutati poliziotti del dipartimento e il massimo che gli fanno gestire è acquistare un tosaerba all’asta giudiziaria per la moglie del comandante. Ma ecco che un misterioso dettaglio su delle scartoffie fa accendere in loro il fiuto del detective e una possibilità concreta di cambiare vita. Così gli stralunati Frodo e Nick Cage con i baffi si incontrano in un locale per adulti a mettere su una specie di piano e a mangiare fette di limone con pucciato sopra il guacamole come alle feste delle medie. L’obiettivo è  fregare degli spacciatori con amici troppo ricchi per essere veri, tipo che hanno una piccola Fort Knox dietro a una lavanderia gestita dai cinesi. Tra ambizioni e paure, tradimenti ed eccessi di zelo e pochissima convinzione in quello che “si dovrebbe fare”, i nostri eroi finiranno in un pasticcio più grande di loro senza sapere bene come uscirne. 

Andiamo dritti al nocciolo: I corrotti è il film che ha reso superamici “Frodo” e Nick Cage, al punto che il primo ha fatto incontrare il più grande attore vivente con il regista greco che lo avrebbe diretto nel capolavoro psichedelico Mandy. Punto. 

Il resto è tutto un thrillerino noiosetto e pazzerello, qualche volta surreale ma spesso tristanzuolo, con Frodo che gira in posti strani stile Grande Lebowski, un paio di tette, locali per adulti, due pistolettate, una colonna sonora “frizzantina” che dopo i primi sei minuti vorreste morire, una trama-insalata poliziesca che è troppo confusa, piena di buchi e non decolla mai. Interessante invece la storia dell’aspetto peculiare di Nick Cage con i baffi. Un giorno faremo sul blog una lettura epistemologica completa dei film di Nicolas Cage “barbuto” suddividendoli tematicamente in base a quanta “quantità di barba” sia presente sulla faccia insieme al numero di capelli. Stiamo già ragionando su dei grafici. Così potremo distinguere al meglio le performance di  “Cage con i baffi” (spesso in riferimento a personaggi “truffaldini o borderline”, in film come Raising Arizona o Kick Ass) da non confondere con la filmografia con “barba e baffi” (sovente legata a personaggi più irrisolti, con “qualche scheletro nell’armadio”, come in Joe, Wiily’s Wonderland e Prisoners in a Ghost Town) o con quella con “barba, baffi e capelli lunghi” (in genere, come Con Air insegna, il capello lungo di Cage corrisponde a personaggi eroici, di film come L’ultimo dei templari, L’apprendista stregone e Pig). Poi ci sarebbe tutto un mondo interpretativo a parte che riguarda ulteriori classificazioni dei suoi personaggi in riferimento al tipo di acconciatura, la presenza o meno di doppio mento, la panza, la presenza di occhiali da sole, giubbetti in pelle e scarpe a punta di serpente e…non vogliamo divagare ma approfondire: sappiamo quanto sia complesso Cage e vogliamo raccontarvelo al meglio. Presto lo faremo. Ma torniamo a questi I corrotti e alla cocente sensazione di trovarsi dentro un film che sbanda troppo dal buffo al grottesco, racconta male e alla fine non fa ridere e non fa piangere. Lo spettatore tipo de I Corrotti, “quando è sveglio”, è solito cadere vittima di un tale senso di confusione generale, dannatamente presente in ogni fotogramma, che può dare la sensazione di aver intrapreso la visione dopo un incidente stradale. Quando capita che lo spettatore “dorma”, perché il film oltre allo stato allucinatorio ha pure questo potere super rilassante da fare invidia al valium, il sonno che consegue è in genere triste, prosciugato di ogni gioia del vivere come un martedì di novembre con la pioggia. Tutto questo accade nonostante un cast se vogliamo pure interessante, che annovera sfruttati malissimo anche Idris Elba e il leggendario comico Jerry Lewis. Tutto questo accade in un film pieno di esplosioni, sparatorie e tette. 93 minuti di durata, tempo impietosamente percepito 16 ore.  Dovrebbero usare la pellicola in quei posti governativi per torturare la gente “che non esistono”, per sedare i detenuti dopo avergli strappato le unghie con una pinza. Funzionerebbe. Ma a parte questa applicazione pratica, I corrotti è una maledetta occasione persa tanto per il protagonista del bellissimo Maniac (perché Frodo è “più Maniac che Frodo” per noi, a livello di skills da attore, al netto di quella volta che fece uno slasher con bambini insieme al ragazzino di Mamma ho perso l’aereo, che è ancora tanta roba) che per il più grande attore vivente e nostro mito Nick Cage. I due si rincorrono e non si trovano, vivono storie troppo distanti e non si capiscono, non si amano. Poca bromance, poco entusiasmo. 


Dopo il nono tentativo di approcciarmi alla materia senza cadere in letargo, iniziare a controllare la posta elettronica e informarmi sulla possibilità concreta di un remake del videogame da sala Forgotten Worlds di Capcom, del 1988 (che per ora non c’è, ma in compenso ho appeso che qualche pazzo sta recuperando il Coin-op Night Slashers), ho provato ad affrontare la visione “a muso duro” con il block notes, la penna e una considerevole dose di caffè in corpo, per raccontarvi almeno le cose belle che mi sono sfuggite. Tutto invano o quasi. Il guaio è che Nick Cage, come arma di distruzione e distrazione di massa, è troppo tempo fuori dalla scena, come in Outcast. Quando i riflettori sono su di lui, Nick riesce a inventarsi la qualunque, come il momento surreale in cui nel Night si mette a rubare le fette di limone o quando fa nel parcheggio una strana danza russa in cui mentre si agita gli balla il parrucchino. Ma quando il nostro eroe e la sua pazzia sono fuori dall’immagine e ci troviamo come in Outcast, soli, con l’attore di Maniac che non fa Maniac, questo filmetto si rivela per il filmetto che è. Un filmetto indeciso nella sua cronica confusione se spostare la trama dalla farsa al dramma o nello stare fermo a fare niente, fingendosi una pianta. 

I registi Alex e Benjamin Brewer, che dopo i video di David Guetta e degli Skillex dirigono e pure scrivono questo pasticcio, si vede che tirano a un certo film di genere action ma sagace, sullo stile di un mestierante onesto come Joe Carnahan o guardando ad alcuni lavori di Shane Black. La direzione è giusta e qualche volta il film imbrocca, insieme a quel pifferino che saltuariamente sottolinea i momenti buffi. Vanno bene pure le telecamere e i droni, che ci rimandano a una Vegas gustosa, colorata, disincantata. Con Jerry Lewis. Serviva maggiore convinzione nel seguire Cage che fa il ballo russo con il parrucchino vibrante. Poteva essere ipnotico dopo i primi sette minuti e fornire pure un biglietto per il Sundance. Invece ci tocca un film con Frodo che per tutto il tempo ha l’aria di uno che non riesce a trovare l’ingresso per la toilet, in uno dei posti più divertenti del mondo. Peccato. 

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