mercoledì 10 maggio 2017

Tanna - due tribù un amore: la nostra recensione





Sinossi stile Alpitour: Siamo nell'arcipelago di Vanuatu, a nord est dell'Australia, esattamente sulla piccola isola di Tanna, dove la popolazione Yalek, una delle ultime società tribali al mondo, parla la lingua nauvhal e vive tutta nuda a contatto con la natura. Il tempo è sempre bellissimo, i locali sono simpatici, le bambine passano allegre giornate a rubare i copri-pene  dei cacciatori, mentre le ragazze che diventano donne fanno tutto un rito erotico a base di olio di cocco e frustate con rami di palma. Gli uomini quando vogliono fare i gentili chiamano le donne "farfalle" e le donne quando temono che gli uomini siamo troppo dei piacioni li chiamano "collezionisti di farfalle". Se si è stanchi della spiaggia, della caccia al suino selvaggio e dei balli locali si può pensare a una gita breve fuori porta e andare a visitare, a tre passi dall'accampamento, con la guida di uno sciamano locale, il vulcano ancora in attività al cui interno si celerebbe una importante divinità, Yahul, lo spirito della vita e dell'amore. La popolazione è pacifica, piccoli vecchietti docili sono a capo del villaggio mentre il vero potere è detenuto dalle anziane locali, che con quel sorriso dolce è sdentato sempre stampato in volto, i capelli raccolti all'indietro e il seno prosperoso sembrano la personificazione stessa della dea Gaia. Cosa può andare male in un luogo da sogno dove non ci sono tasse da pagare, le ragazze ti accolgono a casa in topless coperte da olio di cocco e il suino selvatico aromatizzato alla brace è il top? Può andare male che c'è un'altra tribù in zona, gli Imedin, dei tizi un po' fumantini. Ogni tanto ci scappa una clavata sulla capoccia di qualcuno finito in una gita fuori porta e sono dolori e disastri diplomatici da risolvere. Anche perché la guerra non va bene a nessuno, essendo la popolazione dell'isola ai minimi storici, i capi villaggio in questi frangenti allestiscono delle tregue forzate a suon di matrimoni riparatori. Tutto funziona così da sempre, secondo il dettato della cultura Kastom, al punto che si potrebbe pensare che aggredire di notte qualcuno dell'altra tribù sia la strada più semplice per piazzare una moglie a quel figlio deficiente che ributta alle compaesane. Così capita che un vero tamarro Imedin, Mikum, pure un po' criminale e assassino, con tanto di piercing d'ossa al naso, a seguito di una aggressione "vince in dono" la ragazza più carina degli Yalek, Wawa. Solo che Wawa è già da molto tempo innamorata di Dain, il nipote del capo tribù dall'aria sognante e i capelli alla Battisti. Come andrà a finire? Riuscirà il vero amore a vincere sulle regole dell'isola di Tanna?




- Come una fiaba, ma inaspettatamente e incredibilmente moderna. Come un fulmine a ciel sereno spunta un film originale che è quasi fantasy, quasi fiaba, quasi dramma teatrale. Rapiti da un vortice di colori quasi disneyano (la mente non può che andare dritta a Oceania) ci aspettiamo qualcosa di più scontato e sonnecchioso di quanto in effetti la pellicola sia. Tanna è fantasy in quanto distantissimo come mondo e regole  da noi, ma è al contempo incredibilmente reale. Parla di una vicenda realmente accaduta, quanto shakespearianamente universale, e gli interpreti sono ugualmente autentici, attori per caso pescati in loco, bravissimi, spontanei e carichi di un vissuto quasi senza tempo. Per molti di loro questi non è solo il primo film che realizzano, ma anche il primo che vedono. I registi Dean Bentley e Martin Butler, vengono dai documentari e si apprezza molto il loro modo di guardare senza interferire su dinamiche spontanee che quei luoghi e persone racchiudono da millenni. Anche la storia che di racconta è una storia "loro", che non potrebbe trovare voce altrove. E come solo le storie e le persone vere sanno fare, la pellicola sorprende, descrivendo un arco narrativo e umano unico. E un punto di vista per noi occidentali nuovi, estremo e su cui riflettere: sopravvivere in un mondo che non ci appartiene quasi più, un mondo invaso, sporcato, moderno. E sopravvivere a questo è quanto mai una questione di testa, più che di muscoli, una ricerca di compromessi impossibili con persone che non sono abbastanza mature per ragionare davvero sul futuro. Sorprende, al di là della storia d'amore tragica, la scelta pacifica (in un mondo moderno in cui sembra sempre più scontato e facile imbracciare le armi) e senza compromessi che tiene in equilibrio i piccoli popoli di Tanna. È specchio di un così puro e pervicace odio della guerra che sfocia quasi ingiustizia morale nel confronto del vero amore. La soluzione finale della vicenda non è affatto scontata e c'è da domandarsi quanto possa influire positivamente nell'equilibri, di un popolo in continua precarietà di una gioiosa voglia di esistere e resistere alla modernità. Tanna sorprende e non è un caso che sia entrato agli Academy Awards nella rosa del miglior film straniero e abbia avuto svariati riconoscimenti nel mondo. Tanna è una sorpresa che come tale arriva in sala in punta di piedi, grazie all'impegno della Tycoon Distribution,  un vero tesoro da scovare. 
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