domenica 7 maggio 2017

I guardiani della galassia vol.2 - la nostra recensione




Sinossi nostalgia mega mix: Passato. Siamo negli anni '80 in una stradina della provincia americana. Un giovane e aitante alieno belloccio stile Star Man (il classicone di Carpenter con Jeff Brigdes... strano non fosse proprio all'epoca interpretato da Kurt Russell, protagonista in quasi tutte le altre pellicole di Carpenter del periodo, che in questo GOTG V2 è comunque in splendida forma... come è strano non abbiano chiamato direttamente Jeff Bridges, per GOTG V2 avendo già pronta la Disney in cantina la sua "versione ringiovanita" digitale usata in Tron: Legacy... misteri misteriosi) arriva sulla Terra e tra love power e fascino del ciuffo ribelle seduce la futura mamma di "Star Lord". C'è musica nell'aria, macchinoni americani che come placidi barconi ancorano nei drive in, l'estate è alle porte ed E.T. al cinema, c'è il seme di una pianta extraterrestre da seminare e fondere con il nostro pianeta. Annotatevi il dettaglio. Tutto è bellissimo, ma perché quello Star Man, dopo una "doppia inseminazione" è poi andato via dalla sua nuova famiglia terrestre, come all'epoca facevano molti giocatori di calcio del campionato italiano? Perché per ritrovare suo figlio dopo anni invece della De Filippi ha pagato dei temibilissimi pirati spaziali, con intenti cannibali, capitanati da Yondu (Michael Rooker), che poi non hanno effettuato la "consegna"? Chi è in verità questo Star Man? 
Presente. Dopo averle suonate a passo di danza a Ronan l'accusatore, nel film precedente, salvando l'Universo al di là di ogni più realistica aspettativa, Star Lord e compagni, gli autoproclamati Guardiani della Galassia (un titolo che non sembra scelto troppo "a caso"... in questo film c'è una bella "lore" in espansione), forse anche in assenza dei Nova Corps attualmente in ri-strutturazione (presto probabilmente vedremo Nova, secondo me), sono sulla cresta dell'onda e vengono chiamati come eroi in affitto a sedare minacce cosmiche più o meno importanti. Groot (Vin Diesel) è tornato a essere una amabile piantina, Drax (Dave Bautista), "quasi" passata la voglia di strage, sta diventando sempre più malleabile se non addirittura molesto (si lamenta delle tute spaziali che gli strizzano i capezzoli), Rocket (Bradley Cooper), sarà che è "in quel periodo dell'anno" in cui i procioni sono stronzi, inizia ad avere un po' di insofferenza per la vita di gruppo. In compenso Peter (Chris Pratt) e Gamora (Zoe Saldana) si stanno finalmente iniziando a trovare sulla stessa lunghezza d'onda e pure l'amara / odiata Nebula (Karen Gillan) è "in corso di redenzione". Quindi, diciamolo, per i guardiani, anche grazie alle casse della astronave Milano che risuonano delle musiche dell'Awesome Mix Vol. 2, la compilation del meglio della musica terrestre, è un bel momento (anche perché si portano l'impianto stereo pure in missione!). Scorrazzano per il cosmo tra pianeti colorati insieme alle loro tute spaziali "for space'n'for fun" e non serve davvero altro. Cosa può andare male? Pure Thanos sembra essersi (momentaneamente) dimenticato di loro! Ma ecco che arriva la cazzata. Una scelta molto discutibile che fa inimicare i guardiani da una razza aliena, particolarmente malmostosa e vendicativa, che non esita a scatenargli contro tutte le astronavi da guerra di cui dispone. Situazione disperata, non fosse che a cavallo di una astronave bianca (letteralmente) arriva in loro soccorso Ego, lo "Star Man" di cui sopra, del tutto intenzionato a riagganciare il legame padre- figlio interrotto negli anni '80. Ma sarà pronto Star Lord a incontrare un padre di questo tipo? 



- Un po' come la festa di classe, la seconda a distanza di un mese: il primo Guardiani della Galassia di James Gunn è stato un autentico fulmine a ciel sereno nel panorama dei film Disney / Marvel Studios. Era il primo film della "linea cosmica" dei personaggi Marvel/Disney, quando i principali personaggi "cosmici" (Galactus, Skull, Terrax e compagni) erano inutilizzabili in quanto legati, in tempi nefasti, ai brand dei Fantastici 4 o degli X-Men, tuttora di proprietà 20th century Fox. I "guardiani" erano poi davvero gli ultimi degli ultimi, a livello editoriale sfigati, un team di eroi incasinato da anni di re-cast, per lo più figurine di storie con tremila personaggi diversi di cui nessuno si ricorda molto, messi sullo sfondo con in primo piano i "veri" eroi, quelli più commerciali. E questo con buona pace di Starlin e degli ultra-appassionati. Tuttavia i guardiani avevano  trovato, 2010 o giù di lì, di recente nuova identità, spazio e potenziale con la saga a fumetti di stampo "spaziale" Annihilition, ma erano, salvo un paio di nuove leve di recente ideazione, "for fans only". Anche solo mettersi a spigare le mille evoluzioni di Drax era un delirio (e per questo ha assunto una caratterizzazione più semplice e "smemorata", che aveva esordito da noi in un volumone costosissimo da fumetteria, che faceva un po' il verso al Riddick di Vin Diesel). Come fare? Fare tabula rasa, mettere pochi personaggi invece che seicento, una nuova origin store per Star Lord come bambino degli anni ottanta rapito da dei pirati spaziali per farlo fuggire dalla morte della madre. E poi affidare tutti a Gunn, che è come regista un po' l'ultimo arrivato e quindi se floppa (difficile comunque con quel budget) "colpa sua", colpa dei personaggi, colpa della Fox che tiene in ostaggio i Fantastici 4. Ma invece accade il miracolo, Star Lord e compagni sullo schermo spaccano, sono  "dei grandi". Starlord (anche se iconicamente nel fumetto con elmo, divisa militare e pistole, animo da kamikaze, battuta pronta e sfiga piuttosto nera è sempre stato un figo) diventa al cinema un novello Peter Pan, mischiato a Ian Solo e Indiana Jones. Un anti/eroe con stampato un sorriso beffardo alla Herrol Flinn, un po' bambinone e un po' sbruffone, eroico ma goffo. Un tizio con in testa, sotto la maschera spaziale, le cuffie arancioni, con dentro sparata la migliore musica anni '70-'80, perennemente ascoltata, anche durante i più intricati combattimenti spaziali, perché è il suo retaggio, il suo personale legame con la Terra e la famiglia, che passa dritto per uno spinotto. E quella musica era davvero perfetta, l'idea geniale che veniva dal film, da Gunn, e non dai fumetti: quello che ci metteva in comunicazione emotiva con personaggi che ancora non conoscevamo. Chris Pratt buca lo schermo e viene subito assorbito dallo star system per il rilancio di Jurassic Park. Il Drax di Dave Bautista è ugualmente fantastico e mostra una versatilità invidiabile (e se possibile Bautista migliora in questo secondo film), divertente la coppia Groot / Rocket (Vin Diesel/ Bradley Cooper) pianta / procione, interessate il rapporto di odio / amore tra Gamora e Nebula. E in più ci stanno i pianeti, i celestiali, le battaglie spaziali con centinaia di astronavi su schermo, prigioni interplanetarie, covi di pirati, oscure potenze che tramano nell'ombra sedute su troni galleggianti e collezionisti di energie misteriose. C'è un bonus aziendale piuttosto noto in casa Marvel, un premio per chi si distingue nel suo lavoro noto come la carta "fuori dai coglioni!".


Ogni tre mesi (e a volte meno) i personaggi Marvel devono partecipare a un cross-over con altri personaggi Marvel da lanciare, ri -lanciare, affiliare. A volte, sempre più di frequente, toccano pure eventi che durano otto/nove mesi, in cui alcuni personaggi sono "appiccicati dentro" anche se c'entrano poco o nulla con il contesto. Inutile dirvi che il fine ultimo è farvi comprare tutto il comprabile, con trame che iniziano su una testata, continuano con un'altra, hanno retroscena su numeri speciali da fumetteria e pure una testata principale che bada, con un diverso punto di vista, al racconto. Lo scrittore regolare di una serie deve quindi mettere da parte le sue storie per partecipare a forza a questi mega - eventi aziendali, che spesso sono una tritura di coglioni autentica. A meno che non abbia la carta "fuori dai coglioni!". E siccome questo accade anche al cinema, Gunn questa carta magica l'ha avuta. In "guardiani vol. 2" Gunn ha ottenuto la possibilità di espandere le sue storie e personaggi e l'ha colta in pieno, forse pure troppo. In GOTG V.2 riesce a non introdurre nessun nuovo personaggio ("quasi" per lo meno, vedasi titoli di coda...) se  non a recuperare alcuni pezzi del brand dei Guardiani già previsti nei fumetti. Non contento, decide coraggiosamente di espandere i caratteri dei personaggi, allestendo un film molto parlato e piuttosto statico. Anche qui il "piuttosto" non esclude che ci siano scena action spettacolari, ma vi anticipo che le avrete già viste più o meno tutte nel trailer, sebbene in forma "leggermente" contratta. Quello che rimane ha davvero il gusto di una cena di ex alunni in cui si raccontano, seduti, i reciproci sentimenti a distanza di tempo, salvo un ultimo atto che è davvero una bomba atomica per spettacolarità e chicche sulla gestione futura della saga. Insomma...



- Ok, è forse un po' statico, ma è un male? GOTG V2 è un film molto divertente, ben recitato, ha un buon ritmo ed è condito da effetti speciali mozzafiato. Tuttavia è un film senza grandi sorprese e anche l'evoluzione dei rapporti tra i personaggi non è così eclatante. A livello di rapporti, quasi tutto lo abbiamo già visto o intuito nel film precedente, qui in sostanza si usano "salse diverse" per dire le stesse cose. Kurt Russell dà vita a un personaggio interessante ma che sul finale dà l'impressione di non aver dato tutto quello che ci si aspettava, anche il suo rapporto con il personaggio di Chris Pratt ha ottimi spunti che poi vanno a scemare. Un plauso a Dave Bautista, che dà vita a un personaggio incredibilmente più profondo di quanto prima appariva nel primo episodio, ma anche a un Michael Rooker molto struggente. Dolcissimo Baby Groot, protagonista di molte scene divertenti e tenere spesso in compagnia di Rocket. I combattimenti spaziali sono sempre vorticosi e frenetici e il pianeta su cui è ambientata gran parte della pellicola è molto interessate e dalla natura sfaccettata. Non mancano sovrani alieni dorati e sopra le righe, dei cammei gustosi (stupendo il nuovo di Stan Lee) e poi c'è pure Stallone, e in futuro non vediamo l'ora di vederne di più. Anche qui gli anni '80 rivivono in modo tanto parossistico che maniacale e la colonna sonora è sempre al top, sempre appropriata, sempre toccante. Ma la sensazione rimane quella di aver interrotto il globe - throttling per stare fermi all'autogrill per un intero episodio. Fermi a parlare tra amici, sparare due puttanate, commuoversi e ricordarsi perché è bello stare insieme. La serata è salva in fin dei conti, anche se in un modo diverso dalle aspettative. 


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