martedì 16 maggio 2017

Blade Runner 2049 - il nuovo trailer del sequel di Villeneuve



Sono passati tanti anni. Pioveva a dirotto sopra una città grigia mentre la vita di uno schiavo si spegneva su un cornicione. Il "lavoro in pelle" Roy Batty aveva fatto decisamente cose discutibili, per cui il dio della biomeccanica non lo avrebbe certo fatto entrare in paradiso. Era comunque troppo tardi per cambiare, perché la sua luce ormai aveva arso con il doppio dello splendore e la vita di Roy si era quindi bruciata in metà del tempo. Nessuna nuova vita lo aspettava nelle colonie extra mondo. Se solo suo il suo costruttore di occhi sintetici avesse potuto vedere quanto Roy aveva visto negli anni, con quei suoi occhi finti coltivati come uova in batteria. Se solo suo padre, il costruttore di macchine umane, non lo avesse condannato a una vita a tempo ridotto. Roy era a terra, ma prima di morire riusciva in un atto estremo a riportare sul cornicione  del palazzo Deckart,  il cacciatore che lo aveva inseguito in quegli ultimi istanti di vita. Lo aveva preso al volo, mentre stava per cadere nel vuoto. 




Roy: "Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi. Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione. (Ho cavalcato i ponti posteriori di un blinker) e visto i raggi C balenare nel buio, vicino alle porte di Tannhauser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo, come lacrime nella pioggia. E' tempo di morire. 

Deckart: "Non so perché mi salvò la vita, forse in quegli ultimi momenti amava la vita più di quanto la avesse mai amata... Non solo la sua vita, quella di chiunque, la mia vita. Tutto ciò che volevano erano le risposte che noi tutti vogliamo: da dove vengo? Dove vado? Quanto mi resta ancora? Non ho potuto far altro che restare lì a guardarlo morire."


Questa è epica. Questa è tragedia greca. Questa è roba da libri di scuola. Il film di Villeneue ha un onere vertiginoso di aspettative sulle spalle, ma gli vogliamo già bene. Il cast è ricco, le atmosfere sembrano esserci così come gli effetti speciali e androidi dalle acconciature un po' anni '80. Ma questi testi sopra citati sono scritti a fuoco in noi e davanti anche allo spettacolo più bello rischiamo di rimanere indifferenti come "sushi", pesci freddi, a meno che dialoghi ugualmente spettacolari non arrivino a torcerci le budella di gioia. Speriamo di non essere troppo malinconici in sala. 
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