domenica 12 ottobre 2014

Lucy: La nostra recensione !

No, qui la Johansson non si spoglia, succede invece nei film sui rapimenti alieni in cui è mora. Questo dettaglio lo dovevo a un amico, pratica archiviata.
Sinossi lunghetta, scazzata ma sincera: Scarlett è una svampita che per ragioni a noi ignote si trova a Taiwan insieme a un fesso come lei. Il tizio la convince a cadere nella più classica delle truffe orientali, roba che ti siedi in un posto e ti tolgono un rene mentre mangi del sushi. A Scarlett non va così bene e la nostra bionda preferita viene scelta per portare internamente, dopo operazione clandestina, delle buste di una strana droga oltre confine. Siccome i cattivoni amano riempire di botte chi trasporta la loro merce, i pacchetti della droga blu si rompono all'interno dello stomaco di Scarlett e il loro contenuto si mischia e diffonde nel sangue.

Naturalmente, come in Limitless con Bradley Cooper, la droga è in realtà un sofisticato stimolatore cerebrale che permette a Lucy di sfruttare al massimo il suo cervello. Presente quella cosa che noi sfruttiamo solo il 10% della capacità cerebrale? Il film è una mega pippa su questo concetto espresso più volte dallo scazzatissimo Morgan Freeman, qui per l'occasione scazzatissimo cattedratico,  grazie a filmati esplicativi tipo Voyager di Giacobbo. Cioè proprio con contributi video della volpe della savana accompagnati da Freeman che dice roba tipo: "La volpe della savana usa il 12% del suo cervello e sente passi a 400 metri". Nasce il didascalismo fantascientifico. Mentre Freeman annoia lo spettatore con il paguro bernardo,  la Johansson è  in overdose da roba blu e piano piano si avvicina, insieme ad una vorace astinenza, il momento in cui il suo cervello arriverà alla capacità di sfruttare il 100% delle sue risorse. Così la nostra Scarlett piano piano inizierà a diventare qualcosa di davvero sovrannaturale, roba che Neo non è nessuno. Come primo atto la bionda cercherà quindi di mettersi in contatto con Morgan Freeman, che in ogni film in cui appare funge da wikipedia vivente su cosa succede nella trama.

Peccato che Freeman le riveli che si trovano in un film piuttosto svogliato (o troppo geniale)  di Luc Besson. Un tizio che una volta aveva i numeri e che oggi, dopo aver prodotto un sacco di filmacci action e reso Liam Neeson novello Charles Bronson,  trae spunto per le trame delle sue nuove opere dalle urban legend e ami allestire sequenze veloci e slegate tra loro quanto quelle dalla pubblicità dei bagno schiuma o del dentifricio.  Tipo


cui segue un secondo dopo


Fortuna che a capo dei cattivi asiatici spacciatori di roba blu che rende super-intelligenti ci sia l'attore di Old Boy. Pur di dare un senso alla pellicola levarsi velocemente dalla pellicola e far dimenticare a tutti il suo errore cercherà di inseguire Scarlett in capo al mondo per eliminarla.


E intanto Scarlett muta, evolve, scena dopo scena. Dalla fisica alla metafisica. Partiamo dal grado uno. In cui una carinissima e sorridente Scarlett ha l'aria svampita di una celebre biondona del cinema. Il suo sguardo è eloquente: mucca che guarda passare il treno.


Segue update e versione cazzuta motherfucker da tipa tosta alla John Woo, tutta arti marziali, pistole tenute in mano storte e faccette da bulla.


Segue un utilizzo innovativo del Cloud senza cellulare, utilizzando direttamente il vetro di un'auto. Probabile nuova applicazione di Siri per IPhone 6...


Seguono cose buffe e confuse di dubbia utilità per rendere l'idea che la trama vada da qualche parte.


Come andrà a finire?

Non iniziamo a sdoganare messaggi sbagliati! Dopo l'ottimo Limitless e questo curioso, strano e assurdo Lucy sembra quasi che stia prendendo piede la moda delle droghe intelligenti. Presentate, in piccole dosi, come una sorta di aiuto coerente al successo individuale, in netta contrapposizione alle droghe da rincoglionimento emotivo come il talco di Pollon...


Non mi è esattamente chiaro come sia partito questo trend da "droghe intelligenti", probabilmente è una critica alla società odierna e i suoi standard troppo elevati, inaccessibili senza una scorciatoia. Lo spiantato scrittore interpretato da Bradley Cooper in Limitless con l'aiuto della chimica riusciva a guadagnare prima di tutto una posizione sociale per poi andare oltre, ma allo stesso modo ci riempiamo oggi di integratori energetici per lavorare di più, bibitoni in polvere per sembrare più belli, pillole blu per essere più prestanti. Tutte cose pericolose per il metabolismo ma che sembrano avvicinare allo "status" cui si ambisce. A questo il film di Besson aggiunge un interessante discorso, che pur è consequenziale a quello di Limitless, in ambito evoluzionistico, arrivando addirittura a interessanti disquisizioni sul valore della conoscenza umana in un'ottica di evoluzione continua condivisa. Però non dimentichiamo il monito di base, come ci ricorda una canzone di Claudio Bisio e di Elio e le storie tese del passato...

Lucy. Un film che, dicevamo, è curioso, strano e assurdo. Luc Besson è probabilmente un genio e io sono un fesso a non capirlo. Nella sua carriera ha dimostrato di saper fare di tutto, tanto in ambito registico che produttivo, e spesso con esiti lusinghieri. Bellissimi film come Nikita, Leon, Giovanna D'Arco, Il Quinto Elemento, Angela. Produzioni di successo, magari tamarrissime ma divertenti, come Transporter, Danny the dog, Taken. Non tutte le ciambelle riescono con il buco, capita. Per cui sono capitati la moscissima serie di Arthur e i minimei, i brutti seguiti di Taxxi affidati per lo più a Megaton e altra roba che, comunque, se la danno in televisione noi finiamo per vedere fino alla fine.
Con Lucy il regista francese torna dietro alla macchina da presa per realizzare un po' quella che è la summa della sua opera.
Come in Nikita, come in Leon, una donna affascinante e disperata al centro di tutto, qui interpretata da una Scarlett Johansson che all'inizio appare molto più solare e simpatica di quanto negli ultimi tempi ci è apparsa nella tutina, più monastica che sexy della Vedova Nera. Poi nel proseguo del film questa immagine cambia, il personaggio solare in qualche modo "sta morendo", ma Lucy mantiene quel qualcosa che ci ha fatto innamorare di lei fin dall'inizio e qui è senza dubbio merito della brava Johansson, capace di recente anche di dare "corpo ad una voce" con il bellissimo Her di Spike Jonze. Besson tiene alla sua protagonista peraltro, la valorizza e fa risplendere la pellicola della luce dei suoi occhioni azzurri spalancati. C'è anche un po' della Giovanna D'arco della divina Milla, nel senso di crescita del personaggio, nel coraggio unito alla consapevolezza del proprio ruolo. Funziona. Il problema è che poi Besson vuole fondere la pellicola con le sue esperienze maturate in Taxxi, Transporter e molto altro del suo cinema prodotto. Così subentrano, incastrate a quello che potrebbe bastare da sè come dramma esistenziale, le arti marziali un po' sopra le righe, gli infiniti (e farlocchi) inseguimenti in auto, i cattivoni orientali cool. In aggiunta arrivano poi gli effetti speciali, legati ai poteri di Lucy, intriganti, assurdi ma invero piuttosto retrò, insoddisfacenti davanti ai giocattoloni che Hollywood sforna di recente ma a volte buffissimi, come la mano-multipa. Tali effetti sono però troppo slegati tra loro, nell'ottica di sorprendere di continuo sono unici di alcune scene. Non vanno a costruire qualcosa nel loro ripetersi, specificarsi, sono degli spunti e questo si riversa indirettamente nell'economia e omogeneità alla trama stessa. Ed è male. Il gioco non riesce, la struttura ha crepe da tutte le parti. C'è la direzione degli attori, ottima. Ci sono inseguimenti ed effetti, riusciti o meno. Rimane un'idea chiara di fondo, la volontà di rendere scientifica la fantascienza. Manca di fatto una trama oltre alla consequenzialità degli eventi, al di là del "vediamo che succede al 100%".  Anche perché a ogni "step evolutivo" della protagonista, per la smania di cambiare le regole in continuazione,  sembra che parta un film differente, slegato dal precedente. Lucy è sempre un passo avanti, spazza via ostacoli e nemici ignari come barattoli e questo inficia anche la tensione emotiva che la pellicola dovrebbe fornire come minimo sindacale. Che il regista l'abbia fatto apposta? Inserire fasi action ma renderle inoffensive per non deconcentrare sulla trama principale? Potrebbe essere pure. Mistero. Sta di fatto che il film, così esposto, necessita almeno esternamente di qualcosa che gli conferisca una struttura. Allora Besson si inventa a collante la pappa evoluzionistica, i filmati delle volpi, delle capacità di volo notturno dei pipistrelli legate al maggiore utilizzo del 10% di capacità cerebrale e roba così. Scomoda addirittura, nella prima scena, la più famosa delle Lucy, la prima donna di cui si trovano resti. Besson improvvisa un tip tap mettendo in parallelo gli eventi che accadono a Lucy con i filmati da Focus Channel. Con Morgan Freeman voce-off, un po' paterno e un po' noioso come sempre. La cosa inizialmente colpisce e diverte. Ma presto viene a noia. A un certo punto ci si domanda che cavolo si stia guardando perché il film riscrive di continuo se stesso scena per scena. Forse è la partitura del cinema del futuro, un meltin pop sensoriale in cui la pellicola ha di inquadratura in inquadratura la scansione spazio-temporale sballata di pubblicità che si susseguono senza costrutto, prima uno shampo poi uno sgrassatore poi una macchina fuoristrada, tutto in un unico flusso. Alla fine sembra solo di aver visto tanti spot slegati l'uno con l'altro, nel tentativo di seguire una trama così sottile da essere invisibile, cercando di unire i pezzi concentrandosi come guida sui bellissimi occhioni blu della Johansson.
Mi è piacito? Non l'ho ancora capito. A giorni alterni cambio idea di netto. Di sicuro lo vedo come un film coraggioso che cerca di andare oltre schemi canonici. La Johansson è splendida e ci si affeziona subito al suo personaggio. Le scene tamarre si sprecano e io amo le scene tamarre. Lo svolgimento pur convulso appare però troppo lineare e didascalico. La struttura del film come un enorme zapping tra canali mi affascina e ripugna insieme. Non lo so, anche ora sto cambiando idea a righe alterne. Oggi va così. Un mio amico l'ha apprezzato, ci ha visto una struttura e ritmo complessivo da graphic novel francese, dove sovente le immagini sono più forti delle parole e sta al lettore unire, a suo piacere, le sequenze. Una chiave di lettura che potrebbe anche funzionare per questo film. 
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