lunedì 17 marzo 2014

La Buona Stella

Istruzioni per costruirsene una

Carlo Verdone (si chiama con un nome diverso ma negli ultimi 30 anni, se escludiamo il prete pazzo di Zora la Vampira, Carlo verdone fa sempre e solo Carlo Verdone e quindi lo chiamo qui Carlo Verdone) sta con una smandrappina (Eleonora Sergio, adeguata) dopo aver divorziato dalla moglie. I figli non hanno gradito l'iniziativa paterna e hanno deciso di vivere con la madre. I figli sono interpretati da Lorenzo Richelmy, che fa per copione l'arrogantello insopportabile e Tea Falco, che fa la dissociata madre single e parla come la tipa della comune di "Un Sacco Bello". Che reciti così o su istruzione di Verdone, non si riesce a quantificare razionalmente quanto sia irritante il suo modo di parlare, si vorrebbe strapparsi le orecchie, per non dire peggio. Anche perché è un'attrice carinissima, molto tenera, magari ha questa voce perché molto timida, la dizione non è tutto, chissenefrega della dizione, ma starle dietro è una faticata. Sono parti troppo fastidiose che se hanno lo scopo di martirizzare maggiormente la figura di Verdone il risultato è troppo esagerato, passano per mostri personaggi per cui dovremmo tifare “contro” il personaggio di Verdone. 

Torniamo al film. La madre muore e i figli, pur controvoglia, sono costretti a dividere il tetto con il padre e la compagna, che odiano di default, fino al punto che ogni tipo di convivenza risulta davvero impossibile. Anche perché i figli sono davvero totalmente e ingiustificatamente stronzi (oltre che attori tremendi, che paiono recitare vuoti monologhi infiniti... ma forse la colpa è anche della scrittura) e Carlo Verdone non fa davvero nulla per far fronte alla situazione (recitando il solito insostenibile nevrotico che vorrebbe imitare Allen). Fortuna che interviene Paola Cortellesi (si chiama con un nome diverso ma è sempre Paola Cortellesi, supponente come nell'ultimo Zelig e senza un guizzo che sia uno), la nuova vicina di casa, di mestiere cacciatrice di teste come Clooney in “Tra le nuvole”, ma dal cuore tenero. La Cortellesi riuscirà ad entrare nei cuori dei “Verdone”, sistemerà il caotico quadretto familiare, traghettando la storia su un finale del tutto “inaspettato”.


Vorrei partire dai pregi, perché il film ne ha diversi. Verdone parla alla nostra disastrata nazione invitandoci a stringere i denti e volerci bene, nonostante fuori di casa abbiamo il mare in tempesta e nessuna fiducia per il futuro. La buona Stella rappresenta infatti la madre che non c'è più di una famiglia già in cocci, l'equilibrio affettivo perso, la rotta-sicurezza-coperta di Linus che non si può più percorrere ma non si può continuare in eterno a piangere. Nonostante tutto si può e si deve andare avanti, anche se è difficile, anche se i confronti padre-figli vanno solo verso gli addii, come cantava Cat Stevens in “Father and son”. É un mondo brutto, in cui i sogni vanno messi da parte, magari tutti devono rinunciare a qualcosa, ma un mondo accidentato che si può continuare a percorrere, se si resta insieme a tenersi per mano. Anche il personaggio della Cortellesi, che vive nell'infrangere futuri altrui, non se la passa bene. Vive in quanto esperta nel licenziare gli altri e pertanto è quotidianamente bersaglio di minacce e angherie, cerca per senso di colpa di cercare un nuovo lavoro per quelli che licenzia in una eterna lotta contro i mulini a vento, vive da sola nelle sue depressioni ma è sempre propositiva, ottimista nonostante tutto e contro tutto. Ma l'affetto, l'amore che solo una famiglia può dare, è la giusta cura anche per lei, la coperta si può allargare un po'. Messaggi belli, propositivi, magari non troppo originali ma che servono oggi, fanno stare bene. 
Ma poi anche 'sta cosa che tutte le attrici si innamorano di Verdone... deve essere la stessa cosa che fa Allen, ma io che Micaela Ramazzotti, la Buy, la Rocca, la Cortellesi cadano per copione tutte nelle braccia del solito nevrotico, schivo, deprimente e un po' rompipalle e privo di particolari evidenti meriti Verdone, perché “è buono” ma buono in che modo non lo si capisce mai, il film sorvola con sottofondo musicale Barilla... la trovo sempre una forzatura insostenibile, anche se in fondo è un cliché che lo spettatore si aspetta ... Menate varie a parte, il film ugualmente scorre, convince nel ritmo, Cortellesi e Verdone si muovono con fare esperto sul set, ma fallisce miseramente sulle spalle dei ragazzi. 


Sopra l'ho già detto di straforo, non so se è per la sceneggiatura, non so se è per quella strana dizione della Falco, sono l'anello debole. In loro c'è anche qualcosa di buono ma è poco sviluppato e ogni volta che sono in scena l'istinto (e parlo sempre e solo dei personaggi, non degli attori) sarebbe di dargli un calcio nel culo. Insostenibili. E almeno un po', ripeto, durante tutta la pellicola vorremmo volergli bene ma niente. Invece quando la vita gli procura qualcosa di brutto (come l'audizione) ci troviamo a esultare come allo stadio nonostante la scena voglia farci provare ben altro. Il che non è bene. Magari poi sono io, ripeto. Contraddittorio dunque, ma non brutto. Mi è piaciuto di più il film prima però, quello con la Ramazzotti. De gustibus. 
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