Spazio. Pianeta
Krypton. La politica ecologista proposta da Tony Blair con un nuovo
video di sensibilizzazione è andata sfumando. I burocrati di Krypton
da tempo stanno prosciugando le risorse energetiche del lor pianeta
senza un perché. Cioè, dispongono di eserciti e colonie su altri
mondi ma per far andare i ventilatori quando fa il caldo più porco
ciucciano dal nucleo del loro pianeta. Ma saranno coglioni? Meritano
l'estinzione. E infatti l'estinzione sta per arrivare. Lo scienziato
Jor-El (Russell Crowe) alla politica ecologista di Blair ci crede,
al punto che al lavoro non ci va con una inquinante astronave ma con
un locale pterodattilo ammaestrato. Perché gli altri non fanno come
lui? Probabilmente perché le scorie prodotte da un'astronave sono su
Krypton civilmente più accettabili di diarrea di dinosauro che di
colpo vi piove dal cielo mentre fate jogging. Jor-El decide di
affrontare i burocrati e propone in extremis un trasferimento di
urgenza degli abitanti di Krypton su un pianeta che non stia per
esplodere. Le sue invettive non colpiscono molto, forse perché di recente deve essere passato con lo pterodattilo affetto da
attacco diarroico sulla casa di qualche politico mentre questo stava
facendo il barbecue con la famiglia. Jor-El vorrebbe continuare
inutilmente a convincerli, ha già pronta per l'esodo un'astronave
ed energia ibrida, quando il Generale Zod (Michael Shannon), forte
anche del voto degli ecologisti, decide di ribaltare lo scacchiere
politico con un colpo di stato.

Diciamo solo che Zod inseguirà Kal-El per riavere quel
dannato codice genetico. Kal-El arriverà sulla Terra a bordo di un'astronave, a Smallville, dove sarà amorevolmente accudito come Clark dai
coniugi Kent, Jonathan (Kevin Kostner) e Martha (Diane Lane... che
nonostante tutto il trucco impiegato non nasconde la sua vera età,
di 752 anni ). Così il novello Eracle caduto dall'Olimpo viene
accudito da uomini e cresce tra di loro, pur nelle difficoltà che la
sua “diversità” comporta. Ma grazie alla fibra morale che verrà
instillata dai Kent, Clark crescerà come il migliore degli uomini,
pronto a mettere a disposizione i suoi poteri per il bene comune.
Dopo la morte prematura del padre Clark parte per il mondo e diventa
una specie di leggenda urbana, un uomo misterioso che appare qua e
là, salva delle persone da morte certa e poi scompare. Una leggenda
urbana che la reporter Lois Lane (Amy Adams... anche lei un po' troppo
vecchia per la parte) insegue di voce in voce dopo che l'ha
incontrata di persona in uno sperduto scavo nel ghiaccio
dell'Antartide. Uno scavo da cui è emersa un'astronave Kryptoniana
lanciata secoli passati a futura memoria per una colonizzazione.
Torna sullo
schermo l'eroe di Krypton, in una nuova versione fortemente voluta
dalla Warner in seguito al successo della trilogia del Cavaliere
Oscuro. Torna Goyer alla sceneggiatura dunque, torna Nolan ma solo
alla produzione, alla regia viene messo Snyder, regista che in
trasposizioni se ne intende, da Watchmen a 300 passando per Dawn of
the Dead al Regno di Ga'Hoole. Fin da subilo il team di lavoro è
stato unito su un punto: questo non è “Superman”, è “Man of
Steel”. Un uomo d'acciaio, dall'aria salvifica, ma alieno, dotato di
una forza sconosciuta e probabilmente letale, che non è ancora stato
classificato e accettato dalla comunità come loro campione, come
“Superman”.
La parola d'ordine dello script è “solidità”,
la stessa infusa con successo nella recente trilogia dell'uomo
pipistrello. Tutto è logicamente coordinato e contestualizzato,
frutto di una attenta lettura a posteriori e di “sintesi” del
materiale base. Goyer trasformava Batman in un credibile, eccentrico,
007, abbraccia il genere spionistico riducendo quello prettamente
supereroistico, fornisce un significato logico e un contesto
credibile per tutte le eccentricità fumettistiche. Perché c'è una
bat-caverna? Perché si veste da pipistrello? Da dove deriva la
ricchezza Wayne? Come opererebbe un super-criminale nel mondo reale?
Che tecnologie userebbe Batman se fosse vero? Tutte domande che
trovano una risposta chiara e appagante, volte non solo a
giustificare ma a rendere “Vero” il personaggio. Magari a
discapito delle iconografie più favolistiche: strani fluidi Venom,
piante senzienti, pinguini killer, coccodrilli mutanti. Batman è
fin troppo vero ma è solido. Superman è altrettanto solido, Goyer
anche qui schiva il supereroistico e punta alla fantascienza, al film
di caccia all'alieno. Se il Superman originale alla domanda “Chi ti
ha fatto il costume” rispondeva “L'ha cucito la mia mamma”, il
nuovo costume con mantello è logico e coerente nel suo essere una
tuta da combattimento aliena, per altro in possesso di tutti i
Kryptoniani in monotaglia allungabile modello esercito di Freezer (e
vai di Dragonball). La genetica, la gravità, l'intelligenza
artificiale, Man of Steel è un film che si rivela molto tecnico e
puntuale nel collocare tutti i tasselli se non nella sfera del
possibile in quella del probabile. Perfino la Fortezza della
Solitudine appare più logica e credibile alla luce di riferimenti
tecnologici che abbiamo oggi. Tanta precisione del mondo narrativo
non impedisce però alla pellicola di avere cuore. Come per Batman,
l'anima del protagonista è messa a nudo dai flash back sulla sua
infanzia, veloci frammenti che riescono comunque a catturare lo
sguardo, a rimanere impressi nonostante il minimo minutaggio, a
forgiare l'ossatura stessa della sceneggiatura. Se il passato di
Batman è nel buio di un pozzo, nel buio di un teatro, nel buio di un
vicolo, il passato di Superman, pur non meno drammatico, è alla luce
del sole, tra i panni del bucato stesi dalla mamma, tra le
strade in sterrato, i banchi di scuola, tra le praterie del Kansas.
Se
Batman vive nel buio avendo paura che il suo mondo nel buio scompaia,
Superman è in un mondo di luce, perennemente in bilico tra aiutare
il prossimo e cercare di nascondere i suoi poteri da chi potrebbe,
dopo aver scoperto la sua diversità, portarlo via dalla sua
famiglia. In entrambi i casi è una figura paterna defunta il motore
emozionale: in Batman Begins era il padre di Bruce (Linus Roache), in
Man of Steel è il padre di Clark (Kevin Costner). Entrambi gli
attori sono straordinari nel creare un personaggio completo e
credibile, umano, pur all'interno di un minutaggio su schermo molto
veloce. A un'ambientazione curata, agli ottimi inserti narrativi a
descrizione dei protagonisti, le pellicole “supereroistiche” di
Goyer abbinano un travolgente senso dello spettacolo. Con i
combattimenti frenetici e gli inseguimenti indiavolati di ordinanza
viene sempre aggiunta una generosa dose di fuochi d'artificio. Certo
la mano di Nolan si sente in tutto questo, il grande regista è
dietro le quinte, accreditato alla sceneggiatura con Goyer, ma
presente a tutta la costruzione della pellicola, passo passo, con la
sua mano sicura. Siamo molto contenti che Goyer sia al lavoro sul
prossimo Godzilla, sull'annunciato film di Metal Gear e sul futuro Man of Steel 2. Parliamo sempre dello sceneggiatore
di Colpi Proibiti...
Snyder aveva un
compito arduo, sintetizzare il tutto e rendere l'esperienza visiva
non troppo simile a Dark Knight. Sulle prima devo confessare di aver
avuto molti dubbi in proposito, ma mi sono ricreduto. La fotografia
tra il rosso e l'argento metallico è di grande impatto, la scelta di
colori plumbei azzeccata a una realistica rappresentazione, in
canoni moderni, di uniformi e armature. L'azione è concitata e senza
tregua, lo stesso Superman ha dei lati bestiali, come Zod del resto,
che riscrivono l'iconografia, che lo rendono di fatto ulteriormente
alieno-altro. Tra astronavi e scazzottate Snyder ha dimostrato più
volte di saperci fare, ma è limitativo dire che questa è l'ennesima
bella prova; Man of Steel è una delle pellicole più belle di questa
annata per ritmo e narrativa. Perché tra tanti movimenti di camera
frenetici spesso fanno capolino le splendide scene di Flash Back, come
l'episodio sulla chiatta e quello tra i ghiacci, l'illuminante scena
finale. L'opera ha cuore e Snyder fa di tutto per non reprimere
l'umanità, il super-potere più grande del suo Uomo d'acciaio. Sul
piano tecnico la barca non ha falle, gli effetti sono maestosi e
appaganti in una continua esplosione di tutto e tutti, la cg
perfetta, le musiche di Hans Zimmer sono come sempre straordinarie.


Sì, ci sono scene
in cui il film mi ha ricordato altro (ne ho già parlato nel post
precedente sull'argomento, quello in cui analizzavo il trailer). Il
film è piuttosto cupo, come temevo. Ma tutto funziona, l'energia è
quella giusta e le scene memorabili si sprecano. Si potrebbe
ragionare sul fatto che differentemente dalla altre pellicole qui si
è voluto mettere davanti Superman per solo sviluppare Clark Kent. In
effetti è una delle più felici suggestioni dell'intera operazione.
Per poter essere Kent, Kal-El deve prima accettarsi come Superman per
poi trovare la sua collocazione “umana”. Può rimanere un
po' l'amaro in bocca a chi si aspettava di vedere l'occhialuto reporter
pasticcione all'opera, qui latitante per motivi di sceneggiatura. Ma
la seconda pellicola è già in cantiere, ci sarò tempo per tutto.
Ma dopo Zod chi può andare ad incrociare le armi con Superman? Vi
prego. Non Luthor. Luthor ha rotto le palle. Ma temo sia inevitabile,
come il Joker per Batman... speriamo sia interpretato da un grande
attore.
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