andate al minuto
6.00 e ditemi se non vi ricorda qualcosa...
Non è forse lo
stesso contesto, ma il ruolo della maschera è lo stesso: diventare
idea, diventare immortale.
Si può uccidere
un uomo, ma non si può fermare un'idea. Le idee sono a prova di
proiettile. Questo è il messaggio forte di V per Vendetta. Una
splendida graphic novel di Alan Moore, testi, e David Lloyd, disegni.
I disegni di Lloyd sono dettagliati anche se abbastanza
convenzionali, nella cornice del bianco e nero dell'opera (ma esiste
pure una versione a colori “spenti”), ma l'intuizione grafica del
personaggio così come i dettagli di “regime” ne fanno un lavoro
di pregio. La scrittura di Moore è come al solito solida e descrive
in un numero non troppo elevato di pagine un caleidoscopio di
personaggi unici, tutti tormentati dal confine tra disperazione e
dovere.

Per V per
Vendetta, Moore lavora sempre in questo ambito, cercando però di
andare oltre. L'eroe viene qui svuotato, rimane solo il suo simulacro,
la sua idea. Sappiamo che è un fan del Conte di Montecristo e a
questo brutalmente si limita: impersona una versione teatrale del
Conte di Montecristo senza che mai la maschera sia sollevata. Ma
un'idea, che sia buona o cattiva, può di per sé avere le
connotazioni morali dell'eroe senza trascenderlo?
I personaggi della
graphic novel si muovono in una Londra non troppo futuristica e
decaduta dove nulla sembra sfuggire all'occhio di un regime
dittatoriale. Facciamo la conoscenza di una ragazza che viola il
coprifuoco facendo un brutto incontro con i corrotti poliziotti del
regime. La ragazza viene quindi salvata da un misterioso individuo
che di lì a poco riempirà i cieli di Londra di fuochi d'artificio.
La maschera che indossa è nota, è quella del rivoluzionario
inglese Guy Fawkes.
Alan Moore è
inglese e come tutti gli inglesi sa perfettamente chi sia costui,
anche perchè in suo ricordo c'è una festa nazionale. Il 5 novembre
del 1602 Guy Fawkes organizzò la cosiddetta “congiura delle
polveri”, nel tentativo di far saltare per aria il Parlamento
Inglese, reo di essere diventato quantomeno tirannico. L'attentato
non andò in porto, ma sembra che qualcosa in seguito sia cambiato
nella reggenza, in positivo. Una rivoluzione silenziosa che ha
portato a ogni modo l'artefice a una bella esecuzione capitale. Da
allora il 5 novembre (da cui il “V” del titolo, 5 per la
numerazione romana che graficamente richiama anche il simbolo di
anarchia, invertito) in Inghilterra si dà fuoco al pupazzo di Guy
Fawkes e ci si veste come il suddetto. Che macabri gli inglesi.
Tornando a noi, in
questa Londra del futuro prossimo un nuovo Guy Fawkes si staglia
all'orizzonte, minacciando di fare quello che non gli è riuscito nel
1602, in occasione della tradizionale festa del 5 novembre. La
polizia si mette subito sulle sue tracce, mentre la ragazza che aveva
violato il coprifuoco inizia a fare i suoi primi passi come piccola
rivoluzionaria. L'opera è un inno a non farsi schiacciare dalla
società, ma al contempo una critica lucida ai paradossi ed errori cui
una rivoluzione, per quanto necessaria, va comunque incontro.
La figura che si
nasconde dietro il beffardo volto di Guy Fawkes è il motore di
tutto, eroe e mostro della rappresentazione. Completamente coperto
dall'abito che indossa, il volto celato, guanti neri,
nulla rivela del suo aspetto . Noi leggiamo i dialoghi di Guy Fawkes
ma non ne “sentiamo la voce”, così come non intendiamo la
fisionomia, non sappiamo nemmeno se si tratti di un uomo o di una
donna, giovane o anziano. In una vignetta gli abiti di V sono
adagiati su un appendino, solo a un'osservazione più puntuale si
scopre che è in effetti un simulacro, che V non è presente sulla
scena. Sarebbe però errato considerarlo un non-personaggio, V è
all'opposto un “collettivo”, l'agognato sentimento di libertà
che accomuna un popolo oppresso, non dissimile da quel Full Frontal
di Gundam Unicorn, di cui abbiamo avuto già modo di parlare: non
importa chi o cosa effettivamente lui sia, sono gli altri a
ricoprirlo delle loro aspirazioni e speranze e a dargli così
forma-sostanza. Attenzione però. V non è pura volontà distruttiva,
racchiude anche una profonda morale sul ruolo delle rivoluzioni nella
storia. Molti si limitano a considerarlo oggi una bandiera dello
“sfasciamo tutto”, ma l'opera, se letta come dovrebbe, cela
significati più profondi e non giustifica mai alcuna forma di
violenza. Violenza che sempre e comunque viene anche condannata,
anche se commessa nell'intento di “cause più alte”. La figura
dell'investigatore è altrettanto nobile quanto quella di V, così
come sono forti le sue ragioni. Moore ci tiene a sottolineare che è
comunque uno dei suoi eroi-perdenti, una mosca bianca in un mondo
corrotto che però non possiamo esimerci dall'ignorare, dal
parteggiare per lui. Riuscirà il quasi metafisico terrorista V a
distruggere tutto – rivoluzionare tutto o il buon, disilluso,
detective riuscirà a evitare il caos, pur così salvando una società
corrotta? Un bel dittico, difficile scegliere per chi parteggiare.
Concetti non
semplici da trasfigurare sul grande schermo, senza scadere in
colorazioni o semplificazioni eccessive. Di fatto non è mai stato
semplice adattare il pensiero di Moore al cinema.

La pellicola
tuttavia ha i suoi tempi e laddove bene presenta V, glissa su parti
ugualmente importanti dell'opera di Moore dando un quadro leggermente
distorto. Un'opera forte, quindi, che sebbene confezionata con classe
reca un messaggio che può essere molto facilmente frainteso, motivo
per cui una visione da parte di soli bambini non solo è sconsigliata
ma addirittura nociva. Sarebbe invece utile che se ne parlasse,
magari confrontandosi con degli adulti. Le differenze con l'opera a
fumetti sono molteplici, ma i due lavori sono per me complementari.
Vi consiglio molto caldamente di leggere il fumetto e poi vedere la
pellicola, ma fate pure il contrario con comodo, avrete solo così
l'esatta percezione dell'opera: da un lato la sua potenza
evocativa (film) dall'altro il suo valore morale (fumetto). In ogni
caso un ottimo spettacolo.
Talk0
L'ho rivisto ultimamente e l'ho anche finalmente letto nella sua versione fumettistica. Effettivamente il messaggio è in parte distorto sebbene il film sia davvero brillante: leggermente più "buonista" sotto alcuni aspetti (La ragazza che da prostituta diventa una semplice segretaria della TV di stato è solo un esempio).
RispondiEliminaComunque ottima analisi!
Grazie per i complimenti! Condivido la tua idea...
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