In una casetta in affitto con il
giardino dell’America dei giorni nostri vivono due conchiglie, Marcel (in originale con la voce dell’attrice comica Jenny Slate) e la nonna Collie (in originale con la voce di Isabella Rossellini). Ci sono di fatto conchiglie
in tutte le case del mondo, ma sono in genere molto brave a nascondersi e
non è facile scoprirle. Si divertono a girare per casa dentro le palle da tennis
o una arancia vuota, trovano la complicità di qualche animale domestico per le
loro necessità, riescono a camminare sui muri più alti mettendosi del miele
sotto le scarpe, hanno un loro piccolo orto dentro all’orto più grande, dormono
nei cassetti e nelle scatole e amano guardare la tv, nell’ombra, specie le
trasmissioni pomeridiane di news. Quando si sentono malinconiche suonano dei
maccheroni come fossero trombe. Quando sono “molto malinconiche” amano sentire
“il loro suono interiore”: facendo passare un soffio di vento attraverso il loro guscio, creando suoni simili a delle note.
In genere le comunità di
conchiglie contano almeno 20 membri per abitazione, il minimo per una gestione
ragionata dei compiti e degli spazi, ma il gruppo di Marcel è stato qualche
tempo fa separato da lui e sua nonna da un evento imprevisto. La coppia di
umani che abitava nella casa era molto litigiosa e quando iniziavano a volare
le parole e i piatti le conchiglie erano solite andare a nascondersi, nel
solido e buio cassetto dei calzini. Solo che quel giorno il ragazzo umano era
particolarmente furibondo e prima di abbandonare per sempre la casa con la sua
valigia ha preso in fretta e furia tutti i calzini, insieme a quasi tutto il
gruppo di Marcell, andando ad abitare chissà dove.
Non è stato facile vivere solo in due in
una così grande casa, nei primi tempi. Ma nonna Collie con impegno e pazienza
ce l’ha messa tutta per organizzare l’orto, ha elaborato con un complesso
sistema di carrucole ed elettrodomestici per gestire tutti i lavori di casa e ha pure
stretto proficue collaborazioni con gli insetti locali. Marcell dal canto suo
si è sentito prima tanto solo, ma poi ha fatto amicizia con il cane Arthur e
soprattutto, con un grosso atto di coraggio, con Dean (Dean Fleischer
Camp), il nuovo affittuario umano. Non è facile per una conchiglia rivelarsi
agli umani, ma Marcel aveva tante cose da dirgli e soprattutto cercava un
amico. Dean era un giovane regista di documentari e vedendosi davanti Marcel è
subito rimasto affascinato dal suo stile di vita e dall’estro, dal modo
positivo e disincantato con cui la conchiglia sapeva guardare il mondo. Marcel
aveva tante cose da dire e poteva diventare una piccola grande star, magari sul
web, magari con Dean che poteva aiutarlo. I due decisero di collaborare a un
documentario che servisse a Marcell anche a perorare una richiesta al pubblico
per la ricerca del suo gruppo scomparso di parenti. Il top sarebbe stato
riuscire a coinvolgere nella ricerca magari pure la conduttrice dello
show 60 Minuti, Shari Finkenstein (che interpreta se stessa), uno dei
programmi preferiti da tutte le conchiglie. Forse sarebbe bastato inviare una
mail. Nonna Connie sembrava molto contenta del fatto che Marcell
avesse trovato un nuovo amico e ora non fosse più solo. Stava diventando
anziana e la sua memoria non funzionava più come un tempo, ma vedeva che il
nipote ora era più autonomo e si stava costruendo con entusiasmo una sua vita,
magari a fianco degli umani. Comunque fosse andata la ricerca, si sarebbe
sentita felice.
È alto forse sui 7-8 centimetri, ha un
grande occhione che può contenere sia tutti i sogni che le lacrime del mondo (e quando piange sono fiumi), ha un sorriso che conquista, una vocina dolce
quanto impertinente e le scarpe da tennis. Perché molte conchiglie portano per
comodità delle scarpe da tennis. Marcel è nato nel 2010, per essere il
protagonista di un corto a metà tra la animazione in stop motion e il live
action. Un “mokumentary” in cui la conchiglia ci raccontava la sua vita nello
stile di quei programmi di Real Time o D-Max. Scritto e realizzato tutto a
quattro mani, dai testi alle voci alla regia, dalla star del Saturnday Night
Live Jenny Slate e dal regista indipendente Dean Fleischer Camp, quel piccolo
film, fatto con tanto amore e grazia, nel 2011 vinceva il Sundance Film
Festival, nella categoria del miglior corto. Nel 2012 Dean e Jenny si
sposavano. Marcel cresceva e prendevano forma per mano dei suoi
“genitori” nuovi corti animati con le sue avventure, poi seguiti pure da libri illustrati per l’infanzia. Nel 2014 iniziava a prendere forma l’idea di
passare dai corti del web al grande schermo. Marcel poteva arrivare al cinema,
magari in una sala a fianco di Birdman. Solo che in progetto non partì e la
coppia nel 2016 si lasciava. Jenny si dice in seguito fosse uscita per qualche
tempo con Chris “Captain America“ Evans e poi nel 2019 ufficializzò la sua
relazione con lo scrittore e gallerista Ben Shattuck. Dean nel frattempo era
invece tornato ai documenti e a qualche special tv. Di sicuro Marcel mancava a
entrambi. Ma ecco che nel 2021 Marcel riprendeva vita per una nuova storia
insieme a Dean e Jenny, prodotta dalla prestigiosa etichetta indipendente A24,
alla cui realizzazione tecnica hanno partecipato anche i The Chiodo Bros,
esperti di effetti speciali, stop motion e clay-Animation con in curriculum la
saga Horror-comedy Critters e il dissacrante “film per adulti con pupazzi” Team
America, di quei due mattacchioni di Trey Parker e Matt Stone (autori di South
Park). Così Dean e Jenny sono riusciti a tornare un po’ insieme a Marcell, che
ora è nei cinema in una sala a fianco di Brad Pitt.
Marcell The Shell è un piccolo film di
90 minuti, leggero e poetico come le favole di Pixar e dello studio Ghibli. Il
piccolo popolo delle conchiglie assomiglia nelle sue forme levigale agli
spiritelli di Princess Mononoke, “gioca a nascondino” con gli umani come i
giocatoli di Toy Story e vive come i “rubacchiotti” di Arrietty - Il mondo
segreto sotto il pavimento. Come le opere migliori di questi celebri studi,
Marcel riesce nel difficile compito di sorprendere quanto far riflettere. La storia
è ricca di invenzioni visive e narrative originali quanto gustose, con dialoghi
brillanti che riescono a coniugare con intelligenza e stile il mondo degli
adulti con quello dell’infanzia, ma in sottotraccia la vita delle conchiglie ci
viene descritta in modo non banale, facendo uso anche di allegorie “potenti”.
Può far sorridere all’inizio pensare a queste conchiglie che scappano nel
cassetto dei calzini per fuggire da una coppia di fidanzati che litigano, ma
per il modo in cui ci viene raccontato questo evento è qualcosa di sinceramente
drammatico, che può rievocare anche delle brutte pagine della Storia recente.
Può sembrare buffo ma anche commovente vedere nonna Collie che stringe legami
con i ragni che stanno ai margini della casa, come possono essere buffi ma
tristi i momenti in cui “perde la memoria”. Può sembrare buffo ma anche tragico
il modo in cui Marcel si rivolge ai social per chiedere aiuto per la ricerca
dei suoi cari, con esiti buffi ma che hanno poco di gratificante. Il piccolo
film di Dean e Jenny come le migliori fiabe sa per questo raccontare al meglio
la complessità della realtà in modo onesto, divertente quanto tragico. Un esito
pedagogicamente importante ma pure quasi sorprendente, se a dare voce ai
sentimenti più forti e contrastanti sono dei pupazzetti in stop motion di pochi
centimetri dall’aria buffa. Ho visto, con i miei occhi, in sala al
cinema, omoni giganteschi commuoversi per come ci viene raccontato il
rapporto buffo quanto “realistico”, tra Marcel e Nonna Connie. Un rapporto che
in lingua originale non a caso ci viene “sussurrato”, con trasposto e umanità,
dalle voci strepitose di Jenny Slate e Isabella Rossellini. Certo sono scene
“molto da A24”, sottolineate dalla meravigliosa colonna sonora a firma Richard
“Disasterpeace” Vreeland (quello della colonna sonora di It follows) e da una
fotografia a luce naturale stile Dogma. Ma sono scene che visivamente
commuovono anche quando tutto questo è rappresentato in animazioni in modo
“super buffo”, con copiosissime fontanelle di lacrime stile Sponge Bob. Si
innesta così nel pubblico un “cortocircuito emotivo” unico, molto interessante
da sperimentare in prima persona, magari muniti per sicurezza di qualche
fazzoletto di carta che “sicuramente non utilizzeremo”.
Marcel The Shell è stata una piccola e commovente sorpresa. È un film realizzato con tanta cura che per la sua ricchezza di sfumature è forse più da indirizzarsi a un pubblico di “grandicelli” più che di giovanissimi, anche se parla un linguaggio perfettamente comprensibile da tutte le età. Consigliamo quindi nel caso dei più piccini magari la visione con a fianco un genitore, per avere una esperienza condivisa maggiormente guidata. Portatevi tanti fazzoletti. Specie se siete degli omoni che si definisco “poco sensibili”.
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