martedì 2 giugno 2020

Lupin III - il film live action di Ryuhei Kitamura ispirato al leggendario personaggio di Monkey Punch



Una associazione di super ladri "etici" di cui fa parte il discendente del famoso Arsenio Lupin ha la missione sociale di rubare solo ai ricchi, meglio se crudeli e spietati. L'oggetto che ambiscono di più in questo momento è una preziosissima pietra rossa da incastonate su una sontuosa collana appartenuta a Cleopatra, ma qualcuno all'interno dell'organizzazione sembra fare il doppio gioco.
Quanto ci manca il papà del dissacrante e simpatico Lupin, Monkey Punch, quanto ci mancano doppiatori come Roberto Del Giudice, Enzo Consoli, Sandro Pellegrini, Piera Vidale e tutte le altre voci che hanno reso grande la trasposizione animata che vedevamo nei primi anni '80 sulle reti locali, quanto ci manca la sigla di testa Planet 0 e quella con la fisarmonica? Personalmente mi mancano tantissimo, come invece non mi mancano per niente le puntate tagliate e censurate male su Mediaset, specie la III stagione, accompagnate dalle bruttissime sigle di Giorgio Vanni. Ringrazio Yamato Video per aver riportato Lupin senza i tagli e senza il Vanni, sta per uscire la seconda serie in blu ray a breve e non vedo l'ora. Poi come dimenticare i bellissimi film e oav, le nuove serie ambientate in Italia (passata malissimo e in modo scomodissimo su Italia 2, spero che Yamato provveda presto con l'home video) e Francia, lo spin-off sexy, molto "Crepax", de La donna chiamata Fujiko e tutte le nuove produzioni così "vintage", "anni '70", realizzate da quei maestri di Yamamoto, Okada, Koike e dalle nuove leve che hanno saputo ridare linfa alle visioni (tra i migliori) di altrettanti maestri come Punch, Takahata, Araki e Miyazaki? Quanto ho sognato, pensando proprio al film di Miyazaki di Lupin per autonomasia, Il castello di Cagliostro, in un adattamento Hollywoodiano da paura quando, a metà degli anni novanta, Steven Spielberg sembrava interessato al progetto? C'era stata La Strana strategia psicocinetica con Yuki Meguro Lupin in carne e ossa negli anni '70, nel 2008 Gabriele Mainetti prima di Lo chiamavano Jeeg Robot aveva dato vita con Mastrandrea al ""Lupin"" di Basette, Spielberg non aveva fatto Cagliostro ed eccoti arrivare nel 2014 un nuovo live-action su Lupin, diretto da un regista di culto come Ryuhei Kitamura. Kitamura nel 2000 realizzava quella bomba atomica action - horror che rispondeva al nome di Versus, miracolosamente arrivata anche da noi in home video, nel 2004 realizzava il più importante testamento ai Kaiju Movie prima dell'avvento di Anno, Godzilla Final Wars (questo colpevolmente ancora inedito da noi). Non contento, con a monte una serie di altra roba favolosa che non vi dico, sbarcava in America e adattava Macelleria mobile di Mezzanotte di Clive Barker, prodotto da Tarantino e con un grande Vinnie Jones (da noi in dvd per Universal con il titolo Prossima fermata inferno), regalava a Luke Evans il suo ruolo più riuscito nel thriller No one lives (da noi per Eagle Pictures, una piccola gemma del revenge Movie indipendente), creava quel perfetto e terribile cecchino spietato al centro del'ingranaggio di suspance pura che rispondeva al nome di Downrange (uno dei film di tensione più riusciti degli ultimi tempi, da noi per Midnight Factory). La trama parte da premesse originali per poi diventare il classico canovaccio narrativo dei film di Lupin, con purtroppo meno guizzi di quanti inizialmente promessi, molte situazioni caricaturali, ma un paio di interessanti colpi di scena. Da Kitamura mi aspettavo molto per Lupin, anche perché quando fa pure qualcosa di "minore" è comunque un bel vedere. Peccato che in questo caso specifico siamo giusto in area "bel vedere".
Il nuovo Lupin ha il sorriso beffardo e il corpo segaligno di Shun Oguri, che Kitamura ha diretto anche in Azumi (anche questo arrivato da noi, per Shin Vision) e che è un volto in Giappone arcinoto dopo cose come Crow Zero (regia del mitico Takashi Miike, catalogo Dynit), doppiatore del recente Harlock, prossimamente in Godzilla vs Kong. L'attore incarna bene come "gimmic" il personaggio di Monkey Punch, riuscendo a esprimere una buona commistione tra serietà e follia senza risultare troppo caricaturale. Jigen è impersonato da un attore molto caro a Kazuaki Kiriya (regista del visionario  Chassern  o Kyashan adattamento dell'omonimo personaggio Tatsunoko, dell'inedito da noi Goemon e di Last Knights, libera ma riuscita interpretazione medioevale "occidentale" della celebre storta dei 47 ronin con un ottimo Clive Owen), l'attore che interpreta Goemon lo abbiamo visto anche lui in Crow Zero e nei Live Action di Gantz, come sempre in Crow Zero era presente l'attrice che interpreta Fujiko, Meisa Kuroki. Zenigata ha il volto di Tadanobu Asano e a curriculum ha ruoli in film di pesi massimi come Takeshi Kitano (Zatoichi), Shinya Tsukamoto (Vital, Gemini), Nagisha Oshima (Tabù), Martin Scorsese (Silence), Miike (era il "sorridente" Kakihara nel capolavoro Ichi the killer), Sergej Bodrov (era Gengis Kahn nel colossal Mongol). È finito pure suo malgrado nell'adattamento "un po' cretino ma bello da vedere" del 47 ronin con Keanu Reeves, come era a mollo in mezzo a quello sfortunato Battleship di Peter Berg (entrambe guilty passion per me) ma che gli vuoi dire ad Asano per il suo curriculum? Se sulla carta un po' tutto il cast "ha i numeri" ed è rappresentativo di un ricco caleidoscopio della migliore filmografia nipponica e non, c'è da dire che in molti condividono l'oscura verità di far parte dei cast di molti adattamenti dei peggio cartoni animati in live action. Non parliamo ovviamente di Kyashan o Gantz o Ichi the Killer e altre opere che cercano di "fare cinema riuscendoci", ma delle peggio pantomime da cosplayer disperati che imitano in tutto e per tutto le movenze degli eroi di carta nipponica, imbrigliati in impossibili costumi "fedelissimi ai fumetti". Ed è roba in giapponese "seria", fare "così male" certe produzioni per accontentare i fan degli anime, prendere attori veri e farli muovere e parlare alla stregua degli abitanti del Fantabosco della Melevisione. Ci credono i produttori e impongono ai registi di realizzare  apposta abomini come il film di Star Blazer, Kenshin il vagabondo o Gintama, pur di far felici i fan che vogliamo attori in carne e ossa ridicolizzarsi a fare scenette buffe. È l'effetto Mai dire banzai e a me trita i maroni. 


Così anche se il film possiede ottime scene di inseguimenti, acrobazie e variopinte sparatorie e spadate, nonostante Kitamura "faccia spesso Kitamura (pur nella sua versione di "regista per tutta la famiglia)", questo Lupin purtroppo per me non gira, è artefatto come la sua giacchetta da presentatore televisivo che sfoggia nel mondo reale, ci fa credere "male" che dei cosplayer scappati dal Lucca Comics e drogati di continue pose iconiche (questo "l'actor studio" chiede) siano personaggi di un mondo vero, circondati da effetti speciali posticci che strizzeranno l'occhio quanto volete ai disegni più iconici (tipo Goemon seduto sulla capotte della Fiat 500 gialla) ma ma non fanno che accrescere la finzione della messa in scena (la scena di Goemon che "fa volare il suv" è da codice penale). È più un replicare gesti e pose piuttosto che "viverle". Vedere Goemon che si mette a correre piegato in avanti con la spada come nel cartoon è ridicolo, è veramente una brutta gimmic da cosplayer e affossa un personaggio che comunque riesce a essere molto simpatico. Vedere Zenigata che nel 2020 deve usare un'auto della polizia anni '70 per urlare a nostri ladri con il megafono di fermarsi è ridicolo, anche se Asano ci crede un casino. La costruzione in cui è ambientata l'ultima parte del film, la cosiddetta Ark, è palesemente un cartonato piramidale ridicolissimo, che sarebbe risultato finto anche se disegnato, lontanissimo da un design curato. Non so se è anche uscita la recensione di The Thieves, di Choi Dong-hoon film coreano in programma in questo periodo sul blog. I personaggi di Popeye (Lee Jung-jae) e Yenicall (Jun Ji-hyun) sono a tutti gli effetti la versione 2.0 di Lupin e Fujiko all'interno di un film che parimenti parla di rapine, travestimenti e inseguimenti. Sono più realistici, possedendo nel background anche aspetti inediti che li rendono più fallaci e tridimensionali, ma al contempo sono molto più divertenti, sensuali e per questo vicini allo spirito e al "divertimento" dei personaggi del Lupin di Monkey Punch dei bravi attori, ma "per oggi solo cosplayer di lusso", di questo film di Kitamura. Kitamura che in opere come Downrange dimostra di saper benissimo dirigere attori in ruoli ultra-credibili e iper-realistici ma che qui deve fare "il regista dei cosplayer". C'è giusto un po' di bromance tra Lupin e il "cattivo" Michael, interpretato da una stella del pop asiatico, ma se avete più di 13 anni non vi sembrerà uno sviluppo narrativo così pazzesco. Non si può poi avere Meisa Kuroki, che comunque è molto brava nelle scene action oltre che a essere da infarto, e non fargli fare una Fujiko a piena potenza erotica. Come  non si può avere sparatore e spadate che non tagliano e non uccidono nessuno perché si vuole che il film abbia un target da ragazzini, usate in così tante scene che ne avvalorano la natura di oggetti innocui. Il Lupin del Monkey Punch delle origini ha un'anima adulta, un po' hardcore, che se non si è in grado di sostituire con la leggerezza e grandiosità  della messa in scena di Miyazaki (e torno a sognare un Lupin di Spielberg) è meglio non mettere in soffitta, oppure si scontentano in un colpo fan grandi e piccoli. Ma vedendo l'ultimo lavoro animato dedicato a Lupin, in computer grafica, mi pare che la produzione dopo la recente parentesi "adulta stile anni '70", cerchi di nuovo pubblico giovane, allo stesso modo in cui hanno cambiato rotta nella seconda serie animata, pertanto che il film sia "trattenuto" può essere una precisa indicazione di target. "Va così a questo giro" e da fan di Lupin si può decidere liberamente se trovare alla fin fine comunque simpatico e in fondo ben confezionato questo film, oppure provare a recuperare proprio The Thieves, e sognare cosa potrebbe essere un Lupin più oscuro e complesso, in carne e ossa. Per lo meno la pellicola di Kitamura ha un buon ritmo, si guarda senza addormentarsi e strapperà più di un sorriso ai fan di Monkey Punch. I "cattivi" sono molto caricaturali e sopra le righe ma fanno il loro sporco lavoro in modo divertente. Da segnalare la splendida  Yuna Nakayama, il cui personaggio "ultra-sopra le righe" si esibirà in un bel sexy cat-fight con Meisa Kuroki in quella che è senza dubbio la sequenza da incorniciare dell'intera pellicola. 
Talk0

1 commento:

  1. All'epoca non mi era dispiaciuto anche se i personaggi secondari erano di una piattezza rara e quella Cinquecento gialla sembrava posticcia quanto una moneta da 5 euro.

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