giovedì 17 ottobre 2019

Malefica: signora del male - la nostra recensione




- Sinossi: Gli anni passano e la strana relazione madre e figlia tra la giovane principessa Aurora (Elle Fanning, che dopo essere stata femme fatale in Neon Demon di Refn è tornata qui una paffuta e tenera ragazzina) e la protettrice della Brughiera Malefica (una Angelina Jolie che proprio con il primo Maleficent tornava finalmente sexy e "aliena" come in Beowolf, e in questo secondo capitolo risulta anche molto autoironica) sta sempre più mutando gli animi di entrambe. Aurora si dedica alla gestione degli affari della Brughiera dirimendo i problemi burocratici e legali tra gnomi e fate. Malefica si sforza teneramente più che può nell'imitare il modo di esprimersi e ragionare delle persone umane, anche se come movenze e appeal appare più simile a un drago sputafuoco. Ci sono in vista grandi cambiamenti da quando il principino del regno confinante, un ragazzotto di nome Filippo (Harris Dickinson, "ragazzotto standard", ma senza le sopracciglia rifatte stile calciatore del precedente principe azzurro),  ha iniziato a gironzolare intorno ad Aurora e le nostre due eroine, con al seguito il fedele e maldestro uomo/corvo Fosco (Sam Riley, più "ciccio" che tenebroso di un tempo) si preparano ad andare a un incontro ufficiale con i genitori consorti. Se re John (Robert Lindsay) è entusiasta, positivo e felice di formare una alleanza con il popolo di fate e folletti, questo non vale per la regina Ingrid (Michelle Pfeiffer, purtroppo sepolta in abiti e personaggio troppo austeri per confrontarsi sul piano del fascino femminile con la Jolie, ed è un peccato). Ingrid ama le balestre, pasticcia con fiori mortali, ha un intero sotterraneo segreto pieno di ampolle, creaturine imprigionate e servitori dalla dubbia identità umana, ha delle probabili ruggini nei confronti della Brughiera ed è in possesso di un certo artefatto magico che potrebbe da solo far scatenare una guerra. Dopo un primo "incontro con i genitori" in cui una Malefica forse diventata "troppo umana" viene ignominiosamente impallinata e affondata nel corso d'acqua a confine dei due regni, arriva un soccorso inaspettato da parte di creature alate e con le corna come lei. Forse Malefica ha un suo popolo e la guerra che incombe non potrà che ripercuotersi su una scala più vasta del previsto. Come si schiereranno Aurora e il principe in merito al nuovo conflitto? Ci sarà davvero un nuovo conflitto?


- Una bella ancora addormentata: il primo film dedicato a Malefica prendeva la storia originale de La bella addormentata e la ribaltava in un modo del tutto inaspettato, seguendo strade diverse e creando un intreccio narrativo sui temi dell'ecologia, sull'accettazione delle diversità e sui miracoli della genitorialità (laddove, altra rivoluzione, il vero amore è più quello di una madre, rispetto a quello elargito dal primo principe di passaggio). Così una delle streghe Disney più temute, pur trovando nei contorni "taglienti" di Angelina Jolie la perfetta incarnazione, si scopriva avesse un cuore oltre alle corna, le ali e quella capacità di trasformarsi in un enorme drago sputafuoco. Si scopriva inoltre che era la custode della Brughiera, una specie di riserva naturale sempre più invasa e calpestata dall'uomo che ne voleva depredare le ricchezze come in Avatar. Si scopriva che Malefica, di fatto una creatura fatata dal temperamento feroce ma non cattivo, diabolicamente "umana" come Tim Curry in Legend, fosse vittima e non carnefice in quella enorme "fake news" che era diventata la favola della Bella addormentata. Anche l'aguzzino della vicenda, interpretato da un  bravo Sharlto Copley, aveva uno sviluppo non banale, un afflato quasi tragico e una evoluzione meno scontata del solito. Visivamente lo spettacolo era sontuoso e pervaso da un brulicante mondo di fate e folletti, tra il simpatico e l'inquietante come in Labyrinth di Jim Henson e George Lucas, che invadeva continuamente e gioiosamente la scena. Vi voglio consigliare di rivedere il primo film in lingua originale, perché l'interpretazione della Jolie è qualcosa di davvero unico. Una parole cortissime (tipiche della lingua inglese) come se fossero dei versi di uccello, sembra che ringhi come tigre quando cerca di sorridere, quando articola frasi più lunghe sembra una valchiria crucca. È un vero spettacolo e si ripete anche in questo secondo capitolo. Capitolo che è arrivato dopo l'enorme successo del primo film e cerca un po' di ampliare il mondo fantasy dove si svolgono gli eventi, offrendo anche una storia che parla della possibile razza a cui appartiene Malefica. Questo apre un processo di "riconoscimento" del ruolo del personaggio all'interno del gruppo e della sua nuova "casa", con echi narrativi che sembrano rimandare direttamente ad Avatar. La Jolie appare in questo nuovo ambiente indifesa, fragile, permettendo al suo personaggio di compiere una nuova e felice evoluzione. I personaggi di Chiwethel Ejiofor e di Ed Skrein contribuiscono entrambi a questo processo e hanno un peso importante nella economia del racconto. Parallelamente la Pfeiffer dà corpo a un personaggio da cattiva autentica, da "ammazza-streghe". Mossa da rancori ancestrali che ne obnubilano la mente e rendono violenta ogni sua interazione, perennemente agghindata in corazze da lady di ferro stile elisabettiano, con gli occhi traboccanti di lacrime a monte di un modo di fare da tiranno senza cuore, è una villain (ruolo piuttosto inedito per lei e pertanto sorprendente nella resa) che è piacere odiare, insieme al suo terribile braccio destro interpretato da Jenn Murray. Jenn veste i panni di una letale, sgradevolissima e perversa ancella che ama elargire sofferenza estrema alle creature fatate. Occhi di ghiaccio, vestiti in pelle e tacchi da dominatrice, un ghigno di vero godimento quando imbraccia armi di distruzione di massa, Jenn ci mette l'anima per risultare una perfetta fanatica come lo era stata anche in Animali Fantastici, dove era una delle aguzzine della chiesa di Nuova Salam, al punto che quello che sembra all'apparenza un personaggio muto e senza nome riesce più volte a rubare la scena al resto del cast. Il corvo-uomo di Riley abbandona l'aria tetra per diventare più buffo, ma il personaggio funziona ancora, diverte e continua a dimostrare dei tratti eroici. Purtroppo rimangono un po' in ombra il nuovo principe azzurro e Aurora. I due "qualcosa pur fanno" in quanto danno la giusta direzione agli eventi, spesso sono cruciali e non sono nemmeno banali nella scrittura. Solo che il film preferisce battere strade diverse e ci fa stare poco con loro.


Il regista Joachim Ronning, già per Disney al timone del quinto Pirati dei Caraibi, si (ri)conferma con un buon talento nella gestione delle scene d'azione con alto tasso di effetti speciali, come si (ri)conferma un narratore efficace anche se non incredibile. Nei momenti in cui nessuno vola o le piante non si animano o qualcuno non imbraccia un congegno mortale, la pellicola non riesce bene a decollare seguendo una semplice narrazione. Gli attori sono molto bravi, ma vengono coinvolti in eventi "standard" che non hanno la stessa cura di quelli "action", risultando spesso un po' superficiali o solo abbozzati. È un peccato, perché la favola diviene così poco omogenea e quando dovrebbe arrivare una morale o uno sviluppo/evoluzione dei personaggi, questa non colpisce sempre come dovrebbe.
In conclusione Malefica è un buon film, sa intrattenere, ha un buon ritmo ma poteva essere gestito un po' meglio sul piano narrativo. Di sicuro piacerà ai più piccoli e confesso che è piaciuto anche a me per il modo in cui ha coniugato la favola con un certo tipo di fantasy, quello degli anni '80. Storie come Lady Hawk, Labyrinth, Legend, Taron o anche il "terribile" Ritorno a Oz. Storie in cui l'elemento fantastico era spesso grottesco, qualche volta spaventoso ma pur sempre alla portata dei bambini. Oggi si fa troppo fantasy "per adulti", che diventa alla fine una continua allegoria di conflitti bellici, finalizzata a vendere giochi di ruolo con pupazzetti da colorare da nerd over30 o romanzi in cui si contano più giochi di palazzo e con dame di corte che draghi. Malefica rimane una favola, dalla morale semplice e dalla costruzione narrativa semplice, che usa le creature fatate "per fare le creature fatate", al massimo per considerarle una metafora del mondo naturale da preservare come, toh, il "motivo stesso per cui esistono storie sulle creature fatate". Una favola che alla fine un bambino può raccontare dopo la visione, con tanti personaggi fantasy. E va benissimo così . 
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