domenica 27 ottobre 2019

Dylan Dog speciale 33, Il pianeta dei morti - Saluti da Undead - Testi di Bilotta e disegni di Bacilieri




- Riassunto delle puntate precedenti: Siamo nella Londra "futuribile" del Pianeta dei Morti, dove il mondo è mezzo impazzito e invaso da creature simili a zombie chiamate Ritornanti. I ritornanti, feroci ma ingenui, alla perenne ricerca di carne umana servita al sangue per sostenersi, sono lo specchio di una dis/umanità di margine che pare l'involuzione fisica e mentale dalle fasce sempre più povere e dimenticate della popolazione (che vanno dai molto poveri e arriva alla working class fino a chi abita nelle piccole province). L'umanità conseguente ai ritornarti, non mutata ma impazzita si esprime in tre "filoni": immemori, flagellanti e "astenuti". I quieti e schivi Immemori vivono in riserve protette da alte mura, in un perenne stato allucinatorio fornito gratuitamente che nega la realtà e offre l'illusione di stare bene in un finto mondo realizzato con set cinematografici che replicano quello vero. I feroci e distruttivi Flagellanti sono fanatici dall'indole terroristica che compiono continue scorribande e distruzioni. Armati e più o meno organizzati, credono che iniettarsi nel corpo il sangue dei ritornanti, somministrato nelle giuste dosi, non li farebbe impazzire ma anzi conferirebbe la vita eterna. Per ora sembrano pochi, ma stanno aumentando di numero. Gli astenuti si astengono dalla pazzia e vivono più o meno come prima, considerando i ritornanti alla stregua di una classe sociale poco abbiente. 
Il Dylan Dog di questo "futuro" è un uomo distrutto. Dopo che il mondo "gli ha dato ragione" e ha creato sul suo modo di lavorare con i ritornanti la "polizia dell'incubo", una specie di corpo di social worker che si occupa dello studio e possibile reinserimento sociale del ritornanti. Ma il nostro eroe è stato al contempo afflitto da molti lutti, primo fra tutti la scomparsa dell'amico Groucho, rivelatosi di fatto il "paziente zero dei ritornanti", che Dylan non ha avuto cuore di uccidere, dando il via all'epidemia. L'inquilino di Craven Road si è quindi ritirato a vivere in una casa vicino a un cimitero e poi, stanco di sparare ai non-morti, si è ritirato presso gli immemori. Si è scontrato con il vecchio nemico Xabaras, che di lì a poco avrebbe fondato la setta dei flagellanti, le ha prese e dopo una lunga degenza in ospedale, mentre qualcuno di a lui vicino ma non conosciuto (probabilmente suo figlio) ha continuato la guerra al suo posto, è tornato a Londra. 


- Sinossi:  Undead è un paesino di provincia non troppo distante da Londra, qui i ritornanti vivono una non-vita fatta di routine lente e monotone che ha poche differenze da quella precedente. Una vita "felice", non fosse che la carne non sta più al suo posto sulla faccia, non fosse che le case sono distrutte, non fosse per i pericoli insiti nel vicino bosco, dal quale delle strane luci sembrano rapire la popolazione senza lasciare traccia. Dylan con il nuovo commissario capita dalle parti di Undead in cerca dei flagellanti e rimane quasi vittima di un'orda di ritornanti, evitata per un soffio grazie all'intervento dei ritornanti di Undead, che lo traggono in salvo e lo curano. Per nulla violenti, si fanno aiutare da Dylan per scoprire l'origine delle strane luci del bosco. 


- Bacilieri e i suoi zombie dal volto umano. Sono passati 20 anni da quando Paolo Bacilieri esordiva in casa Bonelli, principalmente come disegnatore, sul Napoleone di Ambrosini, ma ha anche una carriera non-bonelliana più lunga e non meno stimolante, anche come autore completo, di cui voglio citarvi le opere più giocosamente erotiche, ristampate di recente da Coconino Press, Zeno Porno e Fun, ma anche cose folli e stralunate come Palla, pubblicate da Hollow Press. Bacilieri possiede un tratto di disegno riconoscibilissimo, che rilegge il classico realismo cinematografico "bonelliano" sotto l'occhio alla Linea Chiara di Herge'. Per certi versi mi ricorda Magnus. Le sue tavole hanno una composizione che se in superficie risultata apparentemente stilizzatata, con figure umane dai tratti quasi caricaturali, nasconde una ricchezza infinita di dettagli ed espressività. I disegni di Bacilieri sono "vividi", hanno una particolare eleganza nella scelta delle inquadrature e perfetti per dare volto alle emozioni anche di personaggi difficilmente "espressivi" come gli zombie. I suoi ritornanti hanno così una cifra emotiva spaventosamente umana, se non quasi burtoniana, rimandando dritto si fantasmi di BeetleJuice. Dovrebbero spaventarci e invece Bacilieri ce li rende teneri. Non per questo l'albo risulta carente di splatter e azione, che arrivano entrambe in dosi copiose, su sequenze di più pagine. Personalmente ammiro lo stile di Bacilieri ma riconosco che non essendo "classico" per molti lettori di Dylan Dog deve essere prima assaporato, compreso, risultando al colpo d'occhio meno "performante" di quanto, nei dettagli, effettivamente sia. Sono disegni da degustare, non da ingurgitare in pochi secondi. Per me è uno stile che a volte sa richiamare un certo tipo di miniature medioevali, a volte riesce ad essere pura street art, mi affascina. 


- Bilotta e il suo "non" walking dead: il pianeta dei morti fin dall'inizio è scritto e ideato da Alessandro Bilotta, una delle penne più interessanti del fumetto italiano moderno. Piango ancora la prematura chiusura di Mercurio Loi, incolpandomi di non aver avuto il tempo di parlarne sul blog. Bilotta è un diamante pazzo, uno che sa giocare con i generi letterari alti e bassi e fare jazz con loro, creando qualcosa di unico e al contempo "suo", riconoscibile. Se fosse nato in Giappone godrebbe di pari fama rispetto a Shinichiro Watanabe, perché l'unica opera che come struttura narrativa trasgressiva, anarchica e malinconica mi ricorda Cowboy Bebop è proprio Mercurio Loi. Ma torniamo al Pianeta dei morti. Con tutta la sana e geniale follia che lo contraddistingue, Bilotta negli ultimi numeri ha ribaltato tutta la storia e poi la ha rimessa in carreggiata. Non voglio farvi "spoiler retroattivo", ma se avete letto gli ultimi due numeri sapete cosa intendo. Questo Benvenuti ad Undead è una ripartenza a tutti gli effetti, al punto da citare direttamente e "aggiornare" il numero 1 di Dylan Dog, cogliendo l'occasione per presentarci tra le fila dei flagellatori qualcuno di davvero inaspettato. Bilotta come sempre non procede per niente dritto, si prende i suoi tempi, mette al centro della narrazione la vita di una piccola famiglia di non-morti che vive "felice" giorno dopo giorno mentre attende di "non esistere più". Il loro timore, quello delle "luci del bosco", alla fine è quanto di più umano e semplice si possa concepire, ma al contempo assume connotazioni nuove, inedite e inaspettate rispetto alla nostra concezione dei ritornanti. Ritornanti che compiono una evoluzione interessante e sotto traccia già spianata dagli ultimi lavori di Romero. Non è una questione di razze, non è una questione di territori. Il mondo del pianeta dei morti affronta il problema di trovare un linguaggio comune perché le diverse "fazioni" possano creare insieme un futuro condiviso. Solo che gli immemori non vogliono parlare con nessuno e negano a se stessi la conoscenza, i flagellanti vogliono dominare secondo una supposta religione che si "giustifica" nell'eliminazione del prossimo, chi rimane "tranquillo" (che siamo "noi") pensa che il mondo non sia cambiato più di tanto dopo l'arrivo dei non morti, spera che lo Stato intervenga facendo quello che già più o meno faceva prima per aiutare le classi più deboli, accetta che qualche strage ad opera di zombie si compia allo stesso modo in cui si accettano gli incidenti stradali. I ritornanti sono invece il futuro. Dopo essere stati ferocemente "bambini", in questo nuovo episodio vediamo i ritornanti forse crescere (come ci aveva fatto intuire l'episodio di Groucho di due numeri fa), diventare adulti. O per lo meno veniamo a sapere che una convivenza è possibile. Solo che il loro linguaggio non è ancora comprensibile a tutti gli umani, come la loro fame non è spesso comprimibile, come il potere che li muove appare "misterioso". Sono un nuovo popolo da scoprire, di cui tutti gli altri popoli presto o tardi, volenti o nolenti, faranno parte. Forse. Bilotta fa anche questa volta della buona fantascienza sociale. Ironizza/fa critica sul fanatismo allo stesso modo in cui l'ultimo Tarantino ironizza sulla setta di Manson. Ironizza/fa critica sull'immobilismo placido ma confortante dei paesi di provincia, accoglie la non banale metafora della fine dell'adolescenza con l'inizio del disfacimento del corpo. 
Finale: Bilotta dietro una trama solida/solita di stampo "investigativo" che si legge in un fiato ci coccola delle mille suggestioni e umori di cui è sempre più pregno il suo mondo narrativo. Bacilieri sa raccogliere la sfida di rappresentare una dis/umanità gentile quanto sofferente e riempie le pagine di azione e sentimento, tra boschi quasi fatati, le immancabile scene di sparatorie e splatter e il calore di piccole case diroccate piene di famiglie "alternative". Un numero davvero buono. 
Talk0

Nessun commento:

Posta un commento