martedì 18 luglio 2017

Cane mangia cane - la nostra recensione dell'ultimo film dell'autore di Taxi Diver, Paul Schrader



Troy (Nicholas Cage), Mad Dog (Willem Dafoe) e Diesel (Christopher Matthew Cook). Tre volti di tre piccoli criminali scontenti e sfigati, incapaci di gioire delle poche vittorie della vita, destinati a servire il volto più grottesco della commedia nera. Il loro rapporto si basa sulla fiducia, sul cameratismo alimentato nel carcere di San Quintino. C'è la volontà di fare girare bene le cose, coprirsi a vicenda, essere più professionali possibili, ma la testa è in pappa. Troppo sballo da stupefacenti e poche coccole per Mad Dog, troppa pignoleria e paura di sbagliare e essere inadeguato per Diesel, per Troy troppo sentimentalismo e pessimismo cosmico che si traduce in un deleterio "contratto con Dio", come direbbe Will Eisner. Che tutto finirà a scatafascio si capisce già dopo i primi esaltanti minuti, in cui un Dafoe mai così sballato e mai così patetico cerca di sopravvivere, completamente fatto, a un pomeriggio nella casetta tutta rosa della sua cicciona e petulante ragazzotta con figlia e fervente cattolica. Le cose non migliorano dopo che un piccolo colpo potrebbe cambiare la vita dei tre, perché loro non sanno gioire, stanno sempre a combattere contro i loro demoni interiori. Poi tutto si fa confusissimo, lisergico, quasi mistico. I freni saltano e il viaggio cinematografico diventa viaggio interiore e al contempo psichedelico. La narrazione, già episodica, si fa criptica e ci sembra di stare guardando un episodio di Breaking Bad parecchio sotto acido. 


- ok, cosa ho visto? È dai tempi di Paura e Delirio a Las Vegas o di Trainspotting che non assisto a uno spettacolo così psichedelico su dei totali "losers", divertenti quanto patetici ma in fondo titanici, eroici nell'affrontare una vita che va tutta storta, forse per "punizione divina" ai loro peccati. Gli attori si divertono e ci divertono nel descriverci un'America mai così piatta e priva di prospettive, mai così ipocrita. Ed è un film cattivo, sinceramente cattivo nell'animo, che non risparmia e non fa sconti alle povere vittime del passaggio dei tre, vittime ree di essere degli "inquadrati", di credere in qualcosa, di stare "a posto". La satira che ne esce fuori è feroce e gustosa, ma il meccanismo pecca un po' di limature. 

Sarà la produzione low-cost, sarà la natura episodica frammentata al punto da sembrare una raccolta di barzellette nere, sarà l'empatia difficile da instaurare verso personaggi che sono veramente border-line, ma la costruzione scricchiola. Si avverte davvero, soprattutto nel finale, l'assenza di scene di raccordo, ci si sente persi in un mondo che è la riduzione eccessiva del romanzo da cui è tratto, sempre dello stesso autore (autore che ama pure Tarantino), in quanto non avendo già in testa la pagina stampata si perdono molte sfumature. Cane mangia Cane è uno strano meteorite che cade in questa oltre-soleggiata estate nelle nostre sale. Potente come una peperonata, ma al contempo straniante per i 40 gradi percepiti a cui dobbiamo trangugiarla. Se vi piace però il piccante, in un panorama di titoli per il cinema fin troppi educati e laccati, avete forse trovato il ruvido, sconclusionato è un po' troppo cattivo spettacolo di cui avete bisogno. 
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